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Terrorismo

L’FBI umiliato in tribunale: falso e gestito dagli stessi agenti il complotto per rapire il governatore del Michigan

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La creazione palesemente falsa da parte dell’FBI di un complotto di rapimento contro il governatore del Michigan Gretchen Whitmer, gestita interamente dagli agenti sotto copertura dell’FBI ingannando alcuni emarginati per pianificare la falsa operazione, è definitivamente crollata tribunale.

 

Due dei quattro sono stati assolti e una giuria indecisa ha chiuso il caso per altri due.

 

Il caso truffaldino era stato istituito poco prima delle elezioni presidenziali USA del 2020 e ha svolto un ruolo nell’allarme indetto immediatamente dall’establishment: il pericolo non è più l’islamismo, ma il «terrorismo interno da parte di estremisti di destra», un’accusa che mirava ovviamente a cagionare danno  alla campagna di Trump. In pratica, l’ennesimo caso di operazione false flag, operata direttamente dentro gli USA.

 

Gli avvocati della difesa hanno descritto l’intera operazione come composta da  «guerrieri del fine settimana» con alto tasso di creduloneria, personaggi indotti con l’inganno da agenti e informatori dell’FBI a prendere di mira il governatore Whitmer. Molte testate hanno riportato il fatto che nel gruppo di fuoco che avrebbe dovuto rapire il governatore, odiata per le draconiane restrizioni pandemiche imposte nel 2020, erano in maggior parte agenti o informatori dell’FBI.

 

Un’operazione in tutto e per tutto falsa e gestita direttamente dai federali.

 

Un avvocato difensore ha affermato che il piano era «assolutamente senza senso» e ha chiesto ai giurati di agire come «muro» contro il governo.

 

«Penso che ciò che ha fatto l’FBI sia irragionevole», ha detto un altro avvocato difensore fuori dal tribunale. «E penso che la giuria abbia appena inviato loro un messaggio forte e chiaro che queste tattiche non perdoneremo ciò che hanno fatto qui».

 

Il capo dello staff del governatore Whitmer, JoAnne Huls, ha rivelato l’intento della mossa, dicendo alla stampa che l’operazione non era una truffa dell’FBI, ma «il risultato di una retorica violenta e divisiva che è fin troppo comune nel nostro paese. Ci devono essere responsabilità e conseguenze per coloro che commettono crimini efferati. Senza responsabilità, gli estremisti saranno incoraggiati».

 

Si tratta del solito, grande cambio di paradigma in corso: il nemico, per la psiche degli americani, non deve più essere il comunista o l’islamista, ma il concittadino che crede nei diritti inalienabili della costituzione, il pensatore dissidente, il genitore che vuole proteggere i figli dall’indottrinamento scolastico gender e neorazzista.  È il «domestic terrorist», il terrorista interno, che l’amministrazione Biden ha immediatamente giurato di voler estirpare.

 

L’establishment americano sta operando una grande purga della popolazione, e molti degli eventi dove è visibile lo zampino di agents provocateurs del governo vanno in questa situazione: pensata al 6 gennaio 2021, evento che è giustamente stato definito «la purga dei patrioti».

 

Come una simile situazione di conflitto tra l’istituzione e la popolazione non possa degenerare in una nuova guerra civile americana è difficile da comprendersi.

 

Probabilmente, è parte di un piano ancora più profondo, e terrificante.

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Terrorismo

Jihadisti francesi attaccano le forze governative siriane

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Le nuove autorità siriane hanno lanciato un’ampia operazione militare contro le forze jihadiste straniere rimaste nella provincia nord-occidentale di Idlib, con particolare attenzione ai militanti di origine francese.

 

Il governo damasceno ha dichiarato che questi gruppi, che in passato hanno contribuito a rovesciare l’ex presidente Bashar Assad, costituiscono ora una minaccia alla sicurezza.

 

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), con sede nel Regno Unito, gli scontri sono scoppiati durante un assalto notturno delle forze governative a un campo noto come «campo francese» nella città di Harem, a ovest di Idlib. Entrambe le parti avrebbero subito perdite, ma il numero esatto di vittime non è stato confermato. Almeno due jihadisti sono stati catturati. Secondo le autorità, il campo sarebbe gestito da combattenti stranieri guidati da Omar Omsen, un cittadino francese di origini senegalesi.

 

Il Servizio di Sicurezza Generale siriano ha specificato che l’obiettivo era arrestare Omsen e ripristinare la stabilità nella regione. Un canale Telegram legato ai jihadisti ha diffuso una dichiarazione del loro leader, che accusava il governo di collaborare con gli Stati Uniti e una «coalizione internazionale» per eliminare i militanti stranieri in Siria, minacciando Damasco di rappresaglie jihadiste e citando il supporto di altri gruppi militanti stranieri.

 

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Un articolo del Washington Post dello scorso maggio riferisce che il governo del presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, precedentemente conosciuto come il terrorista jihadista al-Jolani, legato ad al-Qaeda e ISIS, sta affrontando minacce dalle stesse forze che lo hanno insediato al potere a novembre.

 

Secondo un rapporto di Le Monde del 2023, circa 200 cittadini francesi, tra combattenti e loro familiari, si sono stabiliti a Idlib dopo il collasso dello Stato Islamico nel 2019, descritti come «jihadisti francesi irriducibili».

 

Il WaPo a maggio riportava che «militanti sunniti estremisti» hanno compiuto stragi di alawiti sulla costa siriana a marzo, causando almeno 1.300 morti, con altre migliaia morti nei mesi successivi.

 

Come noto, anche i cristiani sono oggetto di continue violenze assassine e genocide da parte dei takfiri jihadisti che perseverano nella loro opera di cruenta persecuzione, tra esecuzioni di donne cristiane e bombe nelle chiese, mentre diviene sempre più chiaro che la sharia è l’unica legge del Paese un tempo laico.

 

Alcuni di questi gruppi jihadisti hanno poi rivolto la loro ostilità contro al-Jolani, specialmente dopo il suo incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha portato alla rimozione delle sanzioni contro la Siria, ma lo ha fatto apparire come un «infedele» agli occhi dei radicali.

 

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Terrorismo

Episodio di terrorismo a Belgrado

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Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha descritto la sparatoria di mercoledì vicino all’Assemblea nazionale di Belgrado come un «terribile attacco terroristico». Un uomo di 70 anni avrebbe aperto il fuoco nella capitale serba e dato fuoco a una tenda.   L’autore, identificato come Vladan Andelkovic, è stato arrestato. Secondo i resoconti, ha ferito un uomo di 57 anni, Milan Bogdanovic, sparandogli e ha poi incendiato una tenda dei sostenitori del presidente Vucić davanti all’Assemblea nazionale. Kurir ha riportato che il sospettato ha anche gettato munizioni tra le fiamme.   La vittima, colpita alla coscia, non ha subito ferite gravi. I vigili del fuoco hanno domato l’incendio, mentre la polizia ha isolato l’area e avviato un’indagine.  

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In un discorso televisivo, Vucic ha condannato l’episodio come un «attacco terroristico contro persone e proprietà», dichiarando che il sospettato aveva acquistato benzina per appiccare intenzionalmente il fuoco alla tenda, con l’obiettivo di seminare paura. Vučić ha mostrato un video in cui Andelkovic afferma di aver agito con intenti suicidi: «L’occupazione del centro città mi infastidisce. Ho dato fuoco alla tenda con la benzina», si sente nella registrazione.   «Volevo che mi uccideste perché non posso più vivere», ha aggiunto l’uomo.   Tuttavia, Vucic ha suggerito che l’uomo potrebbe aver «finto di essere pazzo», sottolineando che il suo passato nelle forze di sicurezza indica una piena consapevolezza delle sue azioni. «Questa persona e i suoi eventuali complici saranno puniti severamente», ha promesso.   Il presidente ha poi invitato a evitare reazioni impulsive: «Ho visto la rabbia causata da questo episodio, alcuni oppositori dei bloccanti vogliono radunarsi, ma chiedo loro di non farlo. La vendetta non porta a nulla di buono. Non deve esserci vendetta, e metto in guardia tutti dal cercarla».     SOSTIENI RENOVATIO 21
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Terrorismo

Preparavano un altro attentato a Trump?

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Il direttore dell’FBI Kash Patel ha dichiarato domenica 19 ottobre a Fox News che i Servizi Segreti (USSS) hanno individuato una «postazione di caccia» con vista diretta sull’uscita dell’Air Force One del presidente Donald Trump presso l’aeroporto internazionale di Palm Beach. L’FBI sta collaborando con l’USSS e le forze dell’ordine della contea di Palm Beach per le indagini.

 

Il Patel ha riferito che, fino a ieri, nessuna persona è stata vista o associata alla postazione sopraelevata. Secondo una fonte anonima delle forze dell’ordine citata da Fox, la postazione, situata su un ramo d’albero, sembra essere stata preparata «mesi fa».

 

 

Tuttavia, il capo delle comunicazioni dell’USSS, Anthony Guglielmi, ha precisato che gli agenti hanno scoperto la postazione giovedì 16 ottobre durante i «preparativi di sicurezza avanzati» per l’arrivo di Trump a Palm Beach. «Non ci sono state ripercussioni sui movimenti e nessuna persona era presente o coinvolta nel luogo», ha dichiarato Guglielmi a Fox News.

 

«Sebbene non possiamo fornire dettagli sugli oggetti specifici o sul loro scopo, questo incidente evidenzia l’importanza delle nostre misure di sicurezza a più livelli», ha aggiunto.

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