Pensiero
Sacerdote cattolico: non cederò allo scoraggiamento, non mi vaccinerò

Renovatio 21 riprende questo articolo da La Scure di Elia.
Excaeca cor populi huius, et aures eius aggrava, et oculos eius claude: ne forte videat oculis suis, et auribus suis audiat, et corde suo intelligat, et convertatur, et sanem eum (Is 6, 10).
Non sto cedendo allo scoraggiamento, ma mi sento schiacciato da un immenso dolore.
Non ho il minimo dubbio che con l’aiuto di Dio rimarrò esente dalla somministrazione di un veleno fabbricato dall’uomo a partire da feti abortiti che provoca enormi danni all’organismo, dal sistema nervoso centrale a quello cardio-circolatorio e all’apparato riproduttivo, per non parlare dei fortissimi rischi di tumori e malattie autoimmuni; confido che vi ci opponiate tutti anche voi e prego per questo, mettendovi ogni giorno sotto la protezione del Preziosissimo Sangue.
Ciò che mi dilania è il dover assistere, impotente, alla precipitosa corsa verso la rovina fisica e spirituale di milioni di concittadini illusi di affrancarsi così dal terrore del morbo o dalle restrizioni illegali imposte da marionette al soldo dell’alta finanza
Ciò che mi dilania è il dover assistere, impotente, alla precipitosa corsa verso la rovina fisica e spirituale di milioni di concittadini illusi di affrancarsi così dal terrore del morbo o dalle restrizioni illegali imposte da marionette al soldo dell’alta finanza. Oltre al pericolo per la salute del corpo, c’è quello relativo al controllo della mente. Non è fantascienza: l’intruglio che viene inoculato contiene proteine magnetizzate che possono installarsi nel cervello e ricevere impulsi elettromagnetici capaci di determinarne le reazioni.
Dicono che una «vaccinazione» del genere sia stata effettuata in Ruanda, poco prima del massacro del 1994, allo scopo di spingere improvvisamente la popolazione, tramite l’irradiazione di onde, a comportamenti di una violenza belluina.
Un altro fattore di cui tener conto, riguardo all’Africa, è la piaga endemica della stregoneria, che può ben aver contribuito a quello scatenamento dell’Inferno sulla terra. Da noi, come se non bastasse l’esercito di maghi e fattucchiere locali, le pratiche occulte di origine straniera si stanno diffondendo ampiamente grazie all’invasione pianificata dai poteri forti. Delitti particolarmente efferati sono espressione di culture non ancora trasformate dalla civiltà del Vangelo, ma avvinte nella barbarie dell’Islam o dell’idolatria.
Il processo di disgregazione della società, già molto avanzato a causa del divorzio, ha conosciuto un’improvvisa accelerazione grazie alla mistificazione della pandemia, alla cosiddetta immigrazione e alla promozione della sodomia, tutti fenomeni programmati dai governi e dagli organismi internazionali.
Oltre al pericolo per la salute del corpo, c’è quello relativo al controllo della mente. Non è fantascienza: l’intruglio che viene inoculato contiene proteine magnetizzate che possono installarsi nel cervello e ricevere impulsi elettromagnetici capaci di determinarne le reazioni
Gli stessi burattinai che hanno orchestrato queste operazioni di ingegneria sociale sono intervenuti nello sviluppo dei singoli individui al fine di renderli facilmente manipolabili.
La demolizione della scuola, la delegittimazione della figura paterna e la degradazione della donna da madre a prostituta, ottenuta con la moda, il femminismo e il libertinismo, hanno prodotto già più di una generazione gravemente danneggiata nell’essere stesso.
Sono sempre più numerosi non solo i giovani, ma anche gli adulti che rivelano una mancanza pressoché completa di struttura morale e spirituale. Da un lato, la coscienza pare atrofizzata da un’ignoranza quasi assoluta della legge morale, la cui stessa idea pare in molti del tutto assente; dall’altro, la mentalità materialistica ha sradicato le nozioni di anima e di trascendenza, al punto che tante persone non sono più in grado di pensare qualcosa che non sia materia o che superi il mondo visibile.
Tutto ciò ha inevitabili ricadute sulla vita e sulla condotta, i cui scopi sono confinati nell’immanenza e il cui orizzonte è chiuso dalla morte.
Tali sviluppi, oltre ad essere causa di un grave disagio psicologico, seppure non sempre ammesso o individuato, hanno provocato un vero e proprio cambiamento antropologico: ovviamente non nel senso di un’impossibile variazione della natura umana, ma in quello di un’alterazione del normale funzionamento degli uomini.
Dicono che una «vaccinazione» del genere sia stata effettuata in Ruanda, poco prima del massacro del 1994, allo scopo di spingere improvvisamente la popolazione, tramite l’irradiazione di onde, a comportamenti di una violenza belluina
Abbandonati a sé stessi, prigionieri della materialità e del momento presente, gli individui si ripiegano sul proprio piccolo ego, che si dilata a dismisura per colmare il vuoto lasciato dalla dimenticanza di Dio.
L’ipertrofia dell’io che ne risulta si manifesta poi in forme più o meno spiccate di puerile egocentrismo e di ossessivo narcisismo. A livello etico e conoscitivo, ogni persona finisce col considerarsi l’istanza suprema e definitiva di giudizio su qualunque cosa. È pur vero che la coscienza rappresenta l’ultimo tribunale nel quale si decidono le scelte morali, ma a condizione che rispecchi limpidamente in sé la legge naturale e, per i credenti, anche quella rivelata, le quali devono essere ben note all’intelletto del soggetto deliberante.
L’indipendenza assoluta del singolo, consegnato alle sue valutazioni soggettive, volubili e prive di solido fondamento, costituisce paradossalmente proprio il presupposto che lo rende manipolabile a piacimento. Egli, infatti, non ha un’impalcatura interiore in cui inquadrare opzioni e proposte per discernere se sono lecite e opportune; la questione della liceità, anzi, non si pone nemmeno. Basta che una cosa materialmente fattibile sia presentata come vantaggiosa perché essa appaia non solo lecita, ma addirittura obbligatoria. Chiunque detenga una posizione che in qualsiasi modo lo accrediti presso il pubblico, allora, è in grado di determinare le scelte delle masse: che sia un governante, un giornalista, un conduttore televisivo, un personaggio dello spettacolo o un sedicente «esperto» di una qualche disciplina, la sua parola è un oracolo assolutamente indiscutibile e merita incondizionato ossequio della mente e della volontà. La funzione abbandonata dall’autorità ecclesiastica è stata immediatamente usurpata dai figli di Belial.
In una società totalmente mediatizzata, si riduce di molto la necessità della sorveglianza e della coercizione da parte delle istituzioni, visto che c’è già chi le esercita capillarmente e con fanatico zelo: i familiari, i vicini, i parenti, gli amici, i colleghi… perfino chi ti incrocia per strada e ti fa una scenata perché non porti la fatidica mascherina pure sul naso
La geniale trovata di questi ultimi è che, in una società totalmente mediatizzata, si riduce di molto la necessità della sorveglianza e della coercizione da parte delle istituzioni, visto che c’è già chi le esercita capillarmente e con fanatico zelo: i familiari, i vicini, i parenti, gli amici, i colleghi… perfino chi ti incrocia per strada e ti fa una scenata perché non porti la fatidica mascherina pure sul naso.
Tale asfissiante sistema di controllo sociale, per inciso, è da tempo in funzione, con grande efficienza, nella Repubblica Popolare Cinese, con la sola differenza che là affibbiano ai cittadini anche un punteggio che, al di sotto di soglie prefissate, li priva dell’esercizio di determinati diritti.
Neppure da noi, comunque, è tanto divertente ritrovarsi i peggiori persecutori in casa o nell’ambiente di lavoro; è per questo che si rivela vitale avere uno spazio interiore in cui poter respirare, ritrovando serenità e fiducia. Ribadisco che non si tratta di una fuga nell’intimismo, ma di un’elevazione dell’anima che abilita a cogliere la realtà delle cose da un punto di vista privilegiato.
Tale posizione ci consente di conservare non solo la fede, ma anche l’uso della ragione e l’equilibrio psichico, oltre a proteggere la nostra salute fisica; è una grazia speciale di cui non ringrazieremo mai abbastanza il Signore.
Non si tratta di una fuga nell’intimismo, tale posizione ci consente di conservare non solo la fede, ma anche l’uso della ragione e l’equilibrio psichico, oltre a proteggere la nostra salute fisica. Essa ci permette altresì di sopportare lo strazio di vedere tanti parenti e conoscenti andare allegramente al macello
Essa ci permette altresì di sopportare lo strazio di vedere tanti parenti e conoscenti andare allegramente al macello. La carità fa sì che il cristiano soffra, più che per il penoso isolamento che subisce, per l’impossibilità di aiutare il prossimo per stornarlo dalla disgrazia che si procura da sé.
L’ostinazione nel peccato e la sordità ai richiami di Dio, d’altronde, sono sciagure ben peggiori, di cui quelle temporali non sono altro che una delle conseguenze.
Tentare di richiamare gli ottusi erranti – che sia sul piano spirituale o su quello materiale – non sortisce altro effetto che il loro ulteriore indurimento, oltre alle reazioni di violento rifiuto. È così che la predicazione della verità, se respinta, ottiene paradossalmente il risultato contrario, non certo per un difetto della verità stessa, ma per le disposizioni interiori di chi la rigetta.
Mai mi è stato chiaro come in questo frangente ciò che Dio disse al profeta Isaia:
«Acceca il cuore di questo popolo, indurisci i suoi orecchi e chiudi i suoi occhi, perché non veda con i suoi occhi, né oda con i suoi orecchi, né comprenda con il suo cuore, né si converta, né io lo risani» (Is 6, 10).
Chi non vuole ascoltare provoca il proprio castigo con la sua stessa testardaggine; è una rovina che consiste anzitutto nei gravi errori che così è portato a commettere, fino a sprofondare talvolta in un abisso di immoralità, ma poi anche nel prestar fede alle menzogne del mondo assoggettandosi in tal modo alla sua tirannia, che oggi esige di acconsentire a perniciose indicazioni di terroristi di Stato che andranno processati per genocidio
Chi non vuole ascoltare provoca il proprio castigo con la sua stessa testardaggine; è una rovina che consiste anzitutto nei gravi errori che così è portato a commettere, fino a sprofondare talvolta in un abisso di immoralità, ma poi anche nel prestar fede alle menzogne del mondo assoggettandosi in tal modo alla sua tirannia, che oggi esige di acconsentire a perniciose indicazioni di terroristi di Stato che andranno processati per genocidio.
L’azione delle cause seconde rientra comunque nei disegni divini, che la utilizzano per punire popoli ormai dediti al culto dell’impurità, con la conseguente profanazione di quel tempio vivente della Divinità che sono i corpi dei battezzati. Anche in questo si manifestano la sapienza e la giustizia di Dio, il quale permette che i colpevoli siano causa del loro stesso castigo esponendosi al flagello con la propria ostinata disobbedienza.
L’aspetto peggiore della punizione consiste però nella crescente estraneità al Creatore e Salvatore, origine e mèta dell’esistenza, fonte di ogni vera e duratura gioia.
Isaia, ricevuto l’insolito incarico, domanda angosciato: «Fino a quando, Signore?». La risposta è fulminante: «Fino a che le città non restino deserte, senza abitanti, le case senza uomini e il paese devastato e desolato» (Is 6, 11).
Come tutte le profezie, anche questa è condizionata dalla risposta degli uomini, che con la libera decisione di convertirsi hanno la possibilità di annullarne o attenuarne il compimento. L’indurimento dei cuori rende ben più difficile tale scelta, ma con la grazia tutto è possibile, purché la si chieda con fede e insistenza.
Preghiamo, carissimi, preghiamo tanto per coloro che hanno bisogno di essere guariti dall’accecamento, così che la falcidie sia limitata al minimo e le imminenti sofferenze servano alla loro conversione.
Se c’è un’anima pronta ad offrirsi vittima per la salvezza delle altre, è il momento di farlo, ma solo in assoluta obbedienza ad un padre spirituale dotto e sperimentato.
Exsurge, Christe, adiuva nos, et libera nos propter nomen tuum.
Pensiero
Renovatio 21 saluta Giorgio Armani. Dopo di lui, il vuoto che inghiottirà Milano e l’Italia

È morto quello che si può definire il più grande stilista vivente, e al contempo un gigante, imprenditoriale e finanche morale, dell’Italia moderna e della sua immagine. È il caso di dire pure, cercando di dimostrarlo nelle prossime righe, che la sua morte apre gli occhi su un vuoto pericoloso che potrà inghiottirsi la moda, Milano, l’Italia.
Quindi non scriviamo il solito coccodrillo, per quello ci sono gli altri giornali, anche internazionali. Vogliamo salutare Giorgio Armani con alcuni flash personali che testimoniano come la sua semplice grandezza era tale che, anche senza conoscerlo di persona, ha attraversato giocoforza le nostre vite.
Le testimonianze che posso raccogliere sono tante: ho un amico di ottant’anni, praticamente spesi tutti nella moda, che mi racconta che sì, vero, faceva il vetrinista alla Rinascente, lo aveva conosciuto così, fino a che non era arrivato a scoprirlo il biellese Nino Cerruti (1930-2022). Ho in testa altre storie che mi arrivavano da amici di famiglia che lo avevano conosciuto, sempre lavorando nel tessile, agli albori, quando passava per Valdagno. Impossibile verificare: sono tutti morti, e quelle storie sono andate via con loro…
Sostieni Renovatio 21
Un primo flash: ho diciannove anni, e ho messo via i soldi per comprare un completo Armani (di brand minore dell’impero, certo, non «Le Collezioni»), con il quale, non solo nelle occasioni importanti, rifiutare il conformismo coetaneo di t-shirt e scarpe da ginnastica. Ricordo la sensazione di appagamento che dava quel vestito, come cascava bene sulle spalle, sui fianchi, ricordo come mi piaceva indossarlo anche con una maglia a maniche corte sotto, con le braccia accarezzate dal fodero in seta.
L’eleganza era possibile. Era diffusa, distribuita. Un’eleganza che non era ostentosa. Era decisa, precisa. Era reale.
Un secondo flash: decido di prendere un altro vestito Armani per appagare il mio desiderio di arrivare al matrimonio di mia sorella, in centro all’Africa, con un completo bianco, come Klaus Kinski nella giungla amazzonica di Fitzcarraldo. Il piano ebbe un effetto collaterale: l’aereo da Londra tardò enormemente su Johanessburg, facendomi perdere la coincidenza per Livingstone, e inserendo uno stop imprevisto in un hotel della città più violenta del mondo. Quando uscii dalla porta del ritiro bagagli dell’aeroporto sudafricano mi ritrovai di fronte ad una muraglia umana di autoctoni nerissimi (più un albino, epperò geneticamente nero anche lui) che aspettano un turista straniero a caso per spennarlo portandogli la valigia: si videro innanzi l’icona di un colonizzatore in abiti firmati, non ci credettero, e mi inseguirono per tutta l’aviosuperficie per un’oretta buona. (Storia da raccontare un’altra volta)
Vi fu poi la festa notturna delle nozze di mia sorella, dove partecipava una varietà impressionante di personaggi, tra cui uno zoccolo durissimo di allevatori di crocodilus niloticus, una delle attività della zona. Uno in particolare, che si era presentato non esattamente elegantissimo e a cui certo inizialmente non stavo simpatico, cominciò a chiamarmi «Armani», come fosse un insulto. Bizzarro: avevo, sì, un ulteriore abito armaniano, quindi aveva indovinato, al contempo nella sua zoticheria esibita stava di fatto ammettendo che il vertice della monda mondiale era anche per lui, farmer di coccodrilli dello Zambia, Giorgio Armani. (Se non credete che esista, ho una foto di quest’uomo paonazzo a tavola con quella che sarebbe divenuta la moglie di un sindaco di una grande città del Nord Italia, purtroppo mancata mesi fa. Ciao, A.)
Ricordo antico: ho si è no sei anni, i miei genitori mi porta in vacanza a Pantelleria, allora non ancora luogo di jet-set euroamericano ed architetti omosessuali, ma isola selvaggia tra mare blu, segni di attività vulcanica e tombe fenicie che spuntavano in mezzo ai boschi. C’era un posto, chiamato arco dell’elefante, dove una colata lavica copiosa e antichissima si era solidificata gettandosi in mare e creando, appunto, l’immagine di una proboscide. Lì vicino, una nave affondata a pochi metri dalla riva, dalla quale giovani facevano tuffi acrobatici. Per arrivarci si scendeva un pendìo scoseso, tra le terre brulle tipiche dell’isola.
È lì che appariva, d’un tratto, una casetta stupenda. Non era enorme, non era una reggia, eppure sprigionava un tale buon gusto – che mai cadeva nello sforzo – che era leggibile persino a me, bambino piccolo: vedevo che aveva il giardino a prato inglese, cioè aveva l’erba verde a differenza del resto del giallo pantesco, in un’isola dove l’acqua, mi raccontavano, arrivava in nave – e non si poteva bere dal rubinetto. Lui probabilmente, mi diceva mio padre, utilizzava quella del mare, fatta risalire sulla scogliera e ripulita con l’osmosi… un esempio, anche qui, più che di lusso, di gusto e ingegnosità, di organizzazione.
Anni dopo ricordo un’apparizione dell’uomo a pochi metri da me: oramai due decadi fa, erano gli ultimi anni della fabbrica di famiglia, e amici che erano già fornitori del gruppo ci avevano combinato un breve appuntamento con qualcuno delle vendite… avevamo escogitato dei braccialetti eccezionali oro e schiena di coccodrillo (fornito da mia sorella, che allora viveva presso il più grande allevamento di niloticus al mondo, in Zambia).
Dall’incontro con la gentile signora che ci accolse non cavammo nulla, tuttavia ricordo con nitore quando appena fuori dalla sede del gruppo in via Borgonuovo comparve una manipolo di persone (bodyguard? Collaboratori? Troppo veloci per capire) con al centro lui, piccolino, ma con il passo rapidissimo, e questa chioma canuta luminescente da aristocratico ricchissimo… Non trasmetteva, tuttavia, le vibrazioni che davano gli aristocratici e i ricchissimi, anzi: era, in chiarezza, uno che stava facendo delle cose.
A dire il vero, Armani di persona lo aveva già veduto: quando ancora esisteva il cinema in centro a Milano, c’era in corso Vittorio Emanuele, nella galleria dove era anche Palazzo Colla, una sala chiamata Pasquirolo. Lì si poteva intravedere in tranquillità Armani il mercoledì, nel giorno del cinema a prezzo scontato. Più avanti, lo avrei rivisto, sempre senza gorilli e bodyguardie varie, in un cinema sopravvissuto all’olocausto delle sale attorno al Duomo, l’Eliseo: si accompagnava con una donna tra i quaranta e i cinquanta chissà da che Paese, bellissima, elegantissima, che sorrideva come lui.
Al cinema, alla storia del cinema, lui aveva partecipato attivamente, vestendo i personaggi indimenticabili dei maestri cineasti di Nuova York (American Gigolo di Paul Schrader, poi tanto Scorsese, che gli dedicò un documentario introvabile, Made in Milan), eppure eccotelo lì, che andava ritualmente al cinematografo il mercoledì, come tanti, come tutti.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Tutto questo per dire: non solo era una persona concreta, umana, ma era un milanese. E qui si innesta un discorso meno personale, e più serio, se non terrificante.
Armani, piacentino, era in realtà il milanese quintessenziale, l’uomo che amava Milano, la conosceva, la aiutava, non vi fuggiva, mai.
Lo proposero brevemente come sindaco, ma lui – che di fatto andava d’accordo con tutti – non accettò. Il suo senso civico si espresse, se posso dire, con la sponsorizzazione della squadra basket di Milano, dove lo vedevi tifare in prima fila tutte le domeniche di campionato. Capito: non scappava, nel weekend, ma stava con il popolo urlante a tifare per la squadra della città. Facciamo i conti – in diciassette anni come proprietario dell’Olimpia, Armani ha conquistato quindici trofei: sei campionati, quattro Coppe Italia e quattro Supercoppe italiane. Un vincente. Con la città che vince con lui.
Mi rammento poi di quando riaprirono, dopo tanti lavori, il Piccolo Teatro di Milano. Il suo dominus, il celebratissimo Giorgio Strehler, era morto da poco, era probabilmente attorno al 1997. Tra i VIP convenuti al vernissage, la TV intervistò Armani, che disse che gli pareva che ci fosse solo una persona che mancava… comprendevo quindi che Armani conosceva, frequentava pure Strehler – elementi della scena milanese che hanno attraversato tante ere, gli anni di piombo, i socialisti craxiani, la «Milano da bere» tangentopoli, lavorando e sopravvivendovi, e prosperandovi.
La milanesità vissuta integralmente. La comparazione con il presente è terrificante: qualche tempo fa emerse che, durante un podcast, Fedez – personaggio forse egemone della scena «culturale» milanese attuale – non sapeva chi fosse Strehler, quasi non avesse mai preso la metrò, dove il nome del regista è stampigliato sempre vicino alla fermata Lanza (Piccolo Teatro).
Il vuoto per Milano è anche di altro tipo. La moda dopo Armani, cosa sarà? Beh, lo sappiamo. Negli anni, quando la città ha finito per identificarsi sempre più con la fashion week, gli «stilisti» hanno portato, con le loro perversioni di ogni livello, un mondo di degrado e di disperazione – se non di Necrocultura vera e propria – sotto la Madonnina. Si tratta di un argomento su cui ho dovuto ragionare, specie guardando la quantità di amiche che sono state di fatto sterilizzate dal sistema della moda, degenerato in modo invincibile negli ultimi 25 anni. (Ne scriverò più avanti)
Armani, al contrario dei «colleghi» che ora calcano le scene, non ha mai imposto le sue inclinazioni agli altri, non ne ha fatto spettacolo, notizia, rivendicazioni estetica o politica. Viveva con l0understatement di chi lavora davvero, e non perde tempo come i traffici.
Come quando, sempre negli anni Novanta, le forze dell’ordine di Parigi bloccarono una sua sfilata a Saint-Germanin-des-Pres, cuore della capitale francese che aveva perso concretamente lo scettro di regina del modismo: «Armani go home» gridavano frotte di sciovinisti francesi mentre davanti a loro si consumava lo spettacolo di modelle in ghingheri fermate da gendarmi. Non fece un plissé, si rifiutò di dare la colpa alla polizia, che eseguiva ordini dall’alto della Prefettura di Parigi (dove, immaginiamo, abbia la tessera della massoneria anche quello che pulisce i pavimenti).
Aiuta Renovatio 21
La cifra dell’italianità nell’impresa: ecco, gestire tutto in famiglia, circondato da nipoti, è già un capolavoro, e se aggiungiamo la resistenza alla lusinga dei megagruppi transalpini (Arnault-Pinault) capiamo che siamo oltre, siamo davanti ad un esempio da scolpire nel marmo milanese, quello non occupato dalle bombolette dei graffitari leoncavallari o dalle orine dei maranza, se ne è rimasto.
La morte di Giorgio Armani non solo priva il mondo del suo equilibrio, ma va letto come ennesimo episodio dell’imbarbarimento di Milano: che siano ragazzini criminali marocchini o stilisti gay, il vuoto che stiamo vedendo crearsi, in mancanza di esempi e di virtù, minaccia di inghiottirsi tutta la metropoli, e poi, come sempre, il resto d’Italia, ridotta a bolo dell’anarco-tirannia.
La soluzione, abbiamo cercato di dirlo tante volte su Renovatio 21, non può essere che il ritorno ad Ambrogio, il santo che scacciò gli eretici e unì la città – il santo che probabilmente ancora oggi la protegge dalla sua distruzione definitiva, mentre anche gli ultimi pezzi della Milano per bene, la Milano bella, elegante, benevola se ne vanno senza poter essere sostituiti.
Roberto Dal Bosco
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Bruno Cordioli via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Bizzarria
Ecco la catena alberghiera dell’ultranazionalismo revisionista giapponese


Sostieni Renovatio 21

Fumiko Motoya, di hirune5656 via Wikimedia CC BY 3.0






Aiuta Renovatio 21

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Geopolitica
«L’era dell’egemonia occidentale è finita»: parla un accademico russo

Farhad Ibragimov, docente presso la Facoltà di Economia dell’Università RUDN e docente ospite presso l’Istituto di Scienze Sociali dell’Accademia Presidenziale Russa di Economia Nazionale e Pubblica Amministrazione, ha pubblicato il 1° settembre sulla testata governativa russa in lingua inglese Russia Today un interessante editoriale sulla recente riunione dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), intitolato «L’Occidente ha avuto il suo secolo. Il futuro appartiene ora a questi leader».
Lo scritto tratta il tema della decadenza del potere planetario occidentale.
«Il vertice della Shanghai Cooperation Organization in Cina si è già affermato come uno degli eventi politici più significativi del 2025» ha scritto l’Ibragimov. «Ha sottolineato il ruolo crescente della SCO come pietra angolare di un mondo multipolare e ha evidenziato il consolidamento del Sud del mondo attorno ai principi di sviluppo sovrano, non interferenza e rifiuto del modello occidentale di globalizzazione. Ciò che ha conferito all’incontro un ulteriore livello di simbolismo è stato il suo collegamento con la prossima parata militare del 3 settembre a Pechino, che celebra l’80° anniversario della vittoria nella guerra sino-giapponese e la fine della Seconda Guerra Mondiale».
Sostieni Renovatio 21
«Parate di questo tipo sono una rarità in Cina – l’ultima si è tenuta nel 2015 – a sottolineare quanto questo momento sia eccezionale per l’identità politica di Pechino e il suo tentativo di proiettare sia la continuità storica che l’ambizione globale. L’ospite principale sia al vertice che alla prossima parata è stato il presidente russo Vladimir Putin» continua il professore. «La sua presenza ha avuto non solo un peso simbolico, ma anche un significato strategico. Mosca continua a fungere da ponte tra i principali attori dell’Asia e del Medio Oriente, un ruolo che conta ancora di più sullo sfondo di un ordine di sicurezza internazionale frammentato».
Il Programma di Sviluppo della SCO, adottato al vertice, è una «roadmap volta a definire il percorso strategico dell’organizzazione per il prossimo decennio e a trasformarla in una piattaforma a tutti gli effetti per il coordinamento di iniziative economiche, umanitarie e infrastrutturali», continua l’articolo. «Altrettanto significativo è stato il sostegno di Mosca alla proposta cinese di istituire una Banca di Sviluppo della SCO. Un’istituzione del genere potrebbe fare di più che finanziare progetti congiunti di investimento e infrastrutture; aiuterebbe anche gli Stati membri a ridurre la loro dipendenza dai meccanismi finanziari occidentali e ad attenuare l’impatto delle sanzioni, pressioni che Russia, Cina, Iran, India e altri paesi affrontano a vari livelli».
L’evento, ha affermato il professor Ibragimov, «ha confermato l’esistenza di un ordine mondiale multipolare, un concetto che Putin promuove da anni. La multipolarità non è più una teoria. Ha assunto una forma istituzionale nella SCO, che si sta espandendo costantemente e sta acquisendo autorevolezza in tutto il Sud del mondo».
L’ampia partecipazione delle nazioni arabe, aggiunge l’accademico, «sottolinea che un nuovo asse geoeconomico che collega l’Eurasia e il Medio Oriente sta diventando realtà e che la SCO sta emergendo come un’alternativa interessante ai modelli di integrazione incentrati sull’Occidente».
La SCO «non è più una struttura regionale, ma un centro di gravità strategico nella politica globale. Unisce paesi con sistemi politici diversi, ma con una determinazione condivisa a difendere la sovranità, promuovere i propri modelli di sviluppo e rivendicare un ordine mondiale più equo».
«L’era dell’egemonia occidentale è finita» conclude lo studioso. «Il multipolarismo non è più una teoria: è la realtà della politica globale, e la SCO è il motore che la spinge avanti».
Aiuta Renovatio 21
L’idea della fine della primazia dell’Occidente sul mondo circola da diverso tempo in ambienti accademici e diplomatici. Essa è stata ripetuta più volte, negli scorsi mesi, dal premier ungherese Vittorio Orban. Il ministro degli esteri russo Sergio Lavrov due anni fa ha parlato del termine del «dominio di 500 anni» da parte dell’Ovest.
Putin in questi anni ha ribadito, in discorsi che puntavano il dito contro le élite occidentali», che «il mondo unipolare è finito».
Come riportato da Renovatio 21, all’incontro SCO di Tianjin della settimana passata lo stesso presidente Xi Jinpingo ha parlato di resistenza «all’egemonismo e alla politica di potenza», cioè di sfida vera e propria al predominio occidentale. Subito dopo, a Pechino, ha mostrato armi di nuovo tipo (come i razzi ipersonici) nella colossale parata in Piazza Tian’anmen, nonché ha esibito gli apparati della triade nucleare (aerei, missili balistici, sommergibili) a disposizione della Repubblica Popolare Cinese.
Discorsi sul declino occidentale da parte di studiosi russi erano scivolati, come nel caso del politologo Sergej Karaganov, in ipotesi di lanci nucleari contro le città europee.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
-
Spirito2 settimane fa
Vescovo messicano «concelebra» la messa con una «sacerdotessa» lesbica anglicana «sposata» che ha ricevuto l’Eucaristia
-
Armi biologiche1 settimana fa
I vaccini COVID «sono armi biologiche» che «hanno provocato danni profondi»: nuovo studio
-
Spirito1 settimana fa
Leone punisca l’omoeresia: mons. Viganò sull’udienza papale concessa a padre Martin
-
Vaccini1 settimana fa
Vaccino COVID, mentre Reuters faceva «fact-cheking sulla «disinformazione» il suo CEO faceva anche parte del CdA di Pfizer
-
Spirito2 settimane fa
Don Giussani, errori ed misteri di Comunione e Liberazione. Una vecchia intervista con Don Ennio Innocenti
-
Gender2 settimane fa
Transessuale fa strage in chiesa in una scuola cattolica: nichilismo, psicofarmaci o possessione demoniaca?
-
Geopolitica2 settimane fa
Mosca conferma attacchi missilistici ipersonici contro l’Ucraina
-
Salute2 settimane fa
I malori della 35ª settimana 2025