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Economia

La prima guerra del litio

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Renovatio 21 pubblica questo articolo di Réseau Voltaire. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

 

 

È dalla fine del XIX secolo che il mondo assiste alle guerre per il petrolio. Ora iniziano quelle per il litio, minerale indispensabile per i telefoni portatili, ma soprattutto per le vetture elettriche. Da documenti del Foreign Office, esaminati da uno storico e da un giornalista britannici, risulta che il Regno Unito ha organizzato da cima a fondo il rovesciamento del presidente Evo Morales, al fine d’impossessarsi delle riserve di litio della Bolivia.

 

 

 

Ripensate al rovesciamento a fine 2019 del presidente Evo Morales: all’epoca i media egemonici asserivano che Morales aveva trasformato la Bolivia in una dittatura e per questa ragione il popolo lo cacciava. L’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) pubblicò un rapporto per certificare che le elezioni erano state truccate e che si stava assistendo al ripristino della democrazia.

 

È dalla fine del XIX secolo che il mondo assiste alle guerre per il petrolio. Ora iniziano quelle per il litio, minerale indispensabile per i telefoni portatili, ma soprattutto per le vetture elettriche

Il presidente Morales, temendo di far la fine del presidente cileno Salvador Allende, fuggì in Messico e denunciò un colpo di Stato, organizzato per far man bassa delle riserve di litio del Paese. Non essendo riuscito a individuarne i mandanti, in Occidente non ottenne che sarcasmo. Soltanto Réseau Voltaire rivelò che l’operazione era stata condotta da una comunità di cattolici croati ustascia, insediatasi in Bolivia – a Santa Cruz – dalla fine della seconda guerra mondiale; una rete stay-behind della NATO (1).

 

Un anno dopo, il partito del presidente Morales vinse le elezioni con larghissimo margine (2). Non ci furono contestazioni e Morales poté rientrare trionfalmente in patria (3). La supposta dittatura di Morales non è mai esistita; quella di Jeanine Áñez è stata rovesciata dalle urne.

 

Lo storico Mark Curtis e il giornalista Matt Kennard hanno ottenuto l’accesso a documenti desecretati del Foreign Office e li hanno studiati, pubblicando le conclusioni sul sito Declassified UK, trasferito in Sud Africa dopo aver subito nel Regno Unito la censura militare (4).

 

Da documenti del Foreign Office, esaminati da uno storico e da un giornalista britannici, risulta che il Regno Unito ha organizzato da cima a fondo il rovesciamento del presidente Evo Morales, al fine d’impossessarsi delle riserve di litio della Bolivia

Curtis ha mostrato in tutte le sue ricerche che la politica del Regno Unito non è affatto mutata dopo la decolonizzazione. Réseau Voltaire ha citato i suoi lavori in decine di articoli.

 

Dalle analisi emerge che il rovesciamento del presidente Morales fu comandato dal Foreign Office stesso e da elementi della CIA sfuggiti al controllo dell’amministrazione Trump. L’obiettivo era il furto del litio boliviano, bramato dal Regno Unito nel quadro della transizione energetica.

 

Già nel 2009 l’amministrazione Obama aveva tentato un colpo di Stato, che però Morales riuscì a sventare. Molti diplomatici e funzionari USA furono all’epoca espulsi dalla Bolivia. L’amministrazione Trump ha invece lasciato in apparenza campo libero ai dittatori dell’America Latina, impedendogli però sistematicamente di mettere in atto i loro piani.

 

Il litio è un elemento essenziale delle batterie. Si trova soprattutto nelle soluzioni saline naturali dei laghi degli altipiani desertici andini in Cile, Argentina e, in particolare, in Bolivia (il «triangolo del litio»), nonché in Tibet: i salares. Si trova in forma solida anche in taluni minerali estratti dalle miniere, segnatamente australiane. È indispensabile per la transizione dai veicoli a benzina a quelli elettrici. Con gli Accordi di Parigi per contrastare il riscaldamento atmosferico, è diventato una posta più importante del petrolio.

Già nel 2009 l’amministrazione Obama aveva tentato un colpo di Stato, che però Morales riuscì a sventare. Molti diplomatici e funzionari USA furono all’epoca espulsi dalla Bolivia

 

A febbraio 2019 il presidente Morales ha autorizzato una società cinese, TBEA Group, a sfruttare le principali riserve di litio del Paese, il Regno Unito ha perciò architettato un piano per appropriarsene.

 

Morales, indiano aymara, è diventato presidente della Bolivia nel 2006: rappresentava i produttori di coca, pianta locale indispensabile alla vita ad alta quota, ma anche una potente droga proibita nel mondo dalle statunitensi leghe cattoliche sedicenti virtuose.

 

L’elezione di Morales e il suo governo hanno segnato il ritorno al potere degli indiani, esclusi sin dall’epoca della colonizzazione spagnola.

 

  • Dal 2017-2018 il Regno Unito inviò esperti presso la società nazionale Yacimientos de Litio Bolivianos (YLB) per valutare le condizioni di sfruttamento del litio boliviano.

 

L’amministrazione Trump ha invece lasciato in apparenza campo libero ai dittatori dell’America Latina, impedendogli però sistematicamente di mettere in atto i loro piani

  • Nel 2019-20 Londra finanziò uno studio per «ottimizzare la ricerca e la produzione di litio in Bolivia per mezzo della tecnologia britannica».

 

  •  Ad aprile 2019 l’ambasciata del Regno Unito a Buenos Aires organizzò un seminario con rappresentanti di Argentina, Cile e Bolivia, nonché con responsabili d’industrie minerarie e governi, per presentare i vantaggi che avrebbero ricavato utilizzando la Borsa dei Metalli di Londra. Vi partecipò anche un ministro dell’amministrazione Morales.

 

  • Subito dopo il colpo di Stato, emerse che a finanziare i progetti britannici era la Banca Interamericana di Sviluppo (IADB).

 

  • Molto prima del colpo di Stato, il Foreign Office incaricò una società di Oxford, la Satellite Applications Catapult, di predisporre una mappa delle riserve di litio; la società fu però retribuita dalla IADB soltanto dopo il rovesciamento di Morales.

Prima e dopo il colpo di Stato l’ambasciata britannica della Bolivia trascurò la capitale, La Paz, per interessarsi soprattutto alla regione di Santa Cruz, quella dove i croati ustascia presero legalmente il potere: vi fiorirono eventi culturali e commerciali

 

  • Alcuni mesi dopo l’ambasciata del Regno Unito a La Paz organizzò un seminario cui parteciparono 300 protagonisti della filiera del litio, con il concorso della società Watchman UK, specializzata nel coinvolgimento delle popolazioni in progetti per loro dannosi, al fine di prevenirne la rivolta.

 

Prima e dopo il colpo di Stato l’ambasciata britannica della Bolivia trascurò la capitale, La Paz, per interessarsi soprattutto alla regione di Santa Cruz, quella dove i croati ustascia presero legalmente il potere: vi fiorirono eventi culturali e commerciali.

 

Otto mesi prima del colpo di Stato, per neutralizzare le banche boliviane, l’ambasciata britannica di La Paz organizzò un seminario sulla sicurezza informatica.

 

Secondo Curtis e Kennard, gli Stati Uniti non parteciparono direttamente al complotto contro Morales, però funzionari della CIA lasciarono l’Agenzia per organizzarlo.

 

Secondo Curtis e Kennard, gli Stati Uniti non parteciparono direttamente al complotto contro Morales, però funzionari della CIA lasciarono l’Agenzia per organizzarlo

Lo storico e il giornalista affermano altresì che l’ambasciata britannica fornì all’Organizzazione degli Stati Americani i dati che le servirono a «provare» i brogli elettorali; un rapporto demolito prima dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) (5), poi dai boliviani stessi, nelle successive elezioni.

 

L’attualità dà ragione alle ricerche dello storico Mark Curtis. Infatti abbiamo mostrato il ruolo di Londra nei tre anni successivi al colpo di Stato in Bolivia del 2019: nella guerra dello Yemen (6) e in quella dell’Alto-Karabakh del 2020 (7).

 

Il Regno Unito predilige guerre brevi e operazioni segrete e fa il possibile perché i media non le individuino. Per mezzo di uno stuolo di agenzie di stampa e di media, che finanzia in segreto, controlla direttamente la pubblica percezione della sua presenza. Impone alle popolazioni del Paese che vuole sfruttare condizioni di vita ingestibili. Situazioni che può anche far durare a lungo, sicuro che le vittime ricorreranno nuovamente al Regno Unito, il solo in grado di spegnere il conflitto da esso stesso appiccato.

 

Il Regno Unito predilige guerre brevi e operazioni segrete e fa il possibile perché i media non le individuino. Per mezzo di uno stuolo di agenzie di stampa e di media, che finanzia in segreto, controlla direttamente la pubblica percezione della sua presenza. Impone alle popolazioni del Paese che vuole sfruttare condizioni di vita ingestibili

 

Thierry Meyssan

 

 

 

 

 

NOTE

1) «Bolivia, laboratorio di una nuova strategia di destabilizzazione», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 26 novembre 2019.

2) «Un sonoro schiaffo alla “coalizione occidentale”», di Generale Dominique Delawarde, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 23 ottobre 2020.

3) «Il ritorno trionfale di Evo Morales in Bolivia», Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 23 novembre 2020.

4) «Revealed: The UK supported the coup in Bolivia to gain access to its ‘white gold’», Matt Kennard, Daily Maverick, March 8, 2021.

5) Analysis of the 2019 Bolivia Election, Jack R. Williams and John Curiel, MIT, February 2020.

6) «La prima guerra della NATO-MO rovescia l’ordine regionale», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 marzo 2020.

7) «Alto-Karabakh: la vittoria di Londra e Ankara, la disfatta di Soros e degli armeni», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 novembre 2020.

 

 

 

Articolo ripubblicato su licenza Creative Commons CC BY-NC-ND

 

 

Fonte: «Il rovesciamento di Evo Morales e la prima guerra del litio», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 16 marzo 2021.

 

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

 

 

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Cina

La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale

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Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.

 

Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.

 

Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.

 

«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».

 

Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Economia

Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros

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Netflix avrebbe raggiunto un accordo per acquisire Warner Bros., inclusi i suoi studi cinematografici e televisivi, HBO e HBO Max, attraverso una transazione mista in contanti e azioni che valuta Warner Bros. Discovery a un valore aziendale di 82,7 miliardi di dollari (valore azionario di 72 miliardi di dollari), pari a 27,75 dollari per azione.   L’intesa dovrebbe essere finalizzata nel terzo trimestre del 2026, dopo lo scorporo programmato da parte di WBD della sua divisione Global Networks in una società quotata autonoma («Discovery Global»). Questa operazione giunge a pochi mesi dalla proposta avanzata da Paramount-Skydance per rilevare WBD.   L’accordo tra Netflix e WBD fonderà la piattaforma di streaming con un catalogo secolare e con franchise iconici come i supereroi della DC Comics, Harry Potter, Game of Thrones, I Soprano e The Big Bang Theory.

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In una nota ufficiale, Netflix ha dichiarato che l’operazione espanderà la sua library di contenuti, potenzierà le capacità produttive e favorirà una crescita sostenibile nel lungo periodo: «fornendo agli utenti una gamma più vasta di serie e film di alto livello, Netflix si attende di conquistare e trattenere un maggior numero di abbonati, incrementare l’engagement e generare entrate e profitti operativi aggiuntivi. L’azienda prevede inoltre di conseguire risparmi sui costi per almeno 2-3 miliardi di dollari annui entro il terzo anno e che la fusione avrà un effetto positivo sull’utile per azione GAAP già a partire dal secondo anno».   Secondo i termini dell’accordo, ogni azione WBD sarà convertita in 23,25 dollari in contanti più 4,50 dollari in azioni Netflix. I board di entrambe le società hanno approvato l’operazione all’unanimità.   La chiusura è attesa tra 12 e 18 mesi, subordinata all’esame regolatorio e all’ok degli azionisti di WBD. All’inizio dell’anno, Netflix ha superato le controfferte, tra cui quelle di Paramount-Skydance e Comcast.   Bloomberg ha rilevato che Hollywood non accoglie con entusiasmo questo nuovo connubio tra Netflix e WBD.   Warner Bros. Discovery ha avviato negoziati esclusivi per cedere i suoi studi cinematografici e televisivi insieme a HBO Max a Netflix, stando a fonti interne alla major – un’indicazione che il colosso dello streaming ha avuto la meglio su Paramount-Skydance e Comcast. Un’intesa del genere ridisegnerebbe il settore dell’intrattenimento e rappresenterebbe un turning point strategico per Netflix, già leader per capitalizzazione a Hollywood. Paramount ha bollato il processo di cessione come «contaminato», mentre l’attrice Jane Fonda, due volte premio Oscar, ha descritto il suo potenziale effetto sull’industria con un aggettivo più severo: «catastrofico».

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Nata come servizio di noleggio DVD via posta, Netflix ha prima annientato la catena Blockbuster e ora sta replicando il colpo con Hollywood, snobbando in larga misura le uscite cinematografiche in sala. L’accordo catapulterebbe Netflix al rango di superpotenza negli studi hollywoodiani. Tuttavia, il tutto resta appeso all’approvazione dei regolatori, con il repubblicano californiano Darrell Issa che ha già espresso opposizione a qualsivoglia acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix.   L’industria cinematografica è minacciata dall’avvento dell’IA, che potrebbe presto consentire a chiunque di produrre contenuti di livello cinematografico in un click, disintegrando un’intera filiera di lavoratori che vanno dagli attori ai cineoperatori, agli addetti al casting, agli elettricisti, registi, etc.   Si spiega così la corsa di Netflix verso le IP, cioè le proprietà intellettuali: avere un personaggio conosciuto e diffuso come, ad esempio Harry Potter, anche nell’era del cinema generato dall’AI potrebbe avere un valore strategico ed economico.

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Economia

L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo

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Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.

 

A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.

 

Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.

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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.

 

Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.

 

Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.

 

Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».

 

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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

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