Economia
Crolla il Bitcoin, 400 miliardi di dollari cancellati dalle criptovalute
Il prezzo del Bitcoin ha proseguito il calo venerdì, dopo aver sfiorato il record storico a ottobre. La principale criptovaluta mondiale ha registrato un minimo sotto gli 82.000 dollari venerdì, allineandosi ai livelli di aprile, a fronte del superamento dei 126.000 dollari solo poche settimane prima.
In sole 24 ore, il Bitcoin ha perso il 10% del suo valore. Secondo Bloomberg, il Bitcoin è ora diretto verso il suo peggior mese dal giugno 2022, periodo definito «catastrofico» per l’intero settore delle criptovalute.
Nell’ultima settimana, la capitalizzazione complessiva di tutte le criptovalute è scivolata di quasi 400 miliardi di dollari, fermandosi intorno ai 3 trilioni.
«Il Bitcoin, posizionato all’estremo alto dello spettro di rischio, ha prolungato una sequenza di ribassi iniziata a fine ottobre. Se gli investitori stanno perdendo fiducia nei titoli tech, figuriamoci nelle speculazioni sulle cripto», ha dichiarato a Forbes Dan Coatsworth, responsabile dei mercati di AJ Bell.
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«Inoltre, non ha giovato l’incertezza su cosa deciderà la Federal Reserve riguardo ai tassi d’interesse. I segnali contrastanti dei policymaker hanno lasciato i mercati nel dubbio su un possibile taglio il prossimo mese. Ora la probabilità di stallo a dicembre è al 67%, contro il 98% di un mese fa per un ridimensionamento di un quarto di punto».
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa il Bitconio era giunto ad una quotazione record di 125 mila dollari cadauno. Analisti avevano previsto ora un nuovo massimo di 200.000 dollari entro la fine dell’anno.
Come riportato da Renovatio 21, a luglio l’azienda di media e tecnologia del presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva acquisito circa 2 miliardi di dollari in Bitcoin e asset correlati, sottolineando la svolta accelerata della sua amministrazione verso le criptovalute.
Come riportato da Renovatio 21, il 7 marzo, il presidente Trump aveva convocato un «Crypto Summit» presso la Sala da Pranzo di Stato della Casa Bianca, dove ha parlato di un’«azione storica» per promuovere le criptovalute.
Il presidente ha nominato l’investitore di venture capital David Sacks come zar dell’Intelligenza Artificiale e delle criptovalute degli Stati Uniti, affidando la politica in questo settore a un sostenitore delle criptovalute. Il pensiero attualmente prevalente a Washington sembra essere di favore nei confronti delle crypto – questo a differenza dei tempi dell’amministrazione Biden, che da subito aveva invece annunciato un giro di vite sul settore.
I figli di Trump erano con il vicepresidente JD Vance ad una convention sul Bitcoin a Las Vegas poche settimane fa.
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Economia
Orban: il conflitto in Ucraina sta uccidendo l’economia dell’UE
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Brussels wants war to impose a common debt and seize more power, stripping competences from the member states. The arms industry wants war for profit. Meanwhile, powerful lobbies want to exploit war to expand their influence. In the end, everyone is trying to cook their own meal… pic.twitter.com/9GPzyH5SCS
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 2, 2025
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Economia
Funzionari americani al lavoro per monopolizzare il mercato energetico dell’UE
Gli Stati Uniti stanno agendo per espellere l’energia russa dal mercato dell’Unione Europea, collocandosi strategicamente per riempire il vuoto creatosi, ha indicato venerdì il Financial Times.
Sempre secondo il quotidiano, Washington ha ostacolato di proposito un’offerta del gruppo svedese Gunvor per rilevare le attività estere del gigante petrolifero russo Lukoil.
Gunvor ha abbandonato la propria proposta da 22 miliardi di dollari dopo che i funzionari americani hanno accusato l’azienda di fungere da «burattino del Cremlino». All’inizio di novembre, il Tesoro statunitense aveva ammonito in un post su X che la società «non avrebbe mai ottenuto la licenza per operare e generare profitti» qualora avesse proseguito nell’affare.
La potenziale cessione è venuta alla luce in seguito all’imposizione di nuove sanzioni da parte del presidente Donald Trump su Lukoil e su un altro colosso petrolifero russo, Rosneft, spingendo la prima a individuare potenziali compratori per le sue quote all’estero.
L’offerta è stata resa nota mentre «funzionari statunitensi compivano visite in Europa nell’ambito di iniziative per promuovere l’energia americana ed eliminare ‘ogni ultima molecola’ di gas russo dal continente», ha scritto il *Financial Times*. La scelta di bloccare l’intesa è giunta «dai vertici del Tesoro», ha riferito il giornale, citando due fonti informate sui fatti.
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In seguito, Washington ha emesso una licenza generale che autorizza altri contendenti a rilevare le attività internazionali di Lukoil, come indicato dal Financial Times. Una società di private equity americana, Carlyle, ha manifestato interesse questa settimana, secondo il rapporto.
Venerdì Lukoil ha confermato soltanto di essere impegnata in «trattative in corso per la vendita delle sue attività internazionali con vari potenziali acquirenti», senza tuttavia specificarne i nomi.
I rappresentanti statunitensi hanno espresso esplicitamente la volontà di rimpiazzare la Russia nel mercato energetico dell’UE. A settembre il segretario all’Energia Chris Wright ha dichiarato che gli USA erano preparati «a sostituire tutto il gas russo diretto in Europa e tutti i derivati raffinati russi dal petrolio».
Il Cremlino ha deplorato le sanzioni qualificandole come un «passo ostile», ma ha ribadito l’intenzione di perseguire «rapporti positivi con tutti i Paesi, inclusi gli Stati Uniti».
Le misure restrittive su Lukoil stanno già impattando sull’Europa. All’inizio di novembre, la Bulgaria ha tagliato le esportazioni di carburante verso gli altri Stati UE per timori legati agli approvvigionamenti. Lukoil controlla la principale raffineria del Paese, oltre 200 stazioni di servizio e una vasta rete di trasporto di combustibili.
Come riportato da Renovatio 21, gli USA dopo l’inizio del conflitto ucraino la distruzione del Nord Stream ora il principale fornitore di gas dell’Europa, venduto ad un prezzo follemente più alto di quello russo, perché, invece che con il gasdotto, ce lo fa arrivare via nave, quindi con costi e tempi aggiuntivi, più tutta la questione della rigassificazione, che ha costretto l’Italia, che non ha un numero adeguato di strutture di questo tipo, ad acquistare navi rigassificatrici galleggianti come la Golar Tundra giunta a Piombino.
Nel frattempo, per effetto delle sanzioni, Mosca ha aperto nuovi canali di distribuzione del gas, iniziando a distribuire la risorsa anche in Paesi come il Pakistan e programmando nuove rotte, come in Turchia, dove si vuole costruire un hub gasiero. Gasdotti di nuovo tipo sono stati invece finalizzati in Cina.
Come riportato da Renovatio 21, nel corso dei mesi del conflitto è emerso come, nonostante le sanzioni Paesi UE come la Spagna siano arrivati addirittura ad aumentare le importazioni di GNL russo.
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Economia
La situazione industriale in Italia. Intervista al prof. Pagliaro
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