Economia
Biden attaccherà il Bitcoin

I primi segnali suggeriscono che la Casa Bianca di Biden, a differenza di quella di Obama e Trump, potrebbe dare un giro di vite alle criptovalute come il Bitcoin,
Janet Yellen, nominata di Biden per il Segretario del Tesoro, ha sottolineato il ruolo delle criptovalute nelle transazioni illegali e nel riciclaggio di denaro durante la sua audizione di conferma questa settimana, riporta Business Insider .
«Le criptovalute sono una preoccupazione particolare. Penso che molte siano usate – almeno in senso di transazione – principalmente per finanziamenti illeciti», ha detto Janet Yellen
Rispondendo a una domanda sui terroristi finanziati tramite Bitcoin, Yellen ha affermato che le criptovalute «sono una preoccupazione particolare» e che il governo dovrebbe imporre nuove restrizioni su come la criptovaluta può essere utilizzata.
La grande promessa delle criptovalute come il Bitcoin è che forniscono un sistema finanziario alternativo a banche centralizzate, governi e poteri di altro tipo.
La Yellen ha affermato che al fine di impedire ai terroristi di utilizzare la crittografia per finanziare le loro operazioni, il governo federale dovrebbe aggiornare e modernizzare il modo in cui gestisce le criptovalute, in particolare per quanto riguarda il modo in cui esamina le transazioni crittografiche.
Ci risiamo. 9/11 2001 Reloaded: rinunciate alla vostra libertà, perché c’è il terrorismo. Rinunciate ai vostri diritti, perché c’è il babau alle porte.
«Le criptovalute sono una preoccupazione particolare. Penso che molte siano usate – almeno in senso di transazione – principalmente per finanziamenti illeciti», ha detto Yellen all’udienza di martedì.
«E penso che abbiamo davvero bisogno di esaminare i modi in cui possiamo ridurne l’uso e assicurarci che il riciclaggio di denaro non avvenga attraverso questi canali».
Si prepara l’esproprio o l’annichilimento degli investimenti di milioni di persone che negli ultimi anni hanno intrapreso la strada delle criptovalute
Ci risiamo. 9/11 2001 Reloaded: rinunciate alla vostra libertà, perché c’è il terrorismo. Rinunciate ai vostri diritti, perché c’è il babau alle porte.
Ora ci si muove oltre: rinunciate alla vostra proprietà, il pericolo è troppo grande. Questo è il discorso con cui di fatto si prepara l’esproprio o l’annichilimento degli investimenti di milioni di persone che negli ultimi anni hanno intrapreso la strada delle criptovalute.
È tuttavia molto rilevante vedere come, nella nuova narrativa appena varata, il terrorista non sarà più un barbuto miliardario seduto su una collina in Afghanistan, il terrorista è – come è stato detto apertamente da alcune voci, anche parlamentari, statunitensi – chiunque fra quei 75 milioni di persone abbia votato Donald Trump, chiunque si rifiuti i TSO e la chiusura della propria attività per psico-pandemia, chiunque abbia a cuore i propri diritti umani fondamentali.
Colpire i Bitcoin, l’unico sistema non ancora de-piattaformabile, significa limitare ancora di più lo spazio di manovra per gli schiavi digitali del mondo moderno.
Colpire i Bitcoin, l’unico sistema non ancora de-piattaformabile (cioè, dal quale non si può espellere qualcuno che non è in linea, come stanno facendo Google Apple Amazon Twitter Facebook e perfino alcune banche), significa limitare ancora di più lo spazio di manovra per gli schiavi digitali del mondo moderno.
Economia
La Ferrero sta per comprare i cereali Kellogg per 3 miliardi di dollari

Ferrero sta pianificando un’espansione in Nord America con l’acquisizione del conglomerato di cereali per la colazione WK Kellogg Co., notissima per la produzione dei famosi Corn Flakes. Lo riporta il Wall Street Journal.
Le azioni della WK Kellogg sono aumentate vertiginosamente nelle contrattazioni pre-mercato di oggi, in seguito alle notizie diffuse durante la notte secondo cui Ferrero International SA sarebbe vicina all’acquisizione della società in un accordo del valore di circa 3 miliardi di dollari. Il titolo è aumentato del 57% nelle contrattazioni pre-mercato in seguito alla notizia dell’accordo. La divisione cereali è in difficoltà sin dalla sua separazione da Kellogg Company, a causa del calo della domanda dovuto alla crescente concorrenza dei marchi del distributore.
L’accordo arriva mentre Kellogg ha tagliato le sue previsioni di vendita annuali a maggio, con l’amministratore delegato Gary Pilnick che ha messo in guardia da un «ambiente operativo difficile» in quanto i consumatori si stanno allontanando dagli alimenti zuccherati e si stanno orientando verso opzioni di cereali a marchio privato più economiche.
Anche i produttori di cereali sono stati oggetto di crescente attenzione per l’uso di coloranti alimentari artificiali. Gli analisti di Goldman Sachs hanno recentemente notato un crescente orientamento dei consumatori verso prodotti «salutari», trainato dal crescente slancio del trend MAHA («Make America Healthy Again», «Rendiamo di nuovo l’America sana»).
Come riportato da Renovatio 21, una serie di figure pubbliche in questi anni si sono scagliate, assieme al gruppo di Kennedy, contro gli ingredienti chimici nei cereali, spesso proibiti in altri Paesi (come i coloranti), arrivando ad annunciare un boicottaggio, come nel caso dell’attrice hollywoodiana, e madre, Eva Mendes.
«Ferrero si è impegnata a diversificare sia i suoi prodotti sia la sua distribuzione geografica, anche per riuscire a gestire l’impennata dei prezzi del cacao» ha scritto Bloomberg.
Come riportato da Renovatio 21, l’origine dei gustosi cereali che costituiscono la prima colazione per tante persone nel mondo è piuttosto particolare, e si intreccia con un grande flagello che ancora si abbatte sulla società americana e su alcune intoccabili minoranze anche in Italia: la circoncisione.
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John Harvey Kellogg (1852-1943) era un dottore nutrizionista americano, oltre che un imprenditore di successo e un gran cultore dell’eugenetica, con un pensiero fisso: quello della riduzione della masturbazione presso la popolazione maschile, per la quale arrivò a raccomandare, come rimedio a lungo termine, il taglio del prepuzio ai bambini.
Tuttavia, secondo quanto ricordato, anche i cereali da lui commerciati avevano in teoria lo stesso scopo: erano sostanze che riteneva «anafrodisiache» e che quindi andavano impiegate in massa per scoraggiare l’onanismo.
Il Kelloggo, che godeva di una certa influenza presso la società statunitense del tempo, era convinto sostenitore anche del vestirsi di bianco e dei clisteri, da praticare soprattutto se si erano assorbiti veleni come tè, caffè, cioccolato. L’inventore dei cereali inoltre scoraggiava il mescolarsi tra le razze: a fine carriera si dedicò alla creazione di una «Race Betterment Foundation, («Fondazione per il miglioramento della razza»), che propalava pure eugenetica razzista americana (registri genetici, sterilizzazioni delle «persone mentalmente difettose»), di quella che poi piacque assai allo Hitler, che – cosa poco nota – prese alcune leggi degli Stati americani come suo modello per la Germania nazionalsocialista.
Ciò detto, va sottolineata la bella reputazione di cui gode Ferrero, che mai in questi anni – a differenza di altri… – ha inviato in questi anni con la pubblicità messaggi anti-famiglia o anti-bambini.
E poi la Nutella, certo semel in anno o giù di lì, male non può fare – anzi, fa bene alla psiche sicuramente.
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Immagine di Famartin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Economia
Porsche in crisi: altro forte calo delle vendite

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Cina
L’UE potrebbe diventare una «provincia della Cina»: parla il leader industriale tedesco

L’eccessiva dipendenza dell’Unione Europea dalle materie prime cinesi potrebbe ridurre l’industria del blocco al punto tale da farla diventare «una provincia della Cina», ha avvertito un alto dirigente industriale tedesco.
Mercoledì Stefan Scherer, CEO del produttore di batterie per veicoli elettrici AMG Lithium, ha dichiarato al quotidiano britannico Guardian che senza protezioni temporanee, il blocco rischia di rimanere ulteriormente indietro nelle tecnologie chiave.
Attualmente la Cina raffina circa il 60% del litio mondiale e domina la produzione mondiale di componenti per batterie, il che le conferisce un’influenza sproporzionata sulle catene di approvvigionamento critiche.
«L’Europa deve diventare indipendente dalla Cina», ha dichiarato Scherer al giornale presso la sede aziendale a Bitterfeld-Wolfen, in Germania.
Nonostante le promesse della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di ridurre la dipendenza e aumentare la produzione interna, Scherer ha affermato che il mercato continua a essere inondato di importazioni cinesi più economiche, dall’acciaio a intere unità di batterie.
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Senza misure decisive da parte di Bruxelles, ha sostenuto, la base industriale dell’UE continuerà a erodersi. «Forse sarebbe meglio candidarsi per diventare una provincia della Cina», ha detto. «È un’idea interessante, se ci si pensa bene. Siamo davvero a un punto di svolta e non ha nulla a che fare con la guerra in Ucraina, è un cambiamento radicale nelle relazioni globali».
La Von der Leyen ha riconosciuto i rischi di un’eccessiva dipendenza da Pechino e ha spinto per una «riduzione del rischio» piuttosto che per un disaccoppiamento completo. Ha anche accusato la Cina di utilizzare tattiche distorsive del mercato che minacciano di deindustrializzare alcune parti d’Europa – un’affermazione fermamente respinta dai funzionari cinesi.
Scherer ha inoltre sottolineato il rischio rappresentato dal peggioramento delle relazioni commerciali tra UE e USA, mettendo in guardia da ulteriori tensioni per l’industria automobilistica tedesca in difficoltà.
Bruxelles e Washington rimangono bloccate nei colloqui in vista della scadenza del 9 luglio, dopo la quale gli Stati Uniti potrebbero imporre una tariffa del 50% su tutte le importazioni dall’UE. I funzionari europei stanno cercando di attenuare la proposta di imposta di base del 10% e di ottenere concessioni, tra cui la riduzione del 25% dell’imposta sulle auto e del 50% del dazio su acciaio e alluminio.
L’istituto economico tedesco ha stimato che la Germania potrebbe perdere fino a 200 miliardi di euro entro il 2028 se i dazi venissero pienamente applicati.
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