Cina
Pechino sfida Manila: alzabandiera per la Festa nazionale allo Scarborough Shoal

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
La Cina celebra la fondazione della Repubblica Popolare nelle acque contese del Mar Cinese meridionale, promettendo di «restare a guardia» dell’atollo. Le Filippine da tempo parlano di presenza illegale. Di recente Pechino ha proposta di trasformare l’area in una riserva naturale.
La Guardia costiera cinese ha organizzato una cerimonia di alzabandiera in occasione della Festa nazionale a bordo di una nave nelle acque nei pressi della secca di Scarborough, due scogli contesi con le Filippine nel Mar Cinese meridionale. Pechino ha promesso di «restare a guardia» dell’atollo, da anni epicentro di tensioni diplomatiche e scontri marittimi con Manila.
Un video diffuso oggi, primo ottobre, giornata che segna la fondazione della Repubblica popolare cinese dopo la vittoria delle forze maoiste nella guerra civile, sull’app Douyin (l’equivalente cinese di TikTok) mostra gli ufficiali schierati in formazione sul ponte posteriore della nave Dahao mentre salutano la bandiera cinese che viene issata. «Difendiamo queste acque blu, garantendo alla nazione il nostro impegno incrollabile», recitano i sottotitoli.
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Lo Scarborough Shoal (chiamato isola di Huangyan da Pechino e secca di Panatag da Manila) è rivendicato da entrambi i Paesi, ma di fatto è sotto controllo cinese dal 2012, quando la Repubblica popolare ne prese possesso dopo un duro stallo navale. Da allora, pattuglie della guardia costiera e pescherecci cinesi presidiano l’area, situata in una rotta cruciale, mentre le Filippine hanno più volte contestato la presenza della nave Dahao definendola «illegale».
Il mese scorso Pechino aveva irritato ulteriormente Manila annunciando la creazione di una riserva naturale «nazionale» nella regione. La Guardia costiera filippina oggi non ha rilasciato nuovi commenti riguardo all’iniziativa cinese. Un arbitrato internazionale del 2016 ha dato ragione a Manila per quanto riguarda la sovranità sulle acque del Mar Cinese meridionale, tradizionalmente una zona di pesca sia per le Filippine che per il Vietnam, ma nella decisione non rientrano gli scogli di Scarborough.
Negli ultimi anni gli scontri intorno allo Scarborough Shoal hanno incluso l’uso di cannoni ad acqua, speronamenti e manovre ravvicinate da parte delle navi cinesi. Anche aerei da caccia cinesi hanno più volte seguito velivoli filippini in missione sulla zona. Nessuno degli episodi è mai degenerato in conflitto armato, ma entrambi i governi si accusano regolarmente di provocazioni e sconfinamenti.
In un comunicato diffuso oggi, la Guardia costiera cinese ha riferito di aver intensificato dal mese di settembre i controlli intorno all’area per respingere le «incursioni illegali» delle imbarcazioni. Separatamente, il Comando meridionale dell’Esercito popolare di liberazione ha annunciato di aver rafforzato pattugliamenti navali e aerei per rispondere alle «provocazioni».
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Immagine di dominio pubblico CC0 via Wikimedia
Cina
Pechino condanna a morte 16 gestori dei centri per le truffe online in Birmania

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Cina
Cina, Bambini presi di mira da politiche antireligiose

L’estate del 2025 ha visto una nuova escalation nella sinizzazione delle religioni in Cina. I bambini sono diventati i bersagli preferiti del regime comunista, che organizza attività di propaganda mirate a scoraggiarli dall’aderire a qualsiasi religione che si discosti dai principi decretati dal Partito Comunista sotto l’onnipotente Xi Jinping.
In una preoccupante dimostrazione di propaganda orchestrata dallo Stato, il governo cinese sta ancora una volta rivolgendo il suo apparato ideologico verso i membri più vulnerabili della società: i bambini.
A Shanghai, più precisamente nel distretto di Baoshan, sono state organizzate attività estive per trasformare i giovani in «piccoli guardiani» della comunità, come rivelato dal sito web di notizie Bitter Winter, che si impegna a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla persecuzione della religione, cristiana o di altro tipo, in Cina.
Scoraggiati dall’essere motivati dalla curiosità o dalla compassione, questi bambini indottrinati sono armati di slogan e narrazioni volte a denigrare i cosiddetti gruppi religiosi «illegali», chiamati xie jiao, spesso tradotti come “sette malvagie”, ma che in realtà si riferiscono a organizzazioni religiose non riconosciute dallo Stato e non affiliate al Partito Comunista Cinese (PCC). A partire dall’inizio dell’estate del 2025, i bambini del distretto di Baoshab sono stati mobilitati per distribuire volantini contro gli xie jiao.
Sotto la maschera di concetti come «servizio alla comunità» o «alfabetizzazione scientifica», queste attività sono puro e semplice condizionamento ideologico. I bambini sono incoraggiati a recitare discorsi ostili agli xie jiao, distribuire opuscoli e mettere in scena sketch che demonizzano le minoranze religiose. L’obiettivo è chiaro: instillare fin dalla tenera età una lealtà incrollabile alla dottrina ufficiale di Xi Jinping e normalizzare la repressione di ogni espressione religiosa.
Ciò che colpisce è il tono celebrativo con cui viene presentata questa manipolazione. I contenuti digitali resi pubblici dall’Associazione Cinese Anti-Xie Jiao esaltano la «purezza» della forza dei bambini nel difendere la loro «patria armoniosa». Uno dei momenti più inquietanti della campagna di propaganda è stata l’organizzazione di un processo simulato in una reale aula di tribunale.
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Sotto la supervisione dei giudici, i bambini hanno assunto i ruoli di «giudici», «pubblici ministeri», «imputati» e «avvocati difensori», rievocando con agghiacciante realismo un caso penale in cui i membri degli xie jiao sono stati condannati a lunghe pene detentive.
Presentata come una lezione di alfabetizzazione giuridica, questa performance aveva uno scopo ben più sinistro: radicare nella mente dei bambini una visione di «moralità» definita dallo Stato ed equiparare il comportamento «illegale» all’espressione religiosa.
Gli xie jiao sono da tempo uno strumento utilizzato dalla Cina per delegittimare e criminalizzare i gruppi religiosi che si discostano dalla dottrina ufficiale del PCC. Dal Falun Gong al culto di Dio Onnipotente, fino alle chiese cristiane clandestine, questa etichetta ha giustificato programmi di sorveglianza, detenzione e rieducazione. Coinvolgendo i bambini in questa crociata, lo Stato non solo perpetua la sua repressione, ma ne garantisce anche la longevità.
Per inciso, è comico vedere uno Stato totalitario comunista ufficialmente ateo conferire un attestato di merito alle buone religioni che accettano di sottomettersi ai suoi criteri. Da quando ha stretto la morsa sull’apparato statale cinese, Xi Jinping ha intrapreso una feroce campagna di «sinizzazione» delle religioni che, con il pretesto di acculturare ogni forma di religiosità allo spirito cinese, in realtà si sforza di rendere le religioni sempre più subordinate al PCC e alla sua dottrina.
È in questo contesto di tensione che si pone il dilemma dell’accordo provvisorio firmato nel 2018 tra la Santa Sede e la Cina: uno sforzo per porre fine allo scisma delle consacrazioni episcopali avvenute senza mandato papale per alcuni, e una capitolazione di fronte alle richieste comuniste per altri.
Una questione scottante che, come molte altre, è ora sulla scrivania di Papa Leone XIV.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Cina
COVID, blogger cristiana cinese condannata ad altri quattro anni di carcere

🚨🇨🇳CHINA TO RELEASE JOURNALIST JAILED OVER COVID REPORTING
After spending four years behind bars for her reporting of the Covid outbreak and lockdowns in Wuhan, Zhang Zhan is set to be released today after completing her sentence. pic.twitter.com/3d5EPS4S6D — Kacee Allen (@KaceeRAllen) May 14, 2024
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