Connettiti con Renovato 21

Spirito

Il controverso accordo tra Vaticano e Azerbaigian

Pubblicato

il

Il 25 luglio 2025, la Santa Sede ha firmato un accordo con l’Azerbaigian volto a promuovere il dialogo interreligioso e la cooperazione nell’educazione religiosa. L’iniziativa ha scatenato un’ondata di critiche alimentata da gravi accuse contro il governo azero, in particolare per quanto riguarda la pulizia etnica, che a volte si dice abbia preso di mira i cristiani.

 

Accordo o pomo della discordia? Il testo firmato a Baku dal cardinale George Koovakad, prefetto del Dicastero per il dialogo interreligioso, giunge in un contesto geopolitico teso, a meno di due anni dall’offensiva militare azera del 2023, che ha portato allo scioglimento dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh, nella regione contesa del Nagorno-Karabakh.

 

Questa enclave, riconosciuta a livello internazionale come parte dell’Azerbaigian, era popolata e controllata da cristiani armeni fino all’operazione militare che ne ha costretto l’esodo. Molti osservatori denunciano questa offensiva come un atto di pulizia etnica, indicando la distruzione o la profanazione di siti religiosi, chiese e cimiteri armeni nella regione.

Sostieni Renovatio 21

In questo contesto, la decisione del Vaticano ha suscitato incomprensione e indignazione tra alcuni cristiani della regione. I critici, tra cui influenti voci armene, accusano il governo azero di praticare la «diplomazia del caviale», una strategia volta a influenzare la politica estera attraverso investimenti culturali ed economici.

 

Questa pratica, secondo i critici, include generosi finanziamenti per progetti vaticani, in particolare attraverso la Fondazione Heydar Aliyev, guidata dalla first lady azera. La fondazione ha finanziato progetti di restauro in Vaticano, tra cui le Catacombe di Marcellino e Pietro, Commodilla, San Sebastiano, una statua nei Musei Vaticani e oltre 3.000 libri e 75 manoscritti nella Biblioteca Apostolica Vaticana.

 

Questi contributi finanziari sollevano interrogativi sulla possibile influenza dell’Azerbaijan sulle decisioni della Santa Sede, tanto che alcuni arrivano a parlare di «insabbiamento ecclesiastico» per minimizzare le obiezioni cattoliche alle azioni di Baku nel Nagorno-Karabakh.

 

I legami tra il Vaticano e l’Azerbaigian non sono nuovi. Nel 2011, un accordo fu mediato dal cardinale Claudio Gugerotti, allora Nunzio Apostolico, che pose le basi per la cooperazione diplomatica. Il cardinale Koovakad elogiò il nuovo accordo come «strumento prezioso per promuovere il principio della libertà religiosa», sottolineando il rispetto dell’Azerbaigian per le comunità religiose minoritarie e la possibilità di una coesistenza armoniosa tra cristiani e musulmani.

 

Ha parlato anche di priorità comuni, come la tutela dell’ambiente e l’uso etico dell’Intelligenza Artificiale: prova che il beato angelismo ereditato dall’ecumenismo del Vaticano II non è ancora del tutto scomparso.

 

Da parte degli ortodossi, le cui critiche a Roma vanno sempre prese con le pinze, l’atteggiamento del Vaticano non deve essere considerato ingenuo: monsignor Vicken Aykazian, direttore ecumenico della diocesi orientale della Chiesa apostolica armena d’America (non cattolica), ha fortemente criticato l’ impegno del Vaticano.

 

In un’intervista con The Pillar, il prelato ha affermato che «il Vaticano riceve denaro dall’Azerbaigian da tempo», citando come esempio i restauri finanziati nelle catacombe romane. Ha affermato che questi legami finanziari influenzano la diplomazia vaticana, a scapito delle relazioni storiche con l’Armenia, la prima nazione ad adottare il cristianesimo nel 301.

 

Le critiche provengono da ben oltre i circoli armeni. Oltre 300 accademici e professionisti da tutto il mondo hanno firmato una dichiarazione in cui condannano quella che ritengono essere la «complicità» della Santa Sede in quella che definiscono la «cancellazione culturale» del patrimonio armeno da parte dell’Azerbaigian.

 

Questa dichiarazione fa seguito a una controversa conferenza tenutasi il 10 aprile 2025 presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, intitolata «Il cristianesimo in Azerbaigian: storia e modernità». Organizzata da istituzioni azere, la conferenza è stata vista come un tentativo di riscrivere la storia minimizzando la presenza armena nella regione, etichettando anche le chiese armene come «albanesi caucasiche».

Aiuta Renovatio 21

Il quadro necessita di qualche sfumatura: la Santa Sede, data la sua posizione unica sulla scena internazionale, cerca spesso di mantenere relazioni con regimi controversi per promuovere un certo grado di pace e facilitare la missione della Chiesa in territori in cui la sua esistenza è talvolta minacciata. Dimostrando un certo realismo, il cardinale Koovakad, durante la firma del controverso accordo, ha insistito sulla necessità di «gesti concreti di cooperazione», in particolare da parte dell’Azerbaigian.

 

Ma è improbabile che queste precauzioni siano sufficienti a disarmare i critici di coloro che temono che la Santa Sede rischi di compromettere la propria credibilità morale, in particolare tra le comunità cristiane armene che si sentono abbandonate.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine d’archivio (febbraio 2022) di President az via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

 

Continua a leggere

Arte

Mons. Viganò offre la sua preghiera per il pittore Gasparro

Pubblicato

il

Da

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto su X un messaggio di solidarietà per l’artista Giovanni Gasparro, che ora rischia sei mesi di carcere per aver dipinto un quadro che ritrae il martirio di San Simonino, il bambino secondo la tradizione cattolica (che, fino al Concilio Vaticano II, lo venerava come beato) trucidato dagli ebrei di Trento in un atto di omicidio rituale.   «La rappresentazione del martirio di San Simone di Trento risponde alla narrazione riportata negli atti processuali ed è confermata dagli studi di Ariele Toaff, in particolare da “Pasque di sangue”, pubblicato nel 2007» scrive monsignor Viganò, ricordando il famoso caso editoriale che oramai quasi due decenni fa sconvolse l’Italia e il mondo.   «Quanti accusano di antisemitismo i Cattolici che venerano come Martire il piccolo Simonino sono più preoccupati dei carnefici che della vittima, verso cui continuano a vomitare il loro odio».  

Sostieni Renovatio 21

  «Questa narrazione non incanta più nessuno» dichiara l’arcivescovo, che offre «Tutta la mia preghiera e solidarietà per Giovanni Gasparro».   Simonino di Trento, noto da tutti come San Simonino (1472-1475), bambino di due anni e mezzo, fu trovato morto durante la Pasqua del 1475, venerato come beato dalla Chiesa cattolica sino al Concilio Vaticano II. A seguito del ritrovamento in una roggia del corpo (che, secondo voci, da qualche parte ancora dovrebbe esserci…), quindici ebrei di Trento furono interrogati con la tortura, e confessarono. Furono messi a morte. Il culto di Simonino divenne nei secoli, e non solo per il mondo cattolico, la prova dell’esistenza dell’omicidio rituale ebraico.   Lo studio storico Pasque di Sangue, edito per i tipi prodiani de Il Mulino esamina il contesto storico e culturale dell’ebraismo ashkenazita medievale in diaspora, dove nacque l’accusa agli ebrei di compiere omicidi rituali di bambini cristiani durante la Pasqua, utilizzando il loro sangue per presunti riti anticristiani.   Nel saggio, da un lato Toaff rigetta l’idea di omicidi rituali come mito cristiano, in linea con la storiografia tradizionale che considera tali accuse una montatura delle autorità cristiane, dall’altro suggerisce che, pur mancando prove dell’uso magico o superstizioso del sangue, non si può escludere che singoli individui, forse legati a gruppi estremisti ashkenaziti, possano aver compiuto tali pratiche. In particolare, vi sarebbero elementi che farebbero pensare a collegamenti con culti cabalistici dell’ebraismo dell’Europa orientale.   Il libro fu precipitosamente ritirato dalle librerie poche ore dopo l’uscita, mentre sui giornali impazzava la polemica.   Toaff, va ricordato, è figlio del già rabbino capo di Roma Elio Toaff, la cui «amicizia» con Giovanni Paolo II è stata spesso raccontata ai media. Ariel, professore universitario che insegna storia medievale ad Haifa, ha recentemente pubblicato un post in lingua italiana sui social in cui condanna senza appello quanto Israele sta facendo a donne e bambini palestinesi.   Una smentita alle storie sull’omicidio di bambini è giunta la scorsa settimana per bocca dello stesso premier israeliano Beniamino Netanyahu in un suo intervento alla TV americana per negare che Israele abbia ucciso Charlie Kirk.     «Nei secoli, specialmente nel Medio Evo, sono state dette le peggiori cose che si potevano dire riguardo agli ebrei: avvelenavamo i pozzi, noi bevevamo il sangue dei bambini cristiani… di tutto e di più… ciò è continuato sino all’Olocausto, i nazisti hanno detto le stesse cose» ha spiegato Netanyahu al canale della destra americana Newsmax, raccontando che ogni volta che queste cose sono state creduto ciò a portato a massacri, «culminando con il più grande massacro di tutti, l’Olocausto».   Nel frattempo, nel mondo impazzano le accuse per l’uccisione di migliaia di bambini, per bombe o per fame, nella campagna militare israeliana a Gaza.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
  Immagine da Twitter  
 
Continua a leggere

Spirito

Vestizione e oblazione tra gli Oblati della Fraternità San Pio X

Pubblicato

il

Da

In occasione della festa dei Sette Dolori della Madonna, festa patronale degli Oblati della Fraternità Sacerdotale San Pio X, si è svolta la vestizione dell’abito e una prima oblazione nella chiesa di Saint-Antoine a Monthey.

 

Il 15 settembre 2025 è stato un giorno di grande gioia per il Noviziato di Santa Teresa di Lavey: una novizia brasiliana ha fatto la sua prima oblazione, una suora austriaca ha indossato l’abito e altre oblate hanno rinnovato le loro oblate. Molti ospiti erano presenti per l’occasione.

 

Il secondo assistente della Società, padre Christian Bouchacourt, capo degli Oblati, ha partecipato alla cerimonia, celebrata da padre Johannes Regele, superiore del distretto Austriaco, assistito dai padri Michael Weigl ed Emmerich Jeindl. Erano presenti anche diversi altri sacerdoti, fratelli, Oblati provenienti da Polonia, Austria e Svizzera, nonché Suore della Società.

 

Nella sua omelia, padre Johannes Regele ha parlato della splendida vocazione degli Oblati, particolarmente legati alla Mater Dolorosa e molto vicini alla Croce, e quindi al Santo Sacrificio della Messa e ai sacerdoti. Questa è la loro grande missione per la Chiesa. Gli Oblati sono chiamati da Dio ad essere una benedizione per tutta la Chiesa, al servizio della Fraternità Sacerdotale San Pio X.

Sostieni Renovatio 21

Il predicatore ha paragonato il modo in cui i candidati rispondono alla loro vocazione alla storia di Abramo, spiegando che la chiamata di Dio è sempre una prova di fiducia, umiltà e coraggio. Abramo dovette abbandonarsi completamente alla grazia e alla guida di Dio. Fu chiamato a rimanere aperto a ciò che Dio voleva mostrargli.

 

Ha concluso con queste parole: «Potete essere strumenti deboli, ma Dio è infinitamente forte, e questo basta. Tutti noi, sacerdoti compresi, dobbiamo essere strumenti di Dio, non ostacoli o impedimenti. Camminiamo al passo con Dio e, soprattutto, rimaniamo sempre fedeli alla nostra vocazione. In questo modo, come Abramo, saremo una vera benedizione».

 

Dopo la Messa, è stato offerto un pranzo festivo agli ospiti e alle famiglie delle suore. Una presentazione fotografica ha mostrato la vita delle Oblate. La giornata si è conclusa con il canto dei Vespri e la Benedizione del Santissimo Sacramento.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine da FSSPX.News

 

Continua a leggere

Spirito

Prevost nomina arcivescovo un prelato legato a McCarrick

Pubblicato

il

Da

Mercoledì papa Leone XIV ha nominato il vescovo James F. Checchio, attuale vescovo di Metuchen, nel New Jersey, arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di New Orleans. Lo riporta Life Site.   Nei suoi 33 anni di sacerdozio, monsignor Checchio, 59 anni, avrebbe insabbiato gli abusi del defunto ex cardinale Theodore McCarrick, caduto in disgrazia, e avrebbe espresso sostegno al gesuita filo-LGBT James Martin e a un’organizzazione dissidente pro-omotransessualista.   Il Checchio inizialmente sarà arcivescovo coadiutore insieme all’arcivescovo Gregory Aymond, ma succederà ad Aymond come prossimo arcivescovo di New Orleans al suo ritiro.

Sostieni Renovatio 21

«È con grande speranza per il futuro della nostra arcidiocesi che condivido la notizia che il Santo Padre, Papa Leone XIV, ha nominato il Reverendissimo James F. Checchio della diocesi di Metuchen come Arcivescovo coadiutore di New Orleans», ha affermato monsignor Aymond in una dichiarazione.   Dopo l’ordinazione sacerdotale di Checchio nel 1992, ha prestato servizio in diverse parrocchie della diocesi di Camden, nel New Jersey, e ha ricoperto incarichi amministrativi diocesani, tra cui quello di segretario del vescovo James McHugh.   Dal 2006 al 2016, Checchio è stato rettore del Pontificio Collegio Nordamericano (NAC) di Roma, dopo un mandato di due anni e mezzo come vicerettore. Durante il suo mandato, Checchio ha avuto il merito di aver fatto sì che il NAC raggiungesse il più alto numero di iscritti americani dagli anni Sessanta.   Tuttavia, fu anche durante il suo mandato che all’allora cardinale McCarrick fu concesso di rimanere al collegio durante il conclave papale del 2013, nonostante tra il clero circolassero accuse e voci di abusi sessuali da lui commessi sui seminaristi.   Nel 2016, il Checchio è stato nominato vescovo della diocesi di Metuchen da papa Francesco. McCarrick, vescovo fondatore della diocesi, è stato in prima linea nella consacrazione episcopale di Checchio.   Gruppi cattolici americani in queste ore hanno riportato alla luce foto e storie che comproverebbero i legami tra McCarrick e Checchio.  

Aiuta Renovatio 21

Nell’agosto 2018, dopo che decenni di accuse di abusi contro McCarrick erano diventate pubbliche, Checchio scrisse in una dichiarazione diocesana di essere «addolorato e pieno di vergona» per le notizie sugli «eventi abominevoli di cui siamo venuti a conoscenza riguardo (allora) all’arcivescovo McCarrick».   Il nuovo arcivescovo coadiutore di New Orleans ha anche mostrato sostegno al sacerdote gesuita padre James Martin. Nel 2018, lo invitò a parlare in diocesi e lo invitò persino nella sua residenza privata prima del discorso.  

Aiuta Renovatio 21

In effetti, Martin sembrava esprimere la sua approvazione per la nomina di Checchio a New Orleans, ripubblicando l’annuncio dell’USCCB tramite X.   Checchio ha anche autorizzato il ministero pro-LGBT dissidente In God’s Image presso la Chiesa del Sacro Cuore a South Plainfield. «”In God’s Image” è il gruppo parrocchiale di condivisione della fede per persone cattoliche gay, lesbiche, bisessuali, transgender e indecise dai 18 anni in su e per le loro famiglie», afferma la pagina web del ministero, che presenta immagini arcobaleno.   Sebbene il ministero affermi di accettare l’insegnamento della Chiesa sul «matrimonio» tra persone dello stesso sesso, un laico «sposato» con un altro uomo, in precedenza avrebbe svolto un ruolo nel gruppo. Secondo un rapporto del 2019 pubblicato da ChurchMilitant.com, Checchio avrebbe ignorato le preoccupazioni dei fedeli di Metuchen e avrebbe rimosso il nome dalla pagina web del ministero solo dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Church Militant.   Checchio ha avuto precedenti contrastanti nel sostenere la celebrazione della Santa Messa in rito tradizionale a Metuchen. Nel 2022, il vescovo ha soppresso la Messa in latino nella chiesa del Corpus Domini senza fornire una spiegazione pubblica. D’altro canto, Checchio ha dimostrato il suo sostegno ad altre Messe tridentine, celebrandone una nella Cappella del Santissimo Sacramento a Raritan all’inizio di quest’anno.     Oltre ai suoi incarichi diocesani, monsignor Checchio è tesoriere della Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti (USCCB) dal 2022.   Il vescovo ha conseguito una laurea in Filosofia presso l’Università di Scranton, Pennsylvania, un Master in Business Administration presso la La Salle University di Philadelphia e un Dottorato in Diritto Canonico e una laurea in Sacra Teologia presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma. In precedenza, è stato nominato cappellano di Sua Santità da papa Giovanni Paolo II nel 2000, conferendogli il titolo di monsignore, ed è stato nominato prelato d’onore da Papa Benedetto XVI nel 2011.   L’arcidiocesi di New Orleans, che Checchio guiderà in futuro, è stata al centro di un enorme scandalo di abusi sessuali e ha recentemente offerto un risarcimento di ben 230 milioni di dollari alle vittime di abusi.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
  Immagine USCCB via X
Continua a leggere

Più popolari