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Pizzaballa e Teofilo III a Gaza fra i cristiani colpiti dall’attacco israeliano
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il patriarca latino e quello greco-ortodosso di Gerusalemme, con un gesto ecumenico forte, hanno visitato insieme la parrocchia della Sacra Famiglia e consegnato oltre 500 tonnellate di aiuti. La vicinanza di Leone XIV che, rispondendo a una telefonata di Netanyahu, ha rinnovato la richiesta per la fine «di questa strage». Un rapporto della Bbc documenta le proporzioni della distruzione sistematica di intere aree della Striscia realizzata da Israele con le ruspe dal marzo scorso.
Il patriarca latino di Gerusalemme cardinale Pierbattista Pizzaballa, accompagnato dal primate greco-ortodosso Teofilo III, è entrato oggi dopo oltre un anno a Gaza per portare un messaggio di vicinanza e solidarietà ai cristiani della parrocchia della Sacra Famiglia.
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Ieri la Chiesa cattolica della Striscia è stata oggetto di un durissimo attacco dell’esercito israeliano, che ha causato la morte di tre persone, provocato gravi danni all’edificio e il ferimento di diversi ospiti del compound, fra i quali lo stesso parroco padre Gabriel Romanelli.
I due patriarchi erano parte di una delegazione ecclesiastica che ha voluto manifestare «la comune sollecitudine pastorale delle Chiese di Terra Santa e la loro preoccupazione per la comunità di Gaza» come spiega una nota del patriarcato latino (LPJ).
Del resto i cristiani della Striscia sono ormai sempre più legati da un «ecumenismo del sangue», che unisce nelle sofferenze e rafforza i legami di solidarietà fra confessioni diverse. La delegazione guidata dal porporato, che ha raggiunto come da programma la parrocchia della Sacra Famiglia, ha voluto incontrare i membri della comunità cristiana locale, offrire cordoglio e solidarietà alle vittime e familiari, portare aiuti a fronte di bisogni enormi.
Durante il tragitto il cardinale Pizzaballa ha anche ricevuto la telefonata di papa Leone XIV, che ha rilanciato l’invito alla tregua perché «è ora di finire con questa strage». Il pontefice ha anche espresso «la sua vicinanza, il suo affetto, la sua preghiera, il suo supporto e anche la sua intenzione di fare tutto il possibile perché si arrivi non solo al cessate il fuoco, ma alla fine di questa tragedia».
Sempre in mattinata papa Leone ha ricevuto una telefonata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, al quale ha rinnovato l’appello perché «venga ridato slancio all’azione negoziale e si raggiunga un cessate il fuoco e la fine della guerra» come riferisce una nota della Sala Stampa vaticana. Il pontefice ha quindi «espresso nuovamente la sua preoccupazione per la drammatica situazione umanitaria della popolazione a Gaza, il cui prezzo straziante è pagato in modo particolare da bambini, anziani e persone malate» e «ribadito l’urgenza di proteggere i luoghi di culto e soprattutto i fedeli e tutte le persone in Palestina ed Israele».
Tornando alla visita del cardinale Pizzaballa a Gaza, il porporato ha voluto valutare «personalmente i bisogni umanitari e pastorali della comunità, per aiutare a guidare la presenza e la risposta continua della Chiesa».
Già in queste ore, grazie all’iniziativa del patriarcato stesso con i partner umanitari, è prevista la consegna di circa 500 tonnellate in generi di «assistenza esistenziale» a beneficio non solo dei cristiani, ma del «maggior numero possibile di famiglie».
«Si tratta di centinaia di tonnellate di scorte alimentari, kit di pronto soccorso e attrezzature mediche», cui si aggiunge «l’evacuazione di persone ferite nell’attacco verso istituzioni mediche» esterne alla Striscia. La nota patriarcale si conclude col ringraziamento al papa che ieri ha chiamato il cardinale Pizzaballa e al patriarca Teofilo III anch’egli a Gaza «per offrire sostegno, vicinanza e preghiere».
L’attacco di ieri alla parrocchia latina, con il suo carico di morte e distruzione, ha riacceso i riflettori sulla strage che si consuma quotidianamente nella Striscia e che, spesso, passa sotto silenzio e nell’indifferenza della comunità internazionale.
Dal presidente USA Donald Trump ai governi europei, in molti hanno chiamato Netanyahu per chiedere spiegazioni sull’attacco a un luogo di culto, ospitalità e cura [le suore di Madre Teresa si occupano di una cinquantina di disabili].
Una realtà che sin dai primi giorni della guerra a Gaza è impegnata nell’aiuto e nella solidarietà, superando le appartenenze confessionali o religiose: del resto la parrocchia ospita anche ortodossi e ha aiutato in questi anni pure famiglie musulmane.
Un «ecumenismo del sangue» come è stato ribattezzato, che è emerso ieri pomeriggio in occasione delle esequie di due delle tre vittime cristiane dell’attacco israeliano, che si sono celebrate nella chiesa greco-ortodossa di san Porfirio, essa stessa in passato obiettivo di attacchi sanguinosi dell’esercito dello Stato ebraico.
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Sempre ieri pomeriggio si è celebrata una messa di suffragio anche nella parrocchia della Sacra Famiglia, concelebrata dal parrocco padre Romanelli che ha voluto essere presente nonostante le ferite alla gamba riportate nell’attacco.
Fra le voci cristiane che si sono levate in queste ore vi è anche quella dei Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme che, in una nota congiunta, esprimono «profonda solidarietà» al patriarcato latino e a quanti erano ospiti della parrocchia oggetto di un «atroce attacco» israeliano.
Oltre a denunciare il «crimine», i leader cristiani ricordano che «i luoghi di culto sono spazi sacri che devono essere protetti. Sono inoltre protetti dal diritto internazionale. Prendere di mira una chiesa che ospita circa 600 rifugiati, tra cui bambini con bisogni speciali, è una violazione di queste leggi. È anche un affronto alla dignità umana, un calpestare la sacralità della vita umana e la profanazione di un luogo sacro».
In chiusura, vi è un nuovo richiamo alla comunità internazionale perché «si adoperi per un cessate il fuoco immediato a Gaza che ponga fine a questa guerra» e per «garantire la protezione di tutti i siti religiosi e umanitari e di provvedere al sollievo delle masse affamate in tutta la Striscia di Gaza».
Intanto si fanno sempre più devastanti le conseguenze della guerra lanciata da Israele ad Hamas nella Striscia, in risposta all’attacco terroristico del 7 ottobre 2023. Dall’inizio del conflitto oltre il 70% delle strutture di Gaza sono state rase al suolo, pari a circa 160mila edifici – soprattutto case – con l’obiettivo di impedire il ritorno dei civili nelle loro abitazioni.
Non solo raid aerei e attacchi di terra con carri armati, perché alle devastazioni hanno contribuito anche contractor privati che operano a colpi di ruspe ricevendo fino a 1500 dollari per ogni palazzo demolito.
Un rapporto pubblicato oggi dalla BBC punta il dito contro Israele che ha demolito migliaia di edifici in tutta Gaza da quando si è ritirato da un cessate il fuoco con Hamas a marzo, con intere città e sobborghi – una volta sede di decine di migliaia di persone – rase al suolo nelle ultime settimane.
Le immagini satellitari mostrano enormi quantità di distruzione in diverse aree, che il comando militare israeliano afferma di avere sotto «controllo operativo».
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Immagine del Patriarcato Latino di Gerusalemme via Twitter
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Aborto e pena di morte, la dichiarazione controversa di papa Leone XIV
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La Chiesa pubblica le sue statistiche annuali
Il 17 ottobre 2025, in occasione della 99ª Giornata Missionaria Mondiale, il Dicastero per l’Evangelizzazione ha pubblicato le sue statistiche annuali sullo stato della Chiesa cattolica nel mondo. Questi dati, una sintesi dei dati raccolti fino alla fine del 2023, dipingono un quadro sfumato del cattolicesimo, continente per continente.
Il primo dato che salta all’occhio leggendo le ultime statistiche della Chiesa è il numero dei cattolici nel mondo: mentre la popolazione mondiale ha raggiunto un nuovo traguardo nel 2023, raggiungendo i 7.914.582.000 abitanti – con un aumento di 75.639.000 persone rispetto al 2022 – il numero dei cattolici non è diminuito, né in valore assoluto né in proporzione.
Si stima che i battezzati siano 1,4 miliardi, con un aumento di circa 16 milioni in un anno. Questo aumento porta la quota di cattolici al 17,8% della popolazione mondiale (17,7% nel 2022) e conferma la tendenza al rialzo osservata da decenni. Per la prima volta, Africa e Sud America sono gli unici continenti a progredire, mentre l’Europa continua a mostrare segni di stagnazione o addirittura di forte calo a seconda del Paese.
Seconda osservazione: la distribuzione geografica dei cattolici rivela disparità evidenti. In Africa, il continente più dinamico, il numero di cattolici battezzati è aumentato di 8,3 milioni, rappresentando ormai il 20% di una popolazione africana stimata in 1,4 miliardi, tanti quanti i cattolici nel mondo. Questa crescita si spiega con un alto tasso di natalità ma anche con un’evangelizzazione attiva, con diocesi in piena espansione.
Le Americhe hanno visto un aumento di 5,6 milioni: i cattolici rappresentavano il 64% di una popolazione che superava il miliardo. L’Asia ha registrato un incoraggiante aumento di 954.000 fedeli, mantenendo una quota stabile al 3,3% della popolazione. L’Europa ha guadagnato 740.000 cattolici, per un totale di 286 milioni, pari al 40% della popolazione. L’Oceania ha visto un leggero aumento di 210.000, ma la quota di battezzati è diminuita dell’1%: poco più di 11 milioni di cattolici su 44 milioni di abitanti.
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Questa crescita globale è supportata da una rete di 1.130 circoscrizioni ecclesiastiche gestite dal Dicastero per l’Evangelizzazione, di cui 530 in Africa e 483 in Asia. Ciò rappresenta un aumento di sette unità rispetto all’anno precedente, a dimostrazione di una crescente presenza nelle regioni in via di sviluppo.
Nonostante questa vitalità numerica, la Chiesa si trova ad affrontare una sfida importante: la scarsità di vocazioni sacerdotali. Il numero totale di sacerdoti è di 406.996 nel 2023, in calo di 734 unità rispetto al 2022, inclusi 278.742 sacerdoti diocesani e 128.254 religiosi, con una diminuzione di 429 e 305 unità. Il rapporto tra fedeli e sacerdoti aumenta a un sacerdote ogni 15.918 abitanti (15.682 nel 2022), con un onere maggiore per i restanti pastori.
Le tendenze regionali accentuano questo contrasto. In Europa, il calo è netto: 2.486 sacerdoti in meno, con un rapporto di 1.846 fedeli per sacerdote, a riflesso del calo delle vocazioni in un continente in forte declino. Le Americhe hanno perso 800 sacerdoti, mentre l’Oceania ne ha avuti 44 in meno. Al contrario, l’Africa ha guadagnato 1.451 sacerdoti, con un rapporto di 5.094 cattolici per sacerdote, e l’Asia 1.145. Questi incrementi compensano in parte le perdite, ma il saldo complessivo rimane negativo.
I seminari, fucina di futuri sacerdoti, confermano questa tendenza al ribasso. Il numero di seminaristi maggiori – diocesani e religiosi – ammonta a 106.495, con un calo di 1.986 unità nell’ultimo anno. L’Africa è aumentata di 383 unità, ma l’Asia è diminuita di 1.331 unità e l’Europa di 661 unità. Queste cifre allarmanti sollevano la questione della successione: come mantenere la presenza della Chiesa in alcune regioni con un clero che invecchia?
In termini di istruzione, nel 2023 la Chiesa gestiva 74.550 scuole materne per 7,6 milioni di bambini, 102.455 scuole primarie per 36 milioni di studenti e 52.085 scuole medie e superiori per 20 milioni di giovani. 2,7 milioni di studenti frequentano istituti collegati alla Chiesa e 4,6 milioni di altre università affiliate. Queste reti, spesso gratuite o sovvenzionate, raggiungono oltre 70 milioni di giovani.
Nel campo dell’assistenza sanitaria e sociale: sono attive 103.951 strutture. Tra queste, 5.377 ospedali, 13.895 dispensari, 504 lebbrosari, 15.566 case di riposo per anziani o disabili, 10.858 centri diurni e 10.827 consultori matrimoniali. Il sito informativo del Vaticano aggiunge anche 145.000 dispensari e 50.000 altre strutture di accoglienza (case di accoglienza, servizi sociali).
In breve, la Chiesa cattolica conta 1,4 miliardi di fedeli in un mondo di 7,9 miliardi di persone, gestendo un impero educativo e caritativo senza pari. Ma dietro queste cifre piuttosto lusinghiere si nasconde una sfida: come nutrire spiritualmente questa moltitudine con risorse umane in diminuzione? Questa è la sfida del pontificato inaugurato poco meno di sei mesi fa.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di Donatas Dabravolskas via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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USA, applicata ai critici di Israele la legge per impedire le proteste all’aborto
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