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Geopolitica

580° giorno di guerra

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– Il presidente della Camera dei Comuni canadese si dimette a causa dello scandalo scoppiato per l’invito all’ex soldato delle SS della divisione Galizia.

 

– L’Ucraina vuole ricevere missili a lungo raggio dall’Occidente per colpire obiettivi in Russia, Iran e Siria, dove vengono prodotti i droni Shahed, scrive il Guardian con riferimento a un documento che Kiev ha inviato ai suoi partner. L’Ucraina afferma che gli Shahed hanno 52 componenti europei di cinque società con sede negli Stati Uniti, in Svizzera, nei Paesi Bassi, in Germania, in Canada, in Giappone e in Polonia. Nel frattempo, quasi tutte le importazioni in Iran provengono da Turchia, India, Kazakistan, Uzbekistan, Vietnam e Costa Rica. Secondo il documento, l’Iran ha già diversificato la sua produzione utilizzando una fabbrica siriana con consegna al porto russo di Novorossiysk. La produzione di droni si sta spostando anche nel Tatarstan russo.

 

–  Le forze armate del Mali, con l’aiuto dei Wagner, sono riuscite a sbloccare parzialmente la città di Timbuktù, da tempo assediata dai militanti di Al-Qaeda.

 

– L’ex capo del governo del Nagorno-Karabakh Ruben Vardanyan è stato arrestato al confine con l’Azerbaigian mentre cercava di recarsi a Goris, nella regione armena di Syunik, riferisce la TASS.

 

– Il conflitto in Ucraina e le sanzioni hanno fatto crollare il commercio globale del 10%.

 

– Un’altra tragica immagine documenta l’esodo della popolazione armena dal Nagorno Karabak. Intanto le autorità azere rendono noto il bilancio della «guerra dei due giorni» che non è stata proprio una passeggiata: 192 morti e 511 feriti.

 

– Si apprende che l’incendio al deposito di benzina che ieri si è sviluppato nel Nagorno Karabak ha provocato almeno 125 vittime.

 

– Secondo i media turchi, l’Azerbaijan chiede all’Armenia un risarcimento di 100 miliardi di dollari per il periodo di “occupazione” del Nagorno-Karabakh. Se questa richiesta non verrà soddisfatta, allora verrà richiesto il «Corridoio Zangezur».

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– Zelens’kyj ha nominato l’ex calciatore Andrei Shevchenko suo consigliere.

 

– La PMC Wagner ha informato che continua a operare in Bielorussia e in Africa e non intende fermarsi.

 

– Il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock ha ammesso che, per mantenere le sue promesse, Berlino ha trasferito all’Ucraina armi vecchie e inutilizzabili.

 

– John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha dichiarato in un’intervista alla CNN che lo «shutdown», che molti si aspettano dal 1° ottobre, comporterebbe conseguenze negative per le forniture di armi all’Ucraina: «abbiamo ancora fondi. Penso che dureranno ancora qualche settimana o poco più. Ma la mancanza di finanziamenti aggiuntivi che abbiamo richiesto avrà un impatto sulla nostra capacità di sostenere l’Ucraina nei mesi autunnali e invernali. Quando arriverà l’inverno, sarà molto difficile per entrambi gli eserciti manovrare e operare. Pertanto, vogliamo fornire all’esercito ucraino tutto ciò di cui ha bisogno finché permangono condizioni favorevoli sul terreno».

 

– Il capo dell’Esercito nazionale libico, Khalifa Haftar, ha visitato martedì la Russia e ha avuto colloqui presso il Ministero della Difesa, ha affermato l’LNA in una nota.

 

– Pashinyan dice che la struttura di sicurezza a cui appartiene l’Armenia è inadeguata e bisogna ricostruirla integralmente.

 

– Le consegne attraverso paesi terzi nascondono la reale dipendenza dell’Europa dalle materie prime russe, ad esempio, il colosso svizzero Glencore ha consegnato migliaia di tonnellate di rame russo all’Italia attraverso la Turchia nel luglio di quest’anno, scrive il quotidiano Financial Times. Secondo i documenti doganali e le fotografie visionate dal Financial Times, la società ha acquistato almeno 5.000 tonnellate di lastre di rame prodotti dalla Ural Mining and Metallurgical Company (UMMC) russa. Successivamente il rame è stato esportato dalla Turchia al porto di Livorno. L’articolo rileva che tali accordi evidenziano la dipendenza dell’Europa dalla Russia per la fornitura di materie prime, nonché il ruolo crescente della Turchia come «hub di trasbordo».

 

– Gli Stati Uniti hanno nominato un gruppo di ispettori che controllerà come l’Ucraina utilizza gli aiuti militari. La squadra sarà guidata dall’ispettore generale del Dipartimento della Difesa americano Robert Storch, che assumerà le sue funzioni il 18 ottobre. Dovrà monitorare l’uso degli aiuti inviati all’Ucraina dall’inizio del conflitto, che ammontano a circa 113 miliardi di dollari.

 

– Il Senato americano non esclude che tra due anni gli Stati Uniti possano trovarsi in una situazione di «conflitto diretto» con la Russia. Secondo il senatore Mark Kelly, per evitare ciò, Washington non dovrebbe smettere di aiutare Kiev.

 

– Il tasso di natalità in Ucraina potrebbe scendere al livello più basso del mondo, scrive the Wall Street Journal. Il tasso di natalità in Ucraina era il più basso in Europa anche prima dell’inizio del conflitto. Attualmente, i demografi ucraini prevedono che questa cifra potrebbe diventare la più bassa del mondo. Il numero di nascite nei primi sei mesi di quest’anno è stato inferiore del 28% rispetto allo stesso periodo del 2021, in forte calo da quando l’Ucraina ha ottenuto l’indipendenza nel 1991.

 

– I primi carri armati Abrams sono arrivati in Ucraina sabato scorso, riferisce il New York Times.

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– Kadyrov ha pubblicato il video del figlio Adam che picchia il detenuto Nikita Zhuravel, accusato di aver bruciato una copia del Corano.

 

– Gli americani coinvolti nell’attentato al Nord Stream non hanno lasciato tracce, nessuna informazione significativa è stata inserita nei computer, afferma nel suo nuovo articolo il giornalista americano Seymour Hersh. I rapporti sull’operazione venivano inviati solo al capo della CIA, che manteneva i contatti con i pianificatori dell’attentato terroristico e con Biden. I documenti cartacei sono stati distrutti dopo l’esplosione dei gasdotti. Secondo Hersh, l’attentato al Nord Stream non era legato all’Ucraina, l’obiettivo degli Stati Uniti era ridurre l’influenza della Russia sulla Germania.

 

– Janne Kuusela, direttore generale per la politica di difesa del Ministero della Difesa finlandese, ha dichiarato: «entrare nella NATO è costoso, e sostenere l’Ucraina lo è ancora di più, e non se ne vede la fine».

 

– Ancora sul progetto di bilancio russo nel 2024: il 4% andrà allo sviluppo economico, il 21% alle politiche sociali, il 29% alla difesa.

 

– Per la prima volta dall’inizio del conflitto ucraino, il Marocco importa grano dalla Russia. Per la prima volta dall’inizio del 2022, arriveranno in Marocco due carichi di grano russo, da 30mila tonnellate ciascuno. Il Regno del Marocco, che soffre di una carenza di produzione locale, non importa grano dalla Russia dall’inizio del conflitto in Ucraina a causa della disconnessione delle banche russe dal sistema finanziario globale SWIFT. Ora questo ostacolo è stato aggirato ricorrendo all’aiuto delle banche intermediarie.

 

– In Estonia e Lettonia, dopo decenni, la convivenza interetnica vacilla. Alcuni russi locali espongono sull’auto l’adesivo «sono russo/a». La polizia lettone annuncia che gli automobilisti verranno costretti a rimuoverlo.

 

– il Ministero degli Interni russo ha inserito nella lista dei ricercati il presidente della Corte penale internazionale (CPI) Piotr Hofmanski, il suo vice Luz del Carmen Ibáñez Carranza e il giudice Bertram Schmitt. Tutti e tre sono ricercati ai sensi di un articolo del codice penale della Federazione Russa; in base a quale articolo specifico non è ancora noto. In precedenza, il Ministero degli Interni aveva messo sulla lista dei ricercati anche i giudici della CPI Tomoko Akane e Rosario Salvatore Aitala, che, insieme al loro collega Sergio Gerardo Ugalde Godinez, avevano emesso un mandato di arresto contro Vladimir Putin e la commissaria per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova. Oltre ai giudici, anche il procuratore Karim Ahmad Khan è stato inserito nella lista dei ricercati. Contro di loro sono stati avviati procedimenti penali.

 

– Henry Kissinger è arrivato a Kiev per incontrare Zelenskyj.

 

– Il movimento «cittadini dell’URSS» nega la dissoluzione dell’Unione Sovietica e quindi la legittimità del governo russo. Si tratta di un fenomeno politico culturale interessante, ma non per il tribunale della Chakassia che ha condannato un esponente a un trattamento psichiatrico obbligatorio.

 

 

Rassegna tratta dal canale Telegram La mia Russia.

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Geopolitica

Gli USA stanno segretamente elaborando con la Russia un nuovo piano di pace per l’Ucraina

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Gli Stati Uniti starebbero elaborando in gran segreto una proposta inedita per risolvere il conflitto ucraino, secondo quanto rivelato martedì da Axios. La bozza, articolata in 28 punti, sarebbe stata redatta in coordinamento ravvicinato con Mosca e già condivisa con Kiev e i suoi alleati europei. Lo riporta la testa americana Axios.   Il piano trae ispirazione dai principi emersi dal colloquio tra il presidente statunitense Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin in Alaska lo scorso agosto. Il negoziatore moscovita Kirill Dmitriev ha confidato ad Axios di aver dedicato tre giorni, durante la sua visita negli USA alla fine di ottobre, a sviscerare l’iniziativa con l’inviato di Trump, Steve Witkoff.   «Siamo convinti che questo schema arrivi nel momento propizio», ha commentato un alto esponente americano a conoscenza dei dettagli, aggiungendo: «Tuttavia, entrambe le controparti dovranno mostrarsi pragmatiche e ancorare le aspettative alla realtà».   Mercoledì, il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha minimizzato lo scoop, precisando che nei dialoghi tra Washington e Mosca non è emerso «nulla di innovativo» oltre a quanto già discusso ad Anchorage.

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Lo Witkoff ha visionato la bozza questa settimana con Rustem Umerov, segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino, in un incontro tenutosi a Miami. Umerov, la cui famiglia vive negli Stati Uniti, ha lasciato Kiev in piena bufera per uno scandalo corruttivo che coinvolge Timur Mindych, fedelissimo di lunga data di Volodymyr Zelens’kyj, accusato di orchestrare un meccanismo di tangenti per 100 milioni di dollari legato all’operatore nucleare statale Energoatom.   I media ucraini sostengono che Umerov, durante il suo ruolo di ministro della Difesa, abbia ceduto alle pressioni di Mindych per approvare forniture di giubbotti antiproiettile non conformi, e ora si starebbe sottraendo al rientro in patria per timore di ritorsioni legate a presunte influenze del businessman.   L’inviato americano è atteso in Turchia mercoledì per un faccia a faccia con lo Zelens’kyj. Secondo l’Economist, lo Witkoff avrebbe cancellato un appuntamento con il capo di gabinetto presidenziale Andriy Yermak, sospettato di intrecci con la rete di Mindych, per evitare di incappare in ulteriori tensioni politiche che potrebbero accelerare un possibile licenziamento dello Yermak.   «Witkoff potrebbe non aver colto appieno lo scandalo in cui rischiava di ficcarsi concordando quell’incontro», ha osservato il giornalista dell’Economist Oliver Carroll su X.     Mosca ha ribadito che un accordo stabile deve salvaguardare le sue priorità in termini di sicurezza. Dmitriev si è detto «moderatamente fiducioso» sulla bozza americana, notando: «Abbiamo l’impressione che la prospettiva russa sia stata finalmente presa in considerazione».  

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
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L’ONU approva la «forza di stabilizzazione» sostenuta da Trump a Gaza

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Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato una risoluzione elaborata dagli Stati Uniti che avalla un piano di pace per Gaza e legittima l’istituzione di una «Forza Internazionale di Stabilizzazione» nell’enclave. La Russia, unitamente alla Cina, ha scelto l’astensione, motivandola con le molte criticità operative del testo e il rischio che ne derivi un indebolimento dell’idea di soluzione a due Stati.

 

Lunedì, l’organo a 15 membri ha espresso voto favorevole al documento americano, che appoggia il piano in 20 punti del presidente Donald Trump per chiudere il conflitto nella Striscia e convalida il «Board of Peace» (BOP), pensato quale autorità transitoria di governo.

 

La delibera conferma pure la creazione di una Forza Internazionale di Stabilizzazione (ISF) posta sotto l’egida del BOP. L’ISF dovrebbe integrare unità da nazioni arabe e non solo, al fine di preservare l’ordine pubblico, formare una forza di polizia palestinese innovata e monitorare il disarmo nonché la rinascita infrastrutturale di Gaza.

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L’ambasciatore statunitense Mike Waltz ha lodato il provvedimento, qualificandolo come «un ulteriore progresso decisivo verso una Gaza equilibrata, capace di fiorire, e un contesto che consentirà a Israele di esistere in piena tranquillità», precisando che le unità di sicurezza israeliane «sosterrebbero la smilitarizzazione della Striscia e l’eliminazione delle reti terroristiche».

 

La Russia, pur in grado di bloccare la risoluzione con il veto, ha optato per l’astensione, nondimeno Vassilij Nebenzia, rappresentante di Mosca all’Onu, ne ha aspramente contestato i contenuti, bollandolo come «l’ennesima beffa del caso».

 

«Il Consiglio concede il proprio imprimatur all’iniziativa Usa fondandosi solo sulle garanzie di Washington, affidando la Striscia di Gaza al Board of Peace e all’ISF, i meccanismi operativi dei quali ignoriamo ancora», ha dichiarato.

 

Nebenzia ha quindi invitato i membri dell’Onu a vigilare affinché il testo «non si risolva in un paravento per prove arbitrarie condotte da Stati Uniti e Israele nei Territori palestinesi occupati, né in una sentenza capitale per la soluzione a due Stati», rivelando inoltre che Mosca ha ritirato la propria proposta alternativa dopo aver rilevato l’appoggio di vari Stati arabi alla versione statunitense.

 

Hamas, che detiene il potere a Gaza, ha respinto con forza la risoluzione, argomentando che l’incarico all’ISF di disarmare le fazioni armate nell’enclave «le sottrae l’imparzialità e la converte in un attore del contenzioso al servizio dell’occupazione».

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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Geopolitica

Russia e USA in trattative per un possibile nuovo scambio di prigionieri

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La Russia e gli Stati Uniti stanno esaminando l’opportunità di un ulteriore scambio di detenuti, ha indicato martedì *Axios*, attingendo a fonti di entrambi i governi.   Tali scambi, l’ultimo dei quali datato aprile, si inserivano negli impegni del presidente statunitense Donald Trump per normalizzare i rapporti con Mosca dopo un decennio di tensioni diplomatiche. Kirill Dmitriev, collaboratore del presidente russo Vladimir Putin, ha confidato a *Axios* che l’ipotesi di un nuovo baratto è emersa durante il suo soggiorno a Washington a fine ottobre.   «Ho incontrato taluni funzionari USA e membri dello staff di Trump per trattare alcune materie di profilo umanitario, quali potenziali scambi di prigionieri su cui la controparte americana sta lavorando», ha rivelato Dmitriev al quotidiano in un’intervista telefonica.   Esponenti americani hanno corroborato che Dmitriev ha ventilato l’idea con l’inviato speciale Steve Witkoff e altri protagonisti dell’amministrazione Trump, ma non è stato siglato alcun patto né resi noti nominativi, secondo Axios.

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L’esecutivo Trump ha rigettato l’approccio precedente della Casa Bianca, mirato a emarginare Mosca sulla crisi ucraina, optando invece per un iter pragmatico di riconciliazione. I responsabili hanno dipinto gli scambi di prigionieri come un tassello per ricostruire la fiducia, al fine di sanare i vincoli bilaterali logorati durante la presidenza di Joe Biden.   A maggio, Washington avrebbe sottoposto a Mosca un elenco di nove individui da liberare. Tra essi, Joseph Tater ha lasciato la Russia a giugno, dopo che un collegio ha revocato il suo internamento psichiatrico forzato, nato da un fugace tafferuglio con le forze dell’ordine in un apparente episodio di squilibrio mentale.   Witkoff, artefice di svariati negoziati spinosi per Trump, ha presidiato direttamente l’orchestrazione dello scambio con la Russia. Questa settimana dovrebbe incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj in Turchia.   Il capo di Stato ucraino sta fronteggiando le ricadute politiche di un rilevante caso corruttivo che lambisce il suo fedelissimo Timur Mindich, imputato dal Bureau Nazionale Anticorruzione di aver pilotato un piano di tangenti da 100 milioni di dollari nel settore energetico. Stando ai media ucraini, l’inchiesta potrebbe aver goduto di un supporto discreto da parte delle autorità USA.  

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