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Geopolitica

459° giorno di guerra

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– Lukashenko: è cominciato il trasferimento di armi nucleari dalla Russia alla Bielorussia. Ieri i ministri della Difesa di Russia e Bielorussia hanno firmato documenti sul dispiegamento delle armi nucleari non strategiche russe sul territorio della Repubblica di Bielorussia. Questa è stata la conferma ufficiale del precedente accordo tra Putin e Lukashenko, ha affermato il presidente della Bielorussia.

 

– Medvedev ritiene che il conflitto ucraino si protrarrà «per molto tempo, forse per decenni»

 

– Gli Stati Uniti hanno fatto sapere all’Ucraina che si oppongono all’uso di attrezzature americane per gli attacchi al territorio russo, ha detto il portavoce della Casa Bianca Kirby. Kiev in risposta ha assicurato che «rispetterà questi consigli», ha detto Kirby. Le autorità dei due paesi hanno discusso la questione «di recente, proprio ieri o giù di lì».

 

– Zelens’kyj ha incaricato il ministero della giustizia di preparare un disegno di legge per introdurre l’ istituto delle unioni civili omosessuali.

 

– Ospedale ucraino colpito a Dnipropetrovsk

 

 

 

– Attacco con droni all’amministrazione di un oleodotto nella regione di Pskov. Pskov è a circa 800 km dal confine ucraino.

 

– Un frammento di un razzo cade su una strada trafficata a Kiev.

 

 

Daily Telegraph: Le autorità ucraine sono passate a metodi aggressivi di mobilitazione, cercando di compensare le perdite tra i militari in vista della controffensiva.

 

Bloomberg: i caccia americani F-16 sono vulnerabili alle ultime attrezzature militari russe. Gli F-16 che Kyiv intende ricevere dall’Occidente hanno radar meno potenti e missili a raggio più corto rispetto ai moderni caccia e sistemi di difesa aerea russi. A causa di queste limitazioni, l’esercito ucraino dovrà probabilmente ripensare le proprie aspettative di superiorità aerea. Gli interlocutori di Bloomberg notano che questi F-16, molto probabilmente, non saranno in grado di modificare in modo significativo l’equilibrio di forze nella regione o dare a Kiev un vantaggio sulla Russia. Nonostante ciò, l’F-16 fornirà comunque all’Ucraina «capacità aggiuntive che attualmente non ha».

 

– La nave da ricognizione e intelligence “Ivan Khurs” è stata attaccata da alcuni droni navali mentre si trovava a circa 140 chilometri a nord-est del Bosforo, nella zona economica esclusiva della Turchia. Ignoto il risultato dell’attacco ma non si segnalano richieste di soccorso.

 

 

 

– Le imprese italiane rimangono e rimarranno in Russia, ha dichiarato il presidente dell’Associazione degli imprenditori Italiani in Russia, Vittorio Torrembini. «Siamo sotto pressione da tutte le direzioni. Ma negli ultimi decenni le imprese italiane sono penetrate profondamente nell’economia russa, hanno investito miliardi di euro in essa, decine di aziende sono presenti qui. Non lasceremo un mercato così attraente».

 

– Il senatore Lindsey Graham va Kiev a dire a Zelensky che i soldi per uccidere i Russi sono quelli meglio spesi.

 

 

 

– Una delle condizioni per raggiungere la pace in Ucraina è la rinuncia di Kiev ad aderire a NATO e UE e il ritorno dell’Ucraina a uno status neutrale non di blocco, ha detto a TASS il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Galuzin.

 

– Lukashenko ieri (a Tokaev che aveva espresso timori per l’acquisito status nucleare della Bielorussia): se il Kazkhistan entra nello Stato Riunito ci saranno atomiche per tutti.

 

– Raffineria petrolifera di Kharkov colpita da un drone suicida Geran

 

 

 

– Putin: ho deciso di ripristinare i collegamenti aerei con la Georgia per le persone di quel paese che vogliono rapporti normali con la Russia e per i nostri cittadini che ci vogliono andare in vacanza.

 

– Nell’ultimo anno, le consegne indiane di prodotti petroliferi alla UE sono aumentate del 70% a 15 miliardi di dollari, sullo sfondo di una forte crescita di esportazioni di greggio dalla Russia all’India da 2,5 a 31 miliardi di dollari.

 

Newsweek ritiene che le elezioni turche abbia vinto Putin.

 

– Missili su Zhytomir.

 

 

 

– Il ministro degli interni russo Kolokol’zev ha visitato l’Arabia Saudita ed ha trovato affinità con la Russia: in entrambi i paesi, dice, si intende resistere alla cultura dell’occidente, dove presto si potranno sposare gli animali.

 

– Trattative fra Arabia Saudita e New Development Bank in vista di un ingresso dei sauditi nell’istituto finanziario dei BRICS con sede in Cina.

 

– Antiaerea in azione nella zona russa di Rostov

 

 

 

– La Cina potrebbe ritardare la costruzione del gasdotto Power of Siberia-2, preferendo dare la precedenza a Linea D, progetto di un gasdotto dell’Asia centrale per le forniture di gas dal Turkmenistan. riferisce Reuters citando fonti.

 

– Pashinyan ha affermato che ad oggi non esiste una bozza di trattato di pace concordato con Baku che possa essere firmata. In precedenza, in un incontro a Mosca, Aliyev aveva annunciato la possibilità di raggiungere un accordo di pace tra Baku e Yerevan, dal momento che l’Armenia ha riconosciuto il Karabakh come parte dell’Azerbaigian.

 

– Scontri in Kosovo

 

 

 

–  Zelens’kyj propone di imporre sanzioni contro l’Iran per 50 anni, secondo una bozza di risoluzione da lui presentata sabato alla Rada.

 

Financial Times: «L’Ucraina ha bisogno di fondi. È giunto il momento per le obbligazioni popolari europee. La stragrande maggioranza degli europei sostiene l’assistenza finanziaria all’Ucraina e, con l’aumentare delle esigenze di Kiev, la UE e un certo numero di paesi europei dovrebbero utilizzare direttamente la buona volontà delle loro popolazioni nei confronti dell’Ucraina. L’Europa deve emettere gli eurobond per l’Ucraina. Gli Stati Uniti forniscono il maggior supporto militare e la maggior parte dei costi futuri della ricostruzione dell’Ucraina dovrebbero essere sostenuti dall’UE e dagli Stati membri».

 

– La presidente moldava Sandu: l’idea di unirci alla Romania non riscuote grande consenso, per cui abbiamo deciso di puntare tutto sull’integrazione europea.

 

– Guerra di trincea

 

 

 

– Il ministero dell’interno russo ha inserito il senatore americano Lindsey Graham nella lista dei ricercati.

 

Politico: Ungheria e Grecia stanno bloccando l’undicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia. Pretendono che Kiev rimuova loro società da un elenco di entità che «favoriscono la guerra».

 

– I militari russi avrebbero fatto saltare la diga Karlovka

 

 

 

– Dichiarazioni del capo di stato maggiore degli Stati Uniti Milley sulla guerra:
– Obiettivi strategici ucraini – liberare tutto il territorio occupato dai russi – «possono essere raggiunti con mezzi militari, ma probabilmente non nel prossimo futuro»;
– in Ucraina ci sono «diverse centinaia di migliaia di truppe russe»;
– «Cosa significa? I combattimenti continueranno, saranno sanguinosi e duri. E ad un certo punto, entrambe le parti avvieranno i negoziati. Oppure arriveranno a una soluzione militare in futuro e noi continueremo a sostenere l’Ucraina nella lotta per la libertà»

 

– Elezioni turche, festa per dei supporter di Erdogan dinanzi alla sua residenza

 

 

 

 

– Lukashenko ha dichiarato di aver concordato con Putin che l’introduzione di una moneta unica per il momento non è all’ordine del giorno.

 

– Il Pakistan ha ricevuto accesso diretto al mercato russo, con i collegamenti commerciali marittimi con la Repubblica islamica. All’inizio di giugno è previsto l’arrivo in Pakistan della prima petroliera con il petrolio russo nell’ambito di un accordo raggiunto ad aprile. Le autorità pakistane hanno annunciato la spedizione della prima partita di petrolio russo di 100 mila tonnellate, con uno sconto di 16-18 dollari al barile dai prezzi Platts. I pagamenti saranno effettuati in yuan cinesi

 

– Esplosioni a Berdjansk: potrebbero essere i missili britannici Storm Shadow lanciati dall’Ucraina nell’area di Zaporiggia

 

 

 

– Rapporto riassuntivo della Wagner sulle perdite dell’esercito ucraino sul fronte di Bakhmut:
Militari dell’esercito ucraino uccisi – 72.095
Catturati – 509
Carri armati distrutti – 309
Veicolo da combattimento della fanteria – 566
Veicolo trasporto truppe – 131
Automobili blindate – 1134
Auto distrutte – 2075
Mortai e cannoni distrutti – 3155
Cannoni anticarro – 300
Cannoni semoventi – 124
MLRS – 83
Sistemi di difesa aerea distrutti – 45
UAV distrutti – 282
Aerei distrutti – 5
Elicotteri distrutti – 4
Sistemi di guerra elettronica/radar distrutti – 149

 

 

 

– Il patriarca Kirill ha destituito l’ arciprete Leonid Kalinin, che aveva sollevato delle obiezioni tecniche al trasferimento della Trinità di Rublev dalla galleria Tret’jakov al Monastero di San Sergio di Sergeev Posad.

 

– Atroci filmati GoPro dei combattimenti a Bakhmut.

 

 

 

– Prigozhin dice che se non impegnata in Ucraina, Wagner può liberare in due mesi un quinto dell’Africa.

 

– Spot di reclutamento delle Forze Ucraine

 

 

 

Bloomberg: il gruppo BRICS dei mercati emergenti – Brasile, Russia, India e Cina, con il Sudafrica aggiunto in seguito – è passato da uno slogan inventato in una banca d’investimento a un club del mondo reale che controlla anche un’importante banca di sviluppo. Ora paesi di tutte le tendenze politiche, tra cui Iran e Arabia Saudita, chiedono a gran voce di aderire, creando potenziali attriti al vertice del club del 22-24 agosto a Johannesburg.

 

– Lavrov è in Kenia, impegnato nel quarto viaggio diplomatico in Africa dall’inizio dell’anno.

 

– La Repubblica Centrafricana (RCA) è interessata ad ospitare una base militare russa sul proprio territorio. Lo ha detto l’Ambasciatore della Repubblica Centrafricana a Mosca, Leon Dodon.

 

 

 

 

Rassegna tratta dal canale Telegram La mia Russia e Intel Slava Z.

 

 

Immagine da Telegram

 

 

 

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Le truppe americane lasceranno il Ciad

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Pochi giorni dopo l’annuncio da parte dell’amministrazione americana che più di 1.000 militari americani avrebbero lasciato il Niger, Paese dell’Africa occidentale nei prossimi mesi, il Pentagono ha annunciato che ritirerà le sue 75 forze per le operazioni speciali dal vicino Ciad, già la prossima settimana. Lo riporta il New York Times.

 

La decisione di ritirare circa 75 membri del personale delle forze speciali dell’esercito che lavorano a Ndjamena, la capitale del Ciad, arriva pochi giorni dopo che l’amministrazione Biden aveva dichiarato che avrebbe ritirato più di 1.000 militari statunitensi dal Niger nei prossimi mesi.

 

Il Pentagono è costretto a ritirare le truppe in risposta alle richieste dei governi africani di rinegoziare le regole e le condizioni in cui il personale militare statunitense può operare.

 

Entrambi i paesi vogliono condizioni che favoriscano meglio i loro interessi, dicono gli analisti. La decisione di ritirarsi dal Niger è definitiva, ma i funzionari statunitensi hanno affermato di sperare di riprendere i colloqui sulla cooperazione in materia di sicurezza dopo le elezioni in Ciad del 6 maggio.

 

«La partenza dei consiglieri militari statunitensi in entrambi i paesi avviene nel momento in cui il Niger, così come il Mali e il Burkina Faso, si stanno allontanando da anni di cooperazione con gli Stati Uniti e stanno formando partenariati con la Russia – o almeno esplorando legami di sicurezza più stretti con Mosca» scrive il giornale neoeboraceno.

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L’imminente partenza dei consiglieri militari statunitensi dal Ciad, una vasta nazione desertica al crocevia del continente, è stata provocata da una lettera del governo ciadiano di questo mese che gli Stati Uniti hanno visto come una minaccia di porre fine a un importante accordo di sicurezza con Washington.

 

La lettera è stata inviata all’addetto alla difesa americano e non ordinava direttamente alle forze armate statunitensi di lasciare il Ciad, ma individuava una task force per le operazioni speciali che opera da una base militare ciadiana nella capitale e funge da importante hub per il coordinamento delle operazioni militari statunitensi. missioni di addestramento e consulenza militare nella regione.

 

Circa 75 berretti verdi del 20° gruppo delle forze speciali, un’unità della Guardia nazionale dell’Alabama, prestano servizio nella task force. Altro personale militare americano lavora nell’ambasciata o in diversi incarichi di consulenza e non è influenzato dalla decisione di ritirarsi, hanno detto i funzionari.

 

La lettera ha colto di sorpresa e perplessi diplomatici e ufficiali militari americani. È stata inviata dal capo dello staff aereo del Ciad, Idriss Amine; digitato in francese, una delle lingue ufficiali del Ciad; e scritto sulla carta intestata ufficiale del generale Amine. Non è stata inviata attraverso i canali diplomatici ufficiali, hanno detto, che sarebbe il metodo tipico per gestire tali questioni.

 

Attuali ed ex funzionari statunitensi hanno affermato che la lettera,potrebbe essere una tattica negoziale da parte di alcuni membri delle forze armate e del governo per fare pressione su Washington affinché raggiunga un accordo più favorevole prima delle elezioni di maggio.

 

Mentre la Francia, l’ex potenza coloniale della regione, ha una presenza militare molto più ampia in Ciad, anche gli Stati Uniti hanno fatto affidamento sul Paese come partner fidato per la sicurezza.

 

La guardia presidenziale del Ciad è una delle meglio addestrate ed equipaggiate nella fascia semiarida dell’Africa conosciuta come Sahel.

 

Il Paese ha ospitato esercitazioni militari condotte dagli Stati Uniti. Funzionari dell’Africa Command del Pentagono affermano che il Ciad è stato un partner importante nello sforzo che ha coinvolto diversi paesi nel bacino del Lago Ciad per combattere Boko Haram.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Missili Hezbollah contro basi israeliane

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Hezbollah ha preso di mira diverse installazioni militari israeliane, inclusa una base critica di sorveglianza aerea sul Monte Meron, con una raffica di razzi e droni sabato, dopo che una serie di attacchi aerei israeliani avevano colpito il Libano meridionale all’inizio della giornata.   Decine di missili hanno colpito il Monte Meron, la vetta più alta del territorio israeliano al di fuori delle alture di Golan, nella tarda notte di sabato, secondo i video che circolano online. I quotidiani Times of Israel e Jerusalem Post scrivono tuttavia che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno affermato che tutti i razzi sono stati «intercettati o caduti in aree aperte», senza che siano stati segnalati danni o vittime.   Il gruppo militante sciita libanese ha rivendicato l’attacco, affermando in una dichiarazione all’inizio di domenica che «in risposta agli attacchi del nemico israeliano contro i villaggi meridionali e le case civili» ha preso di mira «l’insediamento di Meron e gli insediamenti circostanti con dozzine di razzi Katyusha».   Il gruppo paramilitare islamico ha affermato di aver anche «lanciato un attacco complesso utilizzando droni esplosivi e missili guidati contro il quartier generale del comando militare di Al Manara e un raduno di forze del 51° battaglione della Brigata Golani», sabato scorso. L’IDF ha affermato di aver intercettato i proiettili in arrivo e di «aver colpito le fonti di fuoco» nell’area di confine libanese.     Ieri l’aeronautica israeliana ha condotto una serie di attacchi aerei nei villaggi di Al-Quzah, Markaba e Sarbin, nel Libano meridionale, presumibilmente prendendo di mira le «infrastrutture terroristiche e militari» di Hezbollah. Venerdì l’IDF ha colpito anche diverse strutture a Kfarkela e Kfarchouba.   Secondo quanto riferito, gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno tre persone, tra cui due combattenti di Hezbollah. I media libanesi hanno riferito che altre 11 persone, tra cui cittadini siriani, sono rimaste ferite negli attacchi.   Il gruppo armato sciita ha ripetutamente bombardato il suo vicino meridionale da quando è scoppiato il conflitto militare tra Israele e Hamas lo scorso ottobre. Anche la fondamentale base israeliana di sorveglianza aerea sul Monte Meron è stata attaccata in diverse occasioni. Hezbollah aveva precedentemente descritto la base come «l’unico centro amministrativo, di monitoraggio e di controllo aereo nel nord dell’entità usurpatrice [Israele]», senza il quale Israele non ha «alcuna alternativa praticabile».

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Geopolitica

Hamas deporrà le armi se uno Stato di Palestina verrà riconosciuto in una soluzione a due Stati

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Il funzionario di Hamas Khalil al-Hayya ha dichiarato il 24 aprile che Hamas deporrà le armi se ci fosse uno Stato palestinese in una soluzione a due Stati al conflitto.

 

In un’intervista di ieri con l’agenzia Associated Press, al-Hayya ha detto che sono disposti ad accettare una tregua di cinque anni o più con Israele e che Hamas si convertirebbe in un partito politico, se si creasse uno Stato palestinese indipendente «in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza e vi fosse un ritorno dei profughi palestinesi in conformità con le risoluzioni internazionali».

 

Al-Hayya è considerato un funzionario di alto rango di Hamas e ha rappresentato Hamas nei negoziati per il cessate il fuoco e lo scambio di ostaggi.

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Nonostante l’importanza di una simile concessione da parte di Hamas, si ritiene improbabile che Israele prenda in considerazione uno scenario del genere, almeno sotto l’attuale governo del primo ministro Benajmin Netanyahu.

 

Al-Hayya ha dichiarato ad AP che Hamas vuole unirsi all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, guidata dalla fazione rivale di Fatah, per formare un governo unificato per Gaza e la Cisgiordania, spiegando che Hamas accetterebbe «uno Stato palestinese pienamente sovrano in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza e il ritorno dei profughi palestinesi in conformità con le risoluzioni internazionali», lungo i confini di Israele pre-1967.

 

L’ala militare del gruppo, quindi si scioglierebbe.

 

«Tutte le esperienze delle persone che hanno combattuto contro gli occupanti, quando sono diventate indipendenti e hanno ottenuto i loro diritti e il loro Stato, cosa hanno fatto queste forze? Si sono trasformati in partiti politici e le loro forze combattenti in difesa si sono trasformate nell’esercito nazionale».

 

Il funzionario di Hamas ha anche detto che un’offensiva a Rafah non riuscirebbe a distruggere Hamas, sottolineando che le forze israeliane «non hanno distrutto più del 20% delle capacità [di Hamas], né umane né sul campo. Se non riescono a sconfiggere [Hamas], qual è la soluzione? La soluzione è andare al consenso».

 

Per il resto ha confermato che Hamas non si tirerà indietro rispetto alle sue richieste di cessate il fuoco permanente e di ritiro completo delle truppe israeliane.

 

«Se non abbiamo la certezza che la guerra finirà, perché dovrei consegnare i prigionieri?» ha detto il leader di Hamas riguardo ai restanti ostaggi nelle mani degli islamisti palestinesi.

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«Rifiutiamo categoricamente qualsiasi presenza non palestinese a Gaza, sia in mare che via terra, e tratteremo qualsiasi forza militare presente in questi luoghi, israeliana o meno… come una potenza occupante», ha continuato

 

Hamas e l’OLP hanno discusso in varie capitali, tra cui Mosca, nel tentativo di raggiungere l’unità, scrive EIRN. Non è noto quale sia lo stato di questi colloqui.

 

L’intervista di AP è stata registrata a Istanbul, dove Al-Hayya e altri leader di Hamas si sono uniti al leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, che ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan il 20 aprile. Non c’è stata alcuna reazione immediata da parte di Israele o dell’autore palestinese.

 

Nel mondo alcune voci filo-israeliane hanno detto che le parole del funzionario di Hamas sarebbero un bluff.

 

Come riportato da Renovatio 21, in molti negli ultimi mesi hanno ricordato che ai suoi inizi Hamas è stata protetta e nutrita da Israele e in particolare da Netanyahu proprio come antidoto alla prospettiva della soluzione a due Stati.

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Immagine di Al Jazeera English via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

 

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