Civiltà
I progressisti e i barbari alle porte. Delle loro ville
«L’intellighenzia che razionalizza la massa dei rivoltosi è il più grande fallimento “sistemico” americano» scrive uno spettacolare editoriale dal titolo «The Barbarians Behind the Gate», ossia «i barbari dietro alle porte». Le porte, come sarebbe meglio tradurre , sono i cancelli delle ville dell’élite liberal (termine che qui tradurremo con «progressista») che «genera i propri distruttori , come è evidente nelle scene di caos in città dopo città gestite da progressisti».
L’articolo è firmato da George Neumayr redattore senior dell’American Spectator. Neumayr è coautore di No Higher Power, un libro sulla guerra alla libertà religiosa indetta da Obama.
L’élite progressista «genera i propri distruttori , come è evidente nelle scene di caos in città dopo città gestite da progressisti»
«Più il progressismo è applicato in purezza alle città, più vengono fuori saccheggi, incendi e caos . I barbari alle porte stanno semplicemente mettendo in atto le cattive idee dei barbari dietro di esse – i membri di un”intellighenzia irresponsabile che razionalizza queste masse in rivolta e presiede lo stesso “sistema” che essa sostiene abbia fallito».
Neumayr mette nell’obbiettivo giornalisti come Chris Cuomo (rampollo della nota famiglia liberal italoamericana), che dalla sicurezza del suo studio CNN asseconda la rivolta rafforzando l’idea che vi sia un diritto al caos. Parimenti, i sindaci progressisti delle città colpite hanno solo a metà applicato il loro mandato di law and order (legge ed ordine), inerpicandosi in dichiarazioni e azioni che di fatto hanno «creato spazio per razziatori e teppisti».
«Più il progressismo è applicato in purezza alle città, più vengono fuori saccheggi, incendi e caos»
Il problema è esteso ben oltre i gruppi razziali. Vi sono segni che gli studenti che partecipano generosamente alle scene di distruzione siano «sottoposti a lavaggio del cervello che agiscono su menzogne e propaganda fornite loro dagli anarchici in poltrona del mondo accademico».
Chi protesta può pure essere nel giusto, ma per la ragione completamente sbagliata. «Il “sistema” li ha traditi, ma non per i motivi che suppongono».
«l’intellighenzia irresponsabile che razionalizza queste masse in rivolta e presiede lo stesso “sistema” che essa sostiene abbia fallito»
«Gestito dai progressisti per decenni, il “sistema” ha rovinato le loro scuole, corrotto le loro famiglie, degradato la loro cultura, secolarizzato le loro chiese, riempito di propaganda i loro media e praticamente cancellato ogni istituzione che forma i personaggi nella società. Sono stati ingannati da tutti, dagli accademici agli arcivescovi, che non sono riusciti a promuovere in loro alcuna virtù o significato».
«Ora gli stessi progressisti che hanno distrutto il “sistema” propongono di risolverlo con tutti gli stessi piani che lo hanno distrutto. La folla violente richiede che una forma di oppressione venga sostituita con una molto più grande. Lo scopo di quel “sistema” non sarà mai la giustizia, ma semplicemente il potere di creare nuove ingiustizie in nome di un falso illuminismo»,
«Gestito dai progressisti per decenni, il “sistema” ha rovinato le loro scuole, corrotto le loro famiglie, degradato la loro cultura, secolarizzato le loro chiese, riempito di propaganda i loro media e praticamente cancellato ogni istituzione che forma i personaggi nella società. Sono stati ingannati da tutti, dagli accademici agli arcivescovi, che non sono riusciti a promuovere in loro alcuna virtù o significato»
L’idea di riforma, diffusa a piene mani dall’élite sui network TV o sugli editoriali del New York Times che giustificano la distruzione in corso – e magari, senza nominarle troppo, le vite innocenti sacrificate nei disordini, comprese quelle di alcuni cittadini neri come l’ex sceriffo David) Dorn, ucciso dai rivoltosi mentre difendeva un banco dei pegni – è niente altro che «lo scambio di una ingiustizia con un’altra».
Il processo culturale in corso è spaventoso al punto che «non sarà più basato sull’uguaglianza ma sulla vendetta razziale». In pratica, al di là dei vuoi refrain del politicamente corretto – per esempio, appunto, l’equality – quello che potrebbe succedere, notiamo noi, è qualcosa di catastroficamente peggiore rispetto al processo di «riconciliazione» messo in atto dal 1994 in Sud Africa.
«Stiamo già vedendo come appare quel futuro nelle note di confessione in stile sovietico estorte da persone che non hanno fatto nulla di male, come il giocatore della NFL Drew Brees. Ha ricevuto un enorme contraccolpo per aver semplicemente detto di essersi opposto alla mancanza di rispetto riguardo la bandiera americana». Contro il capro espiatorio del football americano si scatenò un puro inferno, al punto che dovette «scrivere la più abbietta delle richieste di scuse» e convertirsi al ripetere la propaganda delle masse in protesta.
Il processo culturale in corso è spaventoso al punto che «non sarà più basato sull’uguaglianza ma sulla vendetta razziale»
«Ciò presto potrebbe capitare a chiunque».
L’apparato progressista «non vuole una vera “discussione” sulla razza. Questa è l’ultima cosa che vogliono» perché «ciò significherebbe esaminare i dati che contraddicono la loro propaganda». Per esempio il fatto che le morti causate dalla polizia sono in diminuzione, e che c’è maggiore possibilità per un bianco di morire ucciso dalle forze dell’ordine che per un nero.
Si preferisce la rivolta alla discussione, perché una vera discussione razionale «significherebbe anche dover spiegare perché il “sistema”, che ha modellato le più grandi città americane, ha fallito a tal punto».
L’apparato progressista «non vuole una vera “discussione” sulla razza. Questa è l’ultima cosa che vogliono» perché «ciò significherebbe esaminare i dati che contraddicono la loro propaganda»
Non che essi possano davvero rendersene conto: i progressisti, ben pasciuti e studiati, quando non danneggiano le Nazioni vivono in un loro mondo narcotico fatto di allucinazioni para-politiche, l’immigrazione terzomondista, l’aborto, i bambini transessuali, il «femminismo», i diritti umani, i diritti animali, la (falsa) tolleranza religiosa, il pauperismo allo champagne, la «libertà sessuale» e la perversione, la riproduzione umana artificiale, la democrazia innalzata anche quando essi stessi fanno di essa un’oligarchia patente, la minaccia del fascismo e nel razzismo che incombe.
I progressisti «hanno controllato le città interne degli Stati Uniti per decenni. I problemi in essi sono solo peggiorati. I disordini del 2020 punteggiano semplicemente il loro errore. Tuttavia, continuano a pontificare dalle loro ville, alla Barack Obama, chiedendo che le politiche fallite vengano applicate in modo ancora più strenuo, dicendo ai saccheggiati e derubati che dovrebbero trovare “speranza” nella loro sventura».
Gli stessi progressisti che sostengono le rivolte violente di questi giorni sono gli stessi che tacciano di complottismo chiunque ora osi anche solo supporre che la Cina possa aver avuto qualche responsabilità nella diffusione del COVID
I barbari benestanti dietro il cancello del loro villone presumono che la violenza che scusano non li toccherà mai. Rovescerà solo la vita della classe media, che comunque – essi pensano e teorizzano, da anni – se lo merita. La distruzione della classe media, fenomeno sociale transnazionale, passa attraverso anche la questione della Cina, il vero attore della de-industrializzazione dell’Occidente («costa meno produrre in Asia!») e quindi dell’impoverimento della piccola e media borghesia. Come già scritto da Renovatio 21 in un altro articolo («La grande manovra tribale per la distruzione della classe media»), non è un caso che l’apice del progressismo – la fine anni Novanta di Clinton, Blair, Prodi – sia il momento in cui la Cina è entrata nella nostra vita – pagando pure, dice qualcuno, la campagna di rielezione di Bill Clinton nel 1996, e ottenendo poi l’ingresso nell’Organizzazione del Commercio Mondiale (WTO).
Il progressismo ama sostenere i distruttori della nostra civiltà, ama supportare attivamente la barbarie
Fateci caso: gli stessi progressisti che sostengono le rivolte violente di questi giorni sono gli stessi che tacciano di complottismo chiunque ora osi anche solo supporre che la Cina possa aver avuto qualche responsabilità nella diffusione del COVID e finanche nella sua produzione in laboratorio. È proprio vero che il progressismo ama sostenere i distruttori della nostra civiltà, ama supportare attivamente la barbarie.
Quanto a lungo questo sistema di menzogna può durare? Quanto tempo prima che i barbari che essi stessi hanno creato bussino alle loro porte? Sanno cosa succederà dopo? L’articolo dello Spectator lo ipotizza.
I progressisti «saranno divorati dalla rivoluzione della vendetta razziale che hanno scatenato».
«Saranno divorati dalla rivoluzione della vendetta razziale che hanno scatenato».
PER APPROFONDIRE
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Civiltà
Tutti contro lo spot con l’Eucarestia sostituita da una patatina. Ma il vero scandalo è il Concilio e la caduta della civiltà cristiana
Circola da ieri in rete l’indignazione per il nuovo spot pubblicitario di un noto marchio di patatine.
La storia è raccontata con il linguaggio tipico della pubblicità TV: mentre sullo sfondo odiamo la melodia dell’Ave Maria di Schubert, vediamo un gruppo di novizie di un convento che si allinea per ricevere la comunione dalle mani del parroco. Tuttavia, la prima a ricevere l’ostia consacrata si ritrova a masticare una patatina. Scopriamo quindi una suora ai margini del gruppo fa lo stesso direttamente dalla busta.
In pratica, una suora ha sostituito la Santa Eucarestia con delle patatine fritte prodotto industrialmente. La voce fuori capo è di una femmina che con voce languida dice «Il divino quotidiano».
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Il canale YouTube della casa di produzione specializzata in pubblicità, che sul sito dice di essere il marchio di una società a responsabilità limitata con sede in una località termale austriaca, ha caricato il video ieri. Al momento è ancora visibile.
È segnato il nome del regista, Dario Piana, che spiega il linguaggio classico, qualcuno direbbe un po’ antiquato, del filmato: si tratta di uno dei più grandi nomi della pubblicità TV italiana, certo forse conosciuto poco oltre la cerchia dei pubblicitari milanesi e della loro filiera, uno specialista ultrasettantenne con decenni di esperienza fatti negli anni d’oro dell’ascesa delle réclame nelle TV berlusconiane, una firma-garanzia vista per qualche ragione come il pinnacolo cui aspirare per chi vuole fare uno spottone per un’aziendona.
La pubblicità, scrivono i giornali, sarebbe visibile nei canali social dell’azienda, che ricordiamo è nota per aver fatto in passato spot con l’attore pornografico Rocco Siffredi, e polemiche per lo slogan scelto per la campagna pubblicitaria – «la patata tira».
Era inevitabile che i cattolici si incazzassero. Ha chiesto l’immediata sospensione dello spot che «offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti» una sigla chiamata AIART (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione), che mai avevamo sentito prima e che dicono sia di ispirazione cattolica.
Secondo l’associazione dei catto-ascoltatori cui sarebbe oltraggioso «banalizzare l’accostamento tra la patatina e la particola consacrata», e si potrebbe parlare di un vero ricorso alla blasfemia: «strappare un applauso ad un pubblico compiacente con riferimenti blasfemi, è degradante per chi fa, o pretende di fare, pubblicità», dicono.
«Ci si appella al politically correct e alla cancel culture, ma solo contro la religione cristiana (ma solo quella) ci si sente autorizzati a qualsiasi obbrobrio?».
Notiamo che siamo davanti ad una posizione moderata. Quanto mostrato è gravissimo: perché la Santa Eucarestia è il centro della religione cristiana, o meglio è Cristo stesso, è Dio stesso.
L’Eucarestia è il miracolo fondamentale della fede cattolica. Insultare la Santa Comunione è offendere la Fede, e direttamente Dio in persona. Quei cattolici che credono si tratti di un atto perfettamente equivalente alla bestemmia, ragionano con logica basica, inevitabile.
Non per scandalizzarci, tuttavia, che scriviamo, aggiungendosi a quanti ora si battono il petto. Ricordiamo che qualche anno fa un gruppo di avvocati denunciò un cantante del concerto dei sindacati – quello del 1° maggio, dove ora si tifa per armi ucraine e vaccini – per aver simulato l’atto di consacrazione dell’Eucarestia con un preservativo – grande provocazione, davvero… se poi un giorno ci spiegano pure perché uno deve rivendicare felice di coprirsi la parte più sensibile del suo corpo con un pezzo di gomma sintetica che per soprammercato lo sterilizza). Non sappiamo quanta strada abbia fatto quella denunzia…
Non è la blasfemia ad essere rilevante qui, ma il come possa, contro ogni logica, essere prodotta. Perché c’è un grosso problema in tutta la storiella dello spot raccontato.
La trama è palesemente incongrua ed irreale, per il motivo semplice che prima di venire data ai fedeli, l’eucarestia viene consacrata. Che vuol dire, perfino nel rito postconciliare, innalzata dal sacerdote che pronuncia le formule necessarie a che avvenga la transustanziazione. Cioè: il prete della finzione pubblicitaria, avrebbe dovuto accorgersi che stava consacrando delle patatine. E nel caso il sacerdote fosse orbo od ubriaco, se ne sarebbero accorti i chierichetti, i fedeli, tutti.
In pratica: chi ha scritto e girato e mandato in giro lo spot, sembra ignorare come funziona una Messa, come funziona la Comunione. Ciò potrebbe includere una discreta quantità di persone che vanno dai geniali pubblicitari che l’hanno pensata, ai committenti che l’hanno accettata, ai produttori, al regista, alle maestranze presenti, agli attori, ai montatori, all’ufficio marketing dell’azienda, etc. Tanta gente. Nessuno a cui sia venuto il dubbio: ma non è che questa storia della pisside piena di patatine non tiene? Non è che qualcuno si può accorgere di questo errore narrativo gigantesco – quello che in gergo cinematografico è chiamato «buco di sceneggiatura»?
Qui, secondo noi, sta il vero scandalo. La società è talmente decristianizzata che pure nella blasfemia non c’è conoscenza della tradizione cattolica che si va a negare, o deridere, o anche solo a criticare. Non hanno idea di come sia fatta, eppure vogliono usare la chiesa cattolica e le sue forme, ci si avvicinano appena possono – un fenomeno che appare chiaro anche nel mondo LGBT, dove alla prima fessura che si apre gli attivisti omotransessualisti si ficcano nelle cattedrali, come visto nel caso di San Patrizio a Nuova York usato per le celebrazioni blasfeme di un transessuale argentino.
Va detto che gli LGBT, tuttavia, hanno in qualche modo presente cosa sia la chiesa, e questo spiega perché ne sono ossessionati. I pubblicitari, invece, non è detto che lo sappiano.
Quindi se non sanno quello che fanno, ci si chiede se si può parlare davvero di intenzioni blasfeme. Ma di questo non ci importa. Rileva realizzare come blasfema sia l’intera società post-cristiana dove, in mancanza di fede e pure di conoscenza basilare, cose come questa posson saltar fuori.
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La causa dell’abisso di bestemmia, sciatteria ed ignoranza in cui è caduta la società umana ha un nome ed un cognome: si chiama Concilio Vaticano II, la più grande catastrofe vissuta dall’umanità negli ultimi secoli, l’alterazione profonda del sistema operativo spirituale e personale di miliardi di persone, con conseguente sabotaggio dell’intera civiltà.
Prima del Concilio, lo scandalo dello spottino patatino era impensabile: non solo perché la gente non avrebbe mai accettato un’offesa del genere, non solo perché non gli sceneggiatori nemmeno l’avrebbero concepita, ma perché quasi tutti erano stati almeno una volta a Messa, e sapevano che l’Ostia, prima di essere distribuita, va consacrata pubblicamente (cosa perfino evidente nel nuovo rito, dove si fa ad populum, cioè rivolti ai fedeli).
Lo scandalo vero, dunque, non è la pubblicità blasfema, ma il Concilio che ci ha portato dove siamo ora, dove l’attacco a Dio pare scritto nel codice stesso dello Stato moderno.
E quindi: cari cattolici, cari telespettatori, cari cittadini sincero-democratici, cari democristiani, cari post-cristiani, avete voluto il Paese laico, adesso beccatevi la patatina ignorante, e tutta la sua filiera di lavoratori intellettuali strapagati.
Avete voluto detronizzare Cristo al punto da accostare il suo corpo ad una patata fritta, al punto da dimenticare perfino il rito centrale degli ultimi millenni; adesso proseguite pure con la cancellazione delle statue con donne che allattano e le vacanze scolastiche pel Ramadan.
Blasfemie a parte, lo scandalo è qui: nella decadenza del consorzio umano, nella caduta della civiltà cristiana.
Roberto Dal Bosco
Immagine screenshot da YouTube
Civiltà
«Vediamo i sommi sacerdoti prostrarsi dinanzi agli idoli infernali del Nuovo Ordine Mondiale»: omelia di mons. Viganò nella Domenica di Pasqua
ADHUC TECUM SUM
Omelia nella Domenica di Pasqua
Resurrexi, et adhuc tecum sum. Sono risorto, e sono ancora con te.
Salmo 138
Hæc dies, quam fecit dominus. Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Sono le parole che la divina Liturgia ripeterà durante tutta l’Ottava di Pasqua, per celebrare la Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, trionfatore della morte. Permettetemi tuttavia di fare un passo indietro, al Sabato Santo, ossia al momento in cui le spoglie del Salvatore giacciono nel Sepolcro senza vita e la Sua anima scende negl’inferi per liberare dal Limbo coloro che morirono sotto l’Antica Legge aspettando il Messia promesso. Una settimana fa il Signore era acclamato Re d’Israele ed entrava trionfalmente in Gerusalemme. Pochi giorni dopo, appena celebrata la Pasqua ebraica, le guardie del tempio Lo arrestavano e con un processo farsa convincevano l’autorità imperiale a metterLo a morte per esserSi proclamato Dio. Abbiamo accompagnato il Signore nel pretorio; abbiamo assistito alla fuga dei Discepoli, alla latitanza degli Apostoli, al rinnegamento di Pietro; Lo abbiamo visto flagellare e coronare di spine; Lo abbiamo visto esposto agli insulti e agli sputi della folla sobillata dal Sinedrio; Lo abbiamo seguito lungo la via che porta al Calvario; abbiamo contemplato la Sua crocifissione, ascoltato le Sue parole sulla Croce, udito il grido con cui spirava; abbiamo visto oscurarsi il cielo, tremare la terra, strapparsi il velo del Tempio; abbiamo pianto con le Pie Donne e San Giovanni la Sua Morte e la deposizione dalla Croce; abbiamo infine osservato la pietra sepolcrale chiudere la Sua tomba e la guarnigione delle guardie del tempio sorvegliare che nessuno vi si avvicinasse per rubarne il corpo e dire che Egli era risorto dai morti. Tutto era già scritto, profetato, annunciato.Sostieni Renovatio 21
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Civiltà
Putin: le élite occidentali si oppongono a tutti i popoli della Russia
Il presidente russo Vladimir Putin ha messo in guardia dai tentativi occidentali di seminare divisione fra le genti russe e dai tentativi di frammentare il suo territorio secondo linee etniche. Lo riporta il sito governativo RT.
Intervenendo alla sessione plenaria del Consiglio internazionale del popolo russo, Putin ha lanciato un appassionato appello alla solidarietà tra i diversi popoli del Paese. Tali sforzi mirano non solo a danneggiare il popolo russo stesso, ma contro tutti i gruppi che compongono il paese, ha dichiarato Putin.
«La russofobia e altre forme di razzismo e neonazismo sono diventate quasi l’ideologia ufficiale delle élite dominanti occidentali. Sono diretti non solo contro i russi, ma contro tutti i popoli della Russia: tartari, ceceni, avari, tuvini, baschiri, buriati, yakuti, osseti, ebrei, ingusci, mari, altaiani. Siamo tanti, non li nominerò tutti adesso, ma, ripeto, questo è diretto contro tutti i popoli della Russia», ha dichiarato il Presidente.
«L’Occidente non ha bisogno di un Paese così grande e multinazionale come la Russia», ha continuato il presidente, aggiungendo che la diversità e l’unità della Russia «semplicemente non si adattano alla logica dei razzisti e dei colonizzatori occidentali».
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Ecco perché, secondo Putin, l’Occidente ha iniziato a suonare «la vecchia melodia» di chiamare la Russia una «prigione di nazioni», descrivendo il popolo russo come «schiavi» e arrivando addirittura a chiedere la «decolonizzazione» della Russia.
«Abbiamo già sentito tutto questo», ha detto, aggiungendo che ciò che gli oppositori della Russia vogliono veramente è smembrare e saccheggiare il paese, se non con la forza, almeno seminando discordia all’interno dei suoi confini.
Putin ha continuato avvertendo che qualsiasi interferenza esterna o provocazione volta a provocare conflitti etnici o religiosi nel Paese sarà considerata un «atto aggressivo» e un tentativo di utilizzare ancora una volta il terrorismo e l’estremismo come strumento per combattere la Russia.
«Reagiremo di conseguenza», ha dichiarato.
Il presidente ha sottolineato che l’attuale lotta della Russia per la sovranità e la giustizia è «senza esagerazione» di «natura di liberazione nazionale» perché è una lotta per la sicurezza e il benessere dei suoi cittadini.
Putin ha anche osservato che il popolo russo, come già fatto in passato, è diventato ancora una volta un ostacolo per coloro che lottano per il dominio globale e cercano di portare avanti la loro «eccezionalità».
«Oggi lottiamo non solo per la libertà della Russia, ma per la libertà del mondo intero», ha detto il presidente, precisando che Mosca è ora «in prima linea nella creazione di un ordine mondiale più equo» e che «senza un governo sovrano, una Russia forte, non è possibile alcun ordine mondiale duraturo e stabile».
Come riportato da Renovatio 21, all’ultima edizione del Club Valdai Putin aveva tenuto un denso discorso dove lasciava intendere una concezione della Russia come Stato-civiltà.
Riguardo alle élite occidentali, parlando di forniture di gas, il presidente russo aveva lamentato due mesi fa la mancanza di «persone intelligenti». Considerando le bollette, è davvero difficile dargli qui torto.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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