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Big Pharma

Vaccino coronavirus, competizione globale

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È in corso una corsa agli armamenti globale per un vaccino contro il coronavirus.

 

Nei tre mesi da quando il virus ha iniziato la sua diffusione mortale, Cina, Europa e Stati Uniti stanno correndo per essere i primi a produrre un vaccino, gettando «l’ombra di un approccio nazionalistico che potrebbe dare al vincitore la possibilità di favorire la propria popolazione e potenzialmente ottenere il sopravvento nel trattare con le ricadute economiche e geostrategiche della crisi» scrivono in un’analisi per il New York Times David D. Kirkpatrick, Sui-Lee Wee and Katrin Bennhold e David E. Sanger, quest’ultimo prestigiosa firma in materia di intelligence. Il vaccino per il Coronavirus, del resto, non può che degenerare in una guerra di spie, e domani in una guerra di nazioni.

«Un approccio nazionalistico potrebbe dare al vincitore la possibilità di favorire la propria popolazione e potenzialmente ottenere il sopravvento nel trattare con le ricadute economiche e geostrategiche della crisi»

 

Tutto è iniziato come una domanda su chi otterrebbe i riconoscimenti scientifici, i brevetti e, in definitiva, le entrate derivanti da un vaccino di successo, poi è divenuto «improvvisamente una questione più ampia di urgente sicurezza nazionale».

 

Dietro c’è una dura realtà politica: qualsiasi nuovo vaccino che si dimostri potente contro il coronavirus – sono già in corso studi clinici negli Stati Uniti, in Cina e in Europa – è certo che scarseggerà man mano che i governi cercano di assicurarsi che la propria gente sia vaccinata per prima.

 

In Cina, 1.000 scienziati stanno lavorando a un vaccino e la questione è già stata militarizzata: i ricercatori affiliati all’Accademia delle Scienze mediche militari hanno sviluppato quello che è considerato il candidato per il successo della nazione e sta reclutando volontari per studi clinici.

 

Qualsiasi nuovo vaccino che si dimostri potente contro il coronavirus – sono già in corso studi clinici negli Stati Uniti, in Cina e in Europa – è certo che scarseggerà man mano che i governi cercano di assicurarsi che la propria gente sia vaccinata per prima

Lo sforzo cinese ha assunto toni propagandistici. È molto circolata in rete una fotografia dellla dottoressa Chen Wei, una virologa dell’Esercito Popolare di Liberazione immortalata nell’atto di ricevere un’iniezione di quello che è stato pubblicizzato come il primo vaccino. Ora pare che l’immagine sia un falso, scattata prima di un viaggio fatto a Wuhan. La foto era stata fatta circolare anche nell’account Twitter del Global Times, organo di propaganda del Partito Comunista Cinese presso le masse occidentali.

Renovatio 21 ne ha scritto un articolo di qualche giorno fa.

 

Il presidente americano Donald J. Trump ha parlato durante gli incontri con i dirigenti farmaceutici per assicurarsi che un vaccino venga prodotto sul suolo americano, per assicurare che gli Stati Uniti controllino le sue scorte.

Vi sono già segnali che la Cina sta sfruttando il momento per un vantaggio geopolitico, offrendo aiuto a paesi che un tempo avrebbero guardato in Europa o negli Stati Uniti

 

Funzionari del governo tedesco hanno dichiarato di ritenere che abbia tentato di prendere all’amo una società tedesca, CureVac, per fare ricerca e produzione  negli Stati Uniti. La società ha negato di aver ricevuto un’offerta di acquisizione, ma il suo principale investitore ha chiarito che un qualche tipo di approccio c’è stato. Alla domanda della rivista tedesca Sport 1 su come si era aperto il contatto con Trump, Dietmar Hopp, la cui Dievini Hopp BioTech Holding possiede l’80% dell’azienda, ha dichiarato: «personalmente non ho parlato con il signor Trump. Ha parlato con l’azienda e me ne hanno subito parlato e mi hanno chiesto cosa ne pensassi, e ho capito subito che era fuori questione». 

 

Le voci sul tentativo di approccio approccio sono state sufficienti per indurre la Commissione europea a impegnare altri 85 milioni di dollari a favore dell’azienda, che ha già ottenuto il sostegno di un consorzio europeo per i vaccini.

 

In Cina, 1.000 scienziati stanno lavorando a un vaccino e la questione è già stata militarizzata: i ricercatori affiliati all’Accademia delle Scienze mediche militari hanno sviluppato quello che è considerato il candidato per il successo della nazione e sta reclutando volontari per studi clinici

Lo stesso giorno, una società cinese ha offerto  133,3 milioni di dollari per una partecipazione azionaria e altre considerazioni da un’altra società tedesca nella corsa al vaccino, BioNTech.

 

I farmaci ora sono visti come un bene strategico da produrre internamente, come i propri droni, i propri aerei da caccia e le proprie armi informatiche. Dopo due decenni di produzione di farmaci in Cina e India, gli USA si muovono per riportare la filiere sotto la sovranità nazionale. 

 

Alcuni analisti ricordano cosa è successo durante l’epidemia di influenza suina nel 2009, quando ad una società in Australia che fu tra i primi a sviluppare un vaccino monodose fu richiesto di soddisfare la domanda in Australia prima di soddisfare gli ordini di esportazione negli Stati Uniti e altrove.

 

Nell’aria aleggia pure lo spettro, totalmente impensabile fino a qualche settimana fa, della nazionalizzazione di Big Pharma.

Il presidente americano Donald J. Trump ha parlato durante gli incontri con i dirigenti farmaceutici per assicurarsi che un vaccino venga prodotto sul suolo americano, per assicurare che gli Stati Uniti controllino le sue scorte

 

«I dirigenti delle principali aziende farmaceutiche mondiali hanno dichiarato giovedì di lavorare insieme e con i governi per assicurare che un vaccino venga sviluppato il più rapidamente possibile e distribuito equamente – scrive il NYT – ma hanno implorato i governi di fare scorte del vaccino una volta sviluppato, dicendo che farlo sarebbe devastante per il più ampio obiettivo di eliminare la pandemia di coronavirus».

 

La questione del vaccino è, per via delle tempistiche minime, spinosa. Mentre farmaci antivirali per il trattamento degli effetti del coronavirus possono essere testati secondo le linee guida sull’uso compassionevole che consentono la sperimentazione su pazienti malati terminali, un vaccino richiede almeno 12-18 mesi.

 

I farmaci ora sono visti come un bene strategico da produrre internamente, come i propri droni, i propri aerei da caccia e le proprie armi informatiche. Dopo due decenni di produzione di farmaci in Cina e India, gli USA si muovono per riportare la filiere sotto la sovranità nazionale.

Un elemento di competizione nazionale per lo sviluppo di farmaci vi è sempre, anche nel tempi pre-pandemici. È il caso di ricordare che nei mesi precedenti alla catastrofe di Wuhan la FBI iniziò uno sforzo per stanare e perseguire quegli scienziati che credevano stessero rubando la ricerca biomedica dagli Stati Uniti. I federali si focalizzarono principalmente su scienziati di origine cinese, compresi cittadini americani naturalizzati, e in un anno indagaraono bem 180 persone.

 

«La Cina ha chiarito che sta cercando un campione nazionale, equivalente al ruolo che Huawei, un gigante cinese delle telecomunicazioni, svolge nella corsa alla costruzione di reti 5G in tutto il mondo» è l’analisi da cui tirare le somme. Se il modello Huawei è valido, la Cina potrebbe concludere accordi per aumentare la propria influenza sui paesi più poveri o meno sviluppati, che altrimenti potrebbero non avere un accesso economico a un vaccino.

Della Cina e del grande gioco di penetrazione del 5G nel nostro Paese, persino nel Decreto Cura Italia di pochi giorni fa,  Renovatio 21 ha scritto diffusamente.

 

Vi sono già segnali che la Cina sta sfruttando il momento per un vantaggio geopolitico, offrendo aiuto a paesi che un tempo avrebbero guardato in Europa o negli Stati Uniti. La sua decisione di spedire kit diagnostici nelle Filippine, un alleato degli Stati Uniti, e di aiutare la Serbia sono indicatori di ciò che potrebbe avvenire con farmaci e vaccini quando saranno disponibili.

Durante l’epidemia di influenza suina nel 2009,ad una società in Australia che fu tra i primi a sviluppare un vaccino monodose fu richiesto di soddisfare la domanda in Australia prima delle  esportazioni negli Stati Uniti e altrove

 

Parlando in una teleconferenza giovedì, i dirigenti delle cinque maggiori aziende farmaceutiche hanno affermato che stavano lavorando per aumentare le capacità produttive del settore condividendo la capacità disponibile per aumentare la produzione una volta identificato un vaccino o un antivirale di successo. Una volta approvato un vaccino, «avremo bisogno di vaccinare miliardi di persone in tutto il mondo, quindi stiamo cercando alternative a dove e come produciamo», ha dichiarato David Loew, vice presidente esecutivo di Sanofi Pasteur in Francia

 

Ma sono alla fine i governi a decidere come approvare un vaccino e dove e come può essere venduto. 

«La Cina ha chiarito che sta cercando un campione nazionale, equivalente al ruolo che Huawei, un gigante cinese delle telecomunicazioni, svolge nella corsa alla costruzione di reti 5G in tutto il mondo»

 

Consapevoli della tortuosità del percorso, tuttavia, diversi governi e gruppi no profit europei hanno già preso provvedimenti per impedire agli Stati Uniti o alla Cina di imprigionare il monopolio di un potenziale vaccino contro il coronavirus.

 

All’indomani della peste dell’Ebola che si è diffusa in tutta l’Africa occidentale dal 2014 al 2016, Norvegia, Gran Bretagna e altri paesi prevalentemente europei, nonché l’immancabile  Bill e Melinda Gates Foundation hanno iniziato a contribuire con milioni di dollari a un’organizzazione multinazionale atta a per finanziare la ricerca sui vaccini, la Coalition for Epidemic Preparedness Initiatives.

 

All’indomani della peste dell’Ebola che si è diffusa in tutta l’Africa occidentale dal 2014 al 2016, Norvegia, Gran Bretagna e altri paesi prevalentemente europei, nonché l’immancabile  Bill e Melinda Gates Foundation hanno iniziato a contribuire con milioni di dollari a un’organizzazione multinazionale atta a per finanziare la ricerca sui vaccini, la Coalition for Epidemic Preparedness Initiatives.

Tutti i suoi accordi di finanziamento includevano disposizioni per la parità di accesso per assicurare che «i vaccini appropriati siano disponibili per la prima volta alle popolazioni quando e dove sono necessari per porre fine a un’epidemia o ridurre un’epidemia, indipendentemente dalla capacità di pagare», afferma l’organizzazione

 

Negli ultimi due mesi, la coalizione ha già finanziato la ricerca su otto dei candidati più promettenti per bloccare il coronavirus, tra cui CureVac, la società tedesca interessata da Trump. CureVac ha peraltro licenziato il suo amministratore delegato americano, Daniel Menichella, giorni che aveva incontrato la task force coronavirus della Casa Bianca.

 

L’incontro, come ricordavamo sopra, ha avuto anche l’effetto di far cadere una pioggia di milioni dell’Unione Europea sull’azienda: «Il fatto che altri Paesi abbiano provato ad acquistare quella compagnia dimostra che sono i primi nella ricerca – ha affermato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea – È un’azienda europea: vorremmo mantenerla. È stato molto importante dargli il finanziamento necessario e questo è successo».

 

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Alimentazione

Pfizer sospende la nuova pillola dimagrante dopo che i pazienti hanno riscontrato gravi effetti collaterali

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La nuova pillola sperimentale per la perdita di peso della Pfizer ha funzionato nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato, ma con alla perdita di peso si sono aggiunti effetti collaterali così gravi che la ricerca è stata interrotta.

 

In un comunicato stampa, il colosso farmaceutico ha affermato che avrebbe interrotto gli studi clinici sul danuglipron, la sua pillola dimagrante da prendere due volte al giorno. Questo farmaco utilizza un meccanismo simile a semaglutide, perché un’ampia percentuale delle persone che l’hanno assunto nelle prime due fasi sperimentali ha avuto disturbi gastrointestinali ed effetti indesiderati come nausea e diarrea.

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«Mentre gli eventi avversi più comuni erano lievi e di natura gastrointestinale coerenti con il meccanismo, sono stati osservati tassi elevati (fino al 73% di nausea; fino al 47% di vomito; fino al 25% di diarrea)», si legge nel comunicato stampa. «Tassi di interruzione elevati, superiori al 50%, sono stati osservati con tutte le dosi rispetto a circa il 40% con il placebo».

 

«Al momento, la formulazione di danuglipron due volte al giorno non avanzerà negli studi di Fase 3» scrive il comunicato.

 

Come il semaglutide, il principio attivo dei famosissimi iniettabili Ozempic e Wegovy, il danuglipron è un agonista del recettore del peptide-1 (GLP-1) simile al glucagone, il meccanismo esatto è oggetto di dibattito ma che a livello generale si ritiene imiti la sensazione di pienezza nell’intestino. Sebbene le iniezioni di semaglutide – che solo negli ultimi anni sono state approvate in USA per la perdita di peso – siano sempre più in voga, anch’esse possono avere alcuni importanti effetti collaterali gastrointestinali.

 

Con la popolarità degli iniettabili di semaglutide è arrivata una crescente spinta a trovare un modo per ottenere gli effetti del farmaco sotto forma di pillola. Fino a quando Pfizer non ha deciso di interrompere i suoi studi, il danuglipron sembrava destinato a diventare il prossimo grande passo nel trattamento della perdita di peso, soprattutto considerando che i risultati di studi precedenti suggerivano che fosse efficace quanto Ozempic.

 

L’azienda a fronte degli investimenti fatti e dei possibili grandi guadagni, ha sostenuto nella sua dichiarazione che, sebbene stia interrompendo i test sul danuglipron, sta ancora cercando di immettere sul mercato una pillola dimagrante.

 

«I risultati degli studi in corso e futuri sulla formulazione a rilascio modificato di danuglipron una volta al giorno forniranno informazioni su un potenziale percorso da seguire con l’obiettivo di migliorare il profilo di tollerabilità e ottimizzare sia la progettazione che l’esecuzione dello studio», ha affermato il dottor Mikael Dolsten, direttore scientifico e presidente di Pfizer.

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«Lo sviluppo futuro di danuglipron si concentrerà su una formulazione una volta al giorno, con dati farmacocinetici attesi nella prima metà del 2024» annuncia il comunicato Pfizer.

 

Come riportato da Renovatio 21, il semaglutide – commercializzato come Ozempic – sta rivoluzionando il settore farmaceutico e si annuncia, secondo alcuni analisti, come quello che potrebbe divenire il farmaco più venduto della storia. Il fenomeno potrebbe avere consegue trasformative per la società e l’economia: la banca d’affari Morgan Stanley ha pubblicato un rapporto sull’impatto dei farmaci contro l’obesità sui produttori di cibo spazzatura.

 

Il problema degli effetti collaterali tuttavia è già stato posto.

 

Come riportato da Renovatio 21, oltre al pericolo per le donne incinte, vi sarebbe un’inchiesta in corso per stabilire se esiste una possibile correlazione tra l’assunzione del semaglutide e l’ideazione di pensieri suicidi.

 

Una recente intervista di Tucker Carlson ad un ex dirigente di enti di regolazione del farmaco ha aperto numerosi dubbi riguardo gli effetti avversi del farmaco e riguardo alla bontà dell’intera filiera industrial-sanitario-statale che si prepara a sostenerne la massima diffusione.

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Big Pharma

Sciroppo uccide i bambini usbechi. Dietro, un fiume di corruzione

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Al processo per lo scandalo del Dok-1 Maks sta emergendo che i produttori indiani corrompevano regolarmente gli operatori sanitari in tutto il Paese, per raccomandare il preparato ai pazienti. Nel frattempo il presidente Mirziyoyev ha sostituito il ministro della Salute ma senza indicare quali nuove misure verranno adottate.   Il tribunale di Taškent ha ripreso le sessioni del processo sullo scandalo dello sciroppo Dok-1 Maks, la cui assunzione ha portato 18 bambini all’invalidità permanente, mentre in tutto le persone che hanno subito gravi conseguenze sono ormai una settantina. Sono stati aggiunti altri nomi alla lista delle persone accusate, che sono attualmente 23.   L’accusa evidenzia come dopo l’assunzione del farmaco 16 bambini abbiano ricevuti traumi molto seri, e tre siano morti direttamente dopo l’assunzione dello sciroppo.   Lo scorso agosto è divenuto evidente che il numero delle persone colpite dall’assunzione del farmaco della compagnia indiana Marion Biotech sia di molto superiore a quanto si supponesse. Se all’inizio del 2023 si parlava di una ventina di bambini coinvolti, oggi quelli accertati sono almeno 65, come ha riferito in tribunale l’ex-primario del centro plurifunzionale della regione di Samarcanda, il dottor Mamaktul Azizov.

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Il presidente del tribunale, Musa Jusipov, ha inserito nell’elenco degli accusati 17 persone, e nei prossimi giorni verranno esaminate tutte le rispettive posizioni. Secondo la Corte suprema dell’Uzbekistan, come pubblicato agli atti dello scorso 1° dicembre, una parte della documentazione è stata inviata agli organi inquirenti «per rivedere le conclusioni accusatorie e approfondire le azioni processuali integrative, relative al coinvolgimento di altre persone nello stato di accusa».   Finora gli accusati sono 21 persone, compreso l’ex-direttore dell’Agenzia per lo sviluppo farmaceutico e direttore della compagnia Quramax Medikal, un cittadino indiano, insieme a diversi altri a lui collegati, in tutto 16 uomini e 5 donne contro i quali sono state presentate le accuse da parte del Servizio per la sicurezza nazionale dell’SGB.   Alla compagnia sono state ritirate le licenze per il commercio di prodotti farmaceutici. La procura ha dichiarato che i distributori del Dok-1 Maks avevano pagato tangenti ai funzionari locali, nella misura di 33 mila dollari, per rinunciare alle verifiche obbligatorie del preparato da immettere sul mercato, che è stato così registrato come accessibile sul mercato interno dell’Uzbekistan.   Inoltre è stato chiarito che gli imprenditori indiani che hanno prodotto il mortale sciroppo corrompevano regolarmente gli operatori sanitari in tutto il Paese, per raccomandare il preparato ai pazienti.   Un rappresentante del comitato fiscale che ha testimoniato al processo ha spiegato che i produttori hanno pagato in tutto 5 miliardi e 57 milioni di som (circa mezzo milione di dollari) ai medici che raccomandavano lo sciroppo, e che aiutavano al suo acquisto. Le infermiere hanno ricevuto 122 milioni di som (circa 10 mila dollari), mentre i farmacisti hanno percepito 2 miliardi e 345 milioni di som (quasi 200 mila dollari). Oltre un milione di dollari è stato poi distribuito a vari altri collaboratori per la diffusione del farmaco.   L’anno scorso, secondo le informazioni diffuse da Radio Ozodlik, le autorità dello Stato indiano settentrionale dell’Uttar-Pradesh avevano autorizzato la Marion Biotech a rinnovare la produzione, ma dopo le morti di massa dei bambini in Uzbekistan lo sciroppo per la tosse è stato bloccato.   Nel frattempo, il presidente dell’Uzbekistan Šavkat Mirziyoyev ha sostituito il ministro della Salute, nominando come sostituto provvisorio Asilbek Khudajarov: in una riunione «in spirito critico» alla presenza del primo ministro Abdulla Aripov, è stato licenziato il ministro Amrillo Inojatov, senza ulteriori chiarimenti sui futuri programmi del ministero.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.  

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L’Australia si scusa con le vittime della talidomide. Quando lo farà per quelle di lockdown e vaccini?

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Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha offerto le scuse nazionali alle vittime della talidomide, il farmaco contro la nausea mattutina che ha causato difetti alla nascita in circa 100.000 bambini in tutto il mondo. Le scuse segnano la prima volta che il governo australiano riconosce un ruolo nello scandalo.

 

«Ai sopravvissuti – ci scusiamo per il dolore che la talidomide ha inflitto a ognuno di voi ogni giorno. Ci dispiace. Siamo più dispiaciuti di quanto possiamo dire», ha detto Albanese mercoledì in Parlamento a un gruppo di sopravvissuti.

 

«Queste scuse si inseriscono in uno dei capitoli più oscuri della storia della medicina australiana», ha affermato.

 

Sviluppata dalla casa farmaceutica tedesca Grunenthal, la talidomide fu commercializzata tra il 1957 e il 1961 come cura per la nausea mattutina durante la gravidanza e come sonnifero che non crea dipendenza. Poco dopo essere stata immessa sul mercato, si è scoperto che la talidomide causava difetti alla nascita, inclusi arti accorciati o mancanti, mentre altre gravidanze venivano interrotte prematuramente dal farmaco e alcuni bambini esposti al farmaco nell’utero morivano prima di raggiungere la pubertà.

 

Le stime del Thalidomide Trust suggeriscono che circa 100.000 bambini con talidomide sono nati in tutto il mondo. Non è chiaro quanti siano stati colpiti in Australia, ma un rapporto del Senato di Canberra del 2019 ha rilevato che il 20% dei casi nel Paese avrebbe potuto essere evitato se il governo avesse agito prima per ritirare il farmaco dalla circolazione. Il governo non ha mai ammesso la responsabilità, ma ha offerto ai sopravvissuti pagamenti una tantum fino a 500.000 dollari australiani (332.000 dollari) e un risarcimento annuale fino a 60.000 dollari australiani nel 2019.

 

Schemi di risarcimento simili sono stati implementati in Canada nel 1991 e nel Regno Unito nel 2010. Grunethal riconosce il suo ruolo nello scandalo, ma non ha mai ammesso la responsabilità legale. Diversi funzionari della Grunethal furono accusati di omicidio colposo alla fine degli anni ’60, ma l’azienda si accordò in via stragiudiziale e accettò di contribuire ad una fondazione di beneficenza per le vittime.

 

 

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Come riportato da Renovatio 21, cinque anni fa moriva in Australia il dottor William McBride, che fu tra i primi medici a dare l’allarme sulla talidomide – in pratica, un eroe che salvò chissà quanti bambini. Nonostante il suo ruolo fosse riconosciuto, per delle meccaniche che abbiamo imparato a conoscere quando si tratta di grandi interessi farmaceutici, il medico fu tuttavia attaccato ed emarginato nel corso del tempo, fino ad essere radiato dall’ordine dei medici – un’altra procedura che, purtroppo, abbiamo imparato a conoscere.

 

Nella primavera del 1961, al Crown Street Women’s Hospital di Sydney, in Australia, il Dr. McBride, un ostetrico, fece nascere un bambino che aveva malformato le braccia e altri problemi. Nel giro di poche settimane ne aveva visti altri due. In una lettera pubblicata sulla rivista medica The Lancet che in dicembre, notò che ciò che sembrava connettere le pazienti era un farmaco che aveva prescritto per la nausea mattutina, la talidomide (nota in Australia come Distaval).

 

Dopo aver fondato un’organizzazione di ricerca, la Fondazione 41, con un premio in denaro che aveva ricevuto da un istituto francese per il suo ruolo nella questione della talidomide, McBride fu oggetto di roventi polemiche. Negli anni Ottanta la sua ricerca sui possibili effetti dannosi di un altro farmaco, il Bendectin, fu messa in discussione e fu coinvolto in una lunga battaglia per difendere la sua reputazione.

 

McBride ed i suoi sostenitori credevano fermamente che le compagnie farmaceutiche stessero cercando di zittirlo, al punto da ipotizzare che stessero monitorando le sue telefonate: «ci sono crepitii ogni volta che parlo al telefono, che improvvisamente svaniscono o diminuiscono», disse al Sun-Herald di Sydney nel 1988. «Potrebbe non essere nulla, ma le compagnie farmaceutiche sono conosciute per ricorrere a metodi drastici per screditare coloro che appaiono in tribunale contro di loro».

 

«Non pensava che una compagnia farmaceutica non sarebbe stata felice di sentirlo quando ha detto: “C’è qualcosa di sbagliato nel tuo farmaco’” – ha detto la figlia Catherine McBride all’Australian  –Pensava che avrebbe risparmiato loro un sacco di soldi».

 

Durante le controversie che seguirono, il dottor McBride sostenne di essere stato vittima di una campagna di Big Pharma per screditarlo. Nel 1987, per esempio, gli fu contestato l’uso dei conigli negli esperimenti e i relativi risultati. «Stiamo combattendo per alcuni conigli – disse al Sun-Herald – cosa è più importante – la vita di un bambino o quanto un coniglio ha bevuto in un esperimento?».

 

Fu così, che dopo tanti attacchi, nel 1993 un tribunale ordinò la sua radiazione registro medico dello Stato australiano del Nuovo Galles del Sud, impedendogli di praticare la medicina. Tuttavia, la radiazione dall’ordine finì per essere cancellata. McBride vinse il diritto di esercitare nuovamente la medicina nel 1998, anche se con diverse condizioni, tra cui quella di non condurre ricerche.

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Ora, che il governo australiano chieda scusa alle vittime della talidomide è sicuramente positivo.

 

Tuttavia, ci chiediamo: quando chiederà scusa per la mostruosità raggiunta dal Paese durante il biennio pandemico?

 

Quando chiederà scusa per la repressione mostruosa contro la sua popolazione?

 

Quando chiederà scusa per la violenza delle forze dell’ordine portata – e autorizzatafin dentro le automobili e persino le case delle famiglie?

 

Quando chiederà scusa per gli ordini che proibivano baci e abbracci a capodanno, i regali di Natale, e perfino le conversazioni?

 

Quando chiederà scusa per gli ordini ai nonni australiani di non avvicinarsi ai loro nipoti?

 

Quando chiederà scusa per gli insulti ai non vaccinati definiti dalle autorità sanitarie come «infelici» e «soli» per tutta la loro vita?

 

Quando chiederà scusa per la polizia che aggrediva perfino i bambini?

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Quando chiederà scusa per l’apartheid biotica effettiva implementata perfino nei supermercati?

 

Quando chiederà scusa per l’invito alla delazione per i vicini «anti-governo o teorici del complotto del vaccino COVID», che era ripetuto fino a pochi mesi fa?

 

Quando chiederà scusa per i lager?

 

Quando chiederà scusa per Melbourne, città offesa sino al parossismo, trasformatasi in una vera zona di guerra?

 

Quando chiederà scusa per le persone picchiate in strada perché prive di «documenti vaccinali»?

 

Quando chiederà scusa per i danni biologici che il vaccino sta producendo, come attestano gli interventi vari medici e qualche parlamentare, sugli australiani?

 

A tali domande non sappiamo rispondere, se non con un’esortazioni a coloro che agli antipodi sono rimasti umani: non facciamo passare altri 60 anni prima di vedere riconosciuta, a parole, la giustizia, la verità.

 

Chi ha ordito la catastrofe deve essere portato dinanzi alle sue responsabilità il prima possibile. In Australia come in Italia e in tutto il mondo.

 

Per quanto ci riguarda, lo abbiamo già detto: noi non dimentichiamo nulla.

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