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Persecuzioni

USA, Israele e Turchia alimentano l’eliminazione del cristianesimo in Medio Oriente: parla il colonnello Macgregor

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Il colonnello Douglas Macgregor, già consigliere di Trump, in una sorprendente valutazione dell’operazione di cambio di regime in Siria ha lanciato un messaggio scioccante: il cristianesimo viene cancellato nelle sue più antiche patrie, mentre i terroristi sostenuti dagli Stati Uniti e dalla Turchia contribuiscono a realizzare il sogno sionista del «Grande Israele».

 

Parlando della probabile estinzione del cristianesimo del primo secolo nella regione, Macgregor ha avvertito: «Penso che sarà la fine della comunità cristiana in Siria e probabilmente inevitabilmente di ciò che ne resta in Iraq».

 

Il Macgregor ha affermato che il mondo occidentale non è riuscito a riconoscere l’importanza di ridisegnare la mappa del Medio Oriente, che ha visto terroristi stranieri sostenuti dagli Stati Uniti rovesciare il governo di Bashar Al-Assad. «La gente deve capire che stiamo assistendo a qualcosa che non avevamo ancora visto nel XXI secolo, ovvero la divisione formale di un terzo Paese da parte di almeno altri due partner, ovvero la Siria».

 

Secondo Macgregor, i «partner» dietro la divisione sono Israele, Turchia e Stati Uniti.

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Il colonnello, già comandante dell’ultima battaglia di carrarmati del XX secolo in Iraq durante la prima Guerra del Golfo, sostiene che l’operazione è in linea con una visione sionista di lunga data di espansione del territorio di Israele. «Sappiamo già che gli israeliani hanno delle forze alla periferia di Damasco», ha detto Macgregor, citando i resoconti sui progressi dell’invasione israeliana della Siria, prima di citare le prove del piano per un «Grande Israele».

 

«Sappiamo dalla mappa che il presidente Netanyahu ha mostrato davanti all’ONU che mostra in modo efficace il suo piano per un Grande Israele».

 

«Il documento del Grande Israele comprende la metà inferiore della Siria, gran parte della Giordania e si estende fino all’Egitto, nonché alla maggior parte del Libano, e tutto ciò è ormai molto concreto» ha continuato il colonnello in pensione.

 

Si dice che il fondatore del sionismo Theodor Herzl, sognasse un Grande Israele, secondo una dedica scritta nel progetto del 1982 per la sua realizzazione.

 

 

 

Noto come «Piano Yinon» dal nome del suo autore, Oded Yinon, il «Piano Sionista per il Medio Oriente» sembra materializzarsi. «Due settimane fa, tre settimane fa, quando le cose andavano molto, molto male nel Libano meridionale, così come a Gaza, la gente ha perso di vista questo, ma questo è in fermento da un po’ di tempo» spiega il Macgregore, il quale afferma che gli Stati Uniti sono da tempo coinvolti nella realizzazione di questo piano.

 

«Alla fine abbiamo avuto molto a che fare con l’organizzazione di tutto questo». Come ha rivelato Wikileaks, Jake Sullivan disse a Hillary Clinton nel 2012 che Al Qaeda – «è dalla nostra parte in Siria».

 

Il sito cattolico nordamericano LifeSiteNews cerca di unire alcuni puntini: «collegato al decennale massiccio sostegno all’Israele sionista all’interno della Casa Bianca, c’è il fatto che forse c’è un numero sproporzionatamente elevato di ebrei alla Casa Bianca che ricoprono posizioni di alto livello, come si nota nella foto qui sotto» scrive LSN. Segue post di Twitter dove lo staff ebraico del palazzo presidenziale posa mostrando il suo grande numero.

 

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«Non c’è necessariamente nulla di sbagliato in questo, se non che abbiamo visto un massiccio e costante sostegno alle brutali politiche espansionistiche sioniste provenire dalla Casa Bianca per molti decenni» continua LifeSite. «Anche Joe Biden ha ripetutamente ed esplicitamente dichiarato di essere un sionista e ora anche Trump è molto pro-sionista di Israele, promettendo di sostenere l’illegale e violenta presa di potere della Cisgiordania da parte di Israele».

 

«Il leader dei cosiddetti “ribelli” in Siria è un uomo che si è unito ad Al Qaeda nel 2003 ed è stato incaricato dal leader dell’ISIS di creare un gruppo terroristico in Siria. Tuttavia, il sostegno degli Stati Uniti ad Al Qaeda/ISIS e al piano del Grande Israele non è l’unico schema “ambizioso” in corso in Siria» scrive il sito prolife.

 

Il colonnello Macgregor afferma che anche Erdogan della Turchia ha obiettivi espansionistici. «Certo, il signor Erdogan non ha fatto mistero delle sue ambizioni ottomane», dice il colonnello, ricordando l’ex impero islamico dei turchi, «ha mappe che circolano sulla televisione turca che mostrano la Grecia e la Bulgaria come parte della Turchia, insieme alla maggior parte delle parti caucasiche dell’Iran settentrionale e alla maggior parte della Siria e alla maggior parte dell’Iraq settentrionale».

 

Macgregor afferma che sia Israele che la Turchia cercano di spartirsi la Siria, apparentemente con l’autorizzazione degli Stati Uniti.

 

«Questi sono due stati con due leader in questo momento: Netanyahu ed Erdogan, che sono determinati a realizzare i loro sogni e noi abbiamo semplicemente detto di farlo».

 

Tali piani sono stati ventilati per decenni da entrambe le parti, dice Macgregor, ma ora stanno prendendo forma e rischiano di destabilizzare la regione e il mondo con il pericolo di una guerra più ampia:

 

«È una situazione molto strana. È qualcosa che nessuno si aspettava di vedere. Abbiamo sempre ascoltato le persone con aspirazioni e ci hanno mostrato mappe con nuovi territori, ma ora queste aspirazioni sono realtà e le realtà sono pericolose per l’intera regione e potenzialmente… per il mondo».

 

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Macgregor nota che Netanyahu è attualmente perseguito per corruzione finanziaria e giudiziaria, in un caso che coinvolge anche la principale donatrice di Trump, Miriam Adelson, vedova di Sheldon Adelson, magnate dei casinò di Las Vegas che di fatto finanziava sia il Partito Repubblicano USA che il Likud in Israele.

 

Come riportato da Renovatio 21, il gruppo di Adelson fu colpito da un attacco cibernetico probabilmente di origine iraniana dopo che il vecchio miliardario ebreo aveva fatto dichiarazioni incendiarie su Teheran.

 

Netanyahu è stato denunciato da due ex primi ministri israeliani per le sue azioni «anti-Israele» che hanno trasformato la nazione in una «dittatura».

 

Questi collegamenti tra la sostituzione della stabilità regionale con la guerra, gli Stati Uniti, il leader di Israele, la lobby israeliana e un’amministrazione presumibilmente corrotta che sta distruggendo le fondamenta della democrazia israeliana, sono spiegati in un segmento mostrato nel podcast del giudice Napolitano.

 

In un’intervista del 2017, l’ex presidente della Siria Bashar al-Assad afferma senza mezzi termini che il presidente Trump è impotente contro il cosiddetto «Stato profondo» – che secondo lui è il vero potere negli Stati Uniti. Qui Assad spiegava che «il problema con gli Stati Uniti riguarda l’intero sistema politico. Non riguarda una persona. L’elezione di Trump ha dimostrato più e più volte che il presidente è solo un esecutore».

 

«Non è lui a prendere le decisioni; fa parte di diverse lobby e dello stato profondo o del regime profondo, come lo si può chiamare, che (…) dettano al presidente cosa dovrebbe fare».

 

 

Trump aveva denunciato il suo rivale per la nomination repubblicana del 2016 Marco Rubio come «il perfetto burattino di Sheldon Adelson». Rubio aveva fatto capire che avrebbe preso soldi da Adelson, portando Trump a commentare:

 

«Non voglio i soldi di nessuno. Se Sheldon glieli dà, avrà il controllo totale su Rubio e questo è il problema del modo in cui funziona il sistema: chiunque dia. Penso che sia per questo che sono così in testa, perché nessuno mi controlla se non il pubblico americano. Farò la cosa giusta per il Paese, non la cosa giusta per l’azienda che rappresento come lobbista o qualsiasi cosa sia».

 

Poi, sorprendentemente, Trump ha accettato centinaia di milioni di dollari dagli Adelson in persona, contraddicendo completamente le sue critiche a Rubio.

 

Non solo. Come riportato da Renovatio 21, uno degli ultimi atti del primo mandato Trump fu rimandare in Israele Jonathan Pollard, ex analista della Marina USA considerabile come il più grande traditore della storia americana, condannato all’ergastolo per spionaggio a favore dello Stato Ebraico.

 

Pollard di fatto «graziato» da Trump e portato in Israele nel gennaio 2020 da un aereo privato dell’Adelson, che sarebbe morto pochi giorni dopo. Ad aspettare il traditore, a Tel Aviv, c’erano ali di folla festante che lo hanno accolto come un eroe – per aver spiato per conto dello Stato degli ebrei il Paese principale alleato. Paradossi che cortocircuitano il rapporto sempre più insostenibile tra USA e Israele.

 

Come concordano Macgregor e Napolitano, la valutazione di Assad del giugno 2017 sulla politica estera dello Stato profondo statunitense sembra essere una descrizione precisa degli eventi che si stanno svolgendo ora.

 

Assad aveva detto «Trump ha fatto un’inversione di 180º in quasi ogni promessa. Perché? Perché il Deep State non gli avrebbe permesso di andare in una certa direzione. Ecco perché per me, avere a che fare con lui come persona, potrebbe essere, ma quella persona può mantenere le promesse? No. Il presidente degli Stati Uniti non può mantenere le promesse. L’intero Stato – lo Stato profondo – è l’unico che può farcela, e questo è il problema», aveva dichiarato Assad.

 

L’ex presidente della Siria ha anche affermato che il motivo per cui la sua nazione è – ed è stata – presa di mira per la distruzione è perché lui non era un «burattino» dello Stato profondo degli Stati Uniti:

 

«Questo stato profondo non accetta partner in giro per il mondo. Non lo fanno. Accettano solo burattini. Accettano solo follower. Accettano solo proxy. Noi non siamo nessuno di questi», concludeva Assad, il che spiega perché la sua Siria è stata privata di denaro, petrolio e grano dall’occupazione e dalle sanzioni statunitensi, come sostiene Macgregor, che ha osservato che ciò è stato fatto su richiesta di Israele ed è associato a una più ampia politica regionale degli Stati Uniti di «corruzione» degli Stati arabi.

 

«Abbiamo fatto tutto il possibile per sostenere la rimozione di Assad perché questo era ovviamente il desiderio del governo israeliano. Tenete presente che in Egitto e in Giordania, gli altri due Stati arabi che confinano con Israele oltre al Libano, abbiamo quelli che nel mondo arabo sono effettivamente considerati governi fantoccio che sostanzialmente ci sono leali».

 

Domanda: perché tali Paesi sono «leali» agli Stati Uniti? «Li compriamo», dice Macgregor, che in passato ha anche affermato che la lobby israeliana ha “comprato e pagato l’establishment politico statunitense».

 

Nel frattempo, aggiunge il Macgregor, l’esercito di Netanyahu stanno in realtà conquistando, rubando terre che due settimane fa facevano parte della Siria, e sottolinea che Israele ha ormai distrutto tutte le armi strategiche della Siria, lasciandola indifesa.

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Le Forze di difesa israeliane «hanno lanciato una furiosa campagna aerea nelle ultime 48-72 ore per distruggere praticamente tutto ciò che aveva un valore militare sul terreno in Siria», ha detto, prima di spiegare perché il regime di Assad è crollato così rapidamente.

 

E, naturalmente, Israele ha ancora una volta, come sempre, utilizzato enormi quantità di jet, bombe e altre armi donate dagli Stati Uniti e inviate di corsa in Israele. Qualunque cosa Israele voglia per le sue azioni espansionistiche e le sue uccisioni di massa, la riceve sempre dagli Stati Uniti, anche se questa guerra non ha nulla a che fare con la protezione degli interessi di sicurezza degli Stati Uniti.

 

«Penso che facesse anche parte del piano più ampio di pagare tutti gli ufficiali superiori e l’esercito di Assad per fare marcia indietro» ha esternato il colonnello americano, che nega che ciò abbia reso la Siria più sicura. E, cosa ancora più importante, afferma che ciò non impedirà alle armi di finire nelle mani dei terroristi vittoriosi.

 

«Ciò non significa però che le orde islamiste che stanno scorrazzando in tutta la Siria non abbiano altre fonti di equipaggiamento e munizioni. Le hanno. Si chiamano Turchia». Non solo la Turchia sta armando questi «ribelli», afferma Macgregor, ma sono anche diretti da Erdogan in una campagna che, secondo Macgregor, porterà all’assassinio di 100.000 persone.

 

Macgregor afferma che «l’esercito turco si sta muovendo con cautela dietro» i cosiddetti «ribelli», che secondo lui il leader turco Erdogan sta «allenando». Macgregor mette in guardia dal massacro, nonostante una presunta strategia guidata dalla Turchia per evitare di allertare il pubblico occidentale sulla «cupa» realtà.

 

«Pensiamo che probabilmente uccideranno almeno 100.000 persone se non l’hanno già fatto in Siria. Ma Erdogan li ha istruiti e ha detto, “Non uccidete tutti”».

 

Macgregor sostiene che i terroristi hanno ricevuto l’ordine dalla Turchia di «evitare i villaggi cristiani… non vogliamo che l’Occidente si renda conto di ciò che sta accadendo».

 

Sebbene questa strategia possa convincere molti spettatori in Occidente che la Siria è stata liberata, un altro avvertimento è giunto dall’arcivescovo cattolico della città siriana di Aleppo.

 

«Siamo finiti, in tutti i sensi», ha affermato l’arcivescovo siro-cattolico Jacques Mourad, della diocesi di Homs, in un discorso riportato da Louis Knuffke il 6 dicembre. «Questa è la fine della grande storia dei cristiani ad Aleppo».

 

Mentre notizie di questi giorni riportavano che ai cristiani in Siria era stato ordinato di annullare il Natale, sembra che lo sterminio del cristianesimo sia destinato a continuare nelle comunità sopravvissute dai tempi di Cristo.

 

«La valutazione sobria e dettagliata di Macgregor dimostra che chiunque governi gli Stati Uniti è disposto a sostenere chiunque, a fare qualsiasi cosa voglia, tranne i cristiani» conclude LifeSite.

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Persecuzioni

Emir Kusturica: è in corso una guerra contro l’ortodossia

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Il cineasta serbo Emir Kusturica parla di una vera guerra contro la chiesta ortodossa.   La decisione delle autorità di Chisinau di impedire a un vescovo moldavo di partecipare alla cerimonia annuale a Gerusalemme fa parte di una più ampia guerra contro il cristianesimo ortodosso, ha affermato il famoso regista noto per capolavori come Tempo di gitani e Underground.   Il vescovo Marchel della Chiesa ortodossa moldava sarebbe dovuto partire per Israele giovedì 19 aprile per il rito del Fuoco Sacro. Il religioso dichiarato alla stampa che la polizia di frontiera dell’aeroporto di Chișinău lo aveva fermato per una perquisizione e gli aveva restituito il passaporto solo dopo la partenza dell’aereo, nonostante non avesse trovato nulla di sospetto. In seguito, il vescovo Marchel ha affermato che anche il suo secondo tentativo di imbarcarsi su un volo per Israele era stato bloccato «ingiustificatamente» dalle autorità.

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Il rito del Fuoco Sacro presso la Chiesa del Santo Sepolcro, che si tiene il Sabato Santo, è un evento chiave che precede la Pasqua ortodossa. Si crede che la fiamma scenda miracolosamente ogni anno sul luogo della crocifissione di Cristo. I pellegrini accendono candele e portano il fuoco nei loro paesi d’origine per illuminarne altre, come parte di un’antica tradizione festiva.   Interrogato venerdì dall’agenzia russa RIA Novosti sul trattamento riservato dal governo moldavo al vescovo, il Kusturica ha dichiarato che «dopo l’attacco alla Kiev Pechersk Lavra, non mi sorprende più nulla».   Alla fine di marzo, funzionari e polizia ucraini hanno fatto irruzione nelle catacombe del monastero più importante del Paese, luogo di sepoltura dei primi santi ortodossi. L’azione è avvenuta nel contesto di una lotta di potere sulla Kiev Pechersk Lavra tra la Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC) canonica e la Chiesa Ortodossa Ucraina (OCU), creata solo nel 2018 e sostenuta dal governo di Volodymyr Zelens’kyj.   «È stato un segno di guerra contro il mondo ortodosso, contro i russi ortodossi e tutti i credenti ortodossi», ha affermato il due volte vincitore della Palma d’oro in merito agli eventi di Kiev.   Il blocco del viaggio del vescovo moldavo a Gerusalemme «continua quella stessa battaglia. Pensano che con nuove iniziative politiche laiche prima intimidiranno e poi distruggeranno la civiltà ortodossa. Ma non ci riusciranno», ha insistito Kusturica.   Come nella vicina Ucraina, la Moldavia ha dovuto affrontare tensioni religiose che coinvolgono due importanti fazioni ortodosse: la Chiesa ortodossa moldava, affiliata al Patriarcato di Mosca, e la Metropolia di Bessarabia, sotto la tutela della Chiesa ortodossa rumena. Nel contesto delle crescenti tensioni geopolitiche con la Russia, il governo filo-europeo di Chișinău ha ampiamente appoggiato la Metropolia, allineata a Bucarest.

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Come riportato da Renovatio 21, Kusturica ha esplorato la persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina (UOC) da parte di Kiev nel nuovo documentario intitolato Gente di Cristo. Il nostro tempo.   Kusturica, un tempo vicino a Milosevic, è oggi spesso ospite di manifestazioni culturali in Russia, come quella di San Pietroburgo dello scorso anno dove ha potuto intervistare in pubblico il presidente russo Vladimiro Putin. Kusturica si è schierato a favore dei serbi del Kosovo.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa proprio la Moldavia aveva vitato l’ingresso nel Paese a Goran Bregovic, musicista di tanti film del Kusturica, a causa delle sue presunte posizioni filorusse.

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Cina

Cina, polizia contro casa di preghiera non registrata, cattolico in coma

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

L’incidente è avvenuto il 23 marzo nella diocesi di Lüliang, ma le autorità hanno cercato di tenerlo nascosto. L’intervento delle forze speciali ha richiamato altri cattolici dal vicino villaggio di Xinli, dove vive una storica comunità cattolica. Negli scontri anche un agente è rimasto ferito. Arrestati il parroco e alcuni fedeli. La comunità costretta all’«autocritica», ma il problema vero sono le regole sempre più rigide sulle religioni.

 

Il 23 marzo un uomo di mezza età è stato duramente colpito alla testa durante uno scontro con la polizia in una parrocchia della diocesi di Lüliang, nella provincia cinese dello Shanxi, e al momento in cui scriviamo, è ancora in coma nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale locale. Il parrocchiano di mezza età si chiama Francesco Zuo Shangwangi, e vive nel villaggio di Xinli, nella contea di Wenshui.

 

L’incidente è avvenuto nel villaggio di Zhaizi, a circa 70 chilometri a sud-ovest di Taiyuan, la capitale della provincia. Tre o quattro anni fa, uno zelante parrocchiano del di Zhaizi aveva acquistato un terreno e costruito una casa da utilizzare per la preghiera dei fedeli.

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Alcuni giorni prima dell’incidente, i dipartimenti governativi avevano informato i fedeli che questo edificio non era stato registrato secondo le norme e non poteva essere utilizzato per attività religiose. Durante la Quaresima, tuttavia, i parrocchiani si sono riuniti comunque lì per recitare il rosario. Domenica 23 sul posto sono arrivate le forze speciali della polizia che hanno strattonato alcuni anziani: uno di loro è caduto a terra con una ferita alla testa.

 

Il sacerdote che era lì per distribuire l’Eucaristia ha informato per telefono i parrocchiani del vicino villaggio di Xinli e questi si si sono recati sul posto. Man mano che aumentava il numero dei fedeli solidali, aumentava anche il numero degli agenti mobilitati. Nel corso dei tentativi di disperdere l’assembramento con gas lacrimogeni e manganelli, è stato ferito anche Zuo Shangwang che è caduto a terra privo di sensi.

 

A quel punto la folla inferocita ha attaccato un agente rimasto solo in un’auto della polizia, ferendolo gravemente. I tre feriti (i due fedeli e l’agente speciale di polizia) sono stati trasportati d’urgenza in ospedale. Tre giorni dopo, il parroco – che serve anche la casa di preghiera del villaggio di Zhaizi – e il presidente della parrocchia di Xinli sono stati arrestati e il 31 marzo anche quattro altri parrocchiani sono stati portati via con l’accusa di aver aggredito un agente di polizia.

 

I villaggi di Xinli e Zhaizi distano circa 2,5 chilometri l’uno dall’altro e appartengono a contee amministrative diverse: Zhaizi a quella di Jiaocheng e Xinli a quella di Wenshui. Xinli – che secondo i dati ufficiali conta 1026 abitanti –è un villaggio dalla lunga storia cristiana le cui radici risalgono al XVII secolo, che lo rende il più grande centro cattolico della diocesi di Lüliang. Qui era cresciuto anche san Giovanni Wang Rui, uno dei martiri cinesi canonizzati da Giovanni Paolo II. La storia di fede del villaggio di Zhaizi è invece più recente: i credenti sono appena 40 o 50 e spesso vengono aiutati da quelli di Xinli.

 

La contea di Jiaocheng è luogo d’origine della scuola della Terra Pura, un importante ramo del Buddhismo; il Tempio di Xuanzhong nella contea ha una storia di 1.500 anni, a differenza della Chiesa cattolica, che ha una popolazione ridotta e una storia recente. Secondo quanto raccontato dai parrocchiani locali, gli incontri nella casa di preghiera del villaggio di Zhaizi sono stati segnalati dai vicini, forse perché ritenevano che le persone che andavano e venivano fossero troppo rumorose.

 

Altri parrocchiani ritengono che ci sia un conflitto inconciliabile con un gruppo che nel villaggio lucra sulle credenze negli spiriti e avrebbero per questo sporto denuncia. Nella contea di Jiaocheng i cristiani sarebbero infatti solo 500 cattolici e i quadri locali del Partito finora non avevano prestato alcuna attenzione nei loro confronti. Il modo estremo in cui ora li hanno trattati e l’uso della polizia speciale hanno però ora fatto esplodere il problema. Alcuni cattolici ritengono che proprio le regole religiose diventate molto più severe negli ultimi anni e la paura dei quadri di commettere errori stia alimentando questi conflitti.

 

Nel villaggio di Xinli si tramanda il ricordo dei molti parrocchiani che durante la Rivoluzione culturale hanno preferito la morte all’apostasia; nella storia di questa comunità ci sono state molte vocazioni al sacerdozio. Lo stesso vescovo di Lüliang mons. Ji Weizhong, – che è stato ordinato lo scorso 20 gennaio di quest’anno ai sensi dall’accordo tra la Santa sede e Pechino – è nato nel villaggio in una famiglia cattolica da generazioni. Ha ricordato che quando era bambino – alla fine della Rivoluzione culturale, prima che la chiesa fosse riaperta – sua madre portava i figli nelle case dei vicini per pregare insieme; la sua stessa famiglia non ha mai smesso di insegnare il catechismo al mattino e alla sera. Per tanti anni si è tramandata così la fede nel villaggio. Per questo motivo, quando sentono delle difficoltà nel vicino villaggio di Zhaizi, i parrocchiani vanno a sostenerli senza esitazione.

 

Anche Francesco Zuo Shangwang – l’uomo che è stato ferito – proviene da una famiglia semplice che ama il Signore. Francesco è un camionista, padre di tre bambine, la più piccola delle quali ha appena due anni. L’anno scorso, a causa del troppo lavoro, è caduto e si è fratturato la colonna vertebrale; il 6 dicembre si era sottoposto a un intervento chirurgico da cui non si era ancora completamente ripreso. Quando ha sentito parlare dell’incidente del villaggio di Zhaizi, però, non ha esitato a seguire i giovani del villaggio per andare a sostenere gli altri cattolici. Dopo essere stato gravemente ferito è stato sottoposto a due craniotomie, ma finora non si è risvegliato. L’edema cerebrale si è ridotto, ma continuano una serie di complicazioni che lo mantengono in pericolo di vita.

 

L’incidente avvenuto il 23 marzo nel villaggio di Zhaizi è stato seguito da un alto livello di attenzioni a tutti i livelli. Si dice che il responsabile della parrocchia di Xinli e gli altri membri della comunità siano sotto stretta sorveglianza, che persone dei dipartimenti governativi entrino costantemente nel villaggio per controllare la situazione, che tutti i sacerdoti della diocesi siano stati costretti a sottoporsi a una settimana di studio sulle norme e i regolamenti politici, che i conti finanziari degli ultimi cinque anni siano stati controllati.

 

Il sacerdote arrestato, padre Zhang Jinliang, sarebbe stato trasferito in un altro luogo di detenzione e che agli abitanti del villaggio sarebbe stato intimato di non parlare delle persone ferite. Per questo finora il mondo esterno non ha potuto ottenere informazioni precise.

 

In seguito agli arresti, i parrocchiani di Xinli e Zhaizi si sono calmati. Facendo autocritica hanno detto che la Chiesa stessa aveva delle colpe: non aveva fatto bene il suo lavoro, continuando a tenere riunioni dopo che le era stato detto che non c’erano procedure legali di registrazione per la casa di preghiera; inoltre non avrebbero dovuto affrontare gli agenti speciali di polizia e ferirli, soprattutto quelli che non hanno colpito nessuno.

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Tuttavia, non riescono a capire perché l’amministrazione locale non abbia preso l’iniziativa di aiutare la casa di preghiera a registrarsi dal momento che era in funzione ormai da anni, ma abbia invece scelto di far rispettare la legge durante la Quaresima, il mese più importante dell’anno liturgico della Chiesa cattolica, mobilitando una squadra di agenti speciali con spray al peperoncino e armi da fuoco per affrontare fedeli disarmati.

 

Alcuni cattolici hanno definito l’incidente del villaggio Zhazi un «disastro religioso».

 

«Nelle circostanze attuali, possiamo solo pregare di più, auspicando che i dipartimenti governativi applichino la legge in modo imparziale» hanno detto. «Quando siamo stati affrontati dalla polizia nel villaggio abbiamo trascurato la preghiera e abbiamo scelto lo scontro, dimenticando che la preghiera è la migliore arma che possiamo avere. In questa Settimana Santa, dobbiamo seguire l’esempio di Gesù, che è andato a soffrire, dobbiamo imparare dalla sua pazienza e dobbiamo pregare per il nostro fratello Francesco, che sta soffrendo nella Passione della Chiesa, e attendere con ansia il suo risveglio».

 

C’è preoccupazione, inoltre, per la detenzione di padre Zhang Jinliang, che è un evangelizzatore impegnato. Si teme che lo spazio per la Chiesa locale diventi sempre più ristretto in futuro e il progetto di costruire una chiesa nella contea possa fermarsi.

 

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Persecuzioni

Vescovo ortodosso arrestato durante il rito pasquale

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Al vescovo Marchel della Chiesa ortodossa moldava è stato impedito di lasciare il Paese venerdì sera, mentre tentava di nuovo di partire per Gerusalemme per partecipare alle celebrazioni pasquali. L’alto ecclesiastico ha perso il volo precedente dopo essere stato fermato dalla polizia di frontiera in aeroporto.   Il vescovo Marchel avrebbe dovuto inizialmente recarsi in Israele giovedì per partecipare al rito del Fuoco Sacro, un evento importante in vista della Pasqua ortodossa. Tuttavia, Marchel ha dichiarato all’agenzia di stampa TASS che la polizia moldava lo aveva fermato insieme ai due chierici che lo accompagnavano all’aeroporto con il pretesto di una perquisizione.   Secondo il vescovo, tutti e tre sono stati perquisiti due volte e, sebbene non siano stati trovati oggetti sospetti, i loro passaporti sono stati trattenuti fino alla partenza del volo.   Il vescovo ha anche tenuto un breve discorso a un gruppo di suoi sostenitori radunati fuori dall’aeroporto. I manifestanti portavano cartelli e gridavano «La Moldavia è con il vescovo Marchel», mentre il religioso proponeva loro un altro slogan.   «La Moldavia è con Dio! La Moldavia è con Cristo Risorto! E dobbiamo restare uniti, tutti insieme, perché uno per uno, sapete, possiamo essere semplicemente ridotti in polvere», ha affermato.

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Ilona Railean, portavoce della polizia di frontiera, ha affermato che il vescovo era arrivato in ritardo ed era stato sottoposto alle «procedure di controllo standard». Marchel ha accusato le autorità di mentire.   L’incidente ha suscitato un’ampia condanna. La Chiesa ortodossa russa, a cui si allinea la Chiesa ortodossa moldava, ha definito l’azione politicamente motivata e «una deliberata presa in giro dei fedeli». Anche i legislatori russi hanno denunciato le autorità moldave per la detenzione del religioso, mentre l’opposizione moldava ha condannato l’episodio come «un atto di terrore».   L’ex presidente moldavo Igor Dodon ha denunciato il governo di Maia Sandu che gli è succeduta per la decisione di arrestare il vescovo.   Il Dodon, che è anche a capo del Partito socialista all’opposizione, ha definito l’iniziativa «un atto di terrore» contro la comunità ortodossa della Moldavia.   «Quello che è successo ieri è un incidente eclatante… Non c’è mai stato un caso nella storia moderna della Moldavia in cui a un vescovo sia stato impedito di volare a Gerusalemme per riportare il Fuoco Sacro», ha detto Dodon in un video pubblicato sul suo account Instagram.   «È un atto di terrore contro la nostra fede ortodossa, contro tutti i credenti ortodossi del nostro Paese», ha continuato. «Maia Sandu e il suo governo dovrebbero ricordare che Dio non colpisce con un bastone. Devono fermare questa pressione sulla Chiesa».   Dodon ha suggerito che l’incidente potrebbe anche essere stato un «atto di vendetta personale» contro il vescovo Marchel, noto critico dell’amministrazione Sandu.  
  Oltre il 90% dei moldavi si identifica come cristiano ortodosso. Il paese ospita due principali confessioni ortodosse: la Chiesa ortodossa moldava, sotto il Patriarcato di Mosca, e la Metropolia di Bessarabia, affiliata alla Chiesa ortodossa rumena.   I rapporti tra i due sono tesi da anni, ma la situazione è peggiorata a causa dell’ardente posizione pro-UE di Sandu e delle sue forti critiche a Mosca.   Dodon ha precedentemente accusato il governo di aver tentato di fare pressione sulla Chiesa ortodossa moldava affinché spostasse la sua fedeltà alla Romania. Nelle sue ultime dichiarazioni, ha esortato le autorità a cessare di interferire nelle questioni religiose.   «Non interferite con la Chiesa. Non dividete la Chiesa», ha detto. «Oltre il 90% della popolazione di questo Paese è composta da cristiani ortodossi e con le vostre azioni di ieri li avete sfidati tutti. Che il Signore vi perdoni, perché non sapete quello che fate», ha aggiunto, citando la Bibbia.   Anche il partito di Dodon ha rilasciato una dichiarazione definendo l’incidente «un crimine» contro il popolo moldavo e «una violazione delle fondamenta dello Stato moldavo». La Chiesa ortodossa russa ha denunciato l’episodio come «oltraggioso» e politicamente motivato.   Marina Tauber, deputata di spicco dell’opposizione, ha dichiarato alla testata governativa russa RT che Bruxelles ha chiuso un occhio sul trattamento riservato alla Chiesa ortodossa moldava dal governo filo-europeo di Chisinau.   La Tauber, segretaria esecutiva della coalizione di opposizione Pobeda-Victoria, ha dichiarato di essere «scioccata» dal trattamento riservato al vescovo. «È una situazione scandalosa», ha detto, sostenendo che le autorità non hanno fornito spiegazioni adeguate. «Non avremmo mai pensato che una cosa del genere potesse accadere a un sacerdote in giorni così sacri».  

Marina Tauber, immagini di pubblico dominio CC0 via Flickr

  La deputata ha accusato la presidente moldava filo-europea, Maia Sandu, di reprimere la chiesa affiliata a Mosca. «Cosa sta facendo Maia Sandu? Sta cercando di fare pressione sulla nostra chiesa e sulla nostra religione», ha detto. «È davvero sorprendente che l’Unione Europea non reagisca a ciò che stanno facendo i suoi rappresentanti in Moldavia», ha aggiunto. «Bruxelles rimane in silenzio».   «Dobbiamo assolutamente pensare a cosa fare [dopo], perché questo è successo e domani potrebbero stabilire a quale tempio andare, quale fede è giusta e quale è sbagliata», ha detto.   Intanto il vescovo ha descritto il trattamento ricevuto dalle autorità come «opera del Maligno», ma ha esortato i fedeli ortodossi moldavi a mostrare la vera «calma cristiana».   «Questa, se vogliamo, è la lotta dell’Arcangelo Michele contro le forze del male, contro le forze oscure. Ebbene, questo campo di battaglia si sta svolgendo ora da qualche parte in Moldavia, si sta svolgendo in Moldavia. E in ogni caso, dietro a tutto questo, ovviamente, si cela l’opera del Maligno», ha affermato il vescovo.   Tuttavia, il vescovo Marchel ha osservato che i tentativi di interrompere le celebrazioni di quest’anno erano già falliti, poiché due alti prelati moldavi erano partiti per Gerusalemme prima che il pellegrinaggio del Fuoco Sacro attirasse «un’attenzione speciale» da parte delle autorità.

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«Sono stato onorato di tanta attenzione. In ogni caso, li perdono per tutto e invito tutti, me compreso, a mantenere la calma cristiana nonostante tutto. La vita continua, presto ci sarà una festa, spero che il Signore ci faccia gioire della sua risurrezione e ci renda partecipi di questa gioia eterna», ha detto.   La decisione di interrompere il trasporto della fiamma in Moldavia è stata probabilmente presa dai massimi funzionari del Paese, ha suggerito il religioso senza fornire ulteriori dettagli. La Moldavia potrebbe in realtà essere usata come «banco di prova» per una più ampia decostruzione del cristianesimo, ordita da forze sinistre più globali, ha affermato.   «Stanno cercando di capire come far funzionare tutto in Moldavia, in modo da poterlo poi applicare in altri Paesi. Spero davvero che non ci riescano», ha detto il vescovo, esprimendo la speranza che la Moldavia possa mantenere la sua identità e sopravvivere come Paese cristiano ortodosso.   La vicenda si iscrive nel mentre nella adiacente ucraina la Chiesa Ortodossa subisce da tre anni una ferale repressione.   L’ONU ha avviato un’indagine sul caso, ha dichiarato venerdì a RIA Novosti Tamin Al-Kitan, portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR).   Il vescovo Marchel nel 2014 era stato multato dal tribunale per aver fatto dichiarazione anti-gay

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Immagine di scottgunn via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
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