Geopolitica
Una nave della Marina militare USA transita nello Stretto di Taiwan
Cresce la tensione attorno a Formosa. In quella che è stata descritta come una provocazione, la 7ª flotta statunitense ha annunciato il transito da sud a nord dello Stretto di Taiwan del cacciatorpediniere lanciamissili USS John Finn.
«Il transito è avvenuto attraverso un corridoio nello stretto di Taiwan che è al di là dei mari territoriali di qualsiasi stato costiero», si legge nella dichiarazione della 7a flotta. «All’interno di questo corridoio tutte le nazioni godono della libertà di navigazione in alto mare, di sorvolo e di altri usi del mare legittimi a livello internazionale legati a queste libertà».
Il colonnello senior dell’esercito Shi Yi, portavoce del comando cinese del teatro orientale dell’Esercito di Liberazione del Popolo (ELP), ha criticato tale manovra in una dichiarazione scritta.
«Il Comando cinese del Teatro Orientale del PLA ha organizzato forze aeree e navali per tracciare e monitorare il cacciatorpediniere americano durante l’intero percorso, e ha gestito la situazione secondo leggi e regolamenti», ha detto il portavoce, aggiungendo che le truppe del Comando del Teatro Orientale dell’ELP saranno sempre mantenete la massima allerta e siate pronti a rispondere a tutte le minacce e provocazioni.
Due mesi fa il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato che la riunificazione di Taiwan e della Cina continentale è una «inevitabilità storica», mentre a novembre Chen Binhua, divenuto nuovo portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan del Consiglio di Stato cinese, aveva avvertito che «l’indipendenza di Taiwan significa guerra».
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Sinora, lo status quo nella questione tra Pechino e Taipei è stato assicurato dal cosiddetto «scudo dei microchip» di cui gode Taiwan, ossia la deterrenza di questa produzione industriale rispetto agli appetiti cinesi, che ancora non hanno capito come replicare le capacità tecnologiche di Taipei.
La Cina, tuttavia, sta da tempo accelerando per arrivare all’autonomia tecnologica sui semiconduttori, così da dissolvere una volta per tutte lo scudo dei microchip taiwanese. La collaborazione tra Taiwan e UE riguardo ai microchip, nonostante la volontà espressa da Bruxelles, non è mai davvero decollata.
Come riportato da Renovatio 21, il colosso del microchip TSMC ha dichiarato l’anno scorso che la produzione dei microchip si arresterebbe in caso di invasione cinese di Formosa.
I microchip taiwanesi sono un argomento centrale nella attuale tensione tra Washington e Pechino, che qualcuno sta definendo come una vera guerra economica mossa dall’amministrazione Biden contro il Dragone, che riprendono politiche della precedente amministrazione Trump.
Come riportato da Renovatio 21, durante il suo discorso per la celebrazione del centenario del Partito Comunista Cinese nel 2021 lo Xi, mostrandosi in un’inconfondibile camicia à la Mao, parlò della riunificazione con Taipei come fase di un «rinnovamento nazionale» e della prontezza della Cina a «schiacciare la testa» di chi proverà ad intimidirla.
Nelle ultime settimane in Cina vi sono stati i festeggiamenti per i 130 anni dalla nascita del Mao, che secondo alcuni sono un modo per rilanciare la presidenza divenuta eterna per riforma (stranamente non contestata da giornalisti e politici occidentali) di Xi, il quale ebbe il padre picchiato ed internato durante la Rivoluzione Culturale.
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Immagine di U.S: Pacific Fleet via Flickr pubblicata su licenza Attribution-NonCommercial 2.0 Generic
Geopolitica
Orban: l’UE annega nella corruzione
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Geopolitica
Per gli USA ora la normalizzazione delle relazioni con la Russia è un «interesse fondamentale»
Gli Stati Uniti hanno indicato il rilancio dei rapporti normali con la Russia e l’interruzione rapida della guerra in Ucraina come priorità assolute nella loro nuova Strategia per la sicurezza nazionale, diffusa venerdì dalla Casa Bianca, ponendoli tra gli obiettivi cardine per gli interessi americani.
Il documento di 33 pagine delinea la prospettiva di politica estera delineata dal presidente Donald Trump, affermando che «è un interesse essenziale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina», al fine di «stabilizzare le economie europee, scongiurare un’escalation o un allargamento imprevisto del conflitto e ricostruire la stabilità strategica con la Russia».
Si evidenzia come il conflitto ucraino abbia «profondamente indebolito le relazioni europee con la Russia», minando l’equilibrio regionale.
Il testo rimprovera i dirigenti europei per le «aspettative irrealistiche» sull’evoluzione della guerra, precisando che «la maggioranza degli europei anela alla pace, ma tale aspirazione non si riflette nelle politiche adottate».
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Washington, prosegue il rapporto, è disposta a un «impegno diplomatico sostanziale» per «supportare l’Europa nel correggere la sua rotta attuale», reinstaurare l’equilibrio e «ridurre il pericolo di scontri tra la Russia e gli Stati europei».
A differenza della strategia del primo mandato di Trump, che accentuava la rivalità con Russia e Cina, la versione attuale sposta l’asse sull’emisfero occidentale e sulla tutela del suolo patrio, dei confini e delle priorità regionali. Esorta a riallocare le risorse dai fronti remoti verso minacce più immediate e invita la NATO e i Paesi europei a farsi carico in prima persona della propria sicurezza.
Il documento invoca inoltre l’arresto dell’espansione della NATO, una pretesa a lungo avanzata da Mosca, che la indica come una delle ragioni principali del conflitto ucraino, interpretato come una guerra per interposta persona orchestrata dall’Occidente.
In sintesi, la strategia segna un passaggio dall’interventismo universale a un approccio estero più pragmatico e contrattuale, sostenendo che gli Stati Uniti debbano intervenire oltre i propri confini solo quando gli interessi nazionali sono direttamente coinvolti.
Si tratta del primo di una sequenza di rilevanti atti su difesa e politica estera che l’amministrazione Trump si accinge a emanare, tra cui una Strategia di Difesa Nazionale rivista, la Revisione della Difesa Missilistica e la Revisione della Postura Nucleare, tutti attesi in linea con l’impostazione del documento.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Israele potrebbe iniziare a deportare gli ucraini
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