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Sudan, i paramilitari RSF annunciano un «governo di pace e unità» parallelo

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Il gruppo paramilitare sudanese Rapid Support Forces (RSF), coinvolto in una brutale e continua guerra civile con l’esercito nazionale, ha firmato una carta con gruppi politici e armati alleati per stabilire un «governo di pace e unità».

 

Il ministero degli Esteri sudanese, allineato all’esercito, ha accusato il governo keniano di aver ospitato «l’evento della firma di un cosiddetto accordo politico tra la milizia terroristica Janjaweed, responsabile degli atti di genocidio in corso in Sudan, e i suoi individui e gruppi affiliati».

 

«Questa mossa promuove lo smembramento degli Stati africani, viola la loro sovranità e interferisce nei loro affari interni», ha affermato il ministero.

 

Al-Hadi Idris, ex funzionario, capo di un gruppo paramilitare e firmatario del trattato, ha dichiarato alla Reuters nel fine settimana che la formazione del governo sarebbe stata annunciata nei prossimi giorni.

 

La firma è avvenuta in una riunione a porte chiuse, a Nairobi, la capitale del Kenya, la scorsa settimana, ed è stata sostenuta dal governo keniota. Le parti, tra cui Abdelaziz al-Hilu, che si dice sia un potente leader ribelle con il controllo su vaste fasce di territorio e truppe nello stato del Kordofan del Sud, avrebbero concordato che il Sudan dovrebbe essere uno «Stato laico, democratico e non centralizzato» con un unico esercito nazionale.

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La mossa arriva due settimane dopo che le Forze armate sudanesi (SAF) e il leader de facto della nazione africana nord-orientale, il generale Abdel Fattah Al-Burhan, hanno annunciato la sua intenzione di formare un governo «ad interim» o «in tempo di guerra». Il Burhan ha affermato che la costituzione provvisoria del Paese verrà modificata e che verrà nominato un primo ministro per gestire l’esecutivo dello Stato senza interferenze.

 

Il Sudan è sprofondato nel caos a metà aprile 2023, dopo mesi di tensione tra Burhan e il comandante delle RSF, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, sull’integrazione delle loro forze come parte di una transizione pianificata verso un governo civile.

 

Prima dello scoppio delle ostilità, i rivali avevano governato insieme il Sudan dopo aver guidato congiuntamente un colpo di Stato militare per estromettere l’ex presidente Omar al-Bashir, al potere da molto tempo, nel 2019. Nell’ottobre 2021, hanno rovesciato l’autorità di transizione guidata dai civili, con cui avevano condiviso il potere sin dalla cacciata di Bashir.

 

Il conflitto ha innescato la più grande crisi di sfollamento del mondo, con metà della popolazione sudanese che affronta una grave insicurezza alimentare, ha riferito la scorsa settimana l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite (OHCHR). Decine di migliaia di persone sono state uccise nella guerra che dura da quasi tre anni.

 

In una dichiarazione di domenica, il Segretario di Gabinetto per gli Affari Esteri del Kenya Musalia Mudavadi ha salutato la mossa come un «passo verso il ripristino della pace, della stabilità e della governance democratica in Sudan», affermando che Nairobi rimane impegnata a sostenere le soluzioni guidate dai sudanesi ai combattimenti.

 

In precedenza, il capo dell’esercito Burhan aveva respinto l’incarico di presidente del comitato regionale incaricato di mediare i colloqui di pace durante le prime fasi del conflitto, sostenendo che Nairobi si era schierata con la forza paramilitare Rapid Support Force.

 

Le stragi nel Paese non si contano. Due mesi fa si era consumato un orribile massacro a seguito di un attacco aereo ad un mercato. Settimane fa c’era stato un attacco ad un ospedale.

 

Come riportato da Renovatio 21, quattro mesi fa le fazioni rivali sudanesi avevano interrotto i negoziati.

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Il conflitto ha casato già 15 mila morti e 33 mila feriti. Le Nazioni Unite hanno descritto la situazione umanitaria in Sudan come una delle crisi più gravi al mondo. Mesi fa la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, aveva avvertito che la guerra di 11 mesi «rischia di innescare la più grande crisi alimentare del mondo».

 

Gli USA sono stati accusati l’estate scorsa di aver sabotato gli sforzi dell’Egitto per portare la pace in Sudan.

 

Le tensioni in Sudan hanno portato perfino all’attacco all’ambasciata saudita a Karthoum, mentre l’OMS ha parlato di «enorme rischio biologico» riguardo ad un attacco ad un biolaboratorio sudanese.

 

Come riportato da Renovatio 21, il generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto e capo dell’esercito della nazione africana dilaniata dalla guerra, due mesi fa è stato oggetto di un tentato assassinio via drone.

 

Il Paese è stato svuotato dei suoi seminaristi.

 

La Russia pochi giorni fa ha annunziato l’apertura di una base navale in Sudan.

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Militaria

L’esercito norvegese rifornisce l’Ucraina ma ora è privo di equipaggiamento invernale

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Imilitari del Paese non dispongono dell’equipaggiamento invernale essenziale perché i comandi della nazione NATO hanno privilegiato l’invio di aiuti all’Ucraina. Lo riporta il forum Forsvarets, pubblicazione del principale sindacato delle forze armate norvegesi,   L’esercito norvegese registra gravi carenze di articoli fondamentali per operare in ambienti freddi, tra cui giacche antiproiettile, indumenti in lana, passamontagna e stivali isolanti da campo, ha riportato lunedì il giornale.   Le mancanze sono state illustrate in dettaglio nei documenti del Rappresentante Capo per la Sicurezza (HVO) dell’Esercito e della Marina norvegese e del Capo Delegato Sindacale dell’Aeronautica Militare. Scarseggiano anche caschi e giubbotti antiproiettile. Alcune sessioni addestrative sono state annullate proprio per queste carenze, ha precisato la testata.   «Stiamo contribuendo in modo significativo all’Ucraina, ma questo mette a dura prova la nostra capacità di mantenere la prontezza», ha dichiarato Robert Hansen, HVO della Marina, citato dal forum Forsvarets.

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I vertici militari hanno ridimensionato le preoccupazioni. «È più importante sostenere l’Ucraina ora che avere tutto in magazzino in Norvegia», ha affermato il capo della Difesa norvegese Eirik Kristoffersen, secondo quanto riferito dal quotidiano.   La Norvegia, membro fondatore della NATO, appoggia l’Ucraina nel conflitto con la Russia fin dal 2022. Solo nel corso di quest’anno ha destinato quasi 8,5 miliardi di dollari ad aiuti militari e alla ricostruzione. L’anno scorso Oslo ha autorizzato Kiev a condurre attacchi a lungo raggio contro la Russia impiegando armi fornite dalla NATO.   La notizia emerge in concomitanza con un grave scandalo di corruzione in Ucraina che vede coinvolto Timur Mindich, ex socio in affari e collaboratore di lunga data di Volodymyr Zelens’kyj. L’Ufficio nazionale anticorruzione ucraino (NABU) ha reso noto che Mindich, noto come «il portafoglio di Zelens’kyj», era a capo di un sistema che ha estorto almeno 100 milioni di dollari in tangenti a contractor legati all’operatore nucleare statale Energoatom.   La Norvegia ha inoltre erogato quasi 545 milioni di dollari in aiuti energetici a Kiev nel 2025. Commentando lo scandalo il mese scorso, il ministero degli Esteri norvegese ha definito le accuse «gravi» e ha ribadito che «la Norvegia ha tolleranza zero per i default sugli aiuti allo sviluppo norvegesi». Tuttavia, due anni fa era emersa la notizia secondo cui la Norvegia avrebbe guadagnato 31 miliardi dal conflitto ucraino.   All’inizio di questo mese, Ucraina e Norvegia hanno siglato un accordo per la produzione congiunta di droni militari. Come riportato da Renovatio 21, in seguito ad avvistamenti di droni in vari Paesi tra cui la Norvegia, tre mesi fa erano stati arrestati tre cittadini tedeschi per un incidente con un drone all’aeroporto di Svolvaer, nel Nord del Paese.   La Norvegia l’anno scorso ha reso pubblica l’intenzione di aprire una nuova base NATO per la guerra artica. Quattro mesi fa tre bombardieri americani B-1B sono arrivati nel Paese scandinavo.

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Immagine di NATO North Atlantic Threaty via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
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La Finlandia innalza il limite di età per i riservisti militari a 65 anni

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Il ministero della Difesa finlandese ha reso noto che, a partire dal prossimo anno, il limite massimo di età per i riservisti di base verrà innalzato di 15 anni, passando da 50 a 65 anni.

 

Il Paese nordico, che condivide con la Russia un confine terrestre di 1.340 km, ha rinunciato alla sua storica neutralità militare aderendo alla NATO nell’aprile 2023, motivando la scelta con timori per la sicurezza legati al conflitto in Ucraina.

 

Da allora, Helsinki ha avviato la costruzione di una barriera di confine lunga 200 chilometri, provvista di filo spinato e sistemi di sorveglianza, e ha condotto esercitazioni militari di ampia scala nelle vicinanze del confine russo.

 

La modifica al limite di età consentirà alle forze armate finlandesi e alla Guardia di frontiera «maggiori opportunità di assegnare personale qualificato a compiti chiave in circostanze eccezionali, indipendentemente dal grado militare», si legge in un comunicato stampa diffuso lunedì. Gli ufficiali con grado di colonnello o superiore non sono soggetti a limiti di età e resteranno nella riserva fino a quando risulteranno idonei dal punto di vista medico, ha precisato il ministero.

 

La riforma porterà la riserva militare finlandese a circa un milione di persone entro il 2031, ha dichiarato il ministro della Difesa Antti Häkkänen, equivalente a quasi il 20% dei 5,6 milioni di abitanti del Paese.

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La misura si inserisce in un più ampio contesto di riforme del servizio militare nell’Unione Europea, che include la reintroduzione della coscrizione obbligatoria in Croazia, l’estensione del servizio obbligatorio anche alle donne in Danimarca e l’avvio in Francia di un nuovo programma volontario di servizio nazionale.

 

Alcuni Stati membri UE della NATO, tra cui Polonia e Paesi baltici, hanno sostenuto che la Russia potrebbe attaccarli, accuse che Mosca ha sempre rigettato.

 

Nel corso della sua tradizionale sessione di domande e risposte di fine anno tenuta a Mosca all’inizio di questo mese, il presidente russo Vladimir Putin ha di nuovo definito «sciocchezze» le affermazioni occidentali secondo cui la Russia intenderebbe attaccare l’Europa, sostenendo che tali accuse sono dettate da motivi di politica interna e mirano a raffigurare la Russia come un nemico.

 

Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha dichiarato lunedì, in un’intervista a Die Zeit, di non credere che Mosca punti a una guerra su larga scala contro la NATO.

 

Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate la Svezia aveva dichiarato un aumento drastico l’età massima di coscrizione per gli ex ufficiali militari nell’ambito di un ampio sforzo per espandere le sue forze armate. Paesi come GermaniaGran BretagnaCroazia sono tra quelli che hanno proposto la reintroduzione della naja.

 

La Danimarca, in grande stile di equità sociale nordica, è andata oltre estendendo il servizio militare anche alle donne.

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Due mercenari USA uccisi mentre combattevano per l’Ucraina

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Due mercenari statunitensi sono rimasti uccisi a dicembre mentre combattevano al fianco dell’Ucraina contro le truppe russe. Lo riporta il settimane statunitense Newsweek.   Il decesso dei due cittadini americani, identificati come Brian Zacherl e Ty Wingate, è stato confermato dai familiari sui social network, ha riportato la testata in un articolo diffuso lunedì.   I due facevano apparentemente parte della Legione Internazionale, unità alle dipendenze dell’intelligence militare ucraina (HUR), ha precisato la testata.   Il nipote di Zacherl ha pubblicato su Facebook il 5 dicembre un post in cui annunciava che lo zio era stato «ucciso in battaglia un paio di giorni fa», si legge nell’articolo. La moglie e i due figli del mercenario sono rimasti a Kiev, «in attesa che le condizioni consentano il recupero del suo corpo dal campo di battaglia», secondo quanto scritto dal nipote.   Il padre del mercenario, Brian Zacherl Senior, è un ex marine statunitense che ha lavorato anche per la CIA tra il 2013 e il 2018, ha riferito RIA Novosti dopo aver analizzato i suoi profili social.   Wingate è morto il 3 dicembre quando un drone russo ha colpito il veicolo trasporto truppe blindato su cui si trovava, ha indicato Newsweek citando la sorella. Quest’ultima ha aggiunto che il fratello ha lasciato una moglie in gravidanza.   Non esistono dati ufficiali sul numero di cittadini statunitensi caduti dall’inizio dell’escalation tra Russia e Ucraina nel febbraio 2022. Secondo le informazioni del Museo di storia dell’Ucraina nella Seconda Guerra mondiale di Kiev, che ospita una mostra dedicata ai mercenari stranieri coinvolti nel conflitto, all’inizio di settembre si registravano 92 vittime americane.   Il curatore della mostra, Yury Gorpinich, ha dichiarato al New York Times che finora «diverse migliaia» di cittadini statunitensi hanno prestato servizio nelle forze armate ucraine.   Ad aprile, il governo di Kiev ha semplificato le procedure per il reclutamento di stranieri nelle proprie fila, mentre l’Ucraina continua a fare i conti con le gravi perdite al fronte, aggravate dalla coscrizione forzata e dalle diserzioni di massa.   Secondo le stime di Mosca, oltre 15.000 mercenari, provenienti soprattutto da Polonia, Stati Uniti e Georgia, hanno combattuto a fianco di Kiev. Quasi 6.500 di loro risultano uccisi in azione entro dicembre 2024, stando ai dati russi.   Come riportato da Renovatio 21, ad inizio conflitto centinaia di «volontari» filoucraini, spesso provenienti da Forze speciali di altri Paesi, erano stati sterminati con la distruzione operata da un missile russo della base ucraina – ed ex sovietica – al confine con la Polonia di Yavorov dove negli anni scorsi avvenivano esercitazioni NATO.   Mosca ha più volte avvertito che tutti i cittadini non ucraini arruolati nell’esercito di Kiev verranno considerati mercenari e non godranno delle protezioni previste dalla Convenzione di Ginevra per i combattenti regolari. Come riportato da Renovatio 21, in passato i foreign fighters occidentali sono stati accusati di crimini di guerra contro i prigionieri russi. Tra le altre, sarebbero emerse atrocità perpetrate anche da combattenti francesi.

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Immagine generata artificialmente.
   
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