Scienza
Storia degli orrori commessi in nome della scienza
«Fidati della scienza» ci dicono in continuazione. Solo la scienza è il deposito della verità. Solo la scienza ha ragione. Solo la scienza va ascoltata. La «scienza» è la cosa migliore per l’essere umano. La scienza deve quindi guidare la società, la scienza è l’unica etica possibile per lo Stato moderno (che, quindi, è uno «Stato etico»…)
Un recente libro uscito in America, The Icepick Surgeon: Murder, Fraud, Sabotage, Piracy, and Other Vile Deeds Perpetered in Name of Science («Il chirurgo con il rompighiaccio: omicidio, frode, sabotaggio, pirateria e altri atti vili perpetrati in nome della scienza») ci dà una mano a capire meglio la faccenda, con qualche esempio bello illuminante.
William Dampier, un inglese diventato bucaniere (la classe di pirati meno rispettabile). Dampier ha scelto la sua carriera per sostenere il suo insaziabile interesse per la biologia, e le sue note sul campo rivelano un uomo facilmente distratto dall’attività di razziare una città dalla sua gioia nello scoprire pappagalli colorati.
Naturalista e rinomato navigatore, la sua ricerca ha gettato le basi per le teorie di Charles Darwin e ha aggiunto più di 1.000 citazioni all’Oxford English Dictionary.
Solo la scienza è il deposito della verità. Solo la scienza ha ragione. Solo la scienza va ascoltata. La «scienza» è la cosa migliore per l’essere umano. La scienza deve quindi guidare la società, la scienza è l’unica etica possibile per lo Stato moderno (che, quindi, è uno «Stato etico»…)
Lungo il percorso, ha derubato e ucciso varie persone. Ma rimane scienziato.
Burke e Hare erano invece dei tombaroli scozzesi che uccidevano i poveri e i solitari per fornire i corpi dell’anatomista Robert Knox. Il duo nei Paesi anglofoni è rinomato, tuttavia non è noto ai più il contesto della loro attività: nella corsa frenetica per fornire alle università cadaveri freschi, bande rivali si contendevano i corpi durante le impiccagioni pubbliche. Altro particolare che sconvolge i benpensanti: una recente revisione dei casi ha scoperto che 10 autopsie su 36 sono iniziate su corpi i cui cuori battevano ancora.
Beh, qui le cose non sono molto cambiate: lo squartamento a cuor battente non avviene per autopsia ma per quella cosa chiamata «donazione degli organi» (cioè: predazione degli organi), che, come sa il lettore di Renovatio 21, può avvenire praticamente solo a cuor battente, tanto che al «morto» si pratica l’anestesia – provate a venire a capo della storia del curaro fatto ad un cadavere, è difficile come un enigma zen, o come l’idea inscalfibile che i vaccinati devono temere il contagio dai non vaccinati.
C’è poi il caso del chirurgo rompighiaccio dal titolo del libro.
Walter Freeman ha fatto per le lobotomie quello che Henry Ford ha fatto per le auto: ha semplificato il processo e le ha rese accessibili alle masse. La sua «innovazione»: invece di perforare la parte superiore della testa, infilava semplicemente un rompighiaccio nell’orbita dell’occhio e lo ha fatto oscillare avanti e indietro fino a quando non recideva il sistema limbico che collega il lobo frontale al resto del cervello. Il metodo era così semplice che la maggior parte poteva essere completata in meno di 20 minuti, con l’unica ferita visibile di due occhi neri. Il Freeman si aggirava per il paese come un evangelista, visitando i manicomi e propagandando le lobotomie come cura miracolosa. Egli arrivava ad eseguire ogni dì più o meno una mezza dozzina di operazioni di lobotomia con rompighiaccio attraverso l’occhio.
La tecnica di Freeman ha ucciso un certo numero di persone, ma pazienza: giuste morti sacrificate sull’altare della scienza, come quelli che spirano poco dopo il vaccino
La tecnica di Freeman ha ucciso un certo numero di persone, ma pazienza: giuste morti sacrificate sull’altare della scienza, come quelli che spirano poco dopo il vaccino. Secondo la filosofia utilitarista, divenuta unico vero sistema operativo della politica mondiale, tali morti sono più che accettabili, sono inevitabili, sono il fondamento stesso della società del Progresso e della felicità massimizzata.
C’è poi il caso del professore di Harvard Henry Murray.
Murray, un junghiano propenso alla bigamia, aveva progettato un esperimento psicologico deliberatamente crudele che infliggeva brutali abusi verbali ai suoi soggetti volontari: in pratica le cavie dell’esperimento venivano ridicolizzate e offese fino a che la loro psiche non sarebbe crollata. Dietro a questa crudele follia, a quanto pare, c’era il progetto della CIA chiama MK-Ultra, che cercava forme di controllo mentale e di «rottura» delle mente delle spie del blocco sovietico.
Uno studente di Harvard, un giovane genio matematico che a 17 anni ha richiesto il permesso dei genitori per partecipare allo studio, ha sopportato più di 200 ore di ridicolo selvaggio e inutile. Il nome del giovane era Theodore Kaczynski, l’uomo che in seguito divenne Unabomber. La storia è dettagliata benissimo nella serie TV sul caso Manhunt: Unabomber.
Secondo la filosofia utilitarista, divenuta unico vero sistema operativo della politica mondiale, tali morti sono più che accettabili, sono inevitabili, sono il fondamento stesso della società del Progresso e della felicità massimizzata
L’autore del libro, Sam Kean, ricorda come i medici tedeschi furono tra i primi professionisti ad aderire al partito nazista, e lo fecero in gran numero.
Durante la guerra, hanno eseguito innumerevoli esperimenti altamente immorali che hanno portato a conoscenze mediche che ora vengono definite «problematiche» ma che la comunità scientifica oggi ritiene «preziose», come nel caso dell’ipotermia: i medici nazisti semplicemente lasciavano assiderare gli ebrei e ne studiavano poi i corpi.
Sappiamo dove finirono alcuni di questi dottori: a Norimberga. Ne impiccarono sette, su ventitré. Nessuno pare realizzarlo davvero oggi che il mondo tutto è divenuto un lager, e che la quasi totalità dei medici è collaborazionista con il più grande esperimento medico mai operato sugli esseri umani.
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Scienza
Scienziati usano i tardigradi per far sopravvivere le cellule umane nello spazio e aumentare la longevità
Alcuni scienziati hanno scoperto una creatura quasi microscopica, abbastanza robusta da sopravvivere alle devastazioni biologiche causate dallo spazio, potrebbe contenere la chiave della longevità umana.
In questo nuovo studio condotto dall’Università del Wyoming, un team internazionale di ricercatori ha scoperto che, esaminando l’incredibile durabilità del piccolissimo tardigrado – conosciuto affettuosamente come water bear («orso d’acqua») – le proteine della creatura potrebbero aiutare nel lento invecchiamento anche gli esseri umani.
Ciò che ha reso i tardigradi così importanti per la ricerca, è che possono sopravvivere sia a temperature bollenti che gelide, motivo per cui nel 2007 un team di scienziati europei ha inviato nello spazio 3.000 di questi piccoli esseri lunghi mezzo millimetro, e hanno notato che la maggior parte di loro è sopravvissuta.
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I tardigradi sono esseri microscopici invertebrati detti anche estremofili, per la loro capacità di sopravvivere in condizioni estreme. Diffusi su tutto il pianeta e capaci di resistere per periodo molto lunghi in stato di congelamento o disseccamento, sono riscontrabili in Antartide come negli abissi degli Oceani e pure in Himalaya a 6000 metri.
Quando sono minacciati da temperature, radiazioni o altre condizioni pericolose, questi piccoli esseri entrano in uno stato autoprotettivo di animazione sospesa noto come biostasi. Ed è proprio questo meccanismo che ha interessato il biologo molecolare e assistente professore della UW Thomas Boothby.
Nello studio dell’UW, pubblicato sulla rivista Protein Science, il team di biologia molecolare ha esaminato una proteina tardigrada nota come CAHS D, che è la chiave del processo di animazione sospesa del piccolo animale. Utilizzando cellule renali umane coltivate in laboratorio, gli scienziati hanno scoperto che quando hanno introdotto il CAHS D nelle cellule umane, il risultato è stato una consistenza gelatinosa che potrebbe aiutare gli scienziati a comprendere meglio la biostasi dei tardigradi e, alla fine, forse anche aiutare gli esseri umani a imparare come «hackerare» l’organismo.
«Sorprendentemente, quando introduciamo queste proteine nelle cellule umane, gelificano e rallentano il metabolismo, proprio come nei tardigradi», ha dichiarato Silvia Sanchez-Martinez, ricercatrice senior presso il dipartimento di biologia molecolare dell’UW e autrice principale dello studio.
«Proprio come i tardigradi, quando metti in biostasi le cellule umane che hanno queste proteine, diventano più resistenti agli stress, conferendo alcune delle capacità dei tardigradi alle cellule umane».
Curiosamente, una volta che i ricercatori hanno rimosso i cosiddetti fattori di «stress osmotico» dalle cellule umane, che potrebbero includere la disidratazione o l’applicazione in altro modo di condizioni difficili, queste sono tornate alla normalità e i gel conferiti dalle proteine tardigradi sono scomparsi.
«Quando lo stress viene alleviato», ha detto il Boothby nel comunicato stampa dell’UW, «i gel tardigradi si dissolvono e le cellule umane ritornano al loro normale metabolismo».
Anche se c’è molta strada da fare prima che gli scienziati capiscano come produrre tali effetti di biostasi negli esseri umani viventi, i risultati suscitano non poca curiosità nella comunità scientifica.
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In realtà, l’interesse per queste creature ha già raggiunto i militari, con notizie anche inquietanti.
Come riportato da Renovatio 21, un team di scienziati medici militari in Cina ha affermato lo scorso marzo di aver inserito un gene di tardigrado a nelle cellule staminali embrionali umane e di aver aumentato significativamente la resistenza di queste cellule alle radiazioni.
«Il team cinese dietro l’esperimento sui geni degli animali estremofili afferma che potrebbe portare a super soldati che sopravvivono al fallout nucleare» scrive il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post.
Come riportato da Renovatio 21, i tardigradi erano stati utilizzati anche in esperimenti che avrebbero dimostrato la possibilità di «congelare» esseri biologi nel cosiddetto «stato quantistico».
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Nucleare
Gli scienziati di Princeton svelano una svolta nella tecnologia dei reattori per la fusione nucleare. Grazie al litio
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Scienza
Gli scienziati stupiti dalla scoperta di un pianeta troppo grande per esistere secondo le loro teorie
Alcuni scienziati hanno scoperto un pianeta dalle dimensioni eccezionali, che loro stessi definiscono troppo grande per esistere realmente.
In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science, i ricercatori dello stato della Pennsylvania hanno descritto questa loro scoperta: un pianeta delle dimensioni di Nettuno che è 13 volte la massa della Terra, che orbita attorno a una piccola stella ultrafredda che è nove volte meno massiccia del nostro Sole.
Come spiega un comunicato stampa, questa scoperta è eccezionale perché il rapporto di massa tra il pianeta e la stella nana, soprannominata LHS 3154, è 100 volte maggiore dello stesso rapporto che la Terra ha con il Sole, cosa che gli scienziati non pensavano.
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La formazione stellare, si legge ancora nel comunicato, richiede grandi nubi di gas e polvere celesti e, una volta nata una stella, i detriti lasciati si formano in dischi che orbitano attorno ad essa e alla fine si uniscono in pianeti. Questa nuova coppia pianeta-stella è peculiare, perché il disco di polvere non sembra abbastanza grande da aver creato un pianeta così grande.
«Non si prevede che il disco di formazione planetaria attorno alla stella di piccola massa LHS 3154 abbia una massa solida sufficiente per creare questo pianeta», ha detto Suvrath Mahadevan, professore di astronomia e astrofisica e coautore dell’articolo su Science. «Ma è là fuori, quindi ora dobbiamo riesaminare la nostra comprensione di come si formano i pianeti e le stelle».
Chiamato LHS 3154b dal nome della sua stella, questo enorme pianeta è stato individuato utilizzando l’Habitable Zone Planet Finder (HPF), uno spettrografo astronomico presso l’Osservatorio McDonald dell’Università del Texas, operativo dal 2018. Guidato da Mahadevan, lo strumento è costruito per rilevare esopianeti in orbita attorno a stelle ultrafredde che potrebbero ospitare acqua, e quindi vita.
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«Un oggetto come quello che abbiamo scoperto è probabilmente estremamente raro, quindi rilevarlo è stato davvero emozionante», ha dichiarato nel comunicato stampa della scuola Megan Delamer, una studentessa di astronomia e coautrice dell’articolo. «Le nostre attuali teorie sulla formazione dei pianeti hanno difficoltà a spiegare ciò che stiamo vedendo»
Aver scoperto LHS 3154 e il suo pianeta in orbita solleva numerose domande riguardo la conoscenza in questo ambito, ammette il sito Futurism.
«Questa scoperta porta davvero a capire quanto poco sappiamo dell’universo», ha detto il Mahadevan. «Non ci saremmo mai aspettati di venire a conoscenza di un pianeta così pesante attorno a una stella di massa così bassa».
Parafrasando Amleto, vorremmo ribadire agli scienziati: «ci sono cose più grandi in cielo di quelle che contenute nella vostra scienza». Anzi, nella vostra lascienzah.
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