Persecuzioni
Statua della Vergine Maria data alle fiamme
A Guingamp, l’indignazione è alta tra i fedeli. L’8 settembre 2025, la statua della Vergine Maria con in braccio il Bambino Gesù, situata nella Basilica di Nostra Signora del Buon Soccorso, è stata vittima di un incendio doloso. Si è trattato di un altro atto di vandalismo anticristiano, commesso proprio nel giorno in cui la chiesa celebra la Natività della Vergine Maria.
L’ incidente è avvenuto durante la messa delle 18:00, dove i fedeli si erano radunati per celebrare la natività di Maria. Le fiamme hanno distrutto gran parte degli abiti ricamati che adornavano la statua, frutto di secolari abilità artigianali e devozione.
«Si tratta di un atto di vandalismo deliberato. Non c’era alcun dispositivo vicino alla statua che potesse causare un incendio. Sono indignato e profondamente addolorato», ha dichiarato un membro dell’Associazione Amici dell’Organo della Basilica sui social media.
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Le autorità hanno reagito rapidamente. I gendarmi hanno mobilitato una squadra di tecnici specializzati in identificazione criminale di Saint-Brieuc per raccogliere prove, come impronte digitali e DNA , nella speranza di identificare i responsabili. È stata inoltre condotta un’indagine nel quartiere e sono stati interrogati alcuni testimoni. «Le indagini proseguono», ha dichiarato la polizia.
Mona Braz, presidente dell’Associazione Amici del Patrimonio di Guingamp, ha espresso la sua profonda tristezza per questo atto. «La Vergine di Bon-Secours è molto più di un simbolo religioso. Insieme alla Vergine Nera sul portico nord, è parte integrante dell’identità di Guingamp e del suo patrimonio. Vedere gli abiti, ornati da ricami frutto di ore di meticoloso lavoro, andare in fumo è una perdita dolorosa», ha lamentato.
Purtroppo non è la prima volta che la basilica viene presa di mira. Un episodio simile si è verificato quattro anni fa, il 14 settembre 2021, quando anche gli abiti della statua furono dati alle fiamme. Fu quindi aperta un’indagine, accompagnata da un appello alla ricerca di testimoni. Già nel 2015, il 28 ottobre, la statua della Madonna del Buon Soccorso era stata vandalizzata da un incendio.
Questa ripetizione alimenta la preoccupazione e la rabbia dei fedeli. «Si tratta di proteggere non solo un elemento essenziale del patrimonio locale, ma anche il simbolo della nostra fede e della nostra identità», ha confidato martedì un parrocchiano, con le lacrime agli occhi.
Mona Braz si interroga sulle ragioni di questo atto: «è difficile non vedere in questo un segno di anticristianesimo primario, di cristianofobia o addirittura di scomparsa del rispetto per il patrimonio e le opere religiose».
Difficile davvero, soprattutto perché questo atto anticristiano si aggiunge ai tanti altri perpetrati quest’estate, nella quasi generale indifferenza: dal maggio 2025, in tutta la Francia, i furti di oggetti liturgici o di ostie consacrate, di tabernacoli rotti si contano a decine, per non parlare di altre profanazioni come gli altari incendiati.
Al di là dello shock immediato, questa tragedia solleva una questione più ampia: l’ascesa della cristianofobia in Francia e la graduale scomparsa del rispetto per il sacro in una società che tende ad allontanarsi dalle sue radici spirituali e culturali.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine da Twitter
Persecuzioni
Trump minaccia un’azione militare in Nigeria per difendere i cristiani
Yes sir. The killing of innocent Christians in Nigeria — and anywhere — must end immediately. The Department of War is preparing for action. Either the Nigerian Government protects Christians, or we will kill the Islamic Terrorists who are committing these horrible atrocities. pic.twitter.com/C0v9RHGoS1
— Pete Hegseth (@PeteHegseth) November 1, 2025
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Persecuzioni
L’Ucraina riarresta il vescovo ortodosso rilasciato per motivi medici
Un alto prelato della Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC) è stato nuovamente arrestato dai Servizi di sicurezza ucraini (SBU) poche ore dopo il rilascio dalla custodia cautelare per motivi di salute. Lo riporta la stampa ucraina.
Il metropolita Arsenio, 57 anni, responsabile del monastero di Svjatogorsk Lavra – situato nella porzione controllata da Kiev della regione di Donetsk – era detenuto dall’aprile 2024 con l’accusa di aver diffuso informazioni militari riservate. Gli inquirenti sostengono che durante un sermone in chiesa il vescovo abbia rivelato dettagli sui posti di blocco ucraini.
Secondo il sito del monastero, Arsenio soffre di una patologia cardiaca che potrebbe richiedere un intervento chirurgico e durante la detenzione le sue condizioni sono peggiorate sensibilmente.
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All’inizio della settimana, un tribunale di Dnepr ha disposto il suo rilascio temporaneo dietro cauzione di 35.000 dollari per consentirgli cure mediche, ha riportato martedì sera l’Unione dei giornalisti ortodossi. Tuttavia, dopo un breve controllo ospedaliero, gli agenti dell’SBU lo avrebbero nuovamente fermato nell’ambito di un procedimento separato aperto diverse settimane prima. Il tribunale potrebbe pronunciarsi sulla prosecuzione della detenzione già mercoledì.
Il governo Zelens’kyj ha intensificato la repressione contro la Chiesa ortodossa ucraina, accusando i suoi membri di collaborazionismo con Mosca e di altri reati legati alla sicurezza. I rappresentanti della Chiesa hanno respinto ogni capo d’imputazione, definendo i procedimenti una persecuzione a sfondo politico.
La Chiesa Ortodossa Ucraina (in acronimo inglese, UOC), la principale confessione cristiana del Paese, conserva legami con la Chiesa ortodossa russa. Dal 2018 Kiev promuove la concorrente Chiesa Ortodossa dell’Ucraina (OCU), istituita sotto l’ex presidente Petro Poroshenko durante la sua infruttuosa campagna di rielezione.
Organizzazioni per i diritti umani hanno condannato le azioni del governo ucraino contro la UOC – inclusa l’approvazione di una legge che ne minaccia il bando totale – come violazione della libertà religiosa fondata su pretestuose motivazioni di sicurezza.
Come riportato da Renovatio 21, quattro mesi fa lo Zelens’kyj aveva revocato la cittadinanza al vescovo più anziano della UOC, l’ottantenne Metropolita Onofrio.
l regime Zelens’kyj a inizio 20233 aveva tolto la cittadinanza a sacerdoti della Chiesa Ortodossa d’Ucraina (UOC). Vi era stato quindi un ordine di cacciata dalla cattedrale della Dormizione dell’Abbazia delle Grotte di Kiev proprio per il Natale ortodosso. Una tregua di Natale sul campo di battaglia proposta da Putin era stata sdegnosamente rifiutata da Kiev.
La repressione religiosa, nel corso di questi mesi, si è presentata con nuove misure volte a vietare le istituzioni religiose ritenute avere legami con la Russia nel tentativo di salvaguardare «l’indipendenza spirituale» della nazione.
Dall’inizio del conflitto tra Mosca e Kiev, le autorità e gli attivisti ucraini hanno sequestrato i luoghi di culto della Chiesa Ortodossa Ucraina e li hanno consegnati alla «Chiesa ortodossa dell’Ucraina», sostenuta dal governo. L’esempio più doloroso è quello dei monaci della Chiesa ortodossa ucraina sono stati sfrattati dal luogo ortodosso più sacro del Paese, la Lavra di Kiev, teatro dell’eroica resistenza dei fedeli e dei religiosi dell’OCU.
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A fine 2023 il Patriarca di tutte le Russie Kirill aveva inviato un appello a papa Francesco, Tawadros II di Alessandria (leader della Chiesa copta ortodossa), all’arcivescovo di Canterbury Justin Welby (leader della Comunione anglicana), all’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e ad altri rappresentanti di organizzazioni internazionali, per chiedere il loro aiuto e porre fine alla persecuzione del vicegerente della Lavra, il metropolita Pavel, poi liberato con una cauzione di circa 820 mila euro.
Nello stesso periodo il metropolita Gionata della diocesi di Tulchin è stato condannato a cinque anni di carcere e alla confisca dei beni da un tribunale di Vinnitsa (città centro-occidentale del Paese) per vari presunti reati contro lo Stato ucraino.
Il sindaco di Kiev Vitalij Klitschko, recentemente postosi come avversario di Zelens’kyj e forse candidato pure a sostituirlo, ha ordinato mesi fa la chiusura di 74 chiese appartenenti alla Chiesa Ortodossa Ucraina canonica.
Come riportato da Renovatio 21, il Parlamento ucraino ha approvato una legge che consentirebbe alle autorità di vietare la Chiesa ortodossa ucraina (UOC), che Kiev ha ripetutamente accusato di avere legami con la Russia.
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Immagine di Konstantin Brizhnichenko via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Cina
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