Spirito
Statistiche della Chiesa cattolica per il 2021
In occasione della 97ª Giornata Mondiale delle missioni, l’agenzia Fides presenta le statistiche sulla Chiesa nel mondo, sui membri della Chiesa, sulle strutture pastorali, sulle attività nei settori della sanità, dell’assistenza e dell’educazione. Infine viene fornita una panoramica delle circoscrizioni ecclesiastiche affidate al Dicastero per l’evangelizzazione.
Al 31 dicembre 2021, la popolazione mondiale ammontava a 7.785.769.000 abitanti, con un aumento di 118.633.000 abitanti rispetto al 2020. Alla stessa data il numero dei cattolici era di 1.375.852.000, con un aumento di 16.240.000 rispetto al 2020.
L’incremento riguarda tutti i continenti tranne l’Europa (-244mila). Come in passato, è più marcato in Africa (+8.312.000) e America (+6.629.000), seguite da Asia (+1.488.000) e Oceania (+55.000). La percentuale globale dei cattolici diminuisce leggermente (-0,06) rispetto all’anno precedente e si attesta al 17,67%.
Il numero totale dei vescovi nel mondo è diminuito di 23 unità, arrivando a 5.340. I vescovi diocesani sono 4.155 e i vescovi religiosi 1.185. Il numero totale dei sacerdoti nel mondo ammonta a 407.872 (-2.347). L’Europa (-3.632) e l’America (-963) hanno registrato ancora una volta un calo costante.
Incrementi si registrano in Africa (+1.518), Asia (+719) e Oceania (+11). Il numero dei sacerdoti diocesani nel mondo è diminuito di 911, arrivando a 279.610, mentre il numero dei sacerdoti religiosi è diminuito di 1.436, arrivando a 128.262.
Continua ad aumentare il numero dei diaconi permanenti (+541), che raggiungono quota 49.176 e gli incrementi si sono verificati in tutti i continenti.
Il numero dei religiosi non sacerdoti è diminuito di 795 unità arrivando a 49.774. Diminuzioni si sono registrate in America (-311), Europa (-599) e Oceania (-115). Aumentano in Africa (+205) e Asia (+25).
Si conferma la tendenza al decremento delle suore, -10.588 rispetto all’anno precedente per un totale di 608.958. Aumenti si sono registrati in Africa (+2.275) e Asia (+366), diminuzioni in Europa (-7.804), America (-5.185) e Oceania (-240).
Il numero totale dei seminaristi maggiori, diocesani e religiosi, è diminuito di 1.960 unità arrivando a 109.895. Aumenti si sono registrati solo in Africa (+187), diminuzioni in America (-744), Asia (-514), Europa (-888) e Oceania (-1).
Il numero totale dei seminaristi minori è aumentato di 316 unità arrivando a 95.714. È diminuito in America (-372), Asia (-1.216), Europa (-144) e Oceania (-5), mentre è aumentato in Africa (+2.053).
Nel campo dell’educazione e dell’istruzione, la Chiesa gestisce nel mondo 74.368 asili, frequentati da 7.565.095 alunni; 100.939 scuole primarie per 34.699.835 alunni; 49.868 scuole secondarie per 19.485.023 studenti. Inoltre, segue 2.483.406 studenti dell’istruzione secondaria e 3.925.325 studenti dell’istruzione superiore.
Le istituzioni sanitarie, caritative e assistenziali gestite nel mondo dalla Chiesa cattolica comprendono: 5.405 ospedali, 14.205 dispensari, 567 lebbrosari, 15.276 case per anziani, malati cronici e disabili, 9.703 orfanotrofi, 10.567 asili, 10.604 consultori matrimoniali, 3.287 centri di istruzione o rieducazione sociale e 35.529 altre istituzioni sociali.
Sono complessivamente 1.121 le circoscrizioni ecclesiastiche dipendenti dal Dicastero per l’Evangelizzazione (sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari), secondo gli ultimi cambiamenti registrati. La maggior parte delle circoscrizioni ecclesiastiche affidate al Dicastero si trovano in Africa (523) e Asia (481). Seguono l’America (71) e l’Oceania (46).
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
La polifonia vaticana sulla guerra in Ucraina
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Spirito
Cantone Svizzero, chiesta la revoca del concordato con il Vaticano
Il cantone di Zugo è uno dei ventisei cantoni svizzeri, il più piccolo per superficie, ad eccezione dei due semicantoni di Appenzello Interno e Basilea-Città, ma che occupa il primo posto per ricchezza, perché svolge il ruolo di un paradiso fiscale all’interno della Confederazione.
Al Consiglio cantonale – il parlamento cantonale – è stata proposta una mozione parlamentare volta ad abrogare il concordato del 1828 con la Santa Sede, per ragioni finanziarie. La proposta è stata avanzata da tre deputati appartenenti rispettivamente ai Verdi, al Partito socialista e ai Verdi liberali, i tre partiti con il minor numero di deputati in questo Consiglio.
Il concordato del 1828
Bisogna innanzitutto ricordare – per chi non è svizzero – che la Svizzera è una Confederazione e che ogni Cantone è uno Stato, certo limitato nelle sue prerogative, ma che ha la capacità di firmare un trattato internazionale come un concordato. Inoltre la Costituzione svizzera risale al 1848 e quindi è successiva al concordato di Zugo.
Questo concordato fu stipulato tra la Santa Sede e i cantoni di Soletta, Lucerna, Berna – l’attuale Canton Giura – e Zugo. Ha definito il nuovo territorio della diocesi di Basilea riunendo le parrocchie di questi quattro cantoni. Il trattato prevede che il cantone di Zugo – che qui ci riguarda – si faccia carico degli emolumenti di un canonico residente e di un contributo diretto al vescovado di Basilea.
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Una preoccupazione per l’imparzialità?
La motivazione addotta dai parlamentari è la diminuzione del numero dei cattolici: «abbiamo una tradizione cattolica nel cantone di Zugo, ma non è accettabile che il contribuente paghi lo stipendio del canonico e del vescovo», ha dichiarato Luzian Franzini (Verdi).
Soprattutto, spiega, il 57% della popolazione non è più cattolico. La mozione rileva quindi che il finanziamento del vescovo e del canonico con fondi pubblici è «sempre più anacronistico».
Infine, gli autori della mozione criticano il fatto che la diocesi di Basilea non è stata sufficientemente «riformata» (?) e che il suo attuale vescovo, mons. Félix Gmür, ha commesso degli errori riguardo alle procedure di abuso.
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Una mozione che non ha alcuna possibilità di successo
Questa mozione dovrà però passare attraverso diverse prove: prima il voto del Parlamento per essere trasmessa al governo. Tuttavia i partiti di maggioranza (Centro, UDC, PLR) probabilmente non sono pronti a farlo. Ma non si sa mai…
Dire poi che il 57% della popolazione cantonale non è più cattolica è un modo per dire che il 43% degli zughesi professa la fede cattolica e paga le corrispondenti tasse ecclesiastiche. Non è quindi davvero anormale che gli emolumenti del canonico e del vescovo di Basilea siano pagati con le tasse della maggioranza dei cattolici.
Infine, i parlamentari che hanno presentato tale mozione dovrebbero sapere che un concordato è un trattato internazionale che non può essere denunciato unilateralmente. La violazione di un simile trattato è considerata una violazione della legge più elementare. Per non parlare delle considerazioni finali che giudicano il modo in cui la Chiesa di Basilea è guidata dal suo vescovo.
In definitiva, questa mozione è una pessima manovra politica che rivela solo l’antagonismo degli autori nei confronti della Chiesa e un desiderio di danneggiarla che non li onora.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di Ella via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic
Spirito
La «Dignitas infinita» promuove una dignità non ben definita
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Una nozione squilibrata della dignità umana
Purtroppo, come rileva il sito della Fraternità San Pio X, FSSPX.Attualità del 10 aprile: «la dichiarazione riprende, e la aggrava, la nozione disallineata o squilibrata della dignità umana che era al centro del Concilio Vaticano II, affermata nella Dichiarazione sulla libertà religiosa (Dignitatis humanae)». «Il Concilio ha parlato della dignità posseduta da “tutti gli uomini, perché sono persone, cioè dotati di ragione e di libera volontà”, dignità chiamata “ontologica”. Su questa dignità ontologica il Concilio ha fondato la libertà religiosa, che porta a una relativizzazione della fede cattolica riconoscendo un “diritto all’errore” in materia religiosa. Diritto “negativo”, ma pur sempre legge». FSSPX.Attualità rileva «l’aggravamento di questa dottrina con l’uso del termine “infinito” associato alla dignità ontologica, che non è più nemmeno una deviazione, ma un’aberrazione. Solo Dio è infinito». E ricorda: «l’anima umana, creata direttamente da Dio, è da Lui unita ad un corpo: esercita quindi un duplice ruolo. Essa conferisce innanzitutto la natura umana all’individuo creato, che è quindi persona, secondo la celebre definizione di Boezio, citata nella nota 17 del documento. L’anima è così la fonte della dignità ontologica, che è dunque la stessa per tutti gli esseri umani». «In secondo luogo, l’anima è il principio dell’azione umana attraverso le sue facoltà: intelligenza e volontà. Questa azione costituisce l’ambito morale. Quando gli atti umani ci permettono di far fiorire la nostra umanità, indirizzandoci verso il nostro fine che è Dio, si caratterizzano come “buoni”. Quando, al contrario, ce ne allontanano, questi sono atti “cattivi”». «La dignità morale della persona dipende quindi dal suo agire: l’uomo che fa il bene per raggiungere il suo fine ultimo ha una dignità tanto maggiore quanto più ricerca questo fine. Ma chi si allontana dal suo fine e fa il male cade da questa dignità: se ne spoglia».Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Una visione naturalista dell’uomo
In uno studio pubblicato in due parti su Réinformation.tv, l’8 e il 9 aprile, Jeanne Smits denuncia «una visione naturalista dell’uomo», contenuta nel documento romano. Così, scrive, «la Dignitas infinita, ignorando deliberatamente la natura ferita dell’uomo, basando tutto sul valore della persona, eliminando il bisogno della grazia, nonostante alcune affermazioni contrarie, si colloca generalmente nella sfera dell’utopia orizzontale. Ma questa dichiarazione piacerà senza dubbio a coloro che vi troveranno la condanna di certi eccessi dei tempi». Più avanti, il giornalista francese cita padre Victor Berto, lui stesso citato da padre Bertrand Labouche nel bollettino del convento di Nantes, L’Hermine (n°46, giugno-luglio 2015). Il teologo privato di mons. Marcel Lefebvre al Concilio Vaticano II scrisse sulla Dignitatis humanæ, all’epoca ancora sotto forma di schema: «La dignità umana adeguatamente considerata richiede che si tenga conto dei suoi atti. L’ignorante e l’uomo colto non hanno la stessa dignità; e soprattutto, la dignità non è uguale in chi aderisce alla verità e in chi aderisce all’errore, in chi vuole il bene e in chi vuole il male». «I redattori, che hanno costruito tutto il loro schema su una nozione inadeguata della dignità della persona umana, hanno già presentato con questo un’opera deformata e di straordinaria irrealtà; infatti, che ci piaccia o no, esistono, tra le persone umane adeguatamente considerate, immense differenze di dignità». «E questo è tanto più vero per quanto riguarda lo schema sulla libertà religiosa; perché evidentemente la libertà religiosa si adatta alla persona non secondo la sua dignità radicale, ma secondo la sua dignità operativa, e quindi la libertà non può essere la stessa nel bambino e nell’adulto, nello stolto e nella mente penetrante, nell’ignorante e nell’uomo colto, in uno posseduto del demonio e in quelli ispirati dallo Spirito Santo, etc.» «Ora questa dignità, che chiamiamo operativa, non appartiene all’essere fisico, ma riguarda, è ovvio, l’ordine intenzionale. La negligenza di questo elemento intenzionale, cioè la scienza e la virtù, è nello schema un errore molto grave». In Lo hanno detronizzato, Mons. Lefebvre afferma della dichiarazione conciliare Dignitatis humanæ: «la dignità umana radicale è sì quella di una natura intelligente, capace quindi di scelta personale, ma la sua dignità terminale consiste nell’aderire “in atto” alla verità e al bene». «È questa dignità terminale che merita a ogni persona la libertà morale (la capacità di agire) e la libertà (la capacità di non essere impedito di agire). Ma nella misura in cui l’uomo aderisce all’errore o si lega al male, perde la sua dignità terminale o non la raggiunge, e su di essa non si può fondare nulla! […]» «Parlando delle false libertà moderne, Leone XIII scrive nell’Immortale Dei: “se l’intelligenza aderisce a false idee, se la volontà sceglie il male e ad esso si lega, nessuna delle due raggiunge la perfezione, entrambe cadono dalla loro originaria dignità e si corrompono”». Jeanne Smits conclude il suo studio in questi termini: «basando tutto sulla “dignità infinita dell’uomo”, essendo creato e quindi dipendente da Dio, che solo possiede dignità infinita, la dichiarazione (romana) ipertrofizza il creato in relazione al Creatore; il culto e il servizio a Lui dovuti passano in secondo piano, impantanati da qualche parte nella palude della “libertà religiosa”». «[Dignitas infinita] Esalta l’uomo al punto da facilitarne il culto, in attesa che il giusto stupore di fronte alla creazione conduca questo pensiero all’oblio di Dio e al panteismo, una spiritualità globale che già si delinea in modo sempre più preciso. In ogni caso essa non li contraddice, omettendo di ricordare che senza la grazia, l’uomo nella sua condizione decaduta è in uno stato di sottomissione al male».Aiuta Renovatio 21
Dignitas infinita e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite
In modo meno teologico e più politico, il blog argentino The Wanderer dell’11 aprile rileva un’altra incongruenza nella Dignitas infinita, vale a dire «l’insistenza nel collegare la dignità dell’uomo alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. Infatti, questo documento delle Nazioni Unite è menzionato 26 volte». «La tesi del cardinale Fernández è che se la questione della dignità umana è sempre stata difesa dalla Chiesa, è proprio con la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo che essa raggiunge il suo splendore […]» «Si scopre quindi che una dichiarazione costituzionalmente atea, come la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, che non menziona mai Dio, e alla quale la Chiesa ha ufficialmente resistito, diventa con il nuovo pontificato di Francesco la pietra angolare di una parte importante del suo magistero […]» «Dice il documento romano: “in tal orizzonte, la sua enciclica Fratelli tutti costituisce già una sorta di Magna Charta dei compiti odierni volti a salvaguardare e promuovere la dignità umana’ (n. 6). Dimenticato il De opificio hominis di san Gregorio di Nissa, e l’Agnosce, o christiane, dignitatem tuam della predica della Natività di san Leone Magno». «La Magna Charta sulla dignità dell’uomo non è data dai Padri e dalla Tradizione della Chiesa, ma da… Fratelli tutti di Papa Bergoglio! Sembra uno scherzo». Scherzo sinistro. Articolo previamente apparso su FSSPX.news.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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