Bizzarria
Selfie apocalittici immaginati da un’Intelligenza Artificiale

Su richiesta di un utente, un’Intelligenza Artificiale ha generato immagini di selfie scattati durante la fine del mondo.
Il risultato è talmente scioccante che sta facendo il giro della rete.
La macchina ha prodotto una serie di «selfie» pieni di mostri umanoide e figure scheletriche dall’aspetto sempre triste.
Il video TikTok delle immagini richieste è stato pubblicato su un account chiamato @robotoverloards, la cui missione, dice, è pubblicare quotidianamente «immagini generate dall’IA che disturbano».
Il creatore del video non ha detto quale sistema di intelligenza artificiale da testo a immagine fosse responsabile di tali immagini.
What “last selfies” taken on #Earth may look like have been depicted by an artificially intelligent image generator.
The haunting images which look straight out of a horror movie were posted by ‘Robot Overloads’ on #TikTok.
????: TikTok – robotoverloards. #Lastselfies pic.twitter.com/VbeygffwiU
— Mirror Now (@MirrorNow) July 30, 2022
Please don’t let this AI’s prediction of the end of the world come true. https://t.co/EN6QQt5oH2 pic.twitter.com/RbL1dNDmFb
— Roblox Song Ids (@RobloxSongIDs) August 11, 2022
DALL-E 2 Generates AI Apocalyptic Images of the ‘Last Selfie Ever Taken’ https://t.co/rQH7CneA7N pic.twitter.com/RC4d3oEVgl
— David Papp (@DavidPapp) August 1, 2022
Un commentatore ha insistito sul fatto che fossero stati realizzati con Midjourney, un autodefinito «piccolo team autofinanziato incentrato su design, infrastrutture umane e intelligenza artificiale», ma @robotoverlords includeva riferimenti negli hashtag sia a Midjourney che a DALLE-E 2, piattaforma recentemente rinnovata di OpenAI, una ONG fondata tra gli altri da Elon Musk divenuta società di lucro.
Stranamente tutte queste figure di zomberia apocalittica è ambientata su sfondi celesti. Uno tiene una manciata di fiori, mentre tutte le figure sono viste di fronte a soffici nuvole piene di sole.
«Interessante che abbia regalato un bouquet in prima persona», ha scritto un ironico TikTokker.
Have you ever wondered what the last selfie on Earth would look like?
Well, according to an AI programme called Dall-E 2, it’s pretty bleak.
The images were released on TikTok by ‘robotoverloards’, with viewers commenting upon the grisly details of our AI predicted demise. pic.twitter.com/ZqqNTdRR1r
— Lithe (@litheit) August 4, 2022
the last selfie ever taken by humanity on earth during the end of the world https://t.co/gzWAr7vOPH pic.twitter.com/7eIk3gVReJ
— ai_curio_bot (ADMISSIONS HALF-OPEN) (@ai_curio_bot) August 5, 2022
Thanks Capitalism!
Midjourney Generates AI Apocalyptic Images of the ‘Last Selfie Ever Taken’https://t.co/5YBla9qhNG pic.twitter.com/XvpoXJnTn1
— Facebook_is_a_hategroup (@AHategroup) August 5, 2022
Le «creazioni artistiche» dell’intelligenza artificiale sono diverse e sempre più frequenti, come quest’ultima che ha visto l’IA creare in maniera totalmente indipendente un film psichedelico e inquietantissimo.
Come riportato da Renovatio 21, anche le illustrazioni per possibili carte dei tarocchi realizzate dall’IA sono particolarmente spaventose. Per non parlare dell’umanizzazione fotorealistica dei personaggi dei Simpsons.
Mesi fa alcuni scienziati britannici hanno annunciato che i volti umani generati in IA erano oramai più credibili di quelli reali.
Il ricercatore a capo di OpenAI Ilya Sutskever a inizio hanno aveva dichiarato che l’«Intelligenza Artificiale potrebbe già essere senziente».
DALLE-2, il sistema di OpenAI che genera immagini su richiesta verbale degli utenti, avrebbe, secondo le dichiarazioni di uno studente, creato autonomamente un proprio linguaggio scritto.
Il dipendente di Google (ora licenziato) Blake Lemoin ha asserito in pubblico che il chatbot AI dell’azienda, LaMDA, è «senziente», ossia dotato di una coscienza comparabile a quella degli esseri umani.
La domanda che ci poniamo a questo punto: se queste IA sono davvero «senzienti», autonomamente pensanti, cosa pensare del fatto che ci vedono come mostri che deturpano un mondo di fiori con il cielo blu?
Immagine da Twitter
Bizzarria
Ecco la catena alberghiera dell’ultranazionalismo revisionista giapponese

Per chi è stato in viaggio in Giappone il nome APA hotels potrebbe risultare familiare. La catena di alberghi dalla caratteristica insegna arancione è onnipresente nel Paese del Sol Levante, possiede circa 900 strutture alberghiere e in alcune zone urbane la loro densità è incredibile: così a memoria direi che ce ne sono almeno 5 nella zona tra Asakusa e Asakusabashi (due fermate di metro o mezz’ora scarsa a piedi).
La catena ha anche già iniziato la sua espansione nell’America settentrionale, con 40 strutture tra Stati Uniti e Canada.
Di recente ho avuto l’occasione di provare per la prima volta un hotel APA a Kanazawa, dove la catena è nata nei primi anni ottanta. Il giudizio complessivo è positivo: pulito, molto pratico da usare, al netto di stanze piuttosto anguste (ma nella norma nipponica) non posso dire che mi sia mancata alcuna comodità.
Anzi, le stanze dispongono del «bottone buonanotte» (oyasumi botan) cioè un pulsante vicino al comodino che spegne tutte le luci in un colpo solo. Di questo sono particolarmente grato perché mi ha risparmiato la classica caccia agli interruttori che contraddistingue le serate passate negli alberghi meno recenti qui in Giappone – in alcuni ryokan ci sono persone che si rassegnano a dormire con le luci accese per la disperazione, spossati dalla caccia all’interruttore nascosto.
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Un’altra caratteristica degli hotel APA è l’onnipresenza dell’effigie della presidentessa dell’azienda, la buffa Fumiko Motoya, sempre accompagnata da uno dei suoi vistosissimi cappelli (la sua collezione ne conta circa 240).

Fumiko Motoya, di hirune5656 via Wikimedia CC BY 3.0
Insegne, pubblicità, bottiglie di acqua minerale, confezioni di curry liofilizzato: non c’è posto da cui non spunti il sorriso della nostra Fumiko, il tutto ha una lieve sfumatura di culto della personalità da regime totalitario.
Ma quello che porta ripetutamente questa azienda al centro di aspre polemiche non sono i vistosi copricapo del suo presidente, né tanto meno la folle varietà di ristoranti ospitati dagli alberghi APA (a seconda della località mi è capitato di vedere ristoranti italiani, indiani, singaporiani, coreani, caffè in stile europeo, letteralmente la qualsiasi). Si tratta, invece, della cifra politica della catena alberghiera.
Ogni stanza d’albergo ha in dotazione almeno un paio di copie degli scritti del fondatore dell’azienda, Toshio Motoya, storico e ideologo di orientamento decisamente patriottico.
Gli scritti in questione innescano periodicamente polemiche furibonde: il picco era stato raggiunto tra 2016 e 2017, quando il volume che si trovava nelle stanze degli alberghi conteneva una revisione storica del massacro di Nanchino (1937). Apriti cielo: il clima allora era meno liberticida di adesso, si era agli albori dei social media totalitari come li conosciamo oggidì, ma le polemiche in Asia e occidente furono furibonde.
Il bello è che l’autore e l’azienda hanno fatto quello che oggi nessuno fa: nessun passo indietro, nessuna scusa, soltanto ribadire le proprie ragioni in maniera più articolata. In un mondo come quello in cui viviamo, in cui la gogna internettiana ha reso tutti ominicchi, quaquaraquà e, d’altronde love is love, un po’ invertiti, un atteggiamento del genere si può forse definire eroico.
Cotale attitudine mi ha ricordato l’epoca d’oro del movimento ultrà italiano, quando ancora dalle curve, allora libere da qualsiasi controllo da parte di partiti politici, malavita e istituzioni, si alzava il coro liberatorio: «Noi facciamo il cazzo che vogliamo!».
La pagina in inglese dell’azienda usa uno stile revisionistico che in Europa sarebbe ragione sufficiente per arresto, condanna e detenzione. Ve la ricordate la libertà, voi europei? Pensate che brivido trovare in albergo letteratura che rivede il dogma riguardo agli eventi accaduti nei primi anni quaranta tra Polonia, Germania e Austria…
Di fronte alle furiose contestazioni, l’azienda continua imperterrita a fare trovare in ogni camera delle copie di Theoretical modern history (理論近現代文学), i volumi che raccolgono gli scritti del fondatore della catena Motoya. Durante il mio soggiorno a Kanazawa ho avuto modo di leggere alcuni articoli che mi hanno dato una prospettiva diversa della storia giapponese.
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L’insegnamento della storia nel Giappone post bellico ha frequentemente preso l’aspetto di una forma di autoflagellazione (sotto la guida dell’occupante statunitense). Questa colpevolizzazione del paese a scapito di tutte le altre forze coinvolte nel conflitto mondiale raggiunge picchi disturbanti nelle prefetture più sinistrorse del Paese, le così dette H2O (Hiroshima, Hokkaido, Oita).
Ci sono stati casi di genitori che hanno protestato dopo avere sentito che ai figli veniva insegnato che «le bombe atomiche ce le siamo meritate». Dopo decenni di scuse a capo chino, non c’è da stupirsi che parte del Paese inizi a manifestare insofferenza verso questo clima culturale e a volersi riconciliare con la propria storia, senza intenti necessariamente autoassolutori.
L’articolo che riporto nella foto riguardo al pilota suicida (quelli che l’occidente chiama kamikaze, ma che in Giappone sono tokkoutai, 特攻隊、le squadre speciali d’assalto), mi ha ricordato il manifesto elettorale del partito Sanseito, in cui due piloti «kamikaze» sono raffigurati abbracciati e con le lacrime agli occhi, un’immagine dei cosiddetti kamikaze diversa da quella che solitamente ci viene mostrata.
Passare una notte all’APA hotel è stata l’occasione per capire una volta di più che al popolo del Giappone, come a quelli d’Europa, è stato messo sulle spalle il giogo di un senso di colpa che impedisce loro di esistere in quanto tali, costringendoli ad abiurare sé stessi quotidianamente.
Adesso basta, noi facciamo il katsu che vogliamo.
Taro Negishi
Corrispondete di Renovatio 21 da Tokyo
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Immagine di Mr.ちゅらさん via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
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Chirurgo del servizio sanitario pubblico britannico si è fatto amputare le gambe per «gratificazione sessuale»

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Bizzarria
Ladro d’auto si ferma a far benzina mentre è inseguito dalla polizia

Eccezionale scena ripresa da varie telecamere: un uomo a bordo di un’Infiniti blu rubata ha condotto la polizia della California in un inseguimento a 160 chilometri orari nel traffico di Losa Angeles, epperò fermandosi a metà inseguimento per fare benzina.
Un video mostra il sospetto di Grand Theft Auto (GTA), cioè furto di macchina, in una stazione di servizio Shell nella zona di Wilshire, a Los Angeles, mentre faceva rifornimento nervosamente con la camicia tirata sul viso – il tutto mentre sapeva di avere la polizia alle calcagna. Il motociclista alla pompa successiva sembrava ignaro della drammatica situazione.
«Non potrebbe comportarsi in modo più sospetto, te lo assicuro», ha commentato il giornalista che stava riprendendo l’inseguimento dall’elicottero. Il cronista volante ha anche notato che non c’era polizia nelle vicinanze, dando all’uomo più di un minuto per fare rifornimento.
What if you needed to fill up with gas in GTA 6? pic.twitter.com/S9argH5k7H
— GTA Sheriff (@GTA_Sheriff) August 24, 2025
GTA suspect STOPS FOR GAS mid pursuit 🔥🏆#inmateswithtalent #prisonlife #losangeles #policechase #gas
(via @ABC7LA) pic.twitter.com/ONWkkjP4rE
— Inmates With Talent (@InmatesWTalent) August 25, 2025
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Dopo aver riavvitato con calma il tappo del serbatoio, l’uomo si è allontanato a tutta velocità, passando poi sotto un cavalcavia per evitare di essere visto dagli elicotteri. Ha quindi abbandonò l’auto (a cui aveva appena fatto il pieno), facendola per qualche ragione schiantare contro un palo della luce. Il reporter dall’elicottero la ha definita «forse la mossa più intelligente della serata».
L’uomo si è quindi dileguato. Di lui, al momento, nessuna traccia – se non il serbatoio pieno dell’auto rubata.
La polizia ritiene che un altro automobilista possa averlo aiutato a fuggire. L’inseguimento ha attirato grande attenzione sui social media, con gli spettatori che hanno seguito increduli la diretta dell’elicottero mentre il sospettato si fermava casualmente per fare benzina durante l’inseguimento.
I commentatori hanno notato l’insolita decisione degli agenti di indietreggiare ripetutamente, una tattica talvolta utilizzata per ridurre il pericolo per il pubblico durante gli inseguimenti ad alta velocità.
È interessante notare che il cavalcavia da cui il sospettato è fuggito è esattamente lo stesso cavalcavia da cui, in un altro recente inseguimento della polizia, il sospettato è sceso da un’autocisterna rubata ed è salito su un altro veicolo rubato, scrive ABC7.
GTA, o Grand Thef Auto, è una popolarissima e pluridecennale serie di videogiuochi open-world incentrato su ogni sorta di violenza stradale, incluso soprattutto il ladrocinio di automobile. Ebbene, crediamo che in nessuna versione di GTA una mossa del genere sia stata tentata.
Pensiamo sempre di averle viste tutte. E invece.
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Immagine screenshot da Twitter
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