Epidemie
Pio Albergo Trivulzio: sarà fatta giustizia per gli anziani morti?
La relazione della Commissione istituita dalla Ats Milano su richiesta di Regione Lombardia e Comune di Milano a proposito della gestione dell’emergenza nel Pio Albergo Trivulzio (PAT) di Milano, ha evidenziato quelle che sarebbero state le criticità in grado di causare ciò che è successo nel complesso di queste residenze per anziani, dove 300 ospiti sono morti tra gennaio ed aprile, rispetto ai 186 decessi medi dello stesso periodo tra il 2015 e il 2019.
La relazione metterebbe in luce che il 65% dei quasi 900 operatori del Pio Albergo Trivulzio non era sul posto di lavoro o causa di malattia o per richiesta di permessi:
La relazione metterebbe in luce che il 65% dei quasi 900 operatori del Pio Albergo Trivulzio non era sul posto di lavoro o causa di malattia o per richiesta di permessi
«Un livello così elevato di assenze difficilmente trova spiegazione nella diffusione del contagio tra gli operatori», scrive la Commissione regionale, segnalando altre presunte criticità, come ad esempio la scarsità di dispositivi di protezione individuale e la carenza nell’applicazione delle misure di sicurezza per i lavoratori.
I lavori della Commissione, composti da 23 riunioni, 16 audizioni e 1.400 documenti esaminati, avrebbero avuto l’obiettivo di «accertare l’entità di quanto accaduto e analizzare le procedure adottate sin dalle fasi iniziali del contagio».
Le conclusioni sono state trasmesse anche alla Procura di Milano, dove è in corso un’inchiesta sul PAT e su altre RSA della città.
«Un livello così elevato di assenze difficilmente trova spiegazione nella diffusione del contagio tra gli operatori»
La Regione cerca sostanzialmente di ripararsi dietro alla manifestazione inaspettata di uno «straordinario fenomeno pandemico», con la Lombardia prima regione ad esserne gravemente coinvolta.
Le prime misure per il distanziamento sociale all’interno del PAT sono state messe in atto dal 23 febbraio, data in cui vennero limitati gli accessi ai visitatori, poi vietati definitivamente solo dal 10 marzo.
Il documento di valutazione del rischio biologico stilato qualche giorno prima prevedeva già igienizzante per mani in ogni reparto, ma le mascherine FFP2, le uniche, insieme alle FFP3, che avrebbero potuto contenere la possibilità di contagio da droplets, a differenza delle cosiddetta mascherine chirurgiche, erano a disposizione solo per il personale considerato a rischio per le proprie condizioni di salute, senza considerare invece i rischi comportati dal lavoro svolto a contatto con pazienti COVID o presunti tali.
La Regione cerca sostanzialmente di ripararsi dietro alla manifestazione inaspettata di uno «straordinario fenomeno pandemico», con la Lombardia prima regione ad esserne gravemente coinvolta
Il Pat aveva scorte di mascherine sufficienti solo per «una situazione ordinaria», annota la commissione, e si dovrà attendere fino al 23 marzo per la prima fornitura della Protezione civile:
«Non si sono reperiti riscontri circa gli asseriti ordini impartiti a taluni operatori di non indossare i DPI» – annotano i commissari in relazione alle denunce circolate a seguito del bubbone scoppiato addosso al complesso di residenze per anziani.
Bisognerà poi attendere il 22 aprile per le prime prescrizioni di sistemi anti-contagio per altre parti del corpo.
In tutta la relazione, però, la questione che emerge con maggiore intensità è quella legata al presunto assenteismo dei lavoratori.
«Non si sono reperiti riscontri circa gli asseriti ordini impartiti a taluni operatori di non indossare i DPI»
È evidenziato che, al 21 febbraio, «solo il 9%» dei lavoratori è assente per infortunio da contagio da COVID».
Il resto sarebbe rimasto a casa per altri motivi personali, facendo scendere a 265 il numero di dipendenti presenti:
«Un elevato tasso di assenteismo del personale — scrive la Commissione — anche prima dell’emergenza sanitaria, che ha raggiunto dimensioni tali da rendere difficoltoso non solo il rispetto di regole e procedure ma gli stessi livelli di assistenza».
Tuttavia esce anche un altro importante aspetto, che potrebbe spiegare il perché di così tanti lavoratori assenti: gli scarsi tamponi effettuati proprio su di loro.
Nelle strutture sanitarie pubbliche in media il 40% degli operatori viene sottoposto a tampone, con il 21% di casi positivi; al Trivulzio, invece, la percentuale scende al 21% — con il 16% di positivi.
Nella relazione finale viene affrontata anche la questione dei malati arrivati dagli ospedali nel periodo di emergenza.
I pazienti venivano «dichiarati no-COVID dalla struttura di provenienza» solo perché non avevano sintomi, il che «non forniva sufficienti garanzie nell’eventualità d’ingresso di persone infette asintomatiche»
Qui i commissari scrivono che i pazienti venivano «dichiarati no-COVID dalla struttura di provenienza» solo perché non avevano sintomi, il che «non forniva sufficienti garanzie nell’eventualità d’ingresso di persone infette asintomatiche».
In ogni caso, a contribuire alla circolazione del virus avrebbero concorso la mancata applicazione delle misure di distanziamento, gli assembramenti dei pazienti, i parenti e gli operatori; viene inoltre segnalato l’incompleto isolamento dei casi sospetti oppure le «limitate/incoerenti informazioni» fornite ai familiari.
I documenti raccolti farebbero pensare che «la gestione dell’emergenza è stata conforme ai protocolli e alle raccomandazioni dell’Oms, dell’Istituto superiore di sanità e della Regione». I commissari, però, segnalano che «le indagini, le testimonianze, e le denunce» hanno fatto emergere «criticità e limitazioni che meritano di essere descritte e analizzate».
Le raccomandazioni finali presenti nella relazione conclusiva della Commissione regionale invitano a una «riorganizzazione interna» per «rispondere più efficacemente in caso di emergenza». In particolare vengono consigliate camere singole per garantire l’isolamento dei pazienti, l’aumento del personale e la presenza immancabile di DPI adeguati.
Con la speranza che non finisca tutto a tarallucci e vino e che la colpa, alla fine dei conti, non venga scaricata sui «lavoratori assenteisti»
In attesa che le indagini della procura facciano il proprio corso, non possiamo che accontentarci — si fa per dire — di questo primo tentativo mirato a fare chiarezza, con la speranza che non finisca tutto a tarallucci e vino e che la colpa, alla fine dei conti, non venga scaricata sui «lavoratori assenteisti», i quali forse, semplicemente, impauriti dalla gestione e dall’assenza dei dispositivi di protezione individuale, hanno cercato in un qualche modo di auto tutelarsi proteggendo loro stessi e le loro famiglie stando a casa.
Sopratutto auspichiamo che giustizia e verità possa essere fatta in primo luogo per le vittime — gli anziani, i più deboli e sacrificati di questa vicenda — e, nondimeno, per i familiari che soffrono la perdita straziante dei propri cari, avvenuta nella desolazione e nella solitudine più assoluta e ingiusta.
Cristiano Lugli
Epidemie
Il ministero ruandese dice che anche il Marburg viene da una grotta di pipistrelli in Africa
Il Ruanda ha individuato la fonte di un’epidemia del mortale virus Marburg, collegandola all’attività mineraria in una grotta abitata da pipistrelli della frutta.
Durante una conferenza stampa tenutosi giovedì, il ministro della Salute ruandese Sabin Nsanzimana ha confermato che il caso iniziale del virus, noto come «caso indice», è probabilmente emerso da un sito minerario, sottolineando l’importanza di ridurre al minimo l’interazione umana con i pipistrelli.
L’epidemia, iniziata meno di un mese fa, ha causato 64 casi confermati e 15 decessi, secondo un rapporto del ministero della Salute ruandese pubblicato su X.
Amakuru mashya kuri Virusi ya Marburg
Update on Marburg Virus Disease23.10.2024 pic.twitter.com/ajgzQs6cjB
— Ministry of Health | Rwanda (@RwandaHealth) October 23, 2024
Sostieni Renovatio 21
Le autorità sanitarie hanno immediatamente sospeso tutte le attività minerarie nella grotta e stanno eseguendo controlli sanitari sui minatori che potrebbero essere stati esposti.
«Abbiamo riunito diversi team di veterinari, epidemiologi, sorveglianza genomica e diagnostica di laboratorio, per testare questi animali e anche le persone», ha affermato il ministro della Salute. «È molto importante per la comunità scientifica studiare la prospettiva degli animali e degli esseri umani, ma anche l’ambiente».
Il governo ha avviato una campagna di vaccinazione mirata per gli operatori sanitari e per chi vive in zone ad alto rischio, con oltre 1.300 persone vaccinate.
Quello della grotta con i pipistrelli è oramai da considerarsi un archetipo delle spiegazioni sulle origini naturali di un virus. Il Marburg negli anni Ottanta era già stato ricondotto alla caverna Kitum, in Kenya, dove due visitatori contrassero il morbo. La grotta sarebbe stata considerata anche come possibile luogo di origine dell’Ebola. Come noto, grotte e pipistrelli sono svolazzati anche nelle prime spiegazioni sulle origini del COVID.
La malattia da virus di Marburg, precedentemente nota come febbre emorragica di Marburg e identificata per la prima volta nel 1967 in seguito a focolai simultanei a Marburg, in Germania, e a Belgrado, in Serbia, è una malattia altamente infettiva con sintomi simili all’Ebola, che includono nausea, vomito, mal di gola e forti dolori addominali, che possono portare a emorragie fatali.
Il Marburg si diffonde attraverso il contatto con fluidi corporei infetti o superfici contaminate. Sebbene i casi rimangano rari, precedenti focolai in Africa hanno dimostrato il grave impatto del virus, con tassi di mortalità che in genere vanno dal 24% all’88%.
Il virus ha colpito varie regioni dell’Africa negli ultimi anni. Nel 2023, Tanzania e Guinea Equatoriale hanno segnalato focolai di Marburg, mentre il Ghana ha sperimentato un focolaio nel 2022 e l’Uganda ha registrato tre decessi a causa del virus nel 2017.
Aiuta Renovatio 21
Come riportato da Renovatio 21, vi era stato allarme alla stazione di Amburgo pochi giorni fa quando due persone provenienti dal Ruanda avevano mostrato dei sintomi mentre erano in treno. La banchina di arrivo del treno era stata quindi isolata dalle autorità tedesche.
Secondo quanto riportato in seguito dalla stampa tedesca, i due – un dottore e la sua ragazza – sarebbero poi risultati negativi.
Come riportato da Renovatio 21, l’OMS aveva dichiarato un focolaio di Marburg in Ghana due anni fa, per poi convocare una riunione «urgente» sulla diffusione del virus. La Russia sta sviluppando un vaccino contro il morbo.
Tre anni fa il dottor Robert Malone, pioniere del vaccino mRNA, in una trasmissione di Steve Bannon parlò di un possibile «super virus» cinese da «febbre emorragica simile all’Ebola» che poteva derivare dalla vaccinazione di massa.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Epidemie
Primo caso della nuova variante del virus del vaiolo delle scimmie rilevato in Germania
Sostieni Renovatio 21
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Medici allarmati dai crescenti fallimenti degli antibiotici
Il mondo rischia di tornare all’era precedente alla scoperta della penicillina, mettono in guardia i medici tedeschi, sottolineando l’aumento di patogeni resistenti agli antibiotici.
La penicillina, scoperta alla fine degli anni Venti, ha prolungato la durata della vita umana fino a 30 anni contrastando la maggior parte delle infezioni batteriche, secondo il quotidiano germanico Bild. Tutto questo progresso è ora a rischio.
«Stiamo perdendo le conquiste della medicina moderna e stiamo tornando indietro al periodo precedente alla scoperta della penicillina», ha detto al Bild Mathias Pletz, direttore della Paul Ehrlich Society for Infection Therapy.
Sostieni Renovatio 21
«Gli antibiotici sono stati la più grande conquista della medicina di sempre», ha affermato la professoressa Yvonne Mast, microbiologa e ricercatrice presso il Leibniz Institute di Braunschweig. «Il fatto che stia emergendo sempre più resistenza e che manchino nuovi antibiotici è una minaccia importante».
L’outlet tedesco ha citato uno studio che stimava fino a 39 milioni di decessi in tutto il mondo entro il 2050 a causa di patogeni resistenti agli antibiotici. Tali infezioni causano già 35.000 decessi nell’UE ogni anno.
Secondo il professor Frank Brunkhorst dell’ospedale universitario di Jena, uno dei motivi è che i medici prescrivono troppi antibiotici per le procedure ambulatoriali. Ad esempio, gli antibiotici sono inutili contro quasi tutte le infezioni respiratorie, che sono causate da virus.
«In secondo luogo, molti germi resistenti ci stanno raggiungendo a causa dei viaggi internazionali, che stanno di nuovo aumentando dopo» il COVID, ha detto Brunkhorst, indicando i ceppi resistenti «soprattutto in paesi come Grecia, Portogallo, Turchia, ma anche in India e altri Paesi asiatici».
Ha messo in guardia i tedeschi di ritorno dalle vacanze, dicendo che i germi che porteranno con sé potrebbero essere «pericolosi per la vita» dei loro nonni.
L’industria medica è stata lenta nello sviluppo di nuovi antibiotici perché la ricerca è troppo lunga e costosa, mentre i profitti sono troppo bassi, secondo la professoressa Mast. Solo 12 nuovi farmaci sono stati approvati dal 2017, ha detto.
Solo una sostanza su 5.000 raggiunge la maturità di mercato, il periodo di sviluppo dura dagli 8 ai 15 anni e i costi di ricerca e sviluppo possono arrivare fino a 2 miliardi di dollari, secondo Mast. Ha sollecitato maggiori finanziamenti per la ricerca e approvazioni più rapide, sottolineando che la Cina ha già superato la Germania in questo campo.
«È un compito enorme per i politici riportare la produzione di antibiotici in Germania e in Europa. Oggi, qui non viene più prodotto un solo farmaco; tutto proviene dall’India o dalla Cina. E noi ne dipendiamo», ha affermato il professor Brunkhorst.
Un rapporto delle Nazioni Unite uscito nel 2023 e chiamato «Bracing for Superbugs: Strengthening environmental action in the One Health response to antimicrobial resistance» («Prepararsi per i superbatteri: rafforzamento dell’azione ambientale nella risposta One Health alla resistenza antimicrobica») prevede che l’antibiotico resistenza ucciderà tante persone quante ne ammazza in cancro entro l’anno 2050.
A partire da dati pubblicati nel 2022 su Lancet è possibile calcolare che infezioni anti-biotico resistenti potrebbero uccidere circa 10 milioni di persone di tre decenni, numeri vicini a quelli del cancro nel 2020.
Aiuta Renovatio 21
Secondo uno studio pubblicato lo scorso mese sulla rivista medica The Lancet, le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero causare la morte di oltre 39 milioni di persone in tutto il mondo nei prossimi 25 anni, e si prevede che altri 169 milioni moriranno per cause correlate.
Uno studio dell’Università della Georgia di tre anni fa aveva trovato nelle fogne il gene della resistenza antimicrobica.
Come riportato da Renovatio 21, una ricerca di due anni fa pubblicata su PNAS aveva associato l’uso di psicofarmaci antidepressivi all’aumento della resistenza agli antibiotica dei microrganismi e quindi alla potenziale creazione di superbatteri.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Sorveglianza2 settimane fa
Non usate i codici QR. Mai
-
Oligarcato2 settimane fa
I miliardari stanno costruendo trappole per i poveri fuori dai loro bunker apocalittici
-
Pensiero2 settimane fa
Halloween, vero e costante fiume di sangue
-
Bizzarria2 settimane fa
Vaccino «sodomizzante», refuso del secolo XXI
-
Spirito2 settimane fa
La farsa del Sinodo è menzogna al servizio del Nuovo Ordine Mondiale: breve riflessione di mons. Viganò
-
Autismo1 settimana fa
Autismo, 1 bambino su 33 di età compresa tra 5 e 8 anni è affetto. È più di quanto si pensasse in precedenza
-
Sorveglianza2 settimane fa
I passaporti vaccinali sono dietro l’angolo? USA, Canada e Messico lanciano un’iniziativa di preparazione alla pandemia
-
Prepping2 settimane fa
L’UE chiede ai cittadini di fare scorta per potenziali catastrofi, tra cui quella nucleare