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Papa Leone: «la questione della messa in latino è molto complicata»

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Parlando direttamente della tradizionale messa in latino, Papa Leone XIV si è detto disponibile a incontrare i sostenitori, aggiungendo che l’argomento è «molto complicato». Lo riporta LifeSite.

 

Durante la prima intervista estesa rilasciata dal nuovo Papa, Leone XIV ha conversato con la testata Crux su un’ampia varietà di argomenti, tra cui la liturgia tradizionale o la Messa in latino, l’accordo sino-vaticano, le tematiche LGBT, la sinodalità, le finanze e le riforme del Vaticano e la polarizzazione nella Chiesa. L’intervista è stata pubblicata integralmente questa settimana.

 

La messa in latino è un «argomento scottante», ha detto Prevost, rivelando che in questi primi mesi ha già ricevuto «numerose richieste e lettere» sull’argomento.

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Dopo aver chiarito innanzitutto che i sacerdoti possono recitare il Novus Ordo in latino «senza problemi», Leone si è poi rivolto più specificamente alla questione della Messa tradizionale.

 

«Ovviamente, tra la Messa Tridentina e la Messa del Vaticano II, la Messa di Paolo VI, non so bene dove andremo a parare. È ovviamente molto complicato» ha detto il pontefice. «So che parte di questa questione, purtroppo, è diventata – ancora una volta, parte di un processo di polarizzazione – la gente ha usato la liturgia come scusa per portare avanti altri argomenti. È diventata uno strumento politico, e questo è davvero deplorevole».

 

Al contempo Leone ha deplorato gli abusi liturgici, paragonando i due riti.

 

«Penso che a volte l’abuso della liturgia, come la chiamiamo Messa del Vaticano II, non sia stato d’aiuto per le persone che cercavano un’esperienza più profonda di preghiera, di contatto con il mistero della fede che sembravano trovare nella celebrazione della Messa tridentina» ha detto Prevost. «Di nuovo, siamo diventati polarizzati, così che invece di poter dire, beh, se celebriamo la liturgia del Vaticano II in modo appropriato, troviamo davvero così tanta differenza tra questa esperienza e quell’altra?»

 

L’intervista, svoltasi a luglio, riportava l’osservazione di Leone di «non aver avuto la possibilità di incontrare un gruppo di persone che sostengono il rito tridentino. Presto si presenterà un’opportunità, e sono sicuro che ci saranno occasioni per farlo».

 

«Questo è un problema di cui penso che, forse con la sinodalità, dovremmo sederci e parlarne» ha continuato.

 

Alcune settimane dopo l’intervista, Leone ha incontrato privatamente il cardinale Raimondo Leone Burke, riconosciuto come uno dei più importanti sostenitori ecclesiastici della messa tradizionale. I dettagli della loro conversazione rimangono privati, come di consueto, ma in seguito è stato annunciato che Burke avrebbe guidato il pellegrinaggio annuale della Messa in latino in Vaticano a ottobre e avrebbe celebrato la Messa lì. Questo segna un’inversione di rotta toccante nella politica, poiché negli ultimi due anni la Messa annuale era stata vietata dal Vaticano.

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A giugno il cardinale Burke aveva espresso la speranza che Leone «mettesse fine alla persecuzione dei fedeli nella Chiesa che desiderano adorare Dio secondo l’uso più antico del rito romano, questa persecuzione dall’interno della Chiesa». A quel punto, Burke aveva affermato di aver potuto discutere la questione con Leone.

 

Apparendo consapevole del dibattito molto acceso che circonda la messa tradizionale, il Leone definisce la questione della messa antica come una «questione così polarizzata che spesso le persone non sono disposte ad ascoltarsi a vicenda», rivolgendo tuttavia critiche ai fedeli della Messa tradizionale.

 

«Ho sentito vescovi parlarmi, mi hanno parlato di questo, dicendo: “Li abbiamo invitati a questo e a quello e non vogliono nemmeno sentirne parlare”» accusa il Prevost. «Non vogliono nemmeno parlarne. Questo è un problema di per sé. Significa che ora siamo nell’ideologia, non siamo più nell’esperienza della comunione ecclesiale. Questa è una delle questioni all’ordine del giorno».

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Mons. Viganò: la chiesa sinodale è un «customer service»

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha pubblicato su X un’ulteriore condanna della chiesa sinodale auspicata prima da papa Bergoglio ed ora da papa Prevost.   «Nostro Signore, Verbo eterno del Padre, ha detto: “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha vita eterna” (Gv 5, 24). Così vale per la Chiesa, Suo mistico Corpo: essa è maestra e le si deve ascolto e filiale obbedienza» scrive monsignore.   «La chiesa sinodale non proclama la Parola di Dio: ascolta il vociare confuso del mondo, “i tuoi pensieri, i tuoi dubbi, le tue domande”; perché secondo Leone “nessuno possiede la verità tutta intera”. Ed è perfettamente coerente nella sua inutilità, nel suo continuo e patetico cercare di compiacere il mondo».   «Quando cerca di sembrare à la page, il massimo che sanno proporre le sue fervide menti è allestire postazioni da “Customer Service” di una società immobiliare al posto del tradizionale confessionale» accusa Sua Eccellenza.  

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Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi mesi monsignor Viganò aveva parlato di una «chiesa sinodale» che si «spaccia per cattolica». Un anno fa Viganò, in occasione del Sinodo sulla Sinodalità, disse che «il papato cattolico non esiste più» e la «nuova chiesa sinodale» richiama «la fiaccola della ribellione di Lucifero».   Il prelato ha accusato questa «chiesa conciliare-sinodale» di essere schierata con i nemici della Chiesa cattolica. L’arcivescovo ha altresì parlato di «sinagoga di Satana, l’antichiesa conciliare e sinodale» fatta da «corrotti ministri» della «setta di traditori e rinnegati».   L’anno passato, in occasione dell’anniversario della battaglia di Lepanto, monsignor Viganò invocò la Madonna nella lotta contro il «Leviatano globalista» e i «servi della Setta Sinodale».   Come riportato da Renovatio 21, tre settimane fa Sua Eccellenza ha dichiarato che «chi aderisce al Concilio si rende responsabile della demolizione della Chiesa». Monsignor ha quindi parlato di una chiesa ridotta a simulacro con un unico dogma irrinunziabile, cioè il riconoscimento del Concilio Vaticano II.   In un messaggio di fine estate, Viganò aveva detto che il sacerdozio conciliare e la sua mediocrità fanno gioire Satana.  

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Spirito

Programma del primo viaggio apostolico di Papa Leone XIV

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Questo viaggio, che porterà papa Leone XIV in Turchia e Libano, è previsto dal 27 novembre al 2 dicembre 2025. Include un pellegrinaggio a Iznik, l’attuale Nicea, per commemorare il 1700° anniversario del primo concilio ecumenico della storia.

 

La Santa Sede ha svelato il 27 ottobre il programma ufficiale del primo viaggio apostolico di papa Leone XIV in Turchia e Libano. Il programma comprenderà numerosi discorsi, incontri istituzionali, celebrazioni ecumeniche, momenti di preghiera nei siti archeologici di Nicea, una visita alla Moschea Blu di Istanbul e una sosta al porto di Beirut.

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Incontri speciali

Ankara, Istanbul, Iznik, poi Beirut, Annaya, Harissa, Bkerké accoglieranno il papa che, secondo le sue spiegazioni, si recherà nei due Paesi mediorientali per esaudire il desiderio del suo predecessore Francesco e portare un messaggio di pace in questa regione del mondo colpita da guerre e tragedie di vario genere.

 

È previsto un incontro ecumenico a Iznik, fulcro delle celebrazioni per il 1700° anniversario del Concilio di Nicea. L’incontro prevede la firma di una dichiarazione congiunta con il Patriarca di Costantinopoli a Istanbul e una visita alla Moschea Blu, che in passato ha ospitato Benedetto XVI e Francesco. In Libano, è prevista una sosta al porto di Beirut e una preghiera sulla tomba di Charbel Makhlouf nel monastero di Annaya.

 

Turchia

Dopo l’arrivo in Turchia, Papa Leone XIV visiterà il mausoleo di Atatürk, fondatore del moderno stato laico che abolì il califfato ottomano con la Costituzione del 1937, e poi il palazzo presidenziale per un incontro con il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Si recherà quindi a Istanbul.

 

Il secondo giorno incontrerà vescovi, sacerdoti, diaconi, persone consacrate e operatori pastorali presso la Cattedrale dello Spirito Santo, quindi visiterà la Casa delle Piccole Sorelle dei Poveri, presente in Turchia da oltre 120 anni, prima di recarsi a Iznik per una celebrazione ecumenica. Ritornerà quindi a Istanbul.

 

Il giorno seguente, ha visitato la Moschea Blu, poi ha incontrato i capi delle Chiese non cattoliche. Ha poi incontrato Bartolomeo al Palazzo Patriarcale: hanno firmato una dichiarazione congiunta, prima che il Papa si recasse a celebrare la Messa alla Volkswagen Arena.

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Libano

Domenica 30 novembre, Papa Leone XIV parteciperà alla Divina Liturgia (ortodossa…) presso la Chiesa Patriarcale di San Giorgio, seguita da una benedizione ecumenica. Il successore di Pietro si recherà poi a Beirut, dove incontrerà il Presidente Joseph Aoun e altre autorità civili.

 

Il 1° dicembre, visita al Monastero di San Marone e preghiera sulla tomba di Charbel Makhlouf. Poi, visita al Santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa, dove Léon incontrerà il clero locale, seguito da un’udienza privata con i patriarchi cattolici. È previsto anche un incontro ecumenico e interreligioso.

 

L’ultimo giorno prevede una visita agli operatori sanitari e ai pazienti dell’ospedale De La Croix, seguita da una preghiera silenziosa al porto di Beirut, luogo dell’esplosione che, il 4 agosto 2020, ha ucciso più di 200 persone e ne ha ferite 7.000. La messa verrà poi celebrata sul lungomare.

 

Questa visita «sulle orme di Francesco», che contiene tutte le caratteristiche dei viaggi degli ultimi papi dopo Giovanni Paolo II, in particolare i ripetuti incontri ecumenici, inserisce chiaramente papa Leone XIV nel solco scavato da questi papi del Vaticano II, e non è certo un segno favorevole per il resto del pontificato.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News.

 

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Immagine di OneArmedMan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported


 

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Dies irae 2025. Solvet seclum in favilla

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Come ogni anno, usiamo questo giorno per meditare sul mistero ultimo, ascoltando il Dies irae.   Dies irae, dies illa / Solvet seclum in favilla.   Il giorno dell’ira, quel giorno che / dissolverà il mondo terreno in cenere.   Sentiamo di non aver altre parole da aggiungere qui. Solo l’ascolto del profondo.     Dies irae, dies illa, Solvet seclum in favilla, Teste David cum Sibylla.   Quantus tremor est futurus, Quando judex est venturus, Cuncta stricte discussurus.   Tuba, mirum spargens sonum, Per sepulchra regionum, Coget omnes ante thronum.   Mors stupebit et natura, Cum resurget creatura, Judicanti responsura.   Liber scriptus proferetur, In quo totum continetur, Unde mundus iudicetur.   Judex ergo cum sedebit, Quidquid latet apparebit, Nil inultum remanebit.   Quid sum miser tunc dicturus? Quem patronum rogaturus, Cum vix iustus sit securus?   Rex tremendae majestatis, Qui salvandos salvas gratis, Salva me, fons pietatis.   Recordare, Jesu pie, Quod sum causa tuae viae, Ne me perdas illa die.   Quaerens me, sedisti lassus; Redemisti crucem passus; Tantus labor non sit cassus.   Iuste judex ultionis, Donum fac remissionis, Ante diem rationis.   Ingemisco tamquam reus; Culpa rubet vultus meus; Supplicanti parce, Deus.   Qui Mariam absolvisti, Et latronem exaudisti, Mihi quoque spem dedisti.   Preces meae non sunt dignae, Sed tu bonus, fac benigne, Ne perenni cremer igne.   Inter oves locum praesta, Et ab haedis me sequestra, Statuens in parte dextra.   Confutatis maledictis, Flammis acribus addictis, Voca me cum benedictis.   Oro supplex et acclinis; Cor contritum quasi cinis; Gere curam mei finis.   Lacrimosa dies illa, Qua resurget ex favilla   Judicandus homo reus; Huic ergo parce Deus.   Pie Jesu Domine, Dona eis requiem.   
  Il giorno dell’ira, quel giorno che dissolverà il mondo terreno in cenere come annunciato da Davide e dalla Sibilla.   Quanto terrore verrà quando il giudice giungerà a giudicare severamente ogni cosa.   La tromba diffondendo un suono mirabile tra i sepolcri del mondo spingerà tutti davanti al trono.   La Morte e la Natura si stupiranno quando risorgerà ogni creatura per rispondere al giudice.   Sarà presentato il libro scritto nel quale è contenuto tutto, dal quale si giudicherà il mondo.   E dunque quando il giudice si siederà, ogni cosa nascosta sarà svelata, niente rimarrà invendicato.   In quel momento che potrò dire io, misero, chi chiamerò a difendermi, quando a malapena il giusto potrà dirsi al sicuro?   Re di tremendo potere, tu che salvi per grazia chi è da salvare, salva me, fonte di pietà.   Ricorda, o pio Gesù, che io sono la causa del tuo viaggio; non lasciare che quel giorno io sia perduto.   Cercandomi ti sedesti stanco, mi hai redento con il supplizio della Croce: che tanto sforzo non sia vano!   Giusto giudice di retribuzione, concedi il dono del perdono prima del giorno della resa dei conti.   Comincio a gemere come un colpevole, per la colpa è rosso il mio volto; risparmia chi ti supplica, o Dio.   Tu che perdonasti la peccatrice, tu che esaudisti il buon ladrone, anche a me hai dato speranza.   Le mie preghiere non sono degne; ma tu, buon Dio, con benignità fa’ che io non sia arso dal fuoco eterno.   Assicurami un posto fra le pecorelle, e tienimi lontano dai caproni, ponendomi alla tua destra.   Una volta smascherati i malvagi, condannati alle fiamme feroci, chiamami tra i benedetti.   Prego supplice e in ginocchio, il cuore contrito, come ridotto a cenere, prenditi cura del mio destino.   Giorno di lacrime, quello, quando risorgerà dalla cenere il peccatore per essere giudicato.   Perdonalo, o Dio pio Signore Gesù, dona a loro la pace.     + Amen

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Immagine: Fra Angelico (circa 1395–1455), Cranio di Adamo sul monte Golgota, particolare di una crocifissione con San Nicola e San Francesco (1435), oratorio di San Niccolò del ceppo, Firenze. Immagine di pubblico dominio CC0 Via Wikimedia
 
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