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Economia

Pandemia, il miliardario padrone del Milan sapeva in anticipo

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Paul Singer, miliardario a capo dell’hedge fund Elliot Management Corporation proprietario dell’A.C. Milan, ha previsto la pandemia del Coronavirus che ha sconvolto la terra.

 

Lo speculatore miliardario padrone del Milan Singer il 1° febbraio ha inviato un memorandum aziendale interno che diceva ai dipendenti degli uffici dell’azienda in tutto il mondo di «cercare di prendere accordi in modo da non dover uscire di casa per un mese se necessario».

Il miliardario ha avvertito i dipendenti del suo fondo di investimenti speculativo due mesi fa riguardo al fatto avrebbero dovuto prepararsi per una quarantena di un mese. Stiamo parlando quindi di giorni di molto precedenti al blocco imposto su Nuova York.  Questo incredibile caso di miliardario precognitivo è raccontato dalla testata finanziaria Bloomberg.

 

Il Singer il 1° febbraio ha inviato un memorandum aziendale interno che diceva  ai dipendenti degli uffici dell’azienda in tutto il mondo che avrebbero dovuto «cercare di prendere accordi in modo da non dover uscire di casa per un mese se necessario».

 

Il memo era incentrato sulla sicurezza dei dipendenti e non affrontava le decisioni di investimento.

 

Il fondatore del potentissimo fondo Elliott è noto per essere estremamente coscienzioso riguardo a tutto ciò che potrebbe influenzare i mercati, comprese finanche le tempeste solari, che con le armi EMP (impulsi elettromagnetici in grado di annullare completamente l’attività elettronica di un territorio) e le pandemie (celo) formano una triade di possibili intoppi per la Civiltà moderna e quindi per la speculazione finanziaria.

 

Lo speculatore ha aggiunto che i suoi dipendenti avrebbero dovuto assicurarsi di avere «accesso a cibo, acqua e medicine sufficienti». Piccoli messaggi da survivalismo liberale, che in parte, dopo qualche timida esitazione, vi abbiamo mandato anche noi di Renovatio 21.

Lo speculatore ha aggiunto che i suoi dipendenti avrebbero dovuto assicurarsi di avere «accesso a cibo, acqua e medicine sufficienti»

 

Tuttavia il fondo non ha iniziato a dire ai dipendenti di iniziare a lavorare da casa fino a quando le autorità locali non glielo hanno detto, racconta la rubrica DealBook del New York Times.

 

Il fondo Elliot di Paul Singer  non è sconosciuto alle cronache economiche italiane. Nel maggio 2018, il fondo ha vinto una battaglia per il controllo di Telecom Italia, ottenendo il controllo di due terzi dei seggi del consiglio di Telecom Italia.

 

Nel luglio 2018, Elliott Management è stato confermato proprietario ufficiale del 99,93% del Milan dopo che l’ex proprietario cinese Li Yonghong ha fatto default con un debito verso Elliot di 415 milioni di euro.

Il suo fondo controlla due terzi dei seggi del CdA di Telecom Italia e il 99,93% del Milan

 

Ha moltissimi altri investimenti, dalla società di risorse umane Adecco alla telefonica giapponese Softbank, dal conglomerato delle telecomunicazioni USA Comcast agli shampoo Wella, e poi ancora Twitter, Samsung, At&T.

 

La rapacità del fondo di Singer lo ha portato persino a speculare sul debito pubblico di intere nazioni.

 

La rapacità del fondo di Singer lo ha portato persino a speculare sul debito pubblico di intere nazioni

Dopo che l’Argentina sfece default nel 2002, Elliott, che possedeva obbligazioni argentine rifiutò l’offerta argentina di essere pagata  meno di 30 centesimi per ogni dollaro investito. Elliott vinse sentenze contro l’Argentina nei tribunali degli Stati Uniti e del Regno Unito, senza però riuscire a riscuotere i pagamenti.

 

Così, nell’ottobre 2012, una consociata di Elliott con base alla Cayman, NML Capital, organizzò  il sequestro in Ghana dell’ARA Libertad, una nave navale argentina, che fu confiscata dal fondo in base alle sentenze del tribunale che gli aveva assegnato oltre 1,6 miliardi di dollari in beni argentini.

 

Vi fu quindi un processo a New York del novembre 2012, conclusosi con una sentenza a favore di NML, cioè Singer e il suo fondo, e contro lo Stato sovrano della Repubblica Argentina – esperti legali lo definirono il «processo del debito pubblicodel secolo».

 

Anche l’Africa ha conosciuto la carità di Elliot. Nel 2008, il fondo acquistò $ 32,6 milioni di debito congolese. Nel 2002 e nel 2003, un tribunale britannico assegnò a Elliott oltre 100 milioni di dollari per questi debiti.

 

George W. Bush fu più magnanimo: durante il caso, il presidente USA utilizzò una clausola costituzionale per impedire il sequestro di beni congolesi negli Stati Uniti da parte dell’hedge fund.

 

Nel 1995, Elliott acquistò un valore nominale di 20 milioni di dollari di debito bancario peruviano in default. Dopo un lungo contenzioso e numerosi tentativi di risoluzione di Elliott, il tribunale assegnò all’hedge fund di singer 58 milioni di dollari, inclusi gli interessi scaduti.

L’Independent ha descritto Paul Singer come «un pioniere nel settore dell’acquisto di obbligazioni sovrane a basso costo, con successiva persecuzione dei Paesi per i debiti non pagati»

 

L’Independent ha descritto Paul Singer come «un pioniere nel settore dell’acquisto di obbligazioni sovrane a basso costo, con successiva persecuzione dei Paesi per i debiti non pagati».

 

Paul Singer è accusato di essere un vulture capitalist a capo di un vulture fund, un «capitalista avvoltoio» che guida un «fondo avvoltoio». La sue speculazioni hanno rovinato grandi aziende e persino città come Sydney, in Nebraska, del cui declino è apertamente accusato.

 

Paul Singer è accusato di essere un vulture capitalist a capo di un vulture fund, un «capitalista avvoltoio» che guida un «fondo avvoltoio»

Nato in una famiglia ebraica del New Jersey come Mark Zuckerberg, concentra molta della sua filantropia nel sostegno della causa LGBT, e si ritiene che sia uno dei padri dell’introduzione del matrimonio gay negli USA. Le nozze del figlio omosessuale con un altro uomo furono un evento mondano memorabile del bel mondo nuovaiorchese qualche anno fa.

 

Singer si oppone ad una maggior tassazione per il ricchissimi dell’1% e alle riforme regolatorie di Wall Street; egli inoltre finanzia un giornale molto conservatore, il Washington Free Beacon, sospettato di aver pagato le ricerche di Fusion GPS, società di spionaggio che nel 2016 lavorava a dossier che potessero screditare l’allora candidato presidente Donald J. Trump.

Singer concentra la sua filantropia nel sostegno della causa LGBT, e si ritiene che sia uno dei padri dell’introduzione del matrimonio gay negli USA

 

L’endorsement di Singer per le ultime elezioni era infatti sul candidato Marco Rubio, chiacchierato per possibili turbolenti trascorsi sulla scena omosessuale della Florida degli anni Novanta.

 

Rubio non fu eletto, e anzi canzonato perennemente in campagna da Trump per la sua caratteristica iperidrosi. Almeno una volta, le capacità predittive di Singer hanno fallito.

 

Per il Coronavirus pare averci invece proprio azzeccato.

Sperando che non abbia ragione anche per gli impulsi EMP che frigerrebbero l’elettronica e rispedirebbero i Paesi all’era pre-tecnologica.

 

 

 

 

 

 

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Cina

La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale

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Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.

 

Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.

 

Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.

 

«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».

 

Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.

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Economia

Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros

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Netflix avrebbe raggiunto un accordo per acquisire Warner Bros., inclusi i suoi studi cinematografici e televisivi, HBO e HBO Max, attraverso una transazione mista in contanti e azioni che valuta Warner Bros. Discovery a un valore aziendale di 82,7 miliardi di dollari (valore azionario di 72 miliardi di dollari), pari a 27,75 dollari per azione.   L’intesa dovrebbe essere finalizzata nel terzo trimestre del 2026, dopo lo scorporo programmato da parte di WBD della sua divisione Global Networks in una società quotata autonoma («Discovery Global»). Questa operazione giunge a pochi mesi dalla proposta avanzata da Paramount-Skydance per rilevare WBD.   L’accordo tra Netflix e WBD fonderà la piattaforma di streaming con un catalogo secolare e con franchise iconici come i supereroi della DC Comics, Harry Potter, Game of Thrones, I Soprano e The Big Bang Theory.

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In una nota ufficiale, Netflix ha dichiarato che l’operazione espanderà la sua library di contenuti, potenzierà le capacità produttive e favorirà una crescita sostenibile nel lungo periodo: «fornendo agli utenti una gamma più vasta di serie e film di alto livello, Netflix si attende di conquistare e trattenere un maggior numero di abbonati, incrementare l’engagement e generare entrate e profitti operativi aggiuntivi. L’azienda prevede inoltre di conseguire risparmi sui costi per almeno 2-3 miliardi di dollari annui entro il terzo anno e che la fusione avrà un effetto positivo sull’utile per azione GAAP già a partire dal secondo anno».   Secondo i termini dell’accordo, ogni azione WBD sarà convertita in 23,25 dollari in contanti più 4,50 dollari in azioni Netflix. I board di entrambe le società hanno approvato l’operazione all’unanimità.   La chiusura è attesa tra 12 e 18 mesi, subordinata all’esame regolatorio e all’ok degli azionisti di WBD. All’inizio dell’anno, Netflix ha superato le controfferte, tra cui quelle di Paramount-Skydance e Comcast.   Bloomberg ha rilevato che Hollywood non accoglie con entusiasmo questo nuovo connubio tra Netflix e WBD.   Warner Bros. Discovery ha avviato negoziati esclusivi per cedere i suoi studi cinematografici e televisivi insieme a HBO Max a Netflix, stando a fonti interne alla major – un’indicazione che il colosso dello streaming ha avuto la meglio su Paramount-Skydance e Comcast. Un’intesa del genere ridisegnerebbe il settore dell’intrattenimento e rappresenterebbe un turning point strategico per Netflix, già leader per capitalizzazione a Hollywood. Paramount ha bollato il processo di cessione come «contaminato», mentre l’attrice Jane Fonda, due volte premio Oscar, ha descritto il suo potenziale effetto sull’industria con un aggettivo più severo: «catastrofico».

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Nata come servizio di noleggio DVD via posta, Netflix ha prima annientato la catena Blockbuster e ora sta replicando il colpo con Hollywood, snobbando in larga misura le uscite cinematografiche in sala. L’accordo catapulterebbe Netflix al rango di superpotenza negli studi hollywoodiani. Tuttavia, il tutto resta appeso all’approvazione dei regolatori, con il repubblicano californiano Darrell Issa che ha già espresso opposizione a qualsivoglia acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix.   L’industria cinematografica è minacciata dall’avvento dell’IA, che potrebbe presto consentire a chiunque di produrre contenuti di livello cinematografico in un click, disintegrando un’intera filiera di lavoratori che vanno dagli attori ai cineoperatori, agli addetti al casting, agli elettricisti, registi, etc.   Si spiega così la corsa di Netflix verso le IP, cioè le proprietà intellettuali: avere un personaggio conosciuto e diffuso come, ad esempio Harry Potter, anche nell’era del cinema generato dall’AI potrebbe avere un valore strategico ed economico.

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Economia

L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo

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Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.

 

A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.

 

Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.

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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.

 

Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.

 

Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.

 

Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».

 

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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

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