Geopolitica
Orban: se la Merkel fosse stata ancora cancelliere, avrebbe impedito la guerra
Bizzarre ma non insensate dichiarazioni del presidente ungherese Viktor Orban durante un’intervista con una rivista berlinese.
Intervenendo a un evento ospitato oggi dalla rivista tedesca Cicero, il primo ministro ungherese Viktor Orban ha affermato che l’ex cancelliere tedesco Angela Merkel aveva già impedito una guerra nel 2014 agendo dopo il voto della Crimea per ricongiungersi alla Russia.
«Quello che ha fatto Angela Merkel al tempo della crisi di Crimea è stato un capolavoro».
Orban ha dichiarato che la guerra non si è verificata in quel momento perché gli sforzi diplomatici della Germania hanno isolato il conflitto. Tali sforzi tedeschi «non hanno permesso che [la situazione] esplodesse e ci coinvolgesse tutti».
Alla domanda se dovrebbe essere inteso come se dicesse che credeva che la guerra contro l’Ucraina non sarebbe avvenuta sotto il cancellierato dellaa Merkel, l’Orban ha risposto: «di sicuro».
Il primo ministro ungherese aveva incontrato la Merkel il 9 ottobre durante la sua visita di diversi giorni a Berlino. Finora non è stato rivelato nulla sul contenuto della loro conversazione.
L’Orbano ha anche incontrato il cancelliere tedesco Scholz il 10 ottobre. Il magiaro ha descritto l’incontro come «fruttuoso». «Sono felice di dirvi che lui [Scholz] è ancora vivo. Anch’io lo sono», ha detto, dopo la riunione di due ore presso l’Ufficio del Cancelliere
Tutte le questioni difficili sono state affrontate, ha detto Orban, senza tuttavia fornire dettagli. Non è stata programmata una conferenza stampa congiunta, che è consuetudine in tali incontri. Di questa inusuale mancanza non è stata fornita alcuna spiegazione.
Orban è a capo di uno degli unici Paesi d’Europa che ancora ricevono gas russo. Più volte si è opposto ai pacchetti sanzionatori anti-Mosca lancianti da Bruxelles, e ha dichiarato ripetutamente come le sanzioni siano una pratica autolesionista dei Paesi UE. L’uomo di Budapest è altresì convinto che si sta per scatenare una crisi alimentare mondiale.
Come riportato da Renovatio 21, l’Ungheria appena partito il conflitto aveva bloccato le esportazioni di grano. Uno dei principali compratori di cereali ungheresi era l’Italia, il cui fabbisogno di grano tenero dipende al 25% da Budapest, mentre le importazioni di mais si aggirano al 32% del totale.
Lo Scholz è a capo del governo più a sinistra della storia tedesca, tuttavia, misteriosamente, si tratta anche del più filoamericano e filo-NATO, con ministri che dicono che daranno priorità alle aziende e non alle famiglie durante i razionamenti energetici e annunciano sostegno all’Ucraina anche qualora i loro elettori non fossero d’accordo.
Come riportato da Renovatio 21, un po’ in tutto il mondo vi sono osservatori che rimangono di sasso vedendo che l’attuale cancelliere germanico talvolta si rivolgae al suo popolo in inglese.
Immagine di European People Party via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0); immagine modificata.
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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