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Psicofarmaci

Omicidio in famiglia a Milano. C’è lo psicofarmaco, ma nessuno ci bada

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La scorsa settimana un ennesimo omicidio in famiglia è stato lanciato nelle cronache nazionali.

 

A Milano è stata trovata morta nel suo salotto la 73 enne Fiorenza Rancilio. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, il cadavere era «avvolto in un piumone bianco e in alcuni asciugamani. Una grande ferita, profonda, violentissima all’altezza della fronte. Un colpo, o forse più d’uno, sferrato con un oggetto pesante, preso dalla casa. Forse un attrezzo da palestra».

 

Il giornale di via Solferino scrive che la signora «probabilmente è stata stordita con qualche sostanza prima di essere uccisa».

 

«Lei negli ultimi tempi aveva confidato di avere paura del figlio Guido, delle sue crisi psichiatriche, di quando “impazziva e spaccava tutto”» continua il Corriere.

 

«Il 35enne Guido Augusto Gervaso Gastone Pozzolini Gobbi Rancilio è ora accusato di omicidio volontario aggravato e piantonato dai carabinieri al Policlinico. Era in cura da anni per una forma di schizofrenia. Ricoveri ripetuti, terapie psichiatriche che a volte sembravano funzionare, ma poi arrivava l’ennesima ricaduta. Lo hanno trovato in un’altra stanza, seduto. Immobile e silenzioso. Intontito dalle benzodiazepine».

 

Rara avis: leggiamo il nome di uno psicofarmaco in un caso di cronaca nera, di violenza consumatasi in casa. Come è possibile che il giornalista sappia che l’uomo era «intontito dalle benzodiazepine»? O ancora: come mai parla proprio di quelle?

 

Forse perché nel contesto specifico è difficile evitare di parlarne? Le benzodiazepine, scrive sempre il primo quotidiano nazionale, sarebbero «seminate un po’ ovunque tra l’ottavo e il nono piano al civico 6 di via Crocefisso, tra corso Italia e le Colonne di San Lorenzo». Poi l’articolo però prende tutta un’altra direzione, vuole parlarci del casato dei Rancilio, già al centro di una tragedia quando presero il fratello della vittima nel 1978 fu rapito dalla ‘Ndrangheta e ucciso in Aspromonte.

 

A noi, invece, interesserebbe più capire questa storia dell’«intontito dalle benzodiazepine», un’espressione precisa che non sembra buttata là. Le benzodiazepine: chi non le conosce, chissà in quanti armadietti del vostro condominio ci sono confezioni di Alprazolam (Xanax), Diazepam (Valium, Tranquirit), Clonazepam (Klonopin, Rivotril), Clordiazepossido (Librium), Lorazepam (Tavor, Control), Triazolam (Halcion). Gli «ansiolitici», quelli che avrebbe chiesto in carcere anche Filippo Turetta, presunto assassino patriarcale dell’anno, e non si sa se ne prendesse anche prima, quando la sua fidanzava lo spingeva ad andare dagli psicologi.

 

Fateci capire: l’articolo vuole dire che potrebbe essere che l’uomo, ora in stato di fermo, potrebbe aver ucciso sotto il loro effetto? L’accusato avrebbe ucciso da «intontito»? Oppure, quello che si vuole suggerire è che prima sarebbe avvenuta la violenza, e solo in seguito la consumazione degli psicofarmaci, con conseguente «intontimento»?

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Non è che gli altri giornali aiutino a capire meglio. «Quando gli investigatori dell’Arma sono arrivati sul posto, allertati da alcuni dipendenti dell’imprenditrice, il 35enne era seduto in un’altra stanza fermo e zitto sotto l’effetto di farmaci» scrive Il Fatto Quotidiano. Che però aggiunge che «l’uomo ha dichiarato di aver preso benzodiazepine».

 

Su Il Giorno leggiamo il verbale del medico intervenuto nell’attico: «notavo il ragazzo disteso a letto, soporoso ma risvegliabile (…) notavo altresì degli psicofarmaci sul comodino, del tipo benzodiazepine e clozapina. Tentavo di stabilire un contatto con il ragazzo che tuttavia mi rispondeva solo dicendo “viva la libertà”, sul corpo dello stesso non notavo alcun segno di lotta né macchie di sangue sui suoi indumenti».

 

L’ANSA scrive che «anche lo zio della 73enne, entrato nell’appartamento quel mattino, ha descritto così la scena: “Nel salone era presente il figlio Guido, che girava intorno al corpo riferendo parole incomprensibili, farfugliando”».

 

Quindi, gli elementi parrebbero essere due: 1) il soggetto è un caso psichiatrico; 2) il soggetto assumeva droghe psichiatriche.

 

L’ANSA riferisce che secondo il PM il movente, «con elevata probabilità razionale, è da individuare nei rapporti esistenti tra madre e figlio, rovinati dalla patologia sofferta dall’indagato». L’articolo titola proprio «il movente è nella patologia del figlio».

 

L’idea che a rendere violento il soggetto accusato siano le psicodroghe che avrebbe consumato pare non venire in mente a nessuno, né ai giornalisti, né ai medici né alle autorità.

 

Siamo alle solite, dirà il lettore di Renovatio 21. Sì, proprio così: e questa volta sono coinvolte sostanze psichiatriche già note per creare stati di dipendenza tali che esistono in Italia centri specializzati solo nel curare la cosiddetta BZD dependence, che è pure contenuta nella manuale diagnostico DSM-IV.

 

Alcuni sintomi di astinenza che possono comparire includono ansia, umore depresso, depersonalizzazione, derealizzazione, disturbi del sonno, ipersensibilità al tatto e al dolore, tremore, tremore, dolori muscolari, dolori, contrazioni e mal di testa. «La dipendenza e l’astinenza da benzodiazepine sono state associate a suicidio e comportamenti autolesionistici, soprattutto nei giovani, scrive un documento britannico del 2009 contenente le linee guida per l’uso delle sostanze.

 

Anche qui, come già con gli psicofarmaci SSRI, dove l’ideazione suicidiaria come effetto collaterale è segnata in evidenza nel bugiardino, non si capisce come sia possibile che nessuno si chieda se, oltre a progettare di distruggere se stessi, tali sostanze non portino a programmare anche la distruzione di altri, magari proprio coloro che sono più vicini al proprio sé – famigliari, fidanzati, coniugi, amici, compagni.

 

Non che il fenomeno non si stato discusso negli anni

 

In un discorso ad una conferenza del 2000, il professor Heather Ashton, autore dello studio «Benzodiazepines: The Still Unfinished Story» (British Medical Journal, vol 288, 14 aprile 1984) sosteneva che «come l’alcol, le benzodiazepine possono occasionalmente causare una stimolazione apparentemente paradossale con aumento di aggressività, rabbia, violenza e comportamento antisociale. Le benzodiazepine sono state collegate al “picchiare i bambini’, “picchiare la moglie” e “picchiare la nonna”. In modo meno drammatico, aumenta l’irritabilità e l’atteggiamento polemico è spesso sottolineato dai pazienti che assumono benzodiazepine a lungo termine e dalle loro famiglie. Si ritiene che questi effetti derivino dalla disinibizione del comportamento solitamente controllato».

 

L’edizione 2001 del British National Formulary, il testo farmaceutico di riferimento del Regno Unito, scriveva che «n aumento paradossale dell’ostilità e dell’aggressività può essere riportato dai pazienti che assumono benzodiazepine. Gli effetti vanno dalla loquacità ed eccitazione ad atti aggressivi e antisociali». «Il comportamento aggressivo verso se stessi e gli altri può essere accelerato» scriveva una scheda tecnica di una farmaceutica relativa al Diazepam nel 1991.

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Vi è, ovviamente, una strage scolastica americana basata su benzodiazepine: «James Wilson aveva preso Xanax prima di entrare alla Oakland Elementary School di Greenwood, Carolina del Sud, il 26 settembre 1988. Sparò e uccise due bambine di otto anni e ferì altri sette bambini e due insegnanti» scrive USA Today Magazine del 1° maggio 1994.

 

Di più: c’è un caso di importanza colossale che sembra aver avuto dietro di se le benzo. Il 30 marzo 1981 John Hinckley, Jr., tentò di assassinare il presidente Ronald Reagan: alcuni ipotizzarono si trattasse di rabbia indotta dal Valium, dice lo stesso vecchio articolo di USA Today, che all’epoca si permetteva di andare a briglia sciolta: «Nel 1970, un libro di testo sugli effetti collaterali degli psicofarmaci aveva già sottolineato il loro potenziale di violenza. “In effetti, anche atti di violenza come l’omicidio e il suicidio sono stati attribuiti alle reazioni di rabbia indotte dal clordiazepossido e dal diazepam».

 

«Secondo uno studio del 1984, “Rabbia estrema e comportamento ostile sono emersi in otto dei primi 80 pazienti trattati con alprazolam [Xanax]. Le risposte consistevano in aggressioni fisiche da parte di due pazienti, comportamenti potenzialmente pericolosi per gli altri da parte di altri due, e aggressioni verbali e scoppi d’ira dei restanti quattro”. Una donna che non aveva precedenti di violenza prima di prendere lo Xanax “è scoppiata in urla al quarto giorno di trattamento con alprazolam e ha tenuto un coltello da bistecca alla gola di sua madre per alcuni minuti”».

 

«Il team canadese che ha studiato la connessione tra aggressività e psicofarmaci nella popolazione carceraria ha affermato che, tra tutte le classi, gli ansiolitici sembravano essere i più implicati, con un numero di atti di aggressione 3,6 volte superiore a quelli verificatisi quando i detenuti assumevano questi farmaci. ‘”Considerando che certamente non tutte le personalità aggressive sono in carcere, che anche le frustrazioni abbondano nella società e che il diazepam [Valium] è il farmaco più prescritto negli Stati Uniti insieme al clordiazepossido [Librium] il terzo, le implicazioni della combinazione di anti- gli agenti di ansia e l’aggressività sono sorprendenti”» continua il giornale statunitense.

 

Forse si trattava di un’altra epoca: sono passati trent’anni, nei quali Big Pharma ha fatturato centinaia di miliardi, forse trilioni di dollari, e ha stretto la sua morsa su qualsiasi cosa – giornali, politici, classe medica, regolatori – a suon di bigliettoni. Studi degli anni 2010 su benzodiazepine e violenza concludono che la relazione è tenue, o è da indagare ulteriormente, o proprio non c’è. Insomma: nessuna correlazione. On connait la chanson...

 

I miliardi farmaceutici hanno prodotto, e distribuito, il farmaco più potente: l’oblio.

 

Quelle che erano evidenze scientifiche e di cronaca ora non vengono più tenute in considerazione, neanche in flagranza di delitto.

 

Fate un piccolo esperimento: se avessero trovato cocaina, nel lussuoso appartamento, cosa si sarebbe pensato? Quali sarebbero stati i titoli del giornale?

 

La differenza, davvero, dove sta? La cocaina, come le benzodiazepine, è una sostanza psicotropa – è uno psicofarmaco. Però la cocaina non te la prescrive (almeno, non ancora) il medico, e dietro non ha cartelli ultrapotenti con lobbyisti e avvocati: sappiamo che i cartelli della droga messicani e colombiani hanno probabilmente fatto meno morti in USA del cartello degli oppioidi legali di Big Pharma.

 

Finché nessuno riuscirà ad abbattere questo muro, siamo condannati a vedere storie come questa: nessuno che ipotizza un ruolo della psicodroga nell’esplosione di violenza, anche quando il sangue è ancora fresco, lì accanto a fialette e blister.

 

E a vergognarci dell’intero sistema, incapace di porsi le domande più basilari, domande che forse possono salvare la vita di tanti innocenti.

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Cancro

Psicofarmaco prescritto ai bambini associato ad un aumento del rischio di glaucoma: studi

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Psicofarmaci prescritti comunemente per trattare il cosiddetto disturbo da deficit di attenzione (ADHD) sono associati ad un aumento del rischio di glaucoma, ha scoperto un recente studio effettuato in Canada. Lo riporta la testata statunitense Epoch Times.   Lo studio, intitolato «Medications for attention deficit hyperactivity disorder associated with increased risk of developing glaucoma» («Farmaci per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività associati ad un aumento del rischio di sviluppare il glaucoma»), è stato pubblicato su Nature lo scorso 6 maggio.   «Le terapie per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), tra cui atomoxetina, metilfenidato e anfetamine, sono alcuni dei farmaci più prescritti in Nord America. A causa della loro azione simpaticomimetica, questi farmaci sono controindicati nei pazienti con anamnesi di glaucoma ad angolo chiuso (ACG). Questo studio mira a determinare il rischio di ACG e glaucoma ad angolo aperto (OAG) tra gli utenti di questi trattamenti» scrivono i ricercatori.

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L’atomoxetina è un inibitore selettivo della ricaptazione della noradrenalina utilizzato nella terapia dell’ADHD nei bambini al di sopra dei 6 anni di età e negli adolescenti.   Il glaucoma è una malattia oculare progressiva che causa la perdita della vista. Il glaucoma ad angolo chiuso è un sottotipo che controindica l’uso dei popolari farmaci per l’ADHD.   Il dottor Rami Darwich, specializzando in oftalmologia e autore principale dello studio, ha dichiarato a ET che lo studio «non stabilisce un nesso di causalità ma piuttosto evidenzia un elevato rischio di glaucoma».   Vari psicofarmaci l’ADHD sono farmaci simpaticomimetici, nel senso che attivano il sistema nervoso simpatico per aiutare le persone a concentrarsi. Tuttavia, i loro effetti possono inavvertitamente contribuire ad aumentare la pressione oculare.   Gli psicofarmaci più comunemente usati per l’ADHD includono stimolanti simpatici come il metilfenidato e le anfetamine, che rappresentano la prima scelta nel trattamento del supposto disturbo dell’attenzione. I farmaci non simpaticomimetici, come l’atomoxetina, aumentano le sostanze chimiche nel cervello allo scopo di aumentare la concentrazione. L’atomoxetina viene solitamente prescritta quando il paziente non risponde agli psicofarmaci di prima scelta.   Gli autori dello studio hanno seguito 240.257 soggetti di nuova prescrizione che hanno assunto metilfenidato, anfetamine, atomoxetina o una combinazione di questi farmaci per un anno o più. I partecipanti allo studio sono stati poi seguiti e confrontati con persone che non avevano assunto farmaci per l’ADHD per determinare i rischi di glaucoma.   Le persone che assumevano anfetamine e atomoxetina avevano un rischio maggiore di glaucoma ad angolo chiuso (ACG), mentre le persone che assumevano metilfenidato avevano un rischio maggiore di glaucoma ad angolo aperto (OAG).   I nostri occhi sono costituiti da fluidi. Confrontando gli occhi di una persona con un lavandino, il dottor Darwich ha spiegato che l’ACG si verifica quando “il tubo di drenaggio del lavandino si blocca, causando un accumulo improvviso di acqua (il fluido all’interno dell’occhio).”   L’OAG è più cronico e all’inizio non presenta sintomi evidenti. Con il passare del tempo possono comparire punti ciechi nella periferia, che possono poi progredire fino al centro della visione. Tuttavia, a quel punto gran parte dei danni agli occhi erano già stati fatti.   Gli autori hanno anche notato che l’atomoxetina e le anfetamine erano debolmente collegate allo sviluppo dell’OAG, anche se hanno affermato che la correlazione non era statisticamente significativa.

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Gli autori sono rimasti sorpresi dal fatto che il metilfenidato non fosse fortemente legato all’ACG, che è controindicato dagli psicostimolanti che attivano il sistema nervoso.   In generale, i farmaci simpaticomimetici come il metilfenidato e le anfetamine non sono raccomandati per i soggetti con ACG noto o sospetto.   Poiché questi farmaci attivano il sistema nervoso simpatico, il sistema che prepara il corpo alla lotta o alla fuga, le pupille si dilatano, il che può ostruire meccanicamente il percorso di drenaggio naturale dell’occhio. Questo accumulo di liquidi può aumentare la pressione oculare e danneggiare i nervi ottici, causando glaucoma e progressiva perdita della vista.   L’OAG è più comune dell’ACG, sebbene presenti un rischio inferiore di perdita della vista e il suo collegamento con i farmaci per l’ADHD non è ben consolidato.   Anche il metilfenidato, il farmaco che ha dimostrato di aumentare il rischio di OAG, è tossico per le cellule oculari. È noto anche che i tre farmaci studiati inducono reazioni redox, che possono portare a danni ossidativi, danneggiando potenzialmente i nervi ottici e compromettendo la salute degli occhi.   Le persone i cui corpi non metabolizzano correttamente i farmaci per l’ADHD possono anche essere maggiormente a rischio di glaucoma correlato al farmaco.   «Data la prevalenza dell’uso di farmaci per l’ADHD (a scopo medico e ricreativo), sono necessari ulteriori studi per confermare i nostri risultati e indagare sulle associazioni tra l’uso di farmaci per l’ADHD e il glaucoma», hanno scritto gli autori.   In letteratura scientifica esistono già ricerche sulla correlazione tra psicofarmaci e glaucoma, ad esempio nel caso del bupropione idrocloride, un altro psicofarmaco antidepressivo comunemente prescritto in alternativa ai classici inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) come Prozac, Zoloft, Citalopramm, etc.   Uno studio del 2015 pubblicato su JAMA Ophtalmology che coinvolgeva il bupropione e il topiramato (un anticonvulsionante utilizzato nel trattamento dell’epilessia) scrive che «il rischio di glaucoma ad angolo chiuso nei pazienti di età inferiore a 50 anni era due volte più elevato nei pazienti che assumevano bupropione e più di 5 volte superiore nei pazienti che assumevano topiramato».   Come riportato da Renovatio 21, proprio contro il bupropione (venduto come Wellbutrin) e contro l’Adderal – un’altra psicodroga per l’attenzione, però a base di anfetamine – si era scagliato negli scorsi anni Elon Musk, il quale, forse dopo alcune esperienze personali, pare critico nei confronti della diffusione della psicofarmaceutica medica.   Più in generale, secondo un oculista che scrive sul sito dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, «i farmaci antidepressivi sono maggiormente controindicati in pazienti con glaucoma ad angolo chiuso, come cita anche il foglietto illustrativo».   Il problema del glaucoma va ad aggiungersi alla quantità di effetti collaterali degli psicofarmaci, bellamente ignorati dalla società moderna, che ne consuma miliardi, nella totale ignavia (o complicità) delle istituzioni, dei giornali, della politica, dei medici che continuano a prescrivere le psicodroghe come fossero caramelle – anzi, peggio, perché arrivano a costare perfino meno.   Come riportato da Renovatio 21, gli psicofarmaci per l’attenzione erano stati correlati ad un possibile aumento del rischio di malattie cardiache in uno studio di pochi mesi fa. Rimane aperta la questione, che forse anche per questione di geopolitica olimpica non si vuole affrontare, di quanto le droghe per ADHD e simili costituiscano vero e proprio doping nello sport.   Una ricerca del 2023 dimostrava che gli antidepressivi causano resistenza agli antibiotici, dando loro il potenziale per diventare pericolosi «superbatteri».   Altri studi mostrano come le benzodiazepine aumentano il rischio di gravidanza ectopica.   Sono conosciuti i problemi di disfunzione sessuale – come l’impotenza nei maschi e l’anedonia in entrambi i sessi – che possono essere causati dagli SSRI, come raccontato a Renovatio 21 da una lettrice in una testimonianza raccolta un paio di anni fa.   Uno studio del 2023 pubblicato su PLOS One ha associato l’uso di benzodiazepine come Xanax e Valium a lesioni cerebrali e suicidio.   Riguardo agli squilibri psicologici possibilmente indotti da una terapia psicofarmacologica, ha dato la sua testimonianza, sfumata e un po’ ingenua, il cantante di Rozzano Federico Lucia detto Fedez.   Oltre a problemi medici, vi sono anche i problemi ambientali da considerare: è noto che la presenza di sostanze psicofarmacologiche nei fiumi – escrete nell’urina dei pazienti delle psicodroghe legali – è in tale quantità da alterare il comportamento dei pesci, già transessualizzati, secondo alcuni, dalla quantità di orina sotto pillola (uno steroide sessuale sintetico) che finisce nelle acque.   Vi è poi, ovviamente, la questione dei comportamenti violenti – contro se stessi, e contro gli altri – che potrebbero essere generati dal consumo di psicofarmaci. La presenza di droghe psichiatriche in storie di sangue è fenomeno che, sia pure in modo non sempre ben chiarito dai giornali, possiamo notare in tanti casi di cronaca nera, anche notissimi, anche recenti, anche recentissimi.   Come riportato da Renovatio 21, la pandemia ha fatto registrare un aumento del consumo di psicofarmaci da parte dei bambini: secondo dati AIFA, 3,4 milioni di bimbi hanno avuto queste droghe prescritte dai medici.

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Psicofarmaci

Delitto nella chiesa abbandonata di Aosta, il sospettato «usa farmaci contro la depressione»

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Il ragazzo sospettato del delitto nella chiesa abbandonata di Equilivaz, in provincia di Aosta, dove è stata trovata una ragazza sgozzata e pugnalata, ha avuto un malore mentre veniva portato nel palazzo di Giustizia di Grenoble, città francese appena dopo il confine.

 

Il malore, scrivono i giornali, si è avuto poco prima dell’udienza per la sua eventuale estradizione in Italia. Il giovane di famiglia nordafricana residente in Italia, respinge ogni accusa.

 

Nell’impossibilità di procedere senza l’indagato, l’udienza presso la chambre d’instruction della Corte d’Appello di Grenoble è stata rimandata al 25 aprile.

 

Il ragazzo è stato portato in ospedale.

 

«Giudici e avvocato ipotizzano possa aver assunto una dose eccessiva di farmaci antidepressivi» scrive l’ANSA. «Durante l’udienza – riporta la stampa francese –il suo legale e la corte hanno riferito che il ragazzo segue un trattamento farmacologico antidepressivo: il malore potrebbe essere legato a un sovradosaggio».

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La domanda che vorremmo porre – anche questa volta – è: gli psicofarmaci il ragazzo li prendeva anche prima di essere arrestato?

 

Perché, ricordiamo anche come nell’altro caso con al centro una ragazza morta – il caso Cecchettin, che per qualche ragione ha avuto molta più eco di questo – ad un certo punto siano saltate fuori le droghe psichiatriche per il sospettato. In carcere infatti, Filippo Turetta ha chiesto psicofarmaci. Anche allora, come oggi, ci chiediamo se non ne stesse già assumendo anche prima.

 

Renovatio 21 ha scritto giorni, quando ancora non era stato trovato ed arrestato il ragazzo, fa che la pista del «femminicidio satanico-patriarcale», buttata lì forse pavlovianamente da qualche giornale, sarebbe presto sparita.

 

Ebbene, abbiamo certezza del fatto che la pista sul possibile ruolo delle psicodroghe mediche in questa tragedia non solo sparirà, ma nemmeno verrà mai presa in considerazione.

 

Nonostante il volume immenso di storie in merito, il muro sulla violenza estrema come possibile effetto collaterale degli psicofarmaci non è ancora crollato. Di conseguenza, stragi iniziate in farmacia, sotto precisa prescrizione del medico, continueranno ovunque.

 

L’importante, a questo punto, è semplicemente che qualcuno tenga nota. Il lettore, se è arrivato fino a questo punto, è nel club.

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Psicofarmaci

Sparatoria in una scuola in Finlandia. Ci diranno mai quali farmaci prendeva l’assassino dodicenne?

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Una sparatoria è avvenuta martedì mattina in una scuola secondaria inferiore nella città di Vantaa, a nord di Helsinki. Il perpetratore sospettato è un preadolescente, ora preso in custodia dopo aver ucciso un compagno di classe e averne feriti altri due.   Come l’assassino, tutte le vittime avevano 12 anni.   Il sospettato, che secondo la polizia si è trasferito alla scuola l’anno scorso, è stato trovato martedì fuori dall’edificio con in mano una rivoltella. Dopo la sparatoria, ma prima dell’arrivo degli agenti, avrebbe usato l’arma per minacciare gli studenti che stavano andando in un’altra scuola.

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Includendo l’incidente di martedì, la Finlandia – Paese i cui cittadini godono di ampia possibilità di armarsi, come negli USA – ha registrato solo quattro sparatorie nelle scuole nella sua storia. La peggiore avvenne nel 2008, quando uno studente universitario uccise nove studenti e un insegnante di un’università politecnica nella città di Kauhajoki, prima di puntare contro se stesso la sua arma, una pistola semiautomatica.   Un anno prima, uno studente delle superiori aveva ucciso a colpi di arma da fuoco sei alunni, un’infermiera scolastica e il suo preside nella città di Jokela. Anche l’aggressore si era suicidato dopo la sua furia.   Il governo finlandese aveva risposto alle due sparatorie innalzando l’età minima per il possesso di armi da fuoco a 18 anni e imponendo controlli sui precedenti personali degli acquirenti di armi. Tuttavia, la caccia è un passatempo popolare in Finlandia, e i quindicenni possono ancora ottenere un permesso per usare legalmente le armi da fuoco di altre persone con il permesso dei genitori.   Sebbene la Finlandia abbia l’ottavo tasso più alto al mondo di possesso di armi da parte dei civili, gli omicidi legati ad armi da fuoco sono rari. Secondo i dati delle Nazioni Unite, la Finlandia ha un tasso di omicidi dovuti ad armi da fuoco pari a 0,09 morti ogni 100.000 persone, quasi cinque volte inferiore a quello della vicina Svezia (0,44 ogni 100.000).   Pare chiaro quindi che, a differenza di quanto dicono quelli del Partito Democratico in USA e in Italia come altrove, non è l’accesso alle armi che crea il problema delle sparatorie massive.   «È stato confermato che il movente dell’atto è il bullismo», ha dichiarato il giorno successivo la polizia nazionale in un comunicato. «Il sospettato ha affermato durante gli interrogatori di essere stato vittima di bullismo e questa informazione è stata confermata anche durante le indagini preliminari della polizia», ​​continua la nota.   Tuttavia il bullismo potrebbe non essere l’unico fattore motivante del progetto omicida del bambino.   Come da sempre insiste Renovatio 21, è sempre bene chiedersi se il perpetratore assumesse farmaci psichiatrici. L’uso di psicodroghe legali – diffuse tra milioni di cittadini anche in Italia – potrebbe influire sulla mente del paziente in modo paradosso, come dice lo stesso foglietto illustrativo negli USA, generando propositi «suicidari».   Come tali propositi di morte possano essere rivolti solo contro se stessi, e non solo contro coloro che fanno parte del mondo interiore della persona (i genitori, i fratelli, i compagni di scuola, gli insegnanti, i colleghi, i fedeli della parrocchia o perfino persone distanti ma che fanno parte delle ossessioni insorte, come le persone di altri gruppi, altre razze, o i passanti in generale) non riusciamo a capire come si possa dire. Di fatto, molte di queste stragi si concludono, appunto con un suicidio.

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Una quantità di casi del genere ha visto la presenza di psicofarmaci, in particolare quelli di tipo SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) negli eccidi improvvisi.   È davvero difficile, in questi casi, che il nome del farmaco salti fuori, anche se le forze dell’ordine, scandagliando per prima cosa l’armadietto dei medicinali a casa del presunto killer, potrebbero saperlo da subito. C’è anche da considerare che anche qualora le indagini facessero filtrare qualcosa alla stampa, il giornalista e il suo direttore, che tengono al loro stipendio, prima di mettersi contro un immane business di Big Pharma (e gli ordini dei medici… e la sanità tutta) ci pensano due o tre volte.   Volete degli esempi?   Eric Harris, il perpetratore del massacro della scuola Columbine (1999) era sotto Zoloft, cioè la sertralina, ed anche Luvox, fluvoxamina.   Un anno prima, un quindicenne di nome Kip Kinkel ha sparato ai suoi genitori e a dozzine di compagni di classe: era sotto fluoxetina, cioè Prozac.   Nel 2005, un sedicenne di nome Jeff Weise ha ucciso suo nonno e dieci bambini in Minnesota. Prozac.   Idem per il 27enne Steven Kazmierczak che ha ucciso sei persone alla Northern Illinois University (2008). Fluoxetina.   Ricorderete il massacro di Aurora, in Texas, nel 2012, quando un tizio vestito da Joker entrò in un cinema dove proiettavano l’ultimo Batman e massacrò 82 spettatori: si trattava del 25enne James Holmes, che era sotto Zoloft.   La lista è molto più lunga, e l’abbia dettagliata in tanti altri articoli. E quindi, anche in quest’ultima tragedia in Finlandia, domandiamo: è possibile che per curare la tristezza del bambino bullizzato, i dottori abbiano iniziato a fargli assumere psicodroghe?

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Va ricordato che casi recenti di cronaca nera italiana di primo piano, come quello della ragazza veneta uccisa, hanno visto l’ex fidanzato sospettato della morte chiedere psicofarmaci in carcere.   Lo stesso dicasi per un caso di omicidio nella Milano bene, dove l’uomo arrestato – sospettato di matricidio – sarebbe stato sotto psicofarmaci, scrissero i giornali.   E non parliamo dei casi di aerei passeggeri improvvisamente gettati al suolo dai piloti. Sappiamo che nel tragico caso Germanwings (2015), il copilota, che si chiuse dentro la cabina e schiantò il velivolo con 300 persone sulle Alpi francesi, era sotto SSRI – considerati dalle autorità sanitarie mondiali come «sicuri» per piloti ed automobilisti.   Come riportato da Renovatio 21, alla lista degli stragisti da farmaco ora si stanno aggiungendo sempre più transessuali, dove oltre agli psicofarmaci c’è da considerare anche l’effetto psichico dell’assunzione di testosterone sintetico: il caso del massacro di bambini e adulti nella scuola presbiteriana del Tennessee dell’anno scorso ad opera di una ragazza che stava effettuando una «transizione» al sesso maschile racconta proprio di questo problema.   La domanda rimane: se negli USA vi sono 500 sparatorie massive ogni anno, la colpa non è che va assegnata al fatto che si tratta del popolo più psicofarmaceutico del pianeta, dove delle droghe psichiatriche si può fare anche la pubblicità?   L’idea avanza, tra la censura di media e probabilmente social media. Il muro su questo orrore, prima o poi, crollerà.

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