Persecuzioni
Nigeria, nuove violenze contro i sacerdoti
Un sacerdote cattolico è stato rapito e ucciso nel nord della Nigeria. Padre Sylvester Okechukwu era parroco della parrocchia di Santa Maria a Tachira, situata nell’area del governo locale di Kaura, nello stato di Kaduna, appena a nord della capitale federale, Abuja.
L’Agenzia Fides riferisce che, secondo le informazioni fornite dalla diocesi di Kafanchan, a cui apparteneva la parrocchia di Santa Maria, don Okechukwu è stato rapito dalla sua casa a Tachira martedì 4 marzo 2025, tra le 21:15 e le 21:40. Il suo corpo è stato ritrovato il giorno seguente, 5 marzo.
Dopo essere stato rapito dai suoi rapitori, padre Sylvester fu crudelmente assassinato nelle prime ore di mercoledì 5 marzo, mercoledì delle Ceneri. «Il motivo del suo assassinio deve ancora essere stabilito», si legge nella dichiarazione firmata da padre Jacob Shanet, cancelliere della diocesi di Kafanchan.
«Questa perdita prematura e improvvisa ci ha lasciato il cuore spezzato e devastato», continua la dichiarazione, descrivendo padre Sylvester come un devoto servitore di Dio, altruista, sempre disponibile e caloroso con i suoi parrocchiani.
La diocesi esprime il suo sgomento e desidera condividere il dolore per la sua scomparsa «con la sua famiglia, i suoi amici e tutti coloro che lo conoscevano e lo amavano», prosegue la nota. Chiede inoltre a tutti i sacerdoti, alle famiglie religiose e ai fedeli «di offrire messe, rosari e preghiere per il riposo eterno di padre Sylvester, che ha dato la sua vita al servizio di Dio».
La dichiarazione si conclude invitando «i nostri giovani e i membri della comunità a mantenere la calma e a pregare con perseveranza».
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Un altro sacerdote rapito poco prima
La cattura e l’assassinio di padre Okechukwu erano stati preceduti, due giorni prima, dal rapimento di un altro sacerdote e di un seminarista nello Stato di Edo, situato nel sud-ovest della Nigeria.
Questo rapimento è avvenuto in modo drammatico. Padre Philip Ekeli e il seminarista Peter Andrew sono stati rapiti da uomini armati che hanno attaccato la chiesa cattolica di San Pietro nella comunità di Iviukwa, nell’area del governo locale di Etsako East, nello Stato di Edo, nella tarda serata di domenica 2 marzo, intorno alle 23:30.
Durante l’attacco, uno dei rapitori è stato ucciso dalle guardie del luogo di culto cattolico, che hanno aperto il fuoco sui criminali.
Nonostante l’intervento della squadra di protezione, il sacerdote e il seminarista furono catturati e trascinati nel bosco.
Il 4 marzo, la polizia locale ha confermato la notizia, affermando che è in corso un’operazione congiunta di ricerca e soccorso che coinvolge personale del 195° battaglione dell’esercito nigeriano, agenti di polizia, vigilantes e cacciatori locali per salvare le vittime e catturare i rapitori.
Infine, occorre ricordare che don Matthew David Dutsemi della diocesi di Yola, nello Stato di Adamawa (Nigeria orientale) e don Abraham Saummam della diocesi di Jalingo, nello Stato di Taraba (Nigeria orientale, a sud dello Stato di Adamawa), rapiti il 22 febbraio, sono ancora nelle mani dei loro rapitori.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News.
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Immagine da FSSPX.News
Persecuzioni
L’Ucraina riarresta il vescovo ortodosso rilasciato per motivi medici
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Cina
Partita autunnale tra Santa Sede e Pechino
Mentre il Partito Comunista Cinese aumenta la pressione sulla Chiesa cattolica in Cina, la consacrazione episcopale del nuovo vescovo ausiliare di Shanghai, il 15 ottobre 2025, riaccende le tensioni e illustra tutta la complessità del dossier avvelenato ora sulla scrivania di Papa Leone XIV.
L’ordinazione episcopale del vescovo Wu Jianlin si è svolta il 15 ottobre con misure di sicurezza degne di quelle imposte durante l’epidemia di COVID-19 nel Regno di Mezzo. Al punto che alcuni testimoni l’hanno descritta come una «cerimonia gremita»: circa seicento fedeli, tra sacerdoti, religiosi e laici, selezionati con cura, hanno partecipato all’evento, ma sono stati sottoposti a rigorosi controlli.
Consegna obbligatoria dei cellulari all’ingresso, controlli di accesso e una laconica dichiarazione ufficiale dell’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, che ignora le varie parole – peraltro molto consensuali – pronunciate dai prelati sul posto.
La cerimonia non ha mancato di lasciare un retrogusto: il prelato che ha presieduto la cerimonia non era altri che mons. Joseph Shen Bin, vescovo di Shanghai e presidente del Consiglio dei vescovi cinesi, non riconosciuto da Roma e strettamente soggetto al Partito Comunista Cinese (PCC).
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Il vescovo Shen Bin, la cui nomina nell’aprile 2023 è stata imposta unilateralmente da Pechino, prima di essere ratificata retroattivamente da papa Francesco il 15 luglio, era circondato da tre vescovi riconosciuti in base all’accordo provvisorio concluso tra la Santa Sede e il Vaticano nel 2018: il vescovo Yang Yongqiang di Hangzhou, il vescovo Li Suguang di Nanchang e il vescovo Xu Honggen di Suzhou.
La situazione non è migliore per il vescovo ordinato il 15 ottobre: l’elezione del vescovo Wu Jianlin, 55 anni e originario del distretto di Chongming, risale al 28 aprile 2025, periodo in cui la sede papale è vacante. Non si tratta di una circostanza di poco conto: ha permesso al regime cinese di aggirare i fragili meccanismi di consultazione previsti dall’accordo provvisorio del 2018.
Il nuovo prelato, che ha assunto l’incarico di amministratore diocesano dopo la morte del precedente vescovo nel 2013, incarna la fedeltà alla linea del presidente Xi Jinping. La sua approvazione da parte di Papa Leone XIV, datata 11 agosto 2025, è stata rivelata dalla Sala Stampa vaticana il giorno stesso dell’ordinazione: un modo per dimostrare che la Santa Sede si è trovata ancora una volta di fronte al fatto compiuto.
La consacrazione del 15 ottobre risuona come un gesto di fragile unità, illustrato dal messaggio inviato dal vescovo Thaddée Ma Daqin, l’altro vescovo ausiliare di Shanghai, confinato nel seminario di Sheshan per tredici anni per essersi dimesso dall’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, dimostrando così la sua distanza dal PCC.
Assente alla cerimonia, il vescovo Ma Daqin, ordinato nel 2012 con l’accordo del Vaticano, ha espresso il suo auspicio per l’armonia sulla rete WeChat controllata da Pechino: «sono lieto di apprendere che il vescovo Shen Bin ha ordinato stamattina padre Wu Jianlin come vescovo ausiliare. Credo fermamente che, con questo collaboratore, il vescovo Shen potrà guidare le opere della Chiesa cattolica a Shanghai verso uno sviluppo sempre maggiore, per la maggior gloria del Signore».
Eppure, lungi dal suscitare una gioia unanime, questa ordinazione provoca una lacerazione personale tra i cattolici di Shanghai, come testimonia una voce anonima raccolta da AsiaNews il 16 ottobre 2025: «a Shanghai, dovremmo gioire o dovremmo piangere?», si chiede questo fedele locale.
L’incoronazione del vescovo Wu Jianlin avviene in un contesto di relazioni sino-vaticane erose nel tempo: Sandro Magister interpreta questa sequenza come una manifestazione dell’arroganza di Pechino, amplificata dalla «sinizzazione» delle religioni voluta da Xi Jinping. L’accordo del 2018, che affida alle autorità cinesi la proposta iniziale dei candidati episcopali prima dell’approvazione papale, verrebbe così «disprezzato», nelle parole dell’esperto vaticano.
E il Vaticano, dopo aver protestato nel 2023 contro l’insediamento del vescovo Shen Bin, si accontenterebbe di una conferma silenziosa, ratificando peraltro altre tre nomine cinesi dall’elezione di papa Leone XIV. «Se ignoriamo la verità dei fatti; se non interveniamo nella reclusione di un vescovo già legittimamente consacrato (…), è ancora questa la comunione voluta da Cristo?», si chiede il vaticanista italiano, che parla di uno «schiaffo in faccia» dato al nuovo sovrano pontefice.
Più che uno schiaffo in faccia per un papa – Xi Jinping non è certo Filippo il Bello – potrebbe trattarsi di una prova? Da bravi giocatori di Go, gli inventori del gioco più antico del mondo elogiano l’efficacia delle famose «mosse sentite», che costringono l’avversario a rispondere per mantenere l’iniziativa. La sfida per Roma sarebbe ora quella di riconquistare il vantaggio perso, probabilmente durante il precedente pontificato.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Persecuzioni
La Turchia espelle i cristiani perché minacciano la sicurezza nazionale
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