Pensiero
Mons. Viganò: crisi dell’Uomo e declino dell’Occidente
Renovatio 21 pubblica l’intervista di Monsignor Carlo Maria Viganò concessa ad Armando Manocchia per Byoblu. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Eccellenza: siamo in bancarotta economica e finanziaria dove figura un debito pubblico di oltre 2.700 miliardi. A mio avviso il problema è la bancarotta morale ed etica non soltanto della classe dirigente ma anche di parte della popolazione. Cosa possiamo fare per ricostruire un tessuto sociale con una etica e una moralità?
La bancarotta è il risultato inevitabile di più fattori. Il primo è la cessione della sovranità monetaria dello Stato a un ente sovranazionale quale l’Unione Europea. La BCE è una banca privata, che presta denaro a tassi di interesse agli Stati membri, costringendoli a un perpetuo indebitamento. Ricordo, en passant, che la Banca Centrale Europea è ufficialmente di proprietà delle Banche Centrali degli Stati che ne fanno parte; quindi, dato che le Banche Centrali sono controllate da società private, la stessa BCE è sostanzialmente una società privata, e come tale agisce.
Il secondo fattore è il signoraggio, ossia il reddito che la Banca Centrale trae dall’emissione della moneta per conto dello Stato, che si indebita con lei non per il costo materiale della stampa delle banconote, ma per il loro valore nominale: un furto ai danni della collettività, perché il denaro appartiene ai cittadini e non a un soggetto privato composto da banche private.
Il terzo fattore risiede nella politica economica e finanziaria dell’Unione Europea, che impone prestiti a interesse concedendo i fondi che i singoli Stati hanno precedentemente versato. L’Italia, che è contributore netto, si trova così a dover anticipare miliardi su cui non solo non percepisce interessi, ma che le vengono restituiti a usura come se non fossero suoi.
Il quarto fattore è dovuto alle sciagurate politiche fiscali degli ultimi governi, su ordine perentorio della Troika, ossia del Fondo Monetario Internazionale, della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea, che sono creditori ufficiali dei Paesi membri.
La sostanziale esenzione fiscale di grandi gruppi finanziari e imprenditoriali e la vessazione delle piccole imprese sono alla base del progressivo impoverimento del Paese e del fallimento di moltissime attività, con il conseguente incremento della disoccupazione e la creazione di manodopera a basso costo.
E non dimentichiamo che è sempre l’Unione Europea a imporre le cosiddette riforme, basate su una falsa narrazione – pensiamo al global warming o alla sovrappopolazione – con il ricatto dei prestiti ai Paesi membri: la parità di genere e altri orrori sono stati introdotti nelle legislazioni nazionali senza alcuna consultazione dei cittadini, anzi ben sapendo che essi erano contrari.
Infine, l’azione eversiva dell’Agenda 2030 dell’ONU – ossia del Great Reset del World Economic Forum – ha come scopo dichiarato il trasferimento delle ricchezze degli Stati e dei privati a grandi fondi di investimento gestiti dalla mafia globalista.
Questa operazione eversiva deve essere denunciata e perseguita dai magistrati, perché costituisce un vero e proprio golpe bianco ai danni della collettività.
Vorrei nondimeno far notare che l’aspetto economico è solo uno strumento per il raggiungimento di scopi ben più inquietanti, quali il controllo totale della popolazione mondiale e la sua riduzione in schiavitù: se si privano i cittadini della proprietà della casa; se si impedisce loro la libertà di impresa; se si provoca una disoccupazione endemica e la si accresce con l’immigrazione incontrollata e con emergenze sanitarie, riducendo il costo della manodopera; se si vessano gli Italiani con imposte esorbitanti; se si penalizza la famiglia tradizionale rendendo di fatto impossibile a due giovani di sposarsi e avere figli; se si distrugge l’istruzione sin dalle elementari e si crea il vuoto culturale frustrando il talento dei singoli; se si cancella la Storia patria e si rinnega la gloriosa eredità che ha reso grande l’Italia in nome dell’inclusività e della rinuncia alla propria identità, cosa ci si può aspettare, se non una società senza domani, senza speranze, senza voglia di lottare e impegnarsi?
Per ricostruire il tessuto sociale è indispensabile anzitutto avere la consapevolezza del colpo di Stato in atto, realizzato con la complicità dei governanti e dell’intera classe politica.
Capire di essere stati defraudati dei nostri diritti inalienabili da un’organizzazione criminale internazionale è il primo, indispensabile passo da compiere.
Una volta compreso questo, specialmente da quella parte sana delle Istituzioni e della Magistratura, si potranno processare i traditori che hanno reso possibile questo golpe bianco, bandendoli per sempre dalla scena politica. Ovviamente l’Italia dovrà riappropriarsi della propria sovranità, anzitutto uscendo dall’Unione Europea.
In quest’opera di ricostruzione, in cui l’Alleanza Antiglobalista da Lei auspicata svolgerà un ruolo determinante, quali saranno le prime iniziative a cui dar vita?
Sarà necessario attuare un progetto lungimirante e di ampio respiro, che abbia come scopo la formazione intellettuale, scientifica, culturale, politica ed anche religiosa della futura classe dirigente, dotandola di capacità di giudizio critico e di saldi riferimenti morali.
Si dovranno istituire scuole e fondazioni da cui esca una classe dirigente di cittadini retti, governanti onesti, imprenditori che sappiano conciliare le legittime esigenze di profitto con i diritti dei lavoratori e con la tutela dei consumatori.
Chi ricopre incarichi pubblici, come ogni cittadino onesto, deve essere consapevole di avere la responsabilità dinanzi a Dio di quanto compie, e di dover anteporre il bene comune all’interesse personale, se vuole santificarsi nel ruolo che il Signore gli ha assegnato e meritare il Paradiso.
Dobbiamo educare i bambini e i giovani all’onestà, al senso del dovere e della disciplina, alla pratica delle virtù cardinali come coerente conseguenza delle virtù teologali.
Alla responsabilità di sapere che esiste Bene e Male, e che la nostra libertà consiste nel muoverci nell’ambito del Bene, perché così Dio ha voluto per noi. Siete miei amici, se farete ciò che vi comando, ha detto Nostro Signore (Gv 15, 14).
E questo vale anche per la cosa pubblica, dove la Morale è stata sostituita con la corruzione, il tornaconto personale, l’abuso delle leggi, il tradimento dei cittadini e l’asservimento vile a poteri ostili.
Prendiamo esempio dall’Allegoria del Buon Governo, raffigurata da Ambrogio Lorenzetti nelle sale del Palazzo Comunale di Siena: vi troveremo quella semplicità di principi che ha ispirato e guidato le autorità pubbliche nei Comuni italiani del Quattrocento.
In Italia, la non cultura politica degli ultimi 50 anni, dopo aver prodotto una classe dirigente corrotta, oggi, forse proprio a causa di questo, vige un regime totalitario. Il nostro amato e meraviglioso Paese sta subendo gli effetti più negativi della sua storia. Non pare di essere più in Europa o in Occidente. I cittadini, gli individui, non contano più nulla. I politici in primis, poi i Governi e ora gli Stati, sono asserviti ai diktat dell’Agenda Globalista del NWO. Oltre alla corruzione citata prima, c’è qualche correlazione con il fatto che l’Italia è stata la culla del Cristianesimo e la sede della Chiesa cattolica?
Ma è ovvio! La furia globalista si abbatte spietata e crudele soprattutto sulle Nazioni cattoliche, contro le quali da secoli continua ad accanirsi per cancellarne la Fede, l’identità, la cultura e le tradizioni.
Sono proprio i Paesi cattolici – l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda – quelli che maggiormente hanno subìto l’attacco dell’élite massonica, che viceversa privilegia le Nazioni protestanti in cui da secoli governa incontrastata la Massoneria.
Con la Rivoluzione Francese è stata distrutta la Monarchia capetingia; con la Prima Guerra Mondiale è stata distrutto l’Impero Austro-Ungarico, anch’esso cattolico, e l’Impero Russo, ortodosso.
Con la Seconda Guerra Mondiale è stata distrutta la Monarchia sabauda, complice del cosiddetto Risorgimento e poi sua vittima. Il regime change non è una prassi recente, al contrario.
Vi sono Paesi che non tollerano che delle Nazioni cattoliche siano prospere e competitive, indipendenti e in pace, perché questo rappresenterebbe una prova che è possibile essere buoni Cristiani, avere leggi buone e giuste, tasse eque, politiche di aiuto alla famiglia, prosperità e pace. Non deve esserci un termine di paragone.
Per questo vogliono non solo la miseria della popolazione, ma la sua corruzione, l’abbruttimento dei vizi, l’egoismo cinico del profitto, l’asservimento alle passioni più basse.
Un popolo sano nell’anima e nel corpo, libero, indipendente e fiero della propria identità è temibile, perché non rinuncia facilmente a ciò che è e non si lascia sottomettere senza reagire.
Un popolo che onora Cristo come proprio Re sa che i suoi governanti si riconoscono Suoi vicari, e non despoti obbedienti a chi li arricchisce o dà loro potere.
Non dimentichiamo che la Rivoluzione francese ha strappato la Corona regale a Gesù Cristo, erigendo contro i diritti sovrani di Dio i presunti «diritti dell’uomo e del cittadino».
Diritti che, svincolati dal rispetto della Legge morale naturale, includono l’aborto, l’eutanasia (anche dei poveri, come avviene oggi in Canada), il matrimonio con persone dello stesso sesso, con animali e addirittura con cose (avete capito bene: ci sono proposte di legge dei 5 Stelle), la teoria gender, l’ideologia LGBTQ e tutto il peggio che una società senza principi e senza Fede può reclamare.
La laicità dello Stato non è una conquista di civiltà, ma una scelta deliberata di imbarbarimento del corpo sociale, al quale viene imposta la presunta neutralità della cosa pubblica dinanzi alla Religione, che di fatto è una scelta religiosa di ateismo militante e anticattolico. E dove la manipolazione delle masse non riesce a costringerle a certe «riforme», subentra il ricatto dei fondi comunitari, elargiti solo a chi obbedisce ai diktat europei.
In sostanza, prima distruggono l’economia e tolgono la sovranità monetaria e l’autonomia decisionale in materia fiscale ed economica agli Stati, e poi vincolano gli aiuti all’accettazione di un modello di società corrotta ed egoista in cui nessuna persona onesta vorrebbe vivere.
«Ce lo chiede l’Europa!»: ossia una conventicola di tecnocrati non eletti da nessuno e che si ispira a principi totalmente inconciliabili con la Legge naturale e con la Fede cattolica.
Ma se il deep state si è mosso per cancellare la Religione Cattolica dalla vita pubblica delle Nazioni e dalla vita privata dei cittadini, dobbiamo riconoscere che la deep church ha dato il proprio contributo, sin dal Concilio Vaticano II, a questa laicizzazione, finendo per avvallare il laicismo pur condannato da Pio IX e relegando la dottrina della Regalità sociale di Cristo in una dimensione simbolica ed escatologica.
Dopo sessant’anni di dialogo con la mentalità del mondo, Gesù Cristo non è più Re nemmeno della Chiesa Cattolica, mentre Bergoglio rinuncia anche al titolo di Suo Vicario e preferisce baloccarsi con la Pachamama in San Pietro.
La psicopandemia artatamente creata ha prodotto psicosi, panico, terrore e sofferenze fisiche e psichiche che hanno lasciato un segno indelebile, un grave disagio sociale, qualcosa che non si era mai verificato nella storia dell’umanità. Hanno ridotto l’uomo a uno zombie. Qual è il messaggio che si può trasmettere di fronte a questa conformazione e formattazione della popolazione?
Lei ha usato giustamente il termine «formattazione», che in un certo senso richiama appunto il Great Reset inaugurato dalla psicopandemia e che oggi prosegue con l’emergenza bellica e energetica.
Dobbiamo chiederci cosa può aver indotto intere Nazioni ad apostatare la propria Fede, a cancellare senza rimorso la propria identità, a dimenticare le proprie tradizioni, lasciandosi plasmare sul modello del melting pot di matrice anglosassone.
Questa domanda vale specialmente per la nostra Italia, sfigurata da decenni di subalternità ideologica da un lato alla Sinistra francese o al Comunismo sovietico, dall’altro al Liberalismo americano neocon.
Oggi vediamo che Comunismo cinese e Liberalismo globalista si sono fusi insieme nel World Economic Forum di Davos, minacciando il mondo intero e il nostro Paese in particolare.
Certo, la Seconda Guerra Mondiale ha creato le premesse per la colonizzazione dell’Italia, secondo un modello consolidato che vediamo adottato ancor oggi dalla NATO: distruggere, bombardare, radere al suolo vere o presunte dittature per sostituirle con regimi fantoccio al servizio di interessi stranieri.
Ritrovare l’orgoglio di affermare la propria identità e la propria sovranità è un passo imprescindibile per il riscatto dell’Italia e la ricostruzione di tutto quello che è stato distrutto. Ecco perché considero che il modello del multipolarismo sia una prospettiva interessante per combattere il Leviatano globalista che oggi ci minaccia in tutti gli aspetti del vivere quotidiano.
La sconfitta del deep state da parte delle forze sane degli Stati Uniti d’America costituirà la premessa per una pacifica convivenza delle Nazioni, senza che ve ne sia una che si considera superiore e legittimata a soggiogare le altre.
Per questo Donald Trump è stato estromesso con la frode elettorale dalla Presidenza degli Stati Uniti, sostituendolo – ancora un regime change – con un personaggio tanto corrotto quanto incapace di governare senza essere manovrato.
Si può affermare che l’Occidente è in crisi perché rifiuta Dio e la Legge naturale e soprattutto perché sottovaluta il valore della vita ed ha compiuto un madornale errore dal punto di vista morale, economico e sociale che ha portato all’attuale deriva etica e al declino morale?
Non credo si possa parlare di un «errore»; si tratta piuttosto di una frode, di un tradimento compiuto da chi, in ruoli di potere, ha colpevolmente deciso di trasformare l’Italia in una colonia ora della Germania (per l’economia), ora della Francia (per la cultura), ora degli Stati Uniti (per la politica internazionale), ora dell’intera Unione Europea (per la politica fiscale e le cosiddette riforme).
Siamo sempre asserviti a qualcuno, nonostante il nostro Paese abbia dimostrato – in tempi ben più difficili e travagliati – di poter competere egregiamente con grandi potenze straniere.
Il problema di fondo è che i governi che abbiamo avuto – sin dai Savoia – sono stati completamente manovrati dalla Massoneria, decidendo riforme, dichiarando guerre, tracciando confini e stipulando trattati sempre e solo su ordine delle Logge.
Parlamentari notoriamente massoni, ministri massoni, professori universitari massoni, primari massoni, alti ufficiali massoni, editori massoni e Prelati massoni hanno obbedito al giuramento di fedeltà al Grand’Oriente e tradito gli interessi della Nazione.
Oggi la Massoneria si avvale del proprio «braccio secolare», il Forum di Davos, che detta l’agenda alle Nazioni Unite, all’Organizzazione Mondiale della Sanità, all’Unione Europea, alle Fondazioni «filantropiche», ai partiti e alla chiesa bergogliana.
Ma che questo colpo di stato sia così vasto e ramificato non implica che sia meno reale, anzi la situazione presente è gravissima proprio perché coinvolge centinaia di Nazioni che di fatto sono governate da un’unica élite di cospiratori criminali.
D’altra parte, non occorre citare i «complottisti»: basta sentire quel che ha detto lo scorso 23 Maggio, parlando al Forum di Davos, il principale artefice del Great Reset, Klaus Schwab: «Il futuro non si costruisce da solo: siamo noi [del World Economic Forum, ndr] a costruire il futuro. Noi abbiamo i mezzi per imporre il mondo che vogliamo. E possiamo farlo agendo come «stakeholder» delle comunità e collaborando tra di noi» (qui e qui).
Anche la crisi ucraina rientra in questo piano: «Con la giusta narrazione useremo la guerra per farvi diventare green».
Il consigliere di Schwab, Yuval Noah Harari – che somma in sé tutte le «doti» dell’intellettuale woke, essendo israeliano, omosessuale, animalista vegano, antiputiniano e antirusso, oltre che ferocemente contro Trump – arriva ad affermare senza pudore: «Tra dieci anni, tutti avranno un impianto cerebrale e la vita eterna nel regno digitale… Google e Microsoft decideranno quale libro dobbiamo leggere, chi sposare, dove lavorare e per chi votare…» (qui).
Harari è autore, tra gli altri saggi, di Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità (2011) e di Homo Deus. Breve storia del futuro (2015). Vi farnetica dell’uomo transumano che sconfigge la morte e si fa dio.
La frode ai danni degli Italiani è stata di far credere loro, sin dall’Ottocento, che fosse loro volontà liberarsi dal giogo della tirannide degli Stati preunitari, sotto l’egida dei Piemontesi obbedienti alla Massoneria; che fosse loro volontà ribellarsi all’autorità dei Sovrani legittimi in nome della «libertà», senza capire che si sarebbero consegnati a ben peggiori corrotti; che fosse loro volontà disfarsi dei Savoia nell’immediato dopoguerra, per proclamare la Repubblica; che fosse loro volontà aderire all’Unione Europea col miraggio dell’Eldorado, per poi scoprire quale inganno tutto ciò rappresentasse.
E chi c’era dietro a queste istanze di libertà, di democrazia, di progresso? Sempre e solo la Massoneria, coi suoi servi infiltrati ovunque.
Forse è giunto il momento che gli Italiani comincino a decidere del proprio futuro senza farselo dettare da conclamati traditori.
E che i traditori siano giudicati per quel che sono, criminali cospiratori, estromettendoli per sempre dalla politica e da qualsiasi possibilità di interferire con la vita del Paese.
Ricordino i magistrati e le forze dell’ordine che molto presto chi ha assecondato questo regime dittatoriale sarà considerato un collaborazionista e come tale condannato. Un sussulto di dignità e onore da parte loro, adesso, sarebbe ancora credibile.
Perché l’Occidente, così ricco di storia e di cultura, non considera gli effetti di tale atteggiamento e contraddice e nega la Legge naturale? Come può l’uomo razionale negarla?
L’uomo è razionale, sì. Ma è anche soggetto alle passioni, alla concupiscenza, alle seduzioni del mondo. Solo nella vita della Grazia soprannaturale l’uomo è aiutato da Dio a conservarsi nella Sua amicizia e può agire nel Bene.
Ma cosa ci ha insegnato il tanto celebrato Romanticismo, se non che la ragione deve cedere al sentimento, e che la volontà non può governare le passioni, che «al cuor non si comanda», mentre è vero il contrario?
Anche qui vediamo come, con operazioni di manipolazione delle masse relativamente banali – a iniziare da Giuseppe Verdi, tutta l’opera lirica e i romanzi – si sia cancellata nel popolo e nella borghesia la percezione del dovere morale, sostituendola con l’asservimento all’irrazionalità, alla passione momentanea, con tutti i danni che ne sono conseguiti.
All’origine della negazione della Legge di Natura vi è il relativismo, il considerare tutte le idee accettabili e legittime, il negare un principio trascendente inscritto nell’uomo dal Creatore. Storia, cultura, arte diventano allora fenomeni da analizzare in chiave sociologica o psicologica, e non sono più ciò che costituisce una civiltà.
Ma attenzione: chi nega Dio come Creatore e Redentore non lo fa per consentire a chi non è Cristiano di praticare la sua religione, ma per impedire a chi lo è di plasmare la società secondo i principi della dottrina sociale e del bene comune. Dietro tutto questo vi sono persone che odiano Nostro Signore.
La domanda che mi pone, dottor Manocchia, dovrebbe allora essere: «Perché i servi di Satana dovrebbero smettere di detestare tutto ciò che ricorda anche lontanamente Cristo, visto che lo hanno sempre fatto?»
Pensare di poter avere un dialogo con un nemico che ci vuole distruggere è da irresponsabili o da criminali: vi sono nemici che vanno sconfitti senza alcuno scrupolo, in quanto votati al male.
La colpa dell’Occidente è di aver creduto alle menzogne della Rivoluzione, – fu anch’essa un Great Reset – di essersi lasciato trascinare in un gorgo di ribellione e di apostasia, di violenza e di morte.
Ma non è alla fine ciò che è accaduto anche a Adamo ed Eva, quando si lasciarono tentare dal Serpente? Anche allora la promessa di Satana era palesemente falsa e mendace, ma Adamo ed Eva cedettero alle parole del tentatore – Sarete come dei! – e scoprirono di essere stati ingannati.
Cosa credevamo di ottenere, noi Occidentali, tagliando le teste ai re, ai nobili e ai prelati?
Cosa pensavamo potesse migliorare, con personaggi come Fouchet, Danton, Robespierre e tutta la congerie di corrotti assassini che avrebbe dovuto sostituire i ghigliottinati?
Davvero qualcuno di noi ha pensato che permettere il divorzio fosse un progresso?
O che dare alla madre il diritto di uccidere il figlio che porta nel ventre fosse una conquista di libertà?
O che avvelenare nel sonno l’anziano o il malato o il povero sia segno di civiltà?
C’è chi è onestamente persuaso che l’ostentazione dei più abominevoli vizi sia un diritto fondamentale, o che una persona possa cambiare il proprio sesso, modificando grottescamente ciò che la Natura ha già deciso?
Chi accetta questi orrori lo fa solo perché sono portati a modello di civiltà e progresso, e vuole seguire il gregge senza distinguersi.
Il problema è che l’uomo contemporaneo è figlio della Rivoluzione, inconsapevolmente indottrinato al «politicamente corretto», al relativismo, all’idea che non esista una verità oggettiva e che tutte le idee siano indifferentemente accettabili.
Questa malattia del pensiero è la causa prima del successo degli avversari, perché molte persone si rendono loro alleati con l’accettarne i principi, senza capire che sono proprio quelle idee che hanno consentito di trasformare la nostra società.
L’asservimento all’Unione Europea – e alla sua ideologia infernale – è stato solo uno degli ultimi passi con cui dare all’Italia il colpo di grazia.
Ecco perché, quando sento elogiare la Rivoluzione, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, l’Illuminismo, il Risorgimento e l’epopea dei Mille mi vengono i brividi: il globalismo è la metastasi di tutti gli errori moderni, che solo la Chiesa – sin dall’inizio – seppe condannare con lungimiranza.
E infatti, se il globalismo ha conosciuto un’accelerazione, lo dobbiamo proprio al fatto che dal Vaticano II la Gerarchia, da nemica giurata della cospirazione massonica, ne è diventata sua zelante alleata.
L’Occidente sta subendo un costante e inarrestabile calo demografico, con tutte le conseguenze che esso comporta. La vulgata corrente sostiene che è un fenomeno preoccupante per l’umanità, perché causerebbe una maggiore povertà. Il declino demografico potrebbe essere la principale causa del declino economico? Questo fenomeno non sembra preoccupare i governi dei Paesi occidentali. Per quale motivo secondo lei?
Sappiamo, per esplicita ammissione dei globalisti, che il loro scopo principale è ridurre drasticamente la popolazione mondiale. Il ministro Cingolani (…) sostiene che il Pianeta è «progettato» per non più di tre miliardi di persone.
Dovrebbe graziosamente spiegarci come pensa di eliminare la differenza, e soprattutto chi mai abbia autorizzato lui, il suo Governo, l’Unione Europea, l’ONU, l’OMS e tutta la mafia mondialista a decidere motu proprio a procedere in tal senso con aborto, eutanasia, pandemie, sieri sperimentali, guerre, carestie, omosessualizzazione di massa.
Chi li ha nominati «cavalieri dell’Apocalisse»?
Chi ha approvato con il voto il loro progetto, ammesso che un progetto del genere possa esser proposto all’approvazione dei cittadini?
Non mi stupisce quindi che i leader occidentali non si preoccupino della denatalità, i cui dati per il nostro Paese sono in gran parte sfalsati dalla presenza di molti extracomunitari ben più prolifici degli Italiani.
La diminuzione della popolazione è l’esito delle premesse che sono state poste proprio per questo scopo, così come i lockdown servivano per distruggere l’economia già prostrata dalla concorrenza delle multinazionali e dall’iniqua imposizione fiscale.
Insomma: siamo governati da esponenti di una lobby globale di criminali cospiratori che ci dicono di volerci eliminare, e noi stiamo a chiederci perché si debbano indossare le mascherine sugli autobus e non nei ristoranti.
Chi non accetta le teorie nichiliste e neo-malthusiane, magari perché è fedele ai principi del Cristianesimo, rischia l’allontanamento dai posti di potere?
Ma è ovvio: chi non asseconda la narrazione psicopandemica, la teoria gender, l’ideologia LGBTQ, il liberismo collettivista del WEF, il Nuovo Ordine Mondiale e la grande religione universale è ostracizzato, delegittimato, fatto passare per pazzo o per criminale.
Una voce dissenziente è scomoda, quando il potere si regge sulla violenza psicologica e sulla manipolazione di massa.
Accade al medico che non accetta i protocolli di Speranza, al docente che non discrimina i non vaccinati, al giornalista che riporta la verità sui neonazisti ucraini, al parroco che non si vuole sottoporre all’inoculazione, al Cardinale che denuncia l’asservimento del Vaticano alla dittatura cinese.
Parlare di vita e Legge naturale significa anche parlare della colonna portante della società, la famiglia. A parte la denatalità, quali sono le conseguenze della crisi economica sulla famiglia?
La famiglia è certamente al centro dell’attacco dei globalisti.
Famiglia significa tradizione, identità, fede, aiuto e sostegno reciproco, trasmissione di principi e di valori.
amiglia significa padre e madre, ciascuno con il proprio ruolo specifico, insostituibile e non intercambiabile tanto nel rapporto tra i coniugi quanto nell’educazione dei figli e nei confronti della comunità.
Famiglia significa religione vissuta, comunicata con i piccoli gesti, le buone abitudini, la formazione della coscienza e del senso morale.
Potete ben comprendere che colpire la famiglia conduce indefettibilmente alla dissoluzione del corpo sociale, che per natura è incapace di sopperire al ruolo della famiglia. Quindi: divorzio, aborto, nozze omosessuali, adozione a single o a coppie irregolari, privazione della potestà genitoriale per motivi ideologici, eliminazione dei nonni e dei parenti dalla vita domestica, condizioni di lavoro per le madri che non consentono di assolvere ai compiti familiari, penalizzazione delle donne sposate o con figli nelle assunzioni, indottrinamento dei figli sin dalla scuola primaria. Anche in questo campo occorre un’azione coraggiosa e determinata, per la difesa della famiglia naturale e per la tutela dei diritti dei genitori nell’educazione dei figli, che non sono proprietà dello Stato.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
Immagine di Rhian-Skyblade via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)
Pensiero
Trump e la potenza del tacchino espiatorio
Il presidente americano ha ancora una volta dimostrato la sua capacità di creare scherzi che tuttavia celano significati concreti – e talvolta enormi.
L’ultima trovata è stata la cerimonia della «grazia al tacchino», un frusto rito della Casa Bianca introdotto nel 1989 ai tempi in cui vi risiedeva Bush senior. Il tacchino, come noto, è l’alimento principe del giorno del Ringraziamento, probabilmente la più sentita ricorrenza civile degli americani, che celebra il momento in cui i Padri Pellegrini, utopisti protestanti, furono salvati dai pellerossa che indicarono ai migranti luterani come a quelli latitudini fosse meglio coltivare il granturco ed allevare i tacchini. Al ringraziamento degli indiani indigeni seguì poco dopo il massacro, però questa è un’altra storia.
Fatto sta che il tacchino, creatura visivamente ripugnante per i suoi modi sgraziati e le sue incomprensibili protuberanze carnose, diventa un simbolo nazionale americano, forse persino più importante dell’aquila della testa bianca, perché il rapace non raccoglie tutte le famiglie a cena in una magica notte d’inverno, il tacchino sì. Tant’è che ai due fortunati uccelli di quest’anno, Gobble e Waddle (nomi scelti online dal popolo statunitense, è stata fatta trascorrere una notte nel lussuosissimo albergo di Washington Willard InterContinental.
🦃 America’s annual tradition of the Presidential Turkey Pardon is ALMOST HERE!
THROWBACK to some of the most legendary presidential turkeys in POTUS & @FLOTUS history before the big moment this year. 🎬🔥 pic.twitter.com/QT2Oal12ax
— The White House (@WhiteHouse) November 24, 2025
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Da più di un quarto di secolo, quindi, eccoti che qualcuno vicino alla stanza dei bottoni si inventa che il commander in chief appaia nel giardino delle rose antistante la residenza e, a favore di fotografi, impartista una grazia al tacchino, salvandolo teoricamente dal finire sulla tavola – in realtà ci finisce comunque suo fratello, o lui stesso, ma tanto basta. Non sono mancati i momenti grotteschi, come quando il bipede piumato, dinanzi a schiere di alti funzionari dello stato e giornalisti, ha scagazzato ex abrupto e ad abundantiam lasciando puteolenti strisce bianche alla Casa Bianca.
Non si capisce cosa esattamente questo rituale rappresenti, se non la ridicolizzazione del potere del presidente di comminare grazie per i reati federali, tema, come sappiamo quanto mai importante in quest’ultimo anno alla Casa Bianca, visti le inedite «grazie preventive» date al figlio corrotto di Biden Hunter, al plenipotenziario pandemico Anthony Fauci, al generale (da alcuni ritenuto golpista de facto) Mark Milley. Sull’autenticità delle firme presidenziali bideniane non solo c’è dibattito, ma l’ipostatizzazione del problema nella galleria dei ritratti dei presidenti americani, dove la foto di Biden, considerato in istato di amenza da anni, è sostituita da un’immagine dell’auto-pen, uno strumento per automatizzare le firme forse a insaputa dello stesso presidente demente.
Ecco che Donaldo approffitta della cerimonia del pardon al tacchino per lanciare un messaggio preciso: appartentemente per ischerzo, ma con drammatico valore neanche tanto recondito.
Trump si mette a parlare di un’indagine approfondita condotta da Bondi e da una serie di dipartimenti su di « una situazione terribile causata da un uomo di nome Sleepy Joe Biden. L’anno scorso ha usato un’autopsia per concedere la grazia al tacchino».
«Ho il dovere ufficiale di stabilire, e ho stabilito, che le grazie ai tacchini dell’anno scorso sono totalmente invalide» ha proclamato il presidente. «I tacchini conosciuti come Peach and Blossom l’anno scorso sono stati localizzati e stavano per essere macellati, in altre parole, macellati. Ma ho interrotto quel viaggio e li ho ufficialmente graziati, e non saranno serviti per la cena del Ringraziamento. Li abbiamo salvati al momento giusto».
La gente ha iniziato a ridere. Testato il meccanismo, Trump ha continuato quindi ad usare i tacchini come veicoli di attacco politico.
«Quando ho visto le loro foto per la prima volta, ho pensato che avremmo dovuto mandargliele – beh, non dovrei dirlo – volevo chiamarli Chuck e Nancy», ha detto il presidente riguardo ai tacchini, facendo riferimento ai politici democratici Chuck Schumer e Nancy Pelosi. «Ma poi ho capito che non li avrei perdonati, non avrei mai perdonato quelle due persone. Non li avrei perdonati. Non mi importerebbe cosa mi dicesse Melania: ‘Tesoro, penso che sarebbe una cosa carina da fare’. Non lo farò, tesoro».
Dopo che il presidente ha annunciato che si tratta del primo tacchino MAHA (con tanto di certificazione del segretario alla Salute Robert Kennedy jr.), l’uso politico del pennuto è andato molto oltre, nell’ambito dell’immigrazione e del terrorismo: «invece di dar loro la grazia, alcuni dei miei collaboratori più entusiasti stavano già preparando le carte per spedire Gobble e Waddle direttamente al centro di detenzione per terroristi in El Salvador. E persino quegli uccelli non vogliono stare lì. Sapete cosa intendo».
Tutto bellissimo, come sempre con Trump. Il quale certamente non sa che l’uso del tacchino espiatorio non solo non è nuovo, ma ha persino una sua festa, in Alta Italia.
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Parliamo dell’antica Giostra del Pitu (vocabolo piementose per il pennuto) presso Tonco, in provincia di Asti. La ricorrenza deriverebbe da usanze apotropaiche contadine, dove, per assicurarsi il favore celeste al raccolto, il popolo scaricava tutte le colpe dei mali che affligevano la società su un tacchino, che rappresentava tacitamente il feudatario locale. Secondo la leggenda, questi era perfettamente a conoscenza della neanche tanto segreta identificazione del tacchino con il potere, e lasciava fare, consapevole dello strumento catartico che andava caricandosi.
Tale mirabile festa piemontese va vanti ancora oggi, anticipata da un corteo storico che riproduce la visita dei nobili a Gerardo da Tonco, figura reale del luogo e fondatore dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni in Gerusalemme, poi divenuto Sovrano Militare Ordine di Malta.
Subito dopo il gruppo che accompagna Gerardo avanza il carro su cui troneggia il tacchino vivo, autentico protagonista della celebrazione. Seguono quindi i giudici e i carri delle varie contrade del paese, che mettono in scena, con grande realismo, momenti di vita contadina tradizionale. Il passaggio del tacchino è tra ali di folla che non esitano ad insultare duramente il pennuto sacrificale.
Il clou dell’evento è il cosiddetto processo al Pitu, arricchito da un vivace botta-e-risposta in dialetto piemontese tra l’accusa pubblica e lo stesso Pitu, il quale tenta inutilmente di difendersi. Dopo la inevitabile condanna, il Pitu chiede come ultima volontà di fare testamento in pubblico, dando vita a un nuovo momento di ilarità.
Durante la lettura del testamento, infatti, egli si vendica della sentenza rivelando, sempre in stretto dialetto, vizi grandi e piccoli dei notabili e dei personaggi più in vista della comunità. Fino al 2009, al termine del testamento, un secondo tacchino (già macellato e acquistato regolarmente in macelleria, quindi comunque destinato alla tavola) veniva appeso a testa in giù al centro della piazza. Dal 2015, purtroppo, il tacchino è stato sostituito da un pupazzo di stoffa, così gli animalisti sono felici, ma il tacchino in zona probabilmente lo si mangia lo stesso.
Ci sarebbe qui da lanciarsi in riflessioni abissali sulla meccanica del capro espiatorio di Réné Girard, ma con evidenza siamo già oltre, siamo appunto al tacchino espiatorio.
Il tacchino espiatorio diviene il dispositivo con cui è possibile, se non purificare, esorcizzare, quantomeno dire dei mali del mondo.
Ci risulta a questo punto impossibile resistere. Renovatio 21, sperando in una qualche abreazione collettiva, procede ad accusare l’infame, idegno, malefico tacchino, che gravemente nuoce a noi, al nostro corpo, alla nostra anima, al futuro dei nostri figli.
Noi accusiamo il tacchino di rapire, o lasciare che si rapiscano, i bambini che stanno felici nelle loro famiglie.
Noi accusiamo il tacchino di aver messo il popolo a rischio di una guerra termonucleare globale.
Noi accusiamo il tacchino di praticare una fiscalità che pura rapina, che costituisce uno sfruttamento, dicevano una volta i papi, grida vendetta al cielo.
Noi accusiamo il tacchino di essere incompetente e corrotto, di favorire i potenti e schiacciare i deboli. Noi accusiamo il tacchino di essere mediocre, e per questo di non meritare alcun potere.
Noi accusiamo il tacchino di aver accettato, se non programmato, l’invasione sistematica della Nazione da parte di masse barbare e criminali, fatte entrare con il chiaro risultato della dissoluzione del tessuto sociale.
Noi accusiamo il tacchino di favorire gli invasori e perseguitare gli onesti cittadini contribuenti.
Noi accusiamo il tacchino di aver degradato la religione divina, di aver permesso la bestemmia, la dissoluzione della fede. Noi accusiamo il tacchino di essere, che esso lo sappia o meno, alleato di Satana.
Noi accusiamo il tacchino di operare per la rovina dei costumi.
Noi accusiamo il tacchino per la distruzione dell’arte e della bellezza, e la sua sostituzione con bruttezza e degrado, con la disperazione estetica come via per la disperazione interiore.
Noi accusiamo il tacchino di essere un effetto superficiale, ed inevitabilmente tossico, di un plurisecolare progetto massonico di dominio dell’umanità.
Noi accusiamo per la strage dei bambini nel grembo materno, la strage dei vecchi da eutanatizzare, la strage di chi ha avuto un incidente e si ritrova squartato vivo dal sistema dei predatori di organi.
Noi accusiamo il tacchino del programa di produzione di umanoidi in provetta, con l’eugenetica neohitlerista annessa.
Noi accusiamo il tacchino di voler alterare la biologia umana per via della siringa obbligatoria.
Noi accusiamo il tacchino di spacciare psicodroghe nelle farmacie, che non solo non colmano il vuoto creato dallo stesso tacchino nelle persone, ma pure le rendono violente e financo assassine.
Noi accusiamo il tacchino per l’introduzione della pornografia nelle scuole dei nostri bambini piccoli. Noi accusiamo il tacchino per la diffusione della pornografia tout court.
Noi accusiamo il tacchino per l’omotransessualizzazione, culto gnostico oramai annegato nello Stato, con i suoi riti mostruosi di mutilazione, castrazione, con le sue droghe steroidee sintetiche, con le sue follie onomastiche e istituzionali.
Noi accusiamo il tacchino di voler istituire un regime di biosorveglianza assoluta, rafforzato dalla follia totalitaria dell’euro digitale.
Noi accusiamo il tacchino, agente inarrestabile della Necrocultura, della devastazione inflitta al mondo che stiamo consegnando ai nostri figli.
Tacchino maledetto, i tuoi giorni sono contati. Sappi che ogni giorno della nostra vita è passato a costruire il momento in cui, tu, tacchino immondo, verrai punito.
Roberto Dal Bosco
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Eutanasia
Il vero volto del suicidio Kessler
Vi è tutta una tradizione di geremiadi sulle stragi perpetrate dai tedeschi in Italia, che va dal Sacco di Roma dei Lanzichenecchi (1527) agli eccidi compiuti dai soldati nazisti alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Una strage ulteriore è partita in queste ore, ma pare non ci sia nessuno a cercare di fermarla: anzi, consapevoli o no, i funzionari dell’esablishment, e di conseguenza il quivis de populo, sono impegnati ad alimentarla.
Esiste infatti un fenomeno sociologico preciso, conosciuto ormai da due secoli, chiamato «effetto Werther», che descrive l’aumento dei suicidi in seguito alla diffusione mediatica di un caso di suicidio, per imitazione o suggestione emotiva. Esso prende nome dal romanzo I dolori del giovane Werther di Goethe (1774), la cui pubblicazione fu seguita da una serie di suicidi imitativi tra i giovani europei, tanto da spingere alcune nazioni a vietarne la vendita.
Quella del suicidio come contagio non è un residuo dello scorso millennio. Vogliamo ricordare, specie all’Ordine dei Giornalisti e alle autorità preposte, che le direttive per il discorso pubblico sui suicidi sono molto precise: le cronache del suicidio vanno limitate, soppesate, controllate, perché è altissima la possibilità che i lettori ne traggano un’ulteriore motivazione per farla finita. Perfino nei motori di ricerca, alla minima query sulla materia, spuntano come funghi i numeri di telefono delle linee anti-suicidio.
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«Le norme deontologiche indicano chiaramente le cautele con cui devono essere esposti questi casi per non provocare dei fenomeni di emulazione: ci sono dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che dimostrano in modo chiaro che parlare dei suicidi fa aumentare il numero delle persone che decidono di togliersi la vita» scrive l’Ordine, che sull’argomento organizza pure abbondanti corsi di aggiornamento.
Tutto questo pudore civile e spirituale è stato completamente inghiottito dalla propaganda sulle nuove frontiere dell’autodeterminazione, quella che vuole convincere tutti di essere padroni incontrastati della propria vita e della propria morte, e ci sta riuscendo alla grande. La morte assistita assume pure, in quest’era grottesca, le forme delle gambe delle Kessler – che, forse temendo un cortocircuito di senso, non si sono rivolte per la pratica all’Associazione Coscioni.
Il loro è stato un bel finestrone di Overton aperto sull’autosoppressione pianificata: basta guardare come ne parlano i giornali, le TV, gli ebeti al bar, per comprendere come esso serva a sdoganare definitivamente il suicidio come valore.
E per giunta una forma di suicidio nuova, con conseguenze sul racconto pubblico ancor più insidiose: par di capire infatti che si tratti di un suicidio per «vita completa», cioè il caso in cui l’aspirante morituro sente di aver esaurito, con più o meno soddisfazione, la sua esistenza. In Olanda, dove la fattispecie trova la naturale assistenza dello Stato eutanatico fondamentalista, la chiamano voltooid leven, e si adatta agli anziani (di solito tra i 70–75 anni) che non soffrono gravemente e spesso godono di una salute relativamente buona, ma che vogliono concludere la vita dettando loro le condizioni: i tempi, il contesto, la scenografia.
Le Kessler avevano deciso di morire. La piccola autostrage omozigotica era perfettamente programmata: la disdetta dell’abbonamento al quotidiano bavarese spedita per lettera con la data esatta del suicidio (la precisione tedesca!), i regalini inviati per arrivare a destinazione post mortem, la disposizione di essere cremate (ovvio) e di mettere in un’urna unica le proprie ceneri insieme a quelle della madre e del cane Yello. Particolare, quest’ultimo che, nel finestrone, apre un altro finestrino.
Le gemelle erano, come tante persone morbosamente legate a cani e gatti, nullipare: niente figli, per scelta emancipativa (tra le cronache che le immortalavano accompagnate a questo o quel divo, dicevano di aver visto il papà picchiare la mamma i fratelli morire in guerra: come in effetti non è mai accaduto a nessuno).
Morire così, facendosi trovare in una casa vuota, è qualcosa che ripugna al pensiero di chiunque abbia una famiglia. Perché, nella scansione naturale per cui si è figlie, ragazze, fidanzate, spose, madri, nonne, la casa si riempie di consanguinei e nemmeno solo di quelli. Nella famiglia (non fateci aggiungere l’aggettivo «tradizionale») non si può morire soli: la tua mano è stretta tra quelle di tante persone di generazioni diverse. Abbiamo in mente il caso di una nonna veneta, che, attorniata da una dozzina di figli, nipoti e pronipotini, mentre moriva pronunciò due semplici e inaspettate parole: «me spiaze», mi dispiace. Del resto, si accingeva a lasciare un intero universo che non solo non era vuoto, ma che materialmente, incontrovertibilmente, le voleva bene.
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Ecco la condanna definitiva che proviene dal mondo creatosi con il dopoguerra e il boom economico: egotismo infinito e terminale che arriva ad impedire, oltre che la trascendenza, pure la discendenza. Persone narcotizzate e sterilizzate dalla TV, o per chi come loro stava dall’altra parte, catturate dal culto dell’immagine e del successo; soggetti che, programmaticamente rifiutando di procreare – e quindi di tramandare un pezzo della propria vita biologica, un pezzo di codice, un pezzo di cuore – coltivano una visione solipsista dell’esistenza suscettibile di sfociare nel nichilismo sociopatico. Si precludono così quella forma istintiva di empatia che, antivedendo il danno che un gesto estremo può provocare ad altri, tiene in conto la possibilità concreta che questo si traduca in pedagogia distorta.
Le Kessler in apparenza incarnavano il simbolo di un’era di gioia morigerata, di eleganza e di innocenza – mostravano al massimo le gambe chilometriche, mentre l’economia prosperava e il mondo costruiva una pace con il tetto di armi termonucleari – ma quell’era (che mai dobbiamo rimpiangere!) non ha fatto altro che preparare il terreno all’ambiente malato in cui ci tocca vivere nell’ora presente. Dove non c’è nulla al di fuori di me, non c’è l’al di là, ma neppure l’al di qua: no figli, no nipoti, no amici, no consorzio umano in generale. Perché, sì, l’utilitarismo edonista caricatosi nelle menti dei boomer così come nel sistema della medicina di Stato e dello Stato moderno tutto, è un orizzonte disumano e disumanizzante.
La vita svuotata di ogni dimensione che non sia il piacere, la vita che non contempla il dolore, non può non portare che al desiderio di morte quando la percezione del piacere sfuma, o quando appare il dolore, o anche quando, in assenza di dolore, c’è la paura che esso prima o poi si manifesti. La soglia che legittima la compilazione del modulo con la richiesta di morte si anticipa sempre di più, e lo Stato genocida è pronto ad assolverla sotto la maschera bugiarda della pietà anche per chi semplicemente desideri allestire il proprio teatrino funebre curando e controllando ogni dettaglio della scena, per chiudere il sipario definitivo sotto la propria esclusiva regia.
Lo scrittore francese Guy Debord, proprio negli anni in cui le Kessler allungavano i loro arti a favore di telecamere RAI, aveva pubblicato un piccolo saggio, invero un po’ sopravvalutato, intitolato La società dello spettacolo. Ebbene, ora che quella generazione è arrivata alla raccolta, potremmo aggiungerci una specificazione e parlare di società dello spettacolo della morte.
Come fosse il loro ultimo balletto, la morte procurata delle soubrette non è dipinta dai media alla stregua di un fatto tragico – anzi. Se neanche troppi anni fa di un suicidio si dava conto sulle pagine della cronaca (con relativa descrizione di particolari squallidi e disturbanti), oggi potrebbe finire tranquillamente nella rubrica degli spettacoli perché, in fondo, anche quello fa parte della carriera.
Quando una decina di anni fa, lanciandosi dalla finestra, si suicidò il regista Mario Monicelli, il cui successo fu coevo a quello delle Kessler, non fu del tutto possibile, per questioni organolettiche, esaltarne il gesto. Ora invece sì, perché non c’è la star spiaccicata sull’asfalto, non c’è nulla da pulire, il quadretto è asettico come nella brochure di un mobilificio.
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Forse, inzuppati e inflacciditi dentro il brodo avvelenato della pubblicità progresso, non ci rendiamo più nemmeno conto di cosa alligni dietro la stomachevole apologia della carriera televisiva delle ballerine e del loro gesto orrendo, impacchettati entrambi nello stesso cartoccio mediatico che vuole profumare di teutonica, himmleriana, perfezione – quando in realtà puzza di cadavere e di impostura.
Non ci rendiamo conto di cosa significhi un messaggio patinato così violento nella sua apparente dolcezza per chi ne viene investito quando magari debba ancora capire, perché nessuno glielo ha trasmesso, il senso del vivere e il senso del morire, l’ineludibilità della sofferenza e la nobiltà che risiede nella forza di farsene carico.
Ci resta, ora, la conta impossibile di quanti ci faranno un pensiero a togliersi di mezzo dopo l’esempio delle gemelle suicide. Magari persone che un tempo le guardavano ballare in TV, che hanno lavorato e penato una vita intera, alle quali il suicidio di due soubrette VIP dovrebbe suonare come uno schiaffo in faccia e invece un sistema putrescente vuole far apparire come un addio di gran classe.
Chi può contrapponga subito a loro, nella mente, l’antidoto più naturale: il ricordo della propria nonna, che ha figliato, patito, lavorato per la discendenza con infinite ore-uomo, con un’eternità di pranzi della domenica e di racconti e di ricami, la nonna saggia e piena di affetto per chi veniva dopo di lei.
Perché dopo di lei qualcosa c’è: ci siamo noi, c’è la vita e c’è un mondo da ricostruire.
Roberto Dal Bosco
Elisabetta Frezza
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