Geopolitica
Medvedev: «la ritorsione russa è inevitabile»
La Russia risponderà «inevitabilmente» ai recenti attacchi ucraini sul suo territorio nonostante i continui sforzi diplomatici per raggiungere una soluzione pacifica del conflitto, ha dichiarato martedì l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev.
I suoi commenti seguono i sospetti atti di sabotaggio ucraino sulle ferrovie russe e gli attacchi con droni su diversi aeroporti russi nel fine settimana. Nonostante ciò, lunedì funzionari russi si sono recati a Istanbul per un altro round di negoziati diretti con i rappresentanti ucraini.
In un post sui social media, Medvedev ha risposto alle richieste interne di una risposta militare più decisa, dichiarando che la rappresaglia russa era «inevitabile».
«Il nostro esercito è impegnato in un’offensiva attiva e continuerà la sua avanzata. Tutto ciò che deve essere fatto saltare in aria lo sarà, e coloro che devono essere eliminati lo saranno», ha scritto.
Medvedev, che attualmente è vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha affermato che i negoziati di Istanbul erano necessari «affinché la nostra vittoria fosse la più rapida possibile e le autorità neonaziste venissero completamente eliminate» a Kiev.
Durante i colloqui, Mosca ha proposto due possibili percorsi verso un cessate il fuoco e ha suggerito una breve interruzione dei combattimenti per consentire alle unità militari di recuperare i corpi dal campo di battaglia.
Come riportato da Renovatio 21, il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha definito «idioti» i negoziatori russi per aver proposto l’idea, affermando che un cessate il fuoco dovrebbe servire solo a prevenire ulteriori perdite di vite umane.
Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha definito le dichiarazioni di Zelens’kyj «imbarazzanti» e «sfortunate», affermando che hanno minato gli sforzi per far avanzare i colloqui.
Mosca si è anche offerta di restituire i resti di oltre 6.000 soldati ucraini deceduti. Il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov, che guida la delegazione di Kiev, ha dichiarato che Kiev ricambierà restituendo lo stesso numero di caduti militari russi. Vladimir Medinsky, consigliere presidenziale a capo della delegazione russa, ha dichiarato che Mosca ha accettato di accettare tutti i resti offerti in cambio.
Kiev ha acconsentito a negoziare direttamente con Mosca il mese scorso sotto la pressione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il quale ha espresso esasperazione verso entrambe le parti e ha avvertito che Washington potrebbe «ritirarsi» dagli sforzi di mediazione se i progressi dovessero arenarsi.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0), immagine tagliata.
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
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