Storia
Medioevo terrapiattista? Storia di una falsificazione
No, la falsificazione di cui parleremo non viene dalla NASA, ma riguarda l’idea radicata e tuttavia falsa di un Medioevo «terrapiattista», e le basi ideologiche di questo mito.
La recente incoronazione di Carlo III ci ha regalato un’immagine che sembra uscita da un libro di storia: il nuovo re Carlo III tiene in mano le insegne del potere reale, tra cui il globo crucigero, vale a dire la sfera sormontata da una croce, che simboleggia la Terra redenta dalla Croce di Gesù Cristo. Questa sfera ha un uso molto antico.
Lo si ritrova in tutto il Medioevo, in particolare nelle rappresentazioni di Cristo, che tiene il globo in mano o sotto i piedi. La sfera presenta un emisfero delineato in tre parti a causa dei tre continenti conosciuti all’epoca. Spicca quindi un fatto: la Terra è rappresentata come una sfera molto prima della scoperta dell’America.
Ciò dovrebbe sollevare interrogativi su un mito estremamente diffuso, ovvero che «nel Medioevo si credeva che la Terra fosse piatta». Lo sentiamo dalla bocca di giornalisti, intellettuali, ex ministri come Marlène Schiappa o Claude Allègre, e perfino nei film storici, nei libri di storia e nei libri di testo scolastici, anche recenti.
In una trasmissione del 2022 di «C Jamy», sponsorizzata dal famoso Jamy Gourmaud, l’oratore ha detto: «nel XV secolo, ai tempi di Cristoforo Colombo, molte persone pensavano che la Terra fosse piatta. Si basavano su ciò che dice la Bibbia, ma Cristoforo Colombo non ci ha creduto nemmeno per un secondo». (1)
E se consultiamo il barometro del pensiero dominante, ovvero ChatGPT, ci dice questo: «Nel Medioevo si pensava generalmente che la Terra fosse piatta. (…) Teorie scientifiche sulla forma della Terra, come quelle sviluppate dagli antichi greci, erano note, ma spesso furono considerate controverse o eretiche dalla Chiesa”. (2)
Vediamo quindi che il presunto «terrapiattismo» medievale è associato alla fede cattolica, che avrebbe dogmatizzato questa idea ingenua basata sulla Bibbia contro la conoscenza dei greci pagani. Solo che sono passati diversi decenni da quando gli studi hanno dimostrato inequivocabilmente che si tratta di un mito. (3)
Innumerevoli prove
Al di là del discorso iconografico, basterebbe aprire qualche libro erudito di un sacerdote cattolico di questo vasto periodo per mettere fine al mito del «terrapiattismo» medievale. Sappiamo che Cristoforo Colombo basò la sua audace impresa su un’opera incompiuta di papa Pio II († 1458), la Historia rerum ubique gestarum, che l’esploratore aveva annotato.
Fin dalle prime righe di quest’opera enciclopedica, Pio II asserisce: «su pochissime cose, tutti sono d’accordo che la forma del mondo (4) sia sferica [rotundam]; si è d’accordo allo stesso modo sul tema della Terra». Nella stessa opera, il Papa tratta delle misurazioni della circonferenza terrestre compiute da Eratostene (III secolo aC) e Tolomeo (II secolo).
Cristoforo Colombo aveva annotato anche un’opera del cardinale Pierre d’Ailly († 1420), l’Imago mundi. Il dotto cardinale vi parlò del raggio e del volume della sfera terrestre, delle zone climatiche secondo la latitudine o dei poli. Egli vi affermava, ad esempio, per conclusione logica, che “quelli che vivrebbero al Polo avrebbero durante la metà dell’anno il sole sopra il loro orizzonte, e durante l’altra metà, una notte continua» (5), il che è straordinariamente esatto.
Pierre d’Ailly si ispirò al Trattato della Sfera di Nicolas Oresme († 1322), vescovo di Lisieux e consigliere di Carlo V. Il titolo dell’opera è sufficientemente evocativo. Lo stesso Oresme si ispira a un’opera eponima, il Trattato della Sfera del monaco inglese Jean de Sacrobosco († 1256) che fu un grande successo pedagogico ripubblicato, integrato e commentato per diversi secoli.
Allo stesso tempo, san Tommaso d’Aquino, nelle primissime pagine della Summa Theologica, volendo mostrare che alla stessa conclusione si può giungere per vie diverse, così illustra il suo punto: “Si tratta infatti della stessa conclusione dimostrata da l’astronomo e il fisico, per esempio, che la terra è rotonda». (6)
Si tratta quindi di un’ovvietà accettata dai vari studiosi dell’epoca. A cavallo del II millennio, Gerberto d’Aurillac († 1003), eletto papa con il nome di Silvestro II, realizzò un globo terrestre e, come molti dotti dell’epoca, commentò Macrobio (7) († 400), che asserisce la sfericità.
Aggiungiamo anche san Beda il Venerabile († 735) che ci dice che «la Terra è simile ad un globo», sant’Isidoro di Siviglia († 636) che parla di «globo terrestre» nelle sue famose Etimologie, Boezio († 524) che evoca la «massa rotonda della Terra» (8), san Gregorio di Nissa († 395) che ci descrive un’eclissi mediante la proiezione della «forma sferica» (9) della Terra sul Luna, etc. (10).
Naturalmente, la cosmologia antica asserisce anche una Terra immobile al centro di un cosmo sferico chiuso, ma questi errori sono presi dai Greci.
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Retroscena del mito
Potremmo dare poca importanza a tutto questo. Dopotutto, il cristiano può salvare la sua anima indipendentemente dalla forma che attribuisce alla Terra. L’essenziale non è forse questa spaventosa riduzione dell’aspettativa di vita che oggi è «di soli» 85 anni mentre nel Medioevo era la speranza della vita eterna? Certamente, ma ciò che qui ci interessa non è la forma della Terra o la scienza dei tempi antichi, ma l’origine del mito contemporaneo e ciò che esso ci racconta del nostro tempo. Questo mito è servito per lungo tempo come formula preconfezionata per ridicolizzare in un colpo solo la presunta stupidità dell’epoca cristiana condensata sotto il termine riduttivo di «Medioevo». Ma questo presunto “oscurantismo” si rivolta contro i propagatori del mito, tanto più fortemente quanto l’accesso alla conoscenza è incomparabilmente migliore oggi che all’epoca in cui la stampa non esisteva ancora. È facile sfatare il mito del «terrapiattismo» medievale, mentre nel Medioevo erano necessarie notevoli energie per preservare il sapere degli antichi.
In un buon libro pubblicato nel 2021, La Terre plate, généalogie d’une idée fausse (11), due accademici tracciano l’origine di questo tenace mito. Dovremmo stupirci di scoprire che l’autore principale del mito altri non è che Voltaire?
Lattanzio e Cosma
Ci sono infatti alcuni elementi che hanno contribuito a fondare il mito, in particolare l’apologista cristiano Lattanzio († 325) che rappresenta l’unica eccezione occidentale a favore della Terra piatta. Ma la sua opinione non fu seguita da nessuno e non fu mai annoverato tra i Padri della Chiesa.
In Oriente troviamo un certo Cosma Indicopleuste († intorno al 550) che scrisse una Topografia cristiana «terrapiattista». Questo illustre sconosciuto, il cui stesso nome è incerto, sembra essere un mercante di lingua greca dello scisma nestoriano. La prima traduzione latina della sua Topografia risale al 1707.
È necessario forse specificare che egli è totalmente sconosciuto all’Occidente medievale? Voltaire, tuttavia, cita Lattanzio e Cosma come rappresentanti della posizione di tutti i Padri: «i Padri consideravano la Terra come una grande nave circondata dall’acqua; la prua era a est e la poppa a ovest».
Ciò significa perdere una contestualizzazione elementare che misuri la trasmissione delle idee. Con tali amalgami si potrebbe anche dire che il terzo millennio è «terrapiattista» se si giudica da certi video presenti su Internet: questo vuol dire prendere per norma una tesi marginale. Ancora oggi non è raro vedere Cosma citato come il riferimento che non è mai stato.
La questione degli antipodi
Nella Città di Dio, sant’Agostino dice che non bisogna credere a chi afferma l’esistenza degli antipodiani (13), cioè degli abitanti della parte opposta della Terra, perché questa teoria si basa su congetture incerte e su resoconti non conclusivi. Sant’Agostino mostra qui un’esigenza empirica che difficilmente gli si potrebbe rimproverare e che non riguarda la forma della Terra.
Da ciò, Voltaire tuttavia concluse che il grande dottore della Chiesa negava la sfericità della Terra! Voltaire afferma anche che «Alonso Tostado, vescovo di Avila, alla fine del XV secolo, dichiara, nel suo Commento alla Genesi, che la fede cristiana vacilla non appena si crede che la Terra sia rotonda».
Tuttavia, non appena apriamo il libro in questione, scopriamo subito la menzogna di Voltaire, perché questo vescovo parla della «Terra sferica», o del «nostro emisfero» (14). D’altronde Tostado pensa, come sant’Agostino, che gli antipodi non sono abitati. Pierre d’Ailly, nell’opera sopra citata, qualifica come «opinioni» le varie tesi sull’abitazione degli antipodi. Qui siamo molto lontani dal dogma.
È a questa questione marginale degli «antipodi» che l’esplorazione di Cristoforo Colombo fornisce una risposta. Creò poi la leggenda di un Cristoforo Colombo venuto a infrangere il dogma «terrapiattista» sullo scoglio dell’esperienza, soprattutto in una biografia prodotta da Washington Irving, che contribuì notevolmente a questo mito.
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La Bibbia è «terrapiattista»?
Al tribunale del «terrapiattismo», Voltaire chiama ovviamente al banco degli imputati le Sacre Scritture. Scrive con la sua caratteristica ironia caustica: «il giusto rispetto per la Bibbia, che ci insegna tante verità più necessarie e più sublimi, è stato la causa di questo errore universale tra noi. Abbiamo trovato nel Salmo 103 che Dio ha steso il cielo sulla Terra come una pelle» (15).
Certamente, se si vuole tirare fuori dalla Scrittura un’ammissione di «terrapiattismo», possiamo sempre ingabbiare questa idea preconcetta in un versetto che in qualche modo si adatti ad essa (16). È possibile anche il contrario, poiché la Vulgata designa regolarmente la Terra con la parola “orbis” che tradurremmo prontamente con «globo» (17).
Ma invece di condurre questi dibattiti sterili, ricordiamo questo noto principio cattolico secondo cui la Scrittura deve essere letta alla luce dell’interpretazione dei Padri. Ma Voltaire non è un Padre della Chiesa. Lasciamo invece la parola alla straordinaria saggezza di san Basilio di Cesarea († 379):
«I fisici che si sono occupati del mondo hanno parlato molto della forma della terra, hanno esaminato se è una sfera o un cilindro, se somiglia a un disco e se è arrotondata su tutti i lati, o se è ha la forma di un carro, e se è cava al centro; poiché tali sono le idee che hanno avuto i filosofi e con le quali si sono combattuti tra loro».
«Quanto a me, non arriverò a disprezzare la nostra formazione del mondo perché il servo di Dio, Mosè, non ha parlato della forma della terra, che non ha detto che ha circonferenza 180.000 stadi (18); perché non ha misurato lo spazio dell’aria in cui si stende l’ombra della terra quando il sole ha lasciato il nostro orizzonte; perché non ha spiegato come questa stessa ombra, avvicinandosi alla luna, causi le eclissi».
«Poiché ha taciuto su questi punti che – essendo per noi inutili – non ci interessano, dovremmo svalutare, paragonandoli alla folle sapienza [del mondo], gli insegnamenti dello Spirito Santo? O piuttosto, glorificheremmo Colui che, lungi dal divertire le nostre menti con vanità, ha voluto che tutto fosse scritto per l’edificazione e la salvezza delle nostre anime?»
«Non riuscendo, mi sembra, a capirlo, alcuni hanno tentato, con alterazioni di significato e interpretazioni figurate, di attribuire loro stessi alle Scritture una profondità presa in prestito. Ma questo significa essere più saggi degli oracoli dello Spirito Santo e, sotto il colore dell’interpretazione, introdurre pensieri personali nel testo. Prendiamo quindi [questi oracoli] così come sono scritti». Omelie sull’Esamerone, h. IX.
Troviamo un’osservazione simile in sant’Agostino, a proposito del movimento degli astri: «mai il Vangelo mette sulle labbra del Signore parole come queste: “vi mando il Paraclito per insegnarvi il corso della luna e del sole”. Gesù Cristo ha voluto fare dei cristiani e non dei matematici. Su questi argomenti gli uomini hanno bisogno soltanto delle lezioni impartitegli nelle scuole». Contro Felice il Manicheo, l. I.
La Chiesa è «terrasferista»?
La Chiesa non ha quindi affermato né la piattezza né la rotondità perché non afferma nulla su questo argomento. Tutti i Padri, teologi e papi che affermano che la Terra è sferica non basano il loro pensiero sulla fede, perché la ritengono silenziosa su questo argomento. Sistematicamente si riferiscono a «filosofi», «fisici», «matematici».
Forniscono argomenti tratti dalla ragione e dall’osservazione: l’ombra della Terra sulla Luna durante le eclissi, l’albero della nave che scompare dopo lo scafo o anche le nuove stelle che appaiono all’orizzonte durante i viaggi. Questo è un punto importante, perché il mito cercava di insinuare che la fede sarebbe stata detentrice della scienza.
Il credente sarebbe stato portato a cercare la verità nella sola fede senza lasciare alcuno spazio alla ragione. Ma questo non è il pensiero della Chiesa. I Padri della Chiesa avevano solo a cuore di respingere l’idea dell’eternità del mondo trasmessa dalla cosmologia antica. La cosmologia moderna non li rimprovererà per questo.
L’inerzia di una falsificazione
Tutti questi elementi potrebbero fuorviare i non iniziati, ma non possono impressionare uno storico quantomeno serio. I primi propagatori del mito furono i più colpevoli. Ma una volta passate le prime falsificazioni, i successivi ripeterono il catechismo volteriano, mossi da una fede cieca nel progresso, senza occhio critico, e nel tempo, la falsificazione ripetuta migliaia di volte ha assunto il valore di una verità storica consolidata.
Michelet, che merita più il titolo di romanziere che di storico, ha ovviamente ripreso questa favola, tra molte altre. Viene ampliato anche da Antoine-Jean Letronne, titolare della cattedra di storia al prestigioso Collège de France nel XIX secolo [1]. Il tempo ha fatto errare un autore come Arthur Koestler, anche se questi ha contribuito a demistificare il caso Galileo. (21)
Esiste persino un libro del 2015 che pretende di «sfatare i miti» e ne trasmette una versione leggermente mitigata (22). Inizialmente, questo mito fu diffuso principalmente da circoli anticattolici, ma col tempo finì rapidamente per ingannare i cattolici.
Altri elementi furono aggiunti successivamente, come le antiche mappe, talvolta esposte come prova del «terrapiattismo» medievale. Ma prendere dei planisferi come prova del «terrapiattismo» è un argomento di una stupidità sorprendente che ci farebbe classificare i creatori delle mappe Michelino i progettisti di Google Maps come «terrapiattisti», con il pretesto che rappresentano la superficie della Terra piatta.
Per quanto riguarda le rappresentazioni sezionali, che potrebbero costituire una prova reale, non sono tratte da manoscritti medievali ma sono produzioni contemporanee destinate a illustrare il mito! Il mito diventa così artefice delle proprie «prove». Si autosostiene.
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Le origini del «terrapiattismo» contemporaneo
Per ironia della sorte, la nascita dell’attuale fenomeno «terrapiattista» va ricercata nel XIX secolo, poco dopo l’«illuminismo», nell’ascesa del razionalismo, all’interno di una comunità socialista utopica.
Infatti, intorno al 1839, Samuel Rowbotham, segretario dell’effimera comunità utopica Manea Fen, di ispirazione owenista (23), effettuò esperimenti sul fiume Bedford, dai quali concluse che la Terra era piatta. Scrisse un opuscolo dal titolo Astronomia zetetica (1849) per difendere la sua strana conclusione facendo appello al suo metodo «zetetico» (24) basato sulla sola ragione.
Realizzò poi un’opera più importante (1881) aggiungendo alcuni brani biblici interpretati in modo molto personale, senza fare appello né ai Padri, né a Cosma, né al Medioevo, e certamente non al Magistero, perché è un protestante che non sembra appartenere a nessuna denominazione.
Le sue idee furono poi riprese da una setta protestante, la Christian Catholic Apostolic Church, che evidentemente non ha nulla di cattolico malgrado il nome, poi dalla famosa Flat-Earth Society, che persiste ancora oggi.
Conclusione
È inquietante e significativo che un errore così grave sia ancora così diffuso. Se un mito del genere può aver ingombrato i libri di testo scolastici per due secoli, quanti altri sono ancora nascosti nelle rappresentazioni contemporanee del cristianesimo medievale? Ad esempio il presunto divieto della dissezione (25), la storia assurda della discussione sull’anima delle donne (26), il mito dello ius primae noctis che Voltaire non si fa problemi ad attribuire ai vescovi (27), etc.
La realtà è ancora più difficile da trovare quando si tratta di fatti reali che si mescolano in parte al mito, come la caccia alle streghe, l’inquisizione o il caso Galileo.
Tutti questi miti si radicarono tanto più durevolmente quanto arrivarono a rafforzare le idee preconcette degli anticlericali di tutte le convinzioni, rivoluzionarie o protestanti, anche se avevano costantemente in bocca la «lotta contro i pregiudizi».
È in questo stato d’animo che dobbiamo trovare la causa principale di questi miti: giudichiamo irrazionale il periodo medievale perché lo guardiamo con uno sguardo irrazionale. Proiettiamo la nostra irrazionalità sul passato per rafforzare meglio l’orgoglio di un presente ritenuto «illuminato» dalla ragione: il passato è «oscurantista» e noi siamo finalmente «illuminati», si dice con orgoglioso manicheismo.
Ma l’«illuminazione» del III millennio non è così chiara: non vediamo forse persone ai vertici riflettere seriamente sull’opportunità di collocare uomini nelle carceri femminili o nelle competizioni sportive femminili, semplicemente perché questi uomini hanno dichiarato di sentirsi donna?
Davvero, il nostro mondo non gira per il verso giusto. La perdita della fede non avrebbe qualcosa a che fare con questa perdita della ragione? Dimenticando questa verticalità religiosa che fa tendere l’uomo verso Dio, la Terra di oggi ha perso una delle sue dimensioni: è diventata spiritualmente piatta.
Don Frederic Weil
NOTE
1) Evan Adelinet, C Jamy del 22 aprile 2022. Troviamo lo stesso errore da parte di Jamy Gourmaud in un altro episodio dello show.
2) La risposta di ChatGPT alla domanda «Che forma aveva la terra secondo gli abitanti del Medioevo?». Bisogna tenere presente che se poniamo la domanda più specifica: «Cosa dicono gli studi recenti sull’idea che nel Medioevo credevamo che la terra fosse piatta?», otteniamo una risposta diametralmente opposta che smonta il mito. Da dove vediamo come questa IA sia stata «addestrata» con dati contraddittori, la maggior parte dei quali ha ripreso il mito. La prima questione, più ampia, ottiene così la risposta che corrisponde alla maggioranza dei testi, e quindi all’opinione dominante. La seconda domanda mira a indirizzare la risposta verso studi specifici su questa idea ricevuta.
3) Vedi Inventing the Flat Earth, Jeffrey Burton Russel, 1991.
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4) Il «mondo» non è la Terra, ma si riferisce all’antica cosmologia di un universo chiuso e sferico. La confusione tra i due è frequente, anche nelle opere degli storici. Abbiamo cercato di rimuovere questa ambiguità in tutto il nostro articolo.
5) Imago mundi di Pierre d’Ailly, tradotto e commentato da Edmond Buron, volume 1, Maisonneuve frères, 1930.
6) Summa Theologica, I pars, q. 1, a. 1, ad 2um.
7) Commento al sogno di Scipione.
8) La consolazione della filosofia, II, 13.
9) «Secondo gli astronomi, in questo mondo pieno di luce, l’ombra [sulla Luna] è causata dall’interposizione del corpo della Terra. Ma l’ombra, secondo la sua forma sferica, è racchiusa posteriormente dai raggi del sole e assume la forma di un cono. Il sole, parecchie volte più grande della Terra, la circonda da tutti i lati con i suoi raggi e, al limite del cono, unisce tra loro i punti di attacco della luce». La creazione dell’uomo, Sources Chrétiennes n° 6, cap. 21, pag. 181.
10) Sant’Ambrogio afferma la sfericità del «mondo» così come del sole e della Luna, ma è difficile trovare una menzione esatta per la Terra, perché non è questo il tipo di questione che interessa ai Padri. Tuttavia la sua cosmologia presuppone fortemente la sfericità della Terra (cfr. P. L. XIV, col. 133). Lo stesso vale per Eusebio di Cesarea (Collectio Nova Patrum et Scriptorum, ed. Montfaucon, t. 1, p. 460) o san Girolamo (Commento alla Lettera agli Efesini, trad. Abbé Bareille).
11) Violaine Giacomotto-Charra e Sylvie Nony, Ed. Les Belles Lettres, 2021. Ci siamo basati molto su questo libro.
12) Dictionnaire philosophique (1764), articolo Figure. Vedi anche gli articoli «Il Cielo Materiale» e «Il Cielo degli Antichi».
13) La Città di Dio, l. XVI, sec. IX.
14) Alphonsi Tostati Episcopi Abulensis, Opera omnia, Commentaria in Genesim, Venezia, 1728, p.
15) Voltaire aggiunse le parole «sulla Terra» che non si trovano nel versetto citato.
16) Alcuni si rifanno a Isaia (40, 22) parlando del Signore «seduto sul cerchio [gyrum] della Terra», ma, essendo il fatto di porre Dio in posizione seduta chiaramente un antropomorfismo da intendersi in senso metaforico, non ci si può ovviamente affidare a tale versetto per attingere ha un significato letterale corretto. Abbiamo anche questo passo di un salmo: «Ho stabilito le sue colonne» (Sal 74,4), ma sant’Ambrogio dice chiaramente di questo passo «non possiamo considerare che siano vere e proprie colonne, ma di quella virtù per cui [Dio] rafforza e sostiene la sostanza della Terra» (P. L. XIV, col. 133).
17) Cfr. l’introito di Pentecoste: «Lo Spirito del Signore ha riempito il globo delle terre [orbem terrarum]» (Sap 1,7). Il latino orbis è ambiguo in quanto può significare «cerchio» o «sfera». È la stessa ambiguità della parola «rotondo»: parliamo di «Terra rotonda» per designare una sfera, ma parliamo anche di una «tavola rotonda» che tuttavia è piatta. Il dizionario latino di F. Gaffiot traduce così l’espressione «orbis terræ»: «disco della terra secondo le idee antiche, per noi globo terrestreK. Ma è chiaro che Gaffiot è influenzato dal mito. Se guardiamo i testi dei Padri, vediamo ad esempio sant’Ambrogio parlare indiscriminatamente di orbis lunæ e globus lunæ, il che indica che l’orbis è proprio un globo (P. L., t. XIV, col. 127 e 200 ). Nel XVI secolo, lo studioso e poeta Jean-Pierre de Mesmes non esita a fare questa applicazione: «Bisogna dunque concludere che la massa terrestre è rotonda, poiché la sua ombra è rotonda: cosa che confessano i Santi Profeti, chiamando la Terra in diverse occasioni Orbis terræ» (Institutions astronomiques, cap. 18, p. 54–55).
18) San Basilio evoca qui le opinioni dei filosofi greci, perché non tutte sostengono la sfericità. Citiamo il canonico Copernico che ci informa sugli autori di queste diverse opinioni: «La terra non è piatta, come dicevano Empedocle e Anassimene, né a forma di tamburello come diceva Leucippo, né a forma di barca, come diceva Eraclito, né cava in altro modo, come diceva Democrito. Né ancora cilindrica, come diceva Anassimandro, né radicata nello spessore infinito della parte inferiore, come diceva Senofane, ma assolutamente sferica, come pensano i Filosofi». (Copernico, De revolutionibus orbium cœlestium) Questi ultimi filosofi sono essenzialmente Pitagora, Platone e Aristotele. Da notare che l’immaginazione umana va ben oltre la dualità riduttiva tra disco e sfera.
19) Questa è la misura data da Tolomeo nella sua Geografia. Utilizzò lo stadio filetario del valore di 210 metri che dà una circonferenza di 37.800 km. Il valore effettivo è di 40.070 km. Cfr. Pierre Duhem, Le Système du monde, t. II, pag. 7.
20) Des opinions cosmographiques des Pères de l’Eglise, in Revue des deux Mondes, t. 1, 1834.
21) Les Somnambules, 1955. Koestler non è uno storico, ma ha il merito di ricercare spesso nelle fonti… tranne che nel periodo precopernicano dove considera Cosma un’autorità indiscussa.
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22) «Agli inizi del Medioevo, l’oscurantismo imposto dalla Chiesa cattolica fece prevalere l’idea che la Terra fosse piatta. Ma i contemporanei di Cristoforo Colombo sapevano che la Terra non era piatta». Lydia Mammar, C’est vrai ou c’est faux? 300 mythes fracassés, Parigi, L’Opportun, 2015, sezione: Prima di Cristoforo Colombo, tutti pensavano che la Terra fosse piatta.
23) Prende il nome da Robert Owen, fondatore del socialismo utopico britannico. Owen vide in queste comunità l’unico modo per condurre una vita «razionale» e fondò la Rational Society per promuovere la loro ideologia, sostenendo tra le altre cose il controllo delle nascite e visioni molto liberali sul matrimonio. Rowbotham cercò l’approvazione della Rational Society per la sua comunità, ma non ebbe successo, sebbene ci fosse sostegno. La comunità fece notizia e durò appena due anni (1839-1841), dopodiché lo stesso Rowbotham le giudicò “riprovevoli e impraticabili”. Cfr. «A Monument of Union»: Social Change and Personal Experience at the Manea Fen Community, 1839–1841, John Langdon, 2012.
24) Dal greco zeteo, «cerco». Come la maggior parte di coloro che usano ancora oggi il termine zetetico, Rowbotham afferma di basarsi principalmente sull’esperienza, mentre è più un teorico. Non è lui l’inventore di questo uso del termine zetetico. Infatti, si trova nella Società Zetetica dei Liberi Pensatori di Edimburgo, fondata nel 1820 da liberi pensatori atei appartenenti al popolino.
25) Articolo di don Knittel: La Chiesa ha proibito la dissezione?
26) Si veda l’articolo sulla Légende du concile de Mâcon su Wikipedia.
27 La leggenda è stata ripresa da Michelet. Ovviamente non ha basi storiche. Cfr. Dizionario filosofico, Voltaire, articolo Cuissage: «È sorprendente che nell’Europa cristiana sia stato istituito per molto tempo una sorta di diritto feudale, e che almeno fosse considerato un diritto consuetudinario avere la verginità della propria suddita. La prima notte di nozze della ragazza del contadino spettava indiscutibilmente al signore… Non c’è dubbio che gli abati, i vescovi, si attribuissero questa prerogativa in quanto signori temporali».
Somma di articoli previamente apparsi su FSSPX.news.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Nel suo saggio storico Disciples lo scrittore e giornalista Douglas Waller racconta come Richard Helms (1913-2002), agente segreto e futuro direttore della CIA, spiegasse come la lega dei gentleman – come William J. «Wild Bill» Donovan (1883-1959) amava chiamarla – conteneva vari disadattati sociali e diversi annoiati uomini d’affari di Wall Street in cerca d’azione.
Secondo Helms probabilmente il servizio segreto americano OSS aveva avuto un minimo effetto sulla guerra, si sarebbe potuta vincere anche senza di esso ma nonostante questo Donovan aveva dato prova di essere un leader e un visionario. Il generale aveva avuto il merito di far conoscere il Pentagono e gli americani nel difficile mondo della guerra non convenzionale.
Con la fine della seconda guerra mondiale, il presidente Harry S. Truman (1884-1972) sciolse l’OSS. La battaglia per la gestione dell’Intelligence nel mondo tra Donovan e J. Edgar Hoover (1895-1972) si risolse in un pareggio a reti inviolate. Ne trasse vantaggio Allen W. Dulles (1893-1969) che inizialmente formò la parte più clandestina con l’aiuto di Frank Wisner (1909-1965) ed infine ne prese formale controllo diventandone direttore.
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Allen Dulles, assieme anche a suo fratello John Foster Dulles (1888-1959) che ricoprì parallelamente l’incarico di segretario di Stato con Dwight D. Eisenhower (1890-1966), concorse a determinare quasi due decenni di politica estera americana. La sua esperienza come spia però venne plasmata agli ordini di Donovan a capo dell’ufficio svizzero e come molti altri colleghi ebbe un rapporto difficile con Wild Bill nonostante la stima reciproca.
Un editorialista scrisse che Donovan aveva avuto una vita da cavaliere medievale, o forse quello che più poteva avvicinarsi per il mondo americano a quell’ideale romantico di stampo prettamente europeo. Scappato dalla povertà della comunità irlandese di Buffalo, visse gli anni del college come quarterback della squadra di football, si laureò alla Columbia in classe con Franklin Roosevelt (1882-1945), venne insignito della medaglia al valor militare per eroismo durante la Grande guerra e divenne miliardario come avvocato di Wall Street.
All’alba della seconda guerra mondiale Roosevelt gli diede l’incarico di formare i servizi segreti americani, quello che poi venne chiamato OSS. Sotto il suo comando assemblò una macchina da più di 10 mila spie, organizzazioni paramilitari, propagandisti e analisti che combatterono l’Asse ovunque nel mondo.
Donovan considerava Dulles, nell’immediato dopoguerra, la sua migliore spia. Ma allo stesso modo aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di poter gestire meglio l’OSS di quanto non stesse facendo lui, e non a torto. Inoltre Donovan aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di volergli prendere il posto prima o poi, e anche qui non a torto.
Allo stesso modo di Donovan, Dulles, era convinto che il fine giustificasse i mezzi ed era necessario violare le rigide strutture etiche della società per una giusta causa. Dulles reclutò le menti più brillanti, più idealiste, più avventurose d’America e le spedì in giro per il mondo a combattere il comunismo come Donovan aveva fatto per il nazismo qualche anno prima. Li accomunava lo stesso trasporto per le spericolate missioni clandestine e la stessa insofferenza per quelle che non reputavano interessanti. Nonostante non l’avrebbe mai ammesso, l’esperienza nell’OSS durante la guerra l’aveva formato per la vita.
Successivamente alla resa tedesca, Donovan mandò Dulles a Wiesbaden con l’ordine di gestire Germania, Svizzera, Austria e Cecoslovacchia. L’americano stabilì la sede centrale nella fabbrica della Henkell Trocken Champagne a Wiesbaden che, nonostante bombardata, oltre a mantenere attiva la produzione, aveva ancora le cantine sufficientemente gremite di spumante.
Dulles in Wiesbaden portò vari agenti dei servizi e organizzò un sistema di raccolta informazioni e di reclutamento di nuovi agenti esteri a tempo pieno. L’idea dell’americano era quella di mantenere l’intelligence in vita sotto al suo comando. Per questo si circondò di analisti come Arthur M. Schlesinger Jr. (1917-2007) all’epoca agente dell’OSS, vari agenti del controspionaggio e in più tutta una serie di ufficiali esperti in medicina, comunicazioni e amministrazione. Helms e Ides Van der Gracht gestivano la sezione spionaggio, dopo il rifiuto al ruolo di capo dell’intelligence di William J. Casey (1913-1987) la posizione venne affidata a Frank Wisner (1909-1965).
La conferenza di Potsdam nell’estate del 1945 sancì l’inizio della guerra fredda. La paranoia di Stalin sulla rinascita della Germania e delle elezioni libere nei Paesi dell’Est Europa andava di pari passo con la sua profonda sfiducia verso le mosse americane. Gli States non avrebbero potuto capire quel momento senza mantenere una presenza fissa in Europa. Berlino divenne il centro di gravità permanente dell’intelligence del dopoguerra e così da Wiesbaden l’ufficio venne traslocato nella capitale tedesca.
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Spiare i Russi divenne la priorità per tutta l’agenzia di Dulles a Berlino. Ma venne il giorno in cui Truman avvisò che sarebbe stata creata una nuova agenzia e che l’OSS sarebbe stata soppressa. I fondi a Berlino vennero tagliati e il morale allo stesso modo calò in maniera direttamente proporzionale al passare del tempo finché Dulles per primo non rassegnò le dimissioni e ritornò in America.
Allen Dulles ritornato alla sua carriera da avvocato non riuscì ad abbandonare l’entusiasmo per gli affari internazionali. Crebbe la sua vicinanza con Truman che gli offrì un ruolo da ambasciatore ma venne convinto dal fratello Foster a non accettare seguendo in questo modo la sua aspirazione maggiore. In seguito a un rapporto che scrisse per Truman dove delineò i problemi che stava avendo la CIA nella sua breve nuova vita, gli venne richiesto, in risposta, di gestire le operazioni clandestine.
Il passaggio successivo, dopo un breve periodo, divenne quello di ottenere il ruolo di vice direttore della CIA sotto il generale Walter Bedell Smith (1895-1961). La disciplina marziale richiesta ai suoi subordinati non si accostava al giovane Dulles con il quale nacquero diverse incomprensioni. Nel momento in cui Dwight Eisenhower divenne presidente, nominò sottosegretario il generale Bedell Smith sotto John Foster Dulles che divenne il nuovo segretario di stato.
La potenza di fuoco di John Foster consegnò in mano al fratello il ruolo tanto agognato di direttore della CIA. Bedell Smith, si oppose alla nomina di Dulles considerando la sua passione per le operazioni coperte nociva per l’agenzia e l’intera politica estera americana. Donovan, che si era speso moltissimo con «Ike» Eisenhower per ottenere la carica, allo stesso modo predisse che il suo sottoposto al tempo dell’OSS avrebbe mandato tutto all’aria.
Nonostante le gufate dei suoi ex colleghi, Allen assieme al fratello condussero per un’intera decade la politica estera americana fino all’ascesa politica di John Fitzgerald Kennedy alla presidenza e al disastro della Baia dei Porci del 1962.
Marco Dolcetta Capuzzo
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Storia
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