Utero in affitto
Maternità surrogata, l’India e la messa al bando universale

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Definendola una pratica «deplorevole» il pontefice ha chiesto ai diplomatici di tutto il mondo un divieto universale. New Delhi – un tempo capitale mondiale di questo business – ha compiuto negli ultimi anni passi in questa direzione. «Ma anche permetterla solo all’interno dei legami parentali, come accade ora, pone le donne a rischio di gravi situazioni di sfruttamento», ammonisce il dr. Pascoal Carvalho, membro della Pontificia Accademia per la Vita.
(…)
Fino alla metà degli anni 2010, l’India era considerata la “capitale mondiale della maternità surrogata”. La pratica era legale e non regolamentata, attirando per questo molte coppie dall’estero. Le preoccupazioni per il potenziale sfruttamento delle madri surrogate e le pratiche non etiche hanno, tuttavia, spinto il governo di New Delhi a rivedere la sua posizione in materia. Già nel 2015 – però – è stata emanata una direttiva che proibisce agli aspiranti genitori stranieri di stipulare accordi di maternità surrogata in India.
Questo cambiamento è stato codificato in legge nel 2020 con il Surrogacy (Regulation) Act, che ha limitato i servizi di maternità surrogata ai cittadini indiani e ha introdotto regolamenti per proteggere i diritti delle madri surrogate.
Nel 2021, poi, il Surrogacy (Regulation) Act è stato ulteriormente rivisto. Le nuove leggi hanno limitato i servizi di maternità surrogata alle coppie indiane sposate legalmente da almeno cinque anni e in grado di fornire un certificato di infertilità comprovata. Inoltre, la maternità surrogata è stata limitata a un «parente stretto» della coppia, aggiungendo un livello di complessità nella ricerca di una persona adatta.
Gli emendamenti del 2022 e del 2023 hanno ulteriormente inasprito le norme sulla maternità surrogata. Le leggi ora stabiliscono che le madri surrogate devono essere sposate, avere almeno un figlio biologico e un’età compresa tra i 25 e i 35 anni.
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La maternità surrogata commerciale è stata bandita, consentendo solo la maternità surrogata «altruistica», e alle madri surrogate è stato permesso di portare avanti una sola gravidanza nel corso della loro vita a scopo di maternità surrogata.
L’accesso alla maternità surrogata oggi in India è dunque legale solo per le coppie sposate da almeno cinque anni e di età compresa tra i 23 e i 50 anni per le donne e tra i 26 e i 55 anni per gli uomini. È ammessa solo per le coppie che non sono in grado di concepire un figlio dopo cinque anni di tentativi o per le quali la gravidanza non è sicura dal punto di vista medico o potrebbe causare condizioni di pericolo di vita o gravi lesioni permanenti.
È vietato pagare la madre surrogata al di là delle spese mediche ragionevoli e dell’assicurazione. Sia la coppia intenzionata che la madre surrogata devono ottenere un certificato di idoneità dall’autorità competente.
Nel 2023, a marzo, un ulteriore emendamento del governo ha vietato l’uso di gameti di donatori. Tuttavia, questa modifica è stata messa in discussione in ottobre dall’Alta Corte di Delhi, anche se lo stesso giudice ha osservato che «l’industria della maternità surrogata» non dovrebbe essere incoraggiata in India, dove, se non controllata, potrebbe diventare un business da miliardi di dollari.
Nonostante i limiti posti la questione della maternità surrogata resta un problema dal punto di vista etico. «Qualsiasi sua forma è moralmente inaccettabile» commenta ad AsiaNews il dottor Pascoal Carvalho, membro indiano della Pontificia Accademia per la Vita. «La procedura comporta mezzi e tecniche moralmente illeciti. Le persone sono generalmente inconsapevoli delle implicazioni morali della tecnologia coinvolta».
«Inoltre – continua il dr. Carvalho – le persone in generale pensano che le madri surrogate facciano del bene alle famiglie, ma si sbagliano. Anche limitandola a persone all’interno dei rapporti di parentela e senza motivazioni commerciali, le donne potrebbero essere esposte a gravi pericoli, soprattutto nelle famiglie miste o allargate, come in India, dove genitori, figli e nonni vivono insieme. In questi contesti una donna può subire pressioni per prestarsi alla maternità surrogata a favore di un’altra donna infertile della famiglia».
«È la dignità delle donne a essere in gioco – conclude il bioetico cattolico indiano – perché la maternità surrogata le considera come “merci” o strumenti per produrre bambini. La maternità surrogata non è mai a favore della vita. È solo un business promosso con strategie di marketing ingannevoli, dove bambino non è visto come un dono, ma come un oggetto da procurare».
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Gender
La Slovacchia modifica la Costituzione per riconoscere solo due sessi e vietare maternità surrogata e adozione omosessuale

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Utero in affitto
ONU: Un rapporto chiede l’eliminazione della maternità surrogata

Il 14 luglio 2025, Reem Alsalem, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne e le giovani donne, ha presentato all’Assemblea Generale un rapporto che esamina «le varie manifestazioni di violenza contro donne e ragazze nel contesto della maternità surrogata» (gestazione per altri o GPA).
Secondo questo rapporto, la maternità surrogata è in aumento in tutto il mondo, con una notevole crescita degli accordi transfrontalieri, in cui genitori provenienti da paesi ad alto reddito si avvalgono di donne in giurisdizioni in cui la pratica è legale. Il mercato globale è stato valutato a quasi 15 miliardi di dollari nel 2023 e si prevede che raggiungerà i 100 miliardi di dollari entro il 2033.
Le madri surrogate ricevono in genere tra il 10% e il 27,5% del pagamento totale, mentre La maggior parte viene pagata agli intermediari. Inoltre, esistono incentivi finanziari per coloro che reclutano donne per le agenzie di maternità surrogata, il che genera dinamiche di reclutamento in contesti vulnerabili.
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Quadri giuridici divergenti
Il rapporto identifica tre principali modelli normativi: il divieto assoluto, come in Italia, che ha dichiarato la maternità surrogata un «reato universale» nel 2024; la regolamentazione degli accordi altruistici (Australia, India); e l’autorizzazione degli accordi commerciali (Georgia, Israele e Ucraina). In molti paesi, la mancanza di regolamentazione crea scappatoie legali.
Il rapporto evidenzia che le madri surrogate provengono generalmente da contesti meno privilegiati e di status sociale inferiore rispetto ai genitori intenzionali. A ciò si aggiunge la situazione delle donne che donano i propri ovuli, esposte a trattamenti ormonali invasivi, e quella delle madri committenti, che possono essere soggette a pressioni in contesti legali complessi.
Vi sono anche casi di tratta in cui famiglie povere affidano le proprie figlie a reti di maternità surrogata con false promesse di lavoro o matrimonio.
Il rapporto descrive in dettaglio varie forme di Violenza:
Economica: contratti che impongono la rinuncia all’autonomia medica, il diniego di risarcimento o restrizioni alla libertà di movimento.
Psicologica: pressione emotiva ad accettare la pratica, alti livelli di depressione e ansia e traumi legati alla separazione postpartum.
Fisica: rischi medici maggiori rispetto a quelli di una gravidanza convenzionale, come tagli cesarei multipli, parti prematuri e complicazioni legate ai trattamenti per la fertilità.
Riproduttiva: aborti forzati, riduzione embrionale e restrizioni contrattuali che possono equivalere a schiavitù.
Il documento mette in guardia dalle conseguenze per i minori, in particolare per le bambine. Queste includono la separazione immediata dopo il parto, tassi più elevati di parti prematuri e sottopeso, il divieto di allattamento al seno in molti contratti e i rischi di mancanza di nazionalità o identità legale negli accordi internazionali.
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Responsabilità
Alsalem identifica come principali responsabili degli atti di violenza le agenzie e gli intermediari che reclutano donne in situazioni di vulnerabilità, gli operatori sanitari che eseguono interventi senza consenso e, in alcuni casi, gli Stati stessi, quando ricorrono a pratiche coercitive o non riescono a garantire una protezione adeguata.
Richiesta di uno «strumento internazionale giuridicamente vincolante»
Nelle sue conclusioni, il rapporto delle Nazioni Unite propone di «adottare misure per sradicare la maternità surrogata in tutte le sue forme». Raccomanda inoltre l’adozione di uno «strumento internazionale giuridicamente vincolante che ne vieti ogni forma».
«Un riconoscimento senza precedenti»
«Si tratta di un riconoscimento senza precedenti al più alto livello internazionale», afferma Olivia Maurel, portavoce della Dichiarazione di Casablanca, una coalizione internazionale di oltre 150 esperti e associazioni provenienti da tutto lo spettro politico e culturale che si batte per l’abolizione della maternità surrogata dal 2023.
«La maternità surrogata non è un atto d’amore, ma una forma di violenza e sfruttamento», denuncia Olivia Maurel, nata lei stessa tramite maternità surrogata. E «questo rapporto storico apre la strada alla sua messa al bando globale», aggiunge.
A seguito di questa posizione delle Nazioni Unite, la Dichiarazione di Casablanca invita gli Stati «ad assumersi le proprie responsabilità e ad impegnarsi ora a tradurre queste raccomandazioni in misure concrete».
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Utero in affitto
Coppia gay chiede che il figlio nato dalla surrogata sia ucciso

Two men hired surrogate Brittney Pearson to create their “dream family.”
By the end of the process, a 25-week-old baby boy was murdered. [Thread] — Lila Rose (@LilaGraceRose) July 18, 2023
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