Geopolitica
L’ONU riferisce che il 90% della popolazione di Gaza è sfollata

Muhannad Hadi, il massimo funzionario umanitario delle Nazioni Unite per i territori palestinesi, ha affermato ieri che i successivi ordini israeliani di evacuazione a Gaza, di cui 12 solo in agosto, hanno sfollato il 90% dei 2,1 milioni di residenti dal 7 ottobre, ha riferito l’agemzoa Associated Press.
Lo Hadi ha affermato che gli ordini di evacuazione mettono in pericolo i civili invece di proteggerli. «Costringono le famiglie a fuggire di nuovo, spesso sotto il fuoco nemico e con i pochi averi che possono portare con sé, in un’area sempre più ridotta«, affollata e pericolosa. I civili vengono privati di cure mediche, ripari, pozzi d’acqua e forniture umanitarie, «correndo da un luogo distrutto all’altro, senza fine in vista», ha detto.
Il funzionario onusiano ha affermato nella dichiarazione del 22 agosto che il diritto internazionale umanitario richiede la protezione dei civili. «La via da seguire è tanto chiara quanto urgente: proteggere i civili, rilasciare gli ostaggi, facilitare l’accesso umanitario, concordare un cessate il fuoco».
Le evacuazioni rappresentano anche l’ultima minaccia per il personale delle Nazioni Unite che lavora a Gaza e colpiscono le strutture umanitarie, secondo il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric, che ha citato come esempio il fatto che il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite ha perso l’accesso al suo magazzino nel centro di Deir al-Balah.
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«Questo era il terzo e ultimo magazzino operativo nell’area centrale di Gaza», ha detto il Dujarric. «Anche cinque cucine comunitarie gestite dal WFP sono state evacuate, mentre l’agenzia cerca nuove sedi per loro».
Come riportato da Renovatio 21, a fine marzo un rapporto ONU riferiva quella di Gaza come una «fame catastrofica», portando alla luce il tema dei bambini che stanno letteralmente morendo di fame a Gaza.
Alti funzionari delle Nazioni Unite hanno lanciato molteplici allarmi sulla situazione della fame nella Striscia di Gaza, specie per i più piccoli. A inizio marzo il ministero della Sanità palestinese a Gaza ha riferito che 15 bambini sono morti di fame in un unico ospedale, e le Nazioni Unite hanno affermato che la carestia è «quasi inevitabile» nel territorio.
A maggio la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, ha dichiarato in un’intervista a «Meet the Press» che «c’è una carestia, una carestia in piena regola nel Nord, e si sta spostando verso sud».
Come noto, il 29 febbraio, le forze israeliane hanno aperto il fuoco sulla folla di palestinesi in attesa degli aiuti alimentari, causando un centinaio di morti.
Come riportato da Renovatio 21, un articolo dell’Associated Press di settimane fa indicava che quella di Gaza è una «fame artificiale».
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Immagine dell’ottobre 2023 di Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine modificata
Geopolitica
La Francia prevede una «grande guerra in Europa» entro il 2030

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Geopolitica
Israele attacca di nuovo Damasco

Ieri Israele ha attaccato il quartier generale dell’esercito siriano e alcune località vicine al palazzo presidenziale a Damasco. L’attacco, trasmesso in diretta dal canale televisivo iraniano ISNA, è stato effettuato dopo che lo Stato Giudaico aveva lanciato l’allarme in risposta alle operazioni militari siriane contro la minoranza etnica drusa.
Violenti scontri sono in corso da diversi giorni nella città di Sweida, tra le forze di sicurezza siriane, supportate da gruppi beduini, e i militanti drusi. Nel tentativo di proteggere questi ultimi, l’esercito israeliano ha condotto attacchi aerei sulla Siria meridionale. Gli attacchi di mercoledì hanno colpito anche la città di Sweida, a maggioranza drusa, dove il cessate il fuoco annunciato la sera precedente si è rapidamente trasformato in un quarto giorno di combattimenti.
Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno dichiarato lunedì di aver «colpito l’ingresso del quartier generale militare del regime siriano».
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«Il quartier generale militare di Damasco è il luogo da cui i comandanti del regime siriano dirigono le operazioni di combattimento e schierano le forze del regime nell’area di As-Suwayda», ha aggiunto in un post su Telegram.
Fonti di sicurezza all’interno del ministero della Difesa siriano hanno riferito a Reuters che almeno due attacchi di droni hanno colpito l’edificio, costringendo gli alti ufficiali a rifugiarsi in un rifugio sotterraneo. Secondo l’emittente televisiva statale Elekhbariya, due civili sono rimasti feriti nell’attacco, sebbene le autorità siriane non abbiano confermato alcuna vittima.
Diversi gruppi militanti guidati da Hayat Tahrir al-Sham (HTS) hanno preso il potere a Damasco alla fine dello scorso anno. In seguito ai disordini, Israele ha invaso la zona cuscinetto nella Siria sudoccidentale, adiacente alle alture del Golan occupate da Israele, e ha condotto una campagna aerea.
Da dicembre, gli islamisti hanno perpetrato diversi massacri ai danni delle minoranze siriane, tra cui alawiti, cristiani e drusi.
Israele ha condotto numerosi attacchi in Siria, citando la necessità di proteggere la comunità drusa. Gli attacchi più recenti hanno fatto seguito a una dichiarazione dell’eminente sceicco druso Hikmat al-Hajri, che ha accusato le truppe governative di aver violato il cessate il fuoco e ha invitato i combattenti a contrastare quello che ha definito un attacco barbaro.
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Come riportato da Renovatio 21, Israele tre mesi fa ha ammesso di aver attaccato nei pressi del palazzo residenziale siriano. Il ministro della Difesa Israel Katz e l’ufficio del premier Netanyahu aveva parlato di un attacco con droni come «operazione di avvertimento» contro un non troppo definito «gruppo estremista», che si è tentati di pensare sia nientemeno che il governo damasceno.
Lo Stato Ebraico aveva parlato di attacchi aerei per «smilitarizzare» la Siria. Tuttavia un ex capo della Direzione dell’Intelligence israeliana aveva ammesso che «il caos in Siria è benefico per Israele».
Netanyahu a inizio anno aveva visitato il territorio israeliano occupato dalle forze dello Stato Ebraico. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva annunciato che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) dovevano istituire una «zona di difesa sterile» temporanea nella Siria meridionale per prevenire qualsiasi «minaccia terroristica» dopo la caduta del governo Assad.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa Israele aveva annunciato una presenza militare indefinita in Siria.
I rapporti diplomatici tra i due Paesi, tuttavia, sembravano distesi, con Israele a definire gli islamisti al potere a Damasco come «jihadisti educati». Solo due settimane fa si era ventilata l’ipotesi che la Siria di al-Jolani (che significa in arabo «l’uomo del Golan») poteva ritirare la richiesta di restituzione da parte di Israele delle alture del Golan.
Anche sotto il governo Assad, Israele colpiva ciclicamente la Siria e la sua capitale, persino con attacchi diurni. Un anno nel centro damasceno fu centrato da un attacco il generale di brigata Mohammad Reza Zahedi del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana (i cosiddetti pasdaran).
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Il ministro della Difesa tedesco afferma che le truppe sono pronte a uccidere i russi. Il Cremlino: Germania «di nuovo pericolosa»

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