Bioetica
Londra decriminalizza totalmente l’aborto. La foglia di fico del figlicidio continua nel mondo

In Inghilterra, l’aborto non è più considerato un reato: il Parlamento di Westminster ha approvato, con 379 voti favorevoli e 137 contrari, la decriminalizzazione dell’interruzione di gravidanza.
Fino a martedì scorso, l’aborto era ancora formalmente regolato da una legge del 1861, che lo classificava come un crimine punibile fino all’ergastolo.
Una legge del 1967, pur non abrogando la normativa ottocentesca, ne aveva attenuato l’applicazione, consentendo l’aborto fino alla 24ª settimana di gravidanza con il consenso di due medici.
Questo equilibrio legislativo, tipico compromesso britannico che chiamano «fudge», rendeva il regime sull’aborto tra i più permissivi nella pratica, ma tra i più rigidi in teoria.
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La deputata laburista Tonia Antoniazzi, promotrice dell’emendamento, ha sottolineato che la nuova legge impedirà che donne vulnerabili siano arrestate o perseguite per aver interrotto la gravidanza, come accaduto in alcuni casi recenti.
Nonostante la libertà di voto concessa dai partiti, la ministra della Giustizia laburista, Shabana Mahmood, di fede musulmana, si è opposta all’emendamento.
I critici temono che la decriminalizzazione possa aprire la strada a interruzioni di gravidanza fino al termine della gestazione.
Alcuni sostenitori dell’aborto, inoltre, avrebbero preferito evitare di riaprire il dibattito, per scongiurare il rischio di polarizzazioni culturali simili a quelle osservate negli Stati Uniti, finora evitate grazie a un compromesso giuridico.
Si tratta dell’ennesima foglia di fico riguardo il libero aborto: anche in Italia l’iniqua legge 194/78 – la quale ha l’assurdo nome di legge per la protezione della maternità – non prevede, in teoria, il «diritto» al feticidio, tuttavia è così che è comunemente intesa, e guai a chi la tocca, dicono femministe e radicali, che di fatto vogliono conservare una legge fatta e firmata da democristiani.
La 194, come le leggi degli altri Paesi, sanciscono di fatto il figlicidio aggirando la giurisprudenza precedente (compresa quella vecchia di decenni se non di secoli) e il diritto tout court. Tali leggi solo cosmeticamente vogliono limitare il fenomeno per poi di fatto liberarlo in ogni modo, compresa la stessa struttura della legge, che pare essere fatta apposta per essere demolita nei suoi paletti da successive azioni giudiziarie.
Come ripetuto da Renovatio 21, anche la legge iniquia 40/2004, che ha dato il via libera alla produzione di esseri umani in laboratorio, è fatta – da democristiani – allo stesso modo: una legge con elementi contradditoria pronta per essere smontata in più riprese dai giudici di vari gradi.
Nonostante il colpo inferto dalla sentenza della Corte Suprema USA Dobbs. vs Jackson, La foglia di fico dell’aborto continua.
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Immagine di Peter Trimming via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Bioetica
Il Parlamento olandese respinge la risoluzione che dichiara l’aborto un «diritto umano»

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Bioetica
L’OMS aggiunge la pillola abortiva alla lista dei «medicinali essenziali»

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha aggiunto la pillola abortiva alla sua lista di «medicinali essenziali» poche settimane dopo la morte di un’adolescente canadese in seguito a un aborto chimico.
Il 5 settembre l’OMS ha pubblicato la 24a edizione del suo Elenco modello dei farmaci essenziali, che ora include una sezione sui farmaci abortivi, tra cui il mifepristone e il misoprostolo, utilizzati per porre fine chimicamente alla vita dei bambini nel grembo materno.
«I farmaci essenziali sono quelli che soddisfano i bisogni sanitari prioritari di una popolazione», ha scritto l’OMS nell’introduzione al nuovo elenco. «Sono selezionati tenendo in debita considerazione la prevalenza della malattia e la rilevanza per la salute pubblica, le prove di efficacia e sicurezza e il rapporto costo-efficacia comparativo».
L’elenco modello dei farmaci essenziali è stato istituito nel 1977 e comprende un lungo elenco di analgesici, vaccini e farmaci antimalarici. Ora, l’elenco include due farmaci pericolosi che pongono fine alla vita dei feti: il mifepristone (che va anche sotto il nome di RU486) e il misoprostolo.
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In un aborto chimico, la prima pillola, il mifepristone, tenta di far morire di fame il bambino che si sta sviluppando nell’utero bloccando l’ormone della gravidanza, il progesterone. Tuttavia, dopo aver assunto la prima pillola, una donna può ancora cambiare idea. Può sottoporsi a procedure d’urgenza per invertire gli effetti della prima pillola. A condizione che non abbia assunto la seconda pillola, il suo bambino può spesso essere salvato attraverso questo processo, noto come inversione della pillola abortiva.
Il secondo farmaco richiesto in un aborto chimico è il misoprostolo, che viene assunto 24-48 ore dopo, solitamente a casa. Il misoprostolo provoca la contrazione dell’utero, espellendo il bambino. Questo può causare crampi, sanguinamento e spesso richiede cure mediche. Il bambino poi, di solito viene espulso nel water di casa, quindi dopo lo sciacquone il piccolo si troverà nelle fogne dove verrà divorato da ratti, pesci, insetti, anfibi ed altre creature infime.
Gli aborti chimici, letali per i feti quando hanno successo, sono spesso dolorosi per le madri e possono causare infezioni o emorragie che possono richiedere cure d’urgenza. Tra il 2000 e il 2011, 14 donne negli Stati Uniti sono morte per complicazioni successive ad aborti chimici.
L’aggiunta dei farmaci da parte dell’OMS arriva poche settimane dopo la morte di una diciannovenne canadese a causa di un’infezione in seguito a un aborto chimico. Casi di donne morte dopo l’aborto chimico sono comuni in tutto il mondo, compresa l’Italia. Nel 2014 una donna incinta morì in un ospedale di Torino dopo la somministrazione. I parlamentari sedicenti cattolici, una pattuglia in teoria all’epoca nutrita in tutti gli schieramenti, non dissero una parola, forse mezza.
La menzogna della pillola feticida come «sicura ed efficace» (ricordate questo slogan?) è stata dimostrata in uno studio pubblicato mesi fa. Cinque anni fa in Gran Bretagna erano trapelate sconvolgenti email sui suoi esiti letali.
Attualmente diversi Stati americani hanno vietato questi farmaci pericolosi. Ben 22 procuratori generali statali americani chiedono una revisione dei pericoli del mifepristone e sollecitano l’amministrazione Trump a ripristinare le restrizioni sulla pillola abortiva. A inizio anno il segretario alla salute USA Roberto F. Kennedy aveva confermato che lo stesso presidente Donaldo Trump gli aveva chiesto di studiare i pericoli della pillola abortiva.
Come riportato da Renovatio 21, specularmente, due anni fa emerse una lettera pro-pillola figlicida firmata da 200 dirigenti delle multinazionali farmaceutiche, tra cui il CEO di Pfizer Albert Bourla.
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In Italia invece, ai tempi del governo pandemico, il ministro della Salute Roberto Speranza aveva iniziato l’iter per rendere sempre più facile l’uso della pillola abortiva. La cultura degli aborti fai-da-te si sta moltiplicando ovunque, con immenso inquinamento delle riserve idriche. Non si tratta della prima volta che vengono lanciati gli allarmi sull’inquinamento dei fiumi da parte della pillola abortiva RU486, detta anche «pesticida umano». È noto che anche la pillola anticoncenzionale, che è uno steroide sintetico, ha un effetto devastante sui fiumi e sulla fauna ittica, e in particolare starebbe facendo diventare i pesci transessuali.
Se il fine dell’OMS fosse davvero la salute umana, allora dovrebbero essere considerati farmaci salvavita quei farmaci come il progesterone che, se presi in tempo, possono neutralizzare l’effetto feticida dell’aborto chimico, salvando il bambino.
Ma sappiamo che il fine dell’OMS non è la vita. È, incontrovertibilmente, la morte.
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Bioetica
Il vescovo Mutsaerts: Chesterton ha dimostrato perché l’aborto è la tirannia dei forti contro i deboli

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