Sport e Marzialistica
L’olimpionico maestro di judo di Putin torna in Italia

Il maestro Ezio Gamba, vincitore della medaglia d’oro olimpica nel judo ai Giochi di Mosca 1980, ha deciso di lasciare il suo incarico in Russia per presentare la sua candidatura alla presidenza della Federazione Italiana di Judo e arti marziali. Lo riporta l’agenzia ANSA.
Secondo quanto riportano i giornali, dopo aver affrontato una battaglia contro la malattia, il maestro ora si sente ora pronto per una nuova sfida e ritiene di essere la persona ideale per guidare il judo in Italia.
Il maestro Gamba, nato a Brescia 65 anni fa, è celeberrimo nell’arte marziale fondata da Jigor Kano, e non solo in Italia, ma anche in Russia, dove ha ricoperto il ruolo di coordinatore tecnico della nazionale, e con un certo successo: sotto la guida dell’Italiano, nel 2012 i judoka russi alle Olimpiadi di Londra hanno vinto incredibilmente tre ori.
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È noto che Gamba ha allenato in varie occasioni il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, di cui si narra si stato anche allenatore a livello personale.
Nel 2016 il maestro judoka fu naturalizzato cittadino russo, ricevendo il passaporto da Putin in persona. Nel discorso alla stampa, Putin dice di aver parlato con l’allora premier italiano e avergli ricordato che l’allenatore della nazionale russa di Judo aveva conseguito, nel 2012, un risultato mai visto nella storia: cinque medaglie, tra cui tre d’oro.
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Gamba vinse l’oro categoria pesi leggeri alle Olimpiadi 1980 battendo il britannico Neil Adams. Per partecipare ai Giochi di Mosca fu indotto alla difficile scelta di congedarsi dai carabinieri_ l’URSS era infatti oggetto di un boicottaggio occidentale per l’invasione dell’Afghanistan. Alle successive Olimpiadi di Los Angeles 1984, vinse la medaglia d’argento.
Nel suo Palmarès si contano un oro agli europei di Rostock 1982 seguito da altri quattro argenti ed un bronzo nelle competizioni continentali; tre argenti invece ai mondiali di Madrid 1976, Parigi 1979 e Mosca (città che gli ha portato fortuna) nel 1983.
Dopo il ritiro a seguito delle Olimpiadi di Seoul del 1988, ha allenato la nazionale italiana sino al 2004, per poi divenire per un anno responsabile tecnico della Federazione Africana di Arti Marziali.
Trasferitosi in Russia nel 2009, nel 2010 viene nominato miglior allenatore europeo dell’anno.
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Ora il maestro si candida alla presidenza della FIJLKAN, la Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali. «Mi sento completamente rigenerato e pronto ad una nuova avventura», dice Gamba in una lettera agli ambienti FIJLKAM riportata dall’ANSA, nella quale racconta della sua lotta con la malattia di quattro anni fa come «la prova più difficile», che ha lo ha portato ad un «riavvicinamento all’Italia», dicendosi quindi «l’uomo giusto» per l’ente sportivo.
La FIJLKAM dovrebbe andare al voto a conclusione di questo quadriennio olimpico, dopo aver vissuto un’edizione dei Giochi che ha visto l’oro di Alice Bellandi, ma anche recriminazioni per gli arbitraggi arrivate direttamente dalla Federazione Italiana.
Allo scoppio della guerra ucraina Gamba si è dimesso da segretario generale dell’EJU, l’Unione Europea Judo.
«Sono certo di essere la persona giusta, capace di prendersi la responsabilità che la direzione e la gestione di una federazione così importante richiedono» scrive nella lettera riportata dall’agenzia, dichiarandosi «convinto che ciascuno dei nostri settori, judo, lotta, karate, insieme al ju-jitsu e a tutte le discipline associate, già disponga di persone capaci oneste, che consentano di prevedere almeno due cicli olimpici di lavoro: confido pertanto nel supporto di tutti coloro che pensano che sia il momento opportuno per intraprendere insieme a me questo percorso, con il contributo di nuove idee e competenze diversificate».
«Il judo e questa federazione mi hanno dato tanto e ora, insieme a voi, è giunto il momento di ricambiare. Costruiamo insieme il nostro futuro» conclude il maestro Gamba.
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È morto il maestro Kurihara, colonna del judo in Italia

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Sport e Marzialistica
Monaci shaolini, dall’incontro con papa Francesco e la caduta in disgrazia del bonzo manager

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
I social network cinesi discutono sull’inchiesta per corruzione e scandali sessuali aperta contro l’abate Shi, l’uomo che ha trasformato in un impero economico il tempio famoso per il Kung Fu. Queste accuse erano emerse già in passato senza però scalfirne il potere. Per questo alcuni commentatori hanno osservato che i suoi guai sono cominciati una volta tornato in Cina dopo la visita in Vaticano, di cui Pechino non ha mai dato notizia. L’ipotesi che si sia spinto troppo oltre, con un’iniziativa non concordata con il Partito.
Shi Yongxin, l’abate del Tempio Shaolin famoso per il Kung Fu, è sotto indagine da parte delle autorità cinesi. Secondo un comunicato del tempio, è accusato di appropriazione indebita, relazioni improprie con donne e di aver avuto figli illegittimi. L’Associazione Buddista Cinese ufficiale ha dichiarato che l’ordinazione monastica di Shi Yongxin è stata revocata.
Secondo il sito cinese Caixin, Shi è stato prelevato a mezzanotte il 25 luglio. Lo stesso giornale ha riferito che, dopo una visita all’estero durante la Festa di Primavera (il capodanno lunare cinese, caduto quest’anno in febbraio, ndr), gli è stato proibito di lasciare la Cina. Dopo tale visita, è stato convocato dalle autorità, ma poteva ancora viaggiare all’interno del Paese.
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Il rapporto di Caixin non specifica né la destinazione né il contenuto della visita all’estero. Ma è noto che a febbraio, Shi ha guidato una delegazione del Tempio Shaolin in Vaticano che incontrò il 1 febbraio papa Francesco. Quella visita non venne menzionata dalle autorità cinesi e i media statali non ne diedero alcuna notizia.
La stessa Santa Sede mantenne un profilo basso sulla visita, data la natura non ufficiale dell’incontro. Ma sui social network cinesi alcuni analisti ipotizzano che questa sia la vera causa dei problemi per Shi.
Commenti online ricordano che non esistono relazioni diplomatiche formali tra la Cina e il Vaticano; per questo suggeriscono che Shi potrebbe aver aggirato l’autorizzazione delle autorità, giocando d’azzardo per accrescere il proprio prestigio come leader religioso, cosa non tollerata da Pechino. Altri commentatori ritengono che la visita sia stata un errore politico, dovuto a un errato calcolo del clima: in un contesto in cui le autorità cinesi spingono per la sinicizzazione e il controllo ideologico, ogni passo oltre i limiti è visto come una sfida al Partito Comunista, anche se non verrà mai menzionato ufficialmente.
Non stupisce comunque che la motivazione ufficiale di cui si parla sia l’appropriazione dei profitti generati dal Tempio Shaolin. Shi è diventato monaco qui nel 1981, all’età di 16 anni, ed è abate dal 1999. Sotto la sua guida, il tempio con 1500 anni di storia si è trasformato in un marchio globale che ogni anno attira migliaia di seguaci buddhisti e appassionati di Kung Fu da tutto il mondo. Shi ha costruito un impero economico, guadagnandosi il soprannome di «monaco CEO».
Ma oltre al successo commerciale, Shi ha alle spalle anche una carriera politica. È stato vicepresidente dell’Associazione Buddhista Cinese e membro della Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese. Per oltre un decennio, è stato anche rappresentante al Congresso Nazionale del Popolo. Ha sostenuto le direttive delle autorità sulla sinicizzazione del buddhismo.
Nel 2018, il Tempio Shaolin è stato il primo ad issare la bandiera nazionale cinese, gesto che ha generato ampi dibattiti sul web cinese.
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In Cina, le organizzazioni religiose ufficiali sono sotto la guida del Dipartimento del Fronte Unito del Partito Comunista Cinese. Gli analisti affermano che Shi non è solo un leader religioso, ma anche un funzionario statale per via del suo coinvolgimento politico. Non è ancora chiaro, dunque, se la visita in Vaticano sia stata approvata dalle autorità: le foto mostrano un colloquio privato tra Shi e papa Francesco, senza la presenza di funzionari cinesi.
Il Tempio Shaolin ha guadagnato popolarità nella cultura pop grazie a un film interpretato da Jet Li. Tuttavia, la sua commercializzazione è stata fortemente criticata. I media cinesi hanno stimato che, in passato, le entrate turistiche del tempio rappresentassero quasi un terzo del bilancio annuale della città di Dengfeng, dove si trova il tempio. Il tempio è stato criticato per l’alto prezzo dei biglietti, la vendita di incenso e prodotti buddhisti. Si vociferava persino un piano per quotarlo in borsa. Nel 2015, i progetti di costruzione di un hotel, una scuola di Kung Fu e un campo da golf suscitarono forti polemiche.
L’impero del Tempio Shaolin si è espanso anche all’estero. Attualmente, truppe di monaci viaggiano per il mondo per esibirsi in spettacoli di arti marziali. Il tempio ha anche fondato filiali in vari Paesi. Con questa espansione le voci su Shi circolavano da tempo. Già nel 2015, un suo discepolo lo aveva accusato di corruzione e di avere due figli illegittimi. Ma allora – a differenza di oggi – un’indagine delle autorità concluse che mancavano prove.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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La boxe oltre il sogno olimpico. Renovatio 21 intervista il pugile medaglia d’oro Roberto Cammarelle

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