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Terrorismo

La Turchia bombarda i proxy USA in Siria dopo l’attacco terroristico di Ankara

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Mercoledì sera la Turchia ha condotto diversi attacchi aerei e bombardamenti di artiglieria nella Siria settentrionale e orientale controllata dagli Stati Uniti, prendendo di mira le posizioni tenute dalle Forze democratiche siriane curde (SDF). Lo riporta il sito The Cradle.

 

Gli attacchi hanno preso di mira diversi villaggi e siti nelle province siriane di Aleppo, Raqqa e Hasakah. Uno degli attacchi ha colpito un avamposto militare delle SDF nella campagna della città di Al-Malikiyah, nella regione del triplice confine tra Siria, Turchia e Iraq. L’artiglieria turca ha anche colpito siti delle SDF nel villaggio di Umm al-Kaif nella campagna della città di Tal Tamr, a nord-ovest di Hasakah.

 

Secondo quanto riportato, i bombardamenti dell’artiglieria turca hanno colpito i villaggi di Al-Sayyada, Aoun Al-Dadat, Al-Tukhar e Al-Daraj.

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Giovedì, l’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) con sede nel Regno Unito ha riferito che gli attacchi hanno ucciso almeno «27 membri di formazioni militari operanti nelle aree controllate dalle SDF», tre soldati dell’Esercito arabo siriano (SAA) e almeno quattro civili.

 

Da parte sua, il ministero della Difesa Nazionale della Turchia ha affermato che 32 obiettivi in ​​Siria e Iraq sono stati «distrutti» nell’offensiva aerea senza fornire dettagli sulle località colpite. I funzionari hanno aggiunto che sono state prese «ogni tipo di precauzione» per prevenire danni ai civili.

 

I violenti attacchi sono stati lanciati poche ore dopo che alcuni aggressori armati avevano fatto esplodere degli esplosivi e aperto il fuoco contro la sede centrale della Turkish Aerospace Industries (TUSAS) ad Ankara, che progetta, produce e assembla aerei civili e militari, veicoli aerei senza pilota (UAV) e altri sistemi spaziali e dell’industria della difesa.

 

Il ministro degli Interni turco Ali Yerlikaya e il ministro della Difesa Yasar Guler hanno accusato il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) di essere dietro l’attacco.

 

«Ogni volta diamo a questi mascalzoni del PKK la punizione che meritano. Ma non tornano mai in sé», ha detto Guler. «Li perseguiteremo finché non sarà eliminato l’ultimo terrorista».

 

Almeno cinque persone sono state uccise e 22 ferite nell’attacco di Ankara. Anche due aggressori, un uomo e una donna, sono stati uccisi.

 

La Turchia conduce regolarmente attacchi aerei contro il PKK in Iraq e contro le SDF in Siria. Nel 2014, l’esercito statunitense ha iniziato a collaborare con le Unità di protezione popolare curde (YPG), una propaggine del PKK. Le YPG hanno poi cambiato nome in SDF.

 

Insieme, gli Stati Uniti e i loro alleati curdi occupano il nord-est della Siria, tra cui Hasakah, Raqqa e parti di Deir Ezzor, negando alla Siria l’accesso alle sue risorse petrolifere e ai terreni agricoli destinati alla produzione di grano.

 

L’attacco di mercoledì ad Ankara è avvenuto mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si trovava nella città russa di Kazan per partecipare al vertice annuale dei BRICS, da dove ha condannato l’«odioso attacco» insieme al presidente russo Vladimir Putin.

 

Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa la Turchia ha chiesto ufficialmente di entrare nei BRICS, e proprio nelle ore dell’attacco di Ankara il neosegretario della NATO Mark Rutte aveva commentato questa volontà della Turchia, dicendo che i turchi hanno il diritto di cooperare con il gruppo economico BRICS senza compromettere il suo status di membro del Patto Atlantico.

 

Il sentimento antiamericano nel Paese, nel frattempo, è cresciuto al punto che a Smirne Marines USA sono stati attaccati in strada da giovani nazionalisti.

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Immagine di Allied Joint Force Command Brunssum via Flickr pubblicata su licenza  Creative Common Attribution-Share Alike 2.0 Generic

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Terrorismo

Trump minaccia di «eradicare» Hamas

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avvertito che «sradicherà» Hamas se non rispetterà l’accordo di cessate il fuoco con Israele. Parlando ai giornalisti alla Casa Bianca lunedì, ha dichiarato che concederà a Hamas «una piccola possibilità» di adempiere all’accordo.   «Abbiamo stipulato un accordo con Hamas: si comporterà molto bene e agirà correttamente», ha detto Trump. «Ma se non lo farà, interverremo per sradicarlo. Se necessario, lo elimineremo».   «Sono diventati molto turbolenti e hanno compiuto azioni che non avrebbero dovuto fare. Se continueranno così, interverremo e risolveremo la situazione. E, purtroppo, accadrà in modo rapido e violento».

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Israele e il gruppo militante palestinese hanno siglato un cessate il fuoco all’inizio di ottobre, nell’ambito del piano di pace in 20 punti di Trump. Tuttavia, domenica la violenza è riesplosa: un attacco palestinese, che ha causato la morte di due soldati israeliani, ha provocato attacchi aerei israeliani che hanno ucciso almeno 28 persone a Gaza. Entrambe le parti hanno riaffermato il loro impegno a rispettare il cessate il fuoco.   Gli scontri interni a Gaza hanno inoltre reso la situazione di sicurezza nell’enclave instabile, con episodi di violenza tra Hamas e gruppi rivali. Secondo i media, Hamas ha ucciso almeno 32 uomini durante il fine settimana.   In risposta, Trump ha minacciato di «entrare e annientare» Hamas. Secondo il piano di pace, il gruppo deve disarmarsi e cedere il controllo di Gaza, pur continuando a fungere da forza di sicurezza nell’enclave «per un certo periodo».   Dopo la vittoria di Hamas alle elezioni di Gaza nel 2006, il gruppo è entrato in conflitto con l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), che governa alcune aree della Cisgiordania occupata. Sebbene l’ANP considerasse Hamas illegittimo, i sondaggi dell’epoca indicavano che il gruppo godeva del sostegno della maggioranza. Da allora, nei Territori Palestinesi non si sono più tenute elezioni.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Terrorismo

Il ministro della sicurezza israeliano Ben Gvir chiede il ritorno della guerra a Gaza

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Il ministro israeliano della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha chiesto la ripresa delle operazioni militari a Gaza, accusando Hamas di aver infranto il cessate il fuoco concordato all’inizio di ottobre.

 

Secondo le Forze di Difesa Israeliane (IDF), domenica dei militanti hanno attaccato le truppe israeliane a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, utilizzando un missile anticarro e armi da fuoco. In risposta, Israele ha effettuato bombardamenti aerei su presunti obiettivi terroristici.

 

Ben Gvir ha dichiarato: «esorto il Primo Ministro a ordinare all’IDF di riprendere operazioni su vasta scala a Gaza con la massima forza. È rischioso pensare che Hamas rispetterà l’accordo o cambierà il suo atteggiamento. Questa organizzazione terroristica deve essere distrutta completamente e al più presto».

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Il cessate il fuoco, incluso nel piano di pace in 20 punti del presidente USA Donald Trump, prevedeva nella sua prima fase il rilascio entro 72 ore di tutti gli ostaggi israeliani in cambio di prigionieri palestinesi. Hamas ha liberato 20 prigionieri vivi e restituito i resti di altri 12, ma ha segnalato difficoltà nel recuperare tutti i corpi a causa della devastazione di Gaza e del controllo israeliano su alcune aree.

 

Israele ha accusato Hamas di non aver fatto abbastanza per restituire i resti di 16 prigionieri, mentre entrambe le parti si accusano reciprocamente di violare l’accordo.

 

Domenica il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ordinato «azioni decise» contro obiettivi terroristici a Gaza, senza chiarire se ciò comporti una ripresa totale delle operazioni militari. Lo stesso giorno, un alto funzionario di Hamas, Izzat al-Risheq, ha riaffermato l’impegno del gruppo per il cessate il fuoco, accusando Israele di violarlo e di cercare pretesti per i suoi «crimini».

 

L’ala militare di Hamas ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’incidente di Rafah, dichiarando di aver perso contatto con le fazioni locali da marzo e sottolineando che l’area è sotto controllo israeliano.

 

Il ministro Itamar Ben Gvir appartiene al partito sionista secolarista Otzma Yehudit («Potere ebraico») è associato al movimento erede del partito Kach, poi dissolto da leggi anti-terroriste varate dal governo Rabin nel 1994, fondato dal rabbino americano Mehir Kahane.

 

Kach è nella lista ufficiale delle organizzazioni terroristiche di USA, Canada e, fino al 2010, su quella del Consiglio dell’Unione Europea. Il Kahane fu assassinato in un vicolo di Nuova York nel 1990, tuttavia le sue idee permangono nel sionismo politico, in primis l’idea di per cui tutti gli arabi devono lasciare Eretz Israel, la Terra di Israele.

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Come riportato da Renovatio 21, il ritorno al potere Netanyahu è dovuto al boom del partito sionista Otzma Yehudit. Il ministro del patrimonio culturale Amichai Eliyahu, che appartiene al partito sionista, ha dichiarato la disponibilità di nuclearizzare la Striscia di Gaza.

 

A luglio 2024 il ministro sionista aveva infiammato la situazione dicendo di aver pregato sulla Spianata delle Moschee, atto proibito per gli ebrei secondo gli accordi esistenti.

 

A settembre in risposta a sanzioni anti-israeliane emesse dal Belgio, il Ben Gvir aveva dichiarato che «i Paesi europei sperimenteranno il terrore».

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Terrorismo

Hamas giustizia sette uomini a Gaza

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Un recente video diffuso sui social media mostra Hamas praticare pubblicamente l’esecuzione di sette uomini a Gaza.   Le immagini sono state pubblicate lunedì, a sole 24 ore dalla firma di un accordo di cessate il fuoco per porre fine al conflitto a Gaza, mediato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump insieme a Egitto, Qatar e Turchia.   Nel filmato si vedono uomini mascherati e armati, alcuni con le caratteristiche fasce verdi di Hamas, che costringono sette uomini bendati a inginocchiarsi davanti a una folla.   Il video mostra poi gli uomini armati posizionarsi dietro i prigionieri e giustiziarli con colpi alla nuca, mentre la folla urla «Allahu Akbar».  

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Secondo il piano di pace di Trump, Hamas dovrebbe smantellare il proprio arsenale e cedere il controllo di Gaza. Tuttavia, il presidente degli Stati Uniti ha concesso al gruppo militante l’autorizzazione a mantenere il ruolo di forza di sicurezza nell’enclave «per un certo periodo di tempo».   «Hanno eliminato alcune bande molto pericolose… e hanno ucciso diversi membri di queste gang», ha dichiarato ai giornalisti martedì. «A dire il vero, questo non mi ha disturbato molto» aggiungendo che, se Hamas «non si disarmerà, lo faremo noi».   Secondo quanto riportato da Reuters lunedì, il gruppo ha ucciso almeno 32 uomini durante un’operazione di sicurezza a Gaza nel fine settimana. Un funzionario palestinese ha riferito che gli uomini appartenevano a «una gang legata a una famiglia di Gaza City», come citato dall’agenzia di stampa.    

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