Vaccini
La televisione e il tritacarne vaccinista

Giovedì 15 marzo scorso è andato in onda su La 7, durante il programma “Piazza Pulita” condotto da Corrado Formigli, un servizio dedicato al tema dei vaccini.
Formigli – e anche venerdì scorso lo ha voluto ribadire, quantomeno con certa onestà – è assolutamente un pro vax convinto e, in quanto tale, sul suo programma tira l’acqua al suo mulino. La cosa non ci stupisce.
Ospiti in studio erano tre da una parte e tre dall’altra. Sarebbe dovuto essere un dibattito, in realtà è stata una carneficina.
La trasmissione è stata confezionata con l’inevitabile condimento di servizi taglia-e-cuci, scontati e prevedibili per chiunque conosca un minimo la materia della retorica televisiva: la testimonianza di una mamma che parla di «no-vax» abbindolatori e speculatori su bambini affetti da spettro autistico; una videocamera nascosta che fa il giro di tutti i medici «no-vax» più strampalati d’Italia, e per finire qualche introduzione nei convegni dove erano presenti, come relatori, alcuni rappresentanti delle associazioni per la libera scelta.
L’obiettivo era trovare qualcosa che dimostrasse l’interesse di questi movimenti in merito alla possibile correlazione scientifica fra vaccini e autismo.
“Ospiti in studio erano tre da una parte e tre dall’altra. Sarebbe dovuto essere un dibattito, in realtà è stata una carneficina”
E così, tramite una slide immortalata durante il convegno ripreso dalle telecamere di La 7, la parolina magica – “autismo” – sono riusciti a trovarla.
Alcuni organizzatori e relatori intervistati, ovviamente, hanno cercato di correre ai ripari.
Proprio su questo servizio è intervenuto il Senatore leghista Paolo Arrigoni, che tramite un comunicato stampa datato 16 marzo ha voluto commentare la trasmissione dove è stato coinvolto proprio il convegno da lui organizzato a Lecco, l’11 febbraio scorso:
«Il servizio è stato fazioso – dice nella nota il Senatore – , in malafede e realizzato con la solita tecnica del taglia e cuci per cercare di far passare un messaggio predeterminato da parte dell’autore, ovverosia che il convegno volesse legare una presunta relazione tra vaccini e autismo: un falso clamoroso!»
L’autore del servizio è il dottor Andrea Casadio, medico e giornalista. Casadio, piaccia o non piaccia, sa fare il giornalista e, proprio per questo, sostenendo da medico pro vaccini la sua parte è riuscito a dargli il taglio che gli pareva, anche con le apposite domande fatte ad alcuni relatori presenti.
Dicevamo poi che tutti sono corsi ai ripari: tutti, infatti, hanno smentito l’idea che i vaccini possano essere causa di autismo. O almeno, tutti hanno voluto fermamente ribadire che nessuno in quel convegno ne aveva parlato.
Ovviamente il Casadio, così come chiunque conosca l’ambiente, sa bene che di questo si parla eccome.
E allora perché c’è la paura di raccontare la possibile relazione tra autismo e vaccini ?
Stiamo parlando, lo sappiamo, di un babau per il sistema farmaceutico mondiale, che perde la calma al solo sentire la parola «Wakefield», cui nella stampa, o su Wikipedia si fa seguire per automatismo le parole «frode» «radiato» «studio discreditato» «ciarlatano».
Tuttavia, prima di arrivare alle considerazioni che più nello specifico ci interessano, mi sento di fare un plauso a Claudio Simion di Comilva, che interrogato da Casadio non si è lasciato incantare ed ha risposto con intelligenza e pacatezza.
Non ha negato l’evidente relazione fra autismo e vaccini che nell’ambiente per la libera scelta vaccinale si prende in considerazione. Poi, quando gli è stato chiesto se lui credesse veramente alla realtà di questa teoria, Simion ha ribattuto chiedendo se lo stesso Casadio ne avesse la certezza assoluta.
Laddove vi è un dubbio, lapalissianamente, non c’è certezza. Dell’autismo si sa poco e niente, ma l’unica cosa che si esclude fra le possibili cause, casualmente, è l’effetto delle vaccinazioni. Strano ma vero.
Ora però dobbiamo per forza passare al nocciolo della questione. Ovvero: la televisione è un tritacarne a cui non si deve mai dare confidenza.
“La televisione è un tritacarne a cui non si deve mai dare confidenza”
I due ospiti in studio presenti per sostenere la parte dei genitori e medici free-vax, è stata completamente annientata, spazzata via e canzonata come non ci fosse un domani.
Le strategie sono sempre le stesse: meno spazio concesso, domande di chi è addetto ai lavori che mettono in difficoltà chi, invece, non è addetto, sminuimenti vari e servizi che schiacciano da una sola parte il dibattito che si deve poi tenere in studio.
Tutte queste cose sono sapute e risapute.
Inoltre, parere personalissimo, a queste trasmissioni non si possono portare opinioni di nicchia; quanto piuttosto dati reali, argomenti semplici epperò in grado di far leva sulla libertà di scelta e sulle contraddizioni presenti in Italia in materia di vaccinazioni, come la resistenza dei sindacati emersa in Emilia-Romagna, contrari alla coercizione per gli operatori sanitari che la regione vorrebbe applicare in breve tempo all’interno degli ospedali.
E per i bambini? Chi «sindaca» per loro? C’è un sindacato per la sovranità familiare? C’è un corpo sociale intermedio che ci difende dalla statolatria siringatrice che vuole la carne dei nostri figli?
Ribadiamo che ogni tipo di preparazione, fosse anche la migliore di tutte, non deve prestare il fianco a programmi di parte, e più in generale non deve prestarsi al sistema televisivo.
Quest’ultimo riduce tutto in macinato, perché ben orchestrato non da sempliciotti di quartiere, ma da professionisti capaci di rivoltare tutto a proprio piacimento. Così facendo, la presenza in studio di personaggi contrari in linea di massima alle vaccinazioni obbligatorie, diventa strumento utile per fingersi «democratici» portando però, abilmente, consensi al proprio schieramento.
Bisogna usare la testa e rifiutare la smania di protagonismo, così come la smania della sindrome del messianismo per cui si porta «la voce di tutti in TV»: non è così e mai lo sarà.
Chi dice «almeno così ci ascoltano e parliamo anche noi» non ha capito nulla delle comunicazioni di massa, che fanno leva proprio su una controparte debole e strumentalizzata per abbattere ancora meglio ogni considerazione che si scosti dalla linea imperante.
Non è questo il modo, e rinunciare a questo non vuole affatto dire non combattere.
“Bisogna usare la testa e rifiutare la smania di protagonismo, così come la smania della sindrome del messianismo per cui si porta ‘la voce di tutti in TV’: non è così e mai lo sarà”
Vuol dire, piuttosto, usare la logica, che è l’arte del ragionamento. Fare gli eroi per salvare un bambino smarritosi in una savana piena di leoni affamati, senza pensare ad una via secondaria, invece che quella che ti espone nel bel mezzo di un campo aperto e ben visibile, è da incoscienti oltre che poco utile al fine da perseguire.
Tanti dei medici intelligenti, pacati e consci di ciò che si presterebbero a fare, hanno sempre rifiutato comparse pubbliche sui generis.
Il Dott. Stefano Montanari – ma come lui tanti altri – era stato avvicinato di recente per rilasciare un’intervista che sarebbe poi comparsa su un programma televisivo. Come chiaro che sia, sarebbe stata tutto tagliata alla bene meglio, ma ciò non è stato possibile perché Montanari si è abilmente rifiutato dicendo che, se mai avessero voluto una sua intervista, avrebbero dovuto garantire almeno 35-40 minuti di tempo per rispondere a ciascuna domanda, così da avere il tempo per sbugiardare ogni singola menzogna che negli anni si è andati raccontando.
La cosa, chiaro, ha un sapore del tutto ironico oltre che utopico.
Purtroppo o per fortuna non siamo più ai tempi del Carosello, ragion per cui la televisione non è l’unico mezzo disponibile per fare o farsi pubblicità, men che meno una controinformazione destinata poi a produrre il macchinoso effetto opposto. I mezzi sono tanti e la gente può essere raggiunta in qualsiasi modo.
Lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti e noi, instancabilmente, accontentiamoci di essere quei tarli che corrodono il nuovo totalitarismo biopolitico.
Ma senza esporsi mai alla gogna mediatica, senza bisogno di fianchi prestati ad un falso e improduttivo martirio narcisista.
Cristiano Lugli
Maternità
Nuovo studio conferma che l’mRNA dei vaccini COVID si trova nel latte materno

Uno studio pubblicato nell’edizione di ottobre 2023 di Lancet conferma che l’mRNA che codifica la proteina spike del COVID-19 si trova nel latte materno delle donne a cui sono state iniettate le iniezioni di COVID.
Lo studio su 13 donne con 20 esposizioni totali al vaccino COVID (ad alcune donne è stata iniettata due volte) ha trovato nel latte materno «mRNA del vaccino» da entrambi i vaccini mRNA sul mercato dopo 10 esposizioni totali al vaccino COVID, da tre a 45 ore dopo l’iniezione. Dopo nove delle 20 esposizioni al vaccino non è stato prodotto abbastanza latte materno per il test dell’mRNA.
I risultati confermano quelli di uno studio pubblicato lo scorso anno sul Journal of American Medical Association (JAMA) Pediatrics, che rilevava «tracce di mRNA del vaccino COVID-19» nel latte materno di quasi la metà delle donne studiate.
Gli studi smentiscono l’assicurazione dell’Academy of Breastfeeding Medicine del dicembre 2020 secondo la quale «è improbabile che i lipidi del vaccino entrino nel flusso sanguigno e raggiungano il tessuto mammario» e che «se ciò accade, è ancora meno probabile che la nanoparticella intatta o l’mRNA si trasferisca nel latte».
Il piccolo studio non ha rilevato proteine spike in nessuno dei campioni di latte materno, ma i ricercatori hanno ammesso che «anche i campioni di controllo positivi… non sono riusciti a indurre l’espressione delle proteine» spike.
«L’unico campione di controllo positivo che ha indotto la proteina spike erano le cellule HT-29 trattate con una concentrazione più elevata di vaccino mRNA stock», hanno scritto i ricercatori.
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«All’inizio ci è stato detto da tutte le persone autorevoli… che [l’mRNA] sarebbe rimasto locale», ha detto il dottor John Campbell, educatore infermiere australiano in pensione e popolare personalità medica di YouTube riguardo al nuovo studio. «Ciò significa che tutte queste enormi fabbriche che vengono costruite… per costruire enormi quantità di mRNA per il futuro si basano ora su un problema scientifico fondamentale, completamente imperfetto, a mio avviso».
Campbell si riferisce con probabilità al grande impianto per la produzione dell’mRNA che Moderna sta costruendo a Melbourne, mentre un’altra «fabbrica» simile sarebbe approntata dall’OMS a Città del Capo.
L’autrice e giornalista Naomi Wolf ha notato l’anno scorso che i documenti Pfizer divulgati dall’ente regolatorio USA per il farmaco – la Food and Drug Administration (FDA) – dopo un’ordinanza del tribunale mostrano che «alcune madri vaccinate avevano interrotto l’allattamento, o non riuscivano a produrre affatto latte», quando tentavano di allattare i loro figli neonati. Tuttavia, è sconosciuta la causa del «latte materno scarso» segnalato dopo circa una dozzina di esposizioni al vaccino COVID nello studio Lancet.
I documenti Pfizer hanno anche indicato che altre donne hanno riscontrato uno scolorimento del latte dopo il vaccino anti-COVID, con una madre che ha affermato che il suo latte materno era di un colore blu-verde.
Uno studio pre-stampa citato da Wolf ha rilevato «quantità trascurabili» di prodotti petroliferi (PEG) dai vaccini nel latte materno delle donne vaccinate, ma ha riconosciuto che sarebbero necessari studi più ampi per comprendere appieno il rischio posto per i bambini allattati al seno.
«Poiché nessun bambino è morto nel breve lasso di tempo del piccolo studio, lo studio ha concluso che i bambini allattati non hanno subito effetti negativi reali dalle madri vaccinate», ha detto la Wolf. «Ma lo studio non ha seguito questi poveri bambini, con la loro riconosciuta insonnia e i loro confermati disturbi gastrointestinali, per vedere se effettivamente “prosperavano”, guadagnavano peso e si sviluppavano normalmente».
Come riportato da Renovatio 21, nel 2021, in piena covidiozia globale, emerse il fenomeno dell’allattamento post-vaccinale: il New York Times riferì di donne che una volta tornate a casa dalla prima dose di vaccino COVID avevano tirato fuori il tiralatte spremendosi per la rilattazione, il processo con cui il latte torna a scorrere nelle ghiandole mammarie.
Queste donne, spiegava l’articolo che un po’ le celebrava, si sono convinte di questa necessità perché si sono imbattute «in ricerche che suggerivano che gli anticorpi di una madre vaccinata potevano essere trasmessi al suo bambino attraverso il latte».
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«Non c’è motivo concreto per le neo mamme di non farsi vaccinare o di buttare via il latte materno» dicevano valenti scienziati sentiti dal grande quotidiano neoeboraceno.
A dicembre 2020, le linee guida britanniche escludevano l’uso del Pfizer su generiche «donne in età fertile», perché nessuno studio sul caso è stato fatto: non sappiamo con certezza né se il vaccino sia teratogeno (ciò, crei feti deformi) né con certezza sappiamo se sia tossico il latte materno vaccinato: anzi, il testo scriveva esplicitamente che il vaccino «non deve essere utilizzato durante l’allattamento». «Un rischio per i neonati / bambini non può essere escluso» avevano scritto le autorità mediche britanniche. In generale, era sensibile la preoccupazione per quelli che si definivano apertis verbis come «impatti sulla fertilità sconosciuti».
Nel 2020 era invece emersa una strana storia, riportata da Renovatio 21, di traffico di latte umano allo scopo di curare il COVID.
Il magico mondo del «latte più» dell’era COVID, per citare Anthony Burgess e Stanley Kubrick di Arancia Meccanica, non si ferma al solo latte materno.
Come riportato da Renovatio 21, in Cina si è provveduto a inserire l’mRNA direttamente nel latte per il consumo alimentare.
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Reazioni avverse
17 milioni di morti dopo il siero: nuovo studio rileva un «legame causale definito» tra il lancio del vaccino e i picchi di mortalità

Utilizzo della mortalità per tutte le cause per identificare le morti causate dai vaccini
La mortalità per tutte le cause (ACM) – una misura del numero totale di decessi per tutte le cause in un dato intervallo di tempo per una determinata popolazione – è il dato più affidabile utilizzato dagli epidemiologi per individuare e caratterizzare eventi che causano la morte e per valutare la popolazione. livello di impatto delle morti per qualsiasi causa, hanno scritto gli autori. A differenza di altre misure, i dati ACM non sono suscettibili di distorsioni di segnalazione o di distorsioni che possono esistere nelle valutazioni soggettive della causa di morte. Qualsiasi evento, da un disastro naturale come un terremoto a un’ondata di malattie stagionali o pandemiche, appare nei dati ACM. Utilizzando metodologie sviluppate nelle loro precedenti ricerche su COVID-19 e vaccinazione in India, Australia, Israele, Stati Uniti. e Canada, gli autori hanno utilizzato i cambiamenti nei tassi di mortalità per tutte le cause per identificare i decessi associati alla vaccinazione di massa. Rancourt ha dichiarato a The Defender che dopo aver identificato la «sorprendente» correlazione tra vaccini, richiami e aumento dell’ACM in questi cinque Paesi, gli autori hanno cercato altri paesi che disponevano di dati simili in modo da poter ripetere l’analisi per determinare se si fosse verificata la stessa sincronicità. Hanno monitorato e analizzato statisticamente la relazione temporale tra i picchi dei tassi di mortalità nazionale per tutte le cause, stratificati per età in cui i dati erano disponibili, e il periodo pandemico di COVID-19 e il lancio di vaccini e richiami. In altre parole, hanno analizzato se la «mortalità in eccesso» si è verificata in seguito all’annuncio della pandemia di COVID-19 e in seguito all’introduzione dei vaccini iniziali o dei richiami rispetto ai precedenti tassi di mortalità per tutte le cause. Mortalità in eccesso è un termine utilizzato in epidemiologia e sanità pubblica che si riferisce al numero di decessi per tutte le cause durante una crisi superiore e superiore a quello che ci saremmo aspettati di vedere in condizioni «normali», secondo Our World in Data. Controllando fattori confondenti come la stagionalità, gli autori hanno calcolato il tasso di mortalità per dose di vaccino (vDFR), ovvero il rapporto tra decessi attribuibili al vaccino e numero di vaccini somministrati. Hanno scoperto che variava dallo 0,02 al 5%, a seconda del paese, dell’età e del numero di vaccinazioni effettuate e che il vDFR complessivo per tutte le età per tutti i 17 paesi era in media di 0,126 ± 0,004%. «Questi risultati sembrano confermare le argomentazioni avanzate da biologi tra cui Mike Yeadon e Sucharit Bhakdi secondo cui si prevede che i pericoli di reazioni autoimmuni avverse aumenterebbero con ogni successiva esposizione alla trasfezione», ha affermato J. Jay Couey, scienziato dello staff di Children’s Health Defense. Fattori come le malattie stagionali possono complicare l’analisi dei tassi di mortalità per tutte le cause, perché le morti per cose come le malattie respiratorie tendono a raggiungere il picco in inverno. Per eliminare la stagionalità come possibile fattore di confondimento, i ricercatori di Correlation hanno esaminato tutti i dati disponibili per i paesi che hanno lanciato i vaccini ma dove non c’erano fluttuazioni stagionali (paesi equatoriali) o i vaccini/richiami sono stati lanciati durante l’estate e quindi gli effetti dei lanci potevano essere visti più chiaramente. I Paesi, tutti situati nella regione equatoriale o nell’emisfero australe in cui si sono verificati i lanci durante l’estate, includevano Argentina, Australia, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Malesia, Nuova Zelanda, Paraguay, Perù, Filippine, Singapore, Sud Africa, Suriname, Tailandia e Uruguay. Gli autori stanno lavorando per estendere questa analisi a tutti i paesi del mondo in cui i dati sono disponibili, ha detto Rancourt a The Defender.Vaccinazione associata ad un elevato regime di mortalità per tutte le cause in tutti i Paesi
In nove dei 17 paesi analizzati, non vi è stato «nessun eccesso di mortalità rilevabile nell’anno trascorso tra l’annuncio di una pandemia l’11 marzo 2020 e l’inizio del primo lancio del vaccino in ciascun Paese», riporta il documento. In Australia, Malesia, Nuova Zelanda, Paraguay, Filippine, Singapore, Suriname, Tailandia e Uruguay, l’eccesso di mortalità è apparso solo dopo il lancio del vaccino. Negli altri otto paesi – Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Perù e Sud Africa – si può osservare un eccesso di mortalità prima del lancio del vaccino. Tuttavia, hanno affermato i ricercatori, «In tutti i 17 paesi, la vaccinazione è associata a un regime di elevata mortalità e non esiste alcuna associazione nel tempo tra la vaccinazione contro il COVID-19 e la riduzione proporzionale dell’ACM». Inoltre, tutti e 17 i paesi hanno mostrato una forte correlazione con tassi più elevati di ACM all’inizio del 2021, dopo il lancio iniziale del vaccino e all’inizio del 2022, quando sono stati lanciati i richiami. Gli autori sottolineano la scoperta che laddove erano disponibili dati stratificati per età, c’erano «notevoli associazioni temporali» tra il rapido lancio della prima dose e dei richiami e i picchi immediati di mortalità per tutte le cause, e la transizione a quello che Rancourt chiamava «un nuovo regime di mortalità», dove la mortalità è rimasta «elevata per molto tempo». Il documento include report, grafici e analisi dei dati con una serie di metodi diversi che mostrano le relazioni temporali tra l’annuncio della pandemia, i vaccini e i picchi di mortalità per tutte le cause per ogni singolo Paese.

Transizioni tra i regimi di mortalità: ACM in base al tempo (blu), somministrazione del vaccino in base al tempo (arancione) e ACM medio in base al tempo (rosso). La data di dichiarazione della pandemia dell’11 marzo 2020 è mostrata da una linea grigia verticale in ciascun pannello. Le fonti dei dati sono specificate nell’Appendice A dello studio. Crediti: Rancourt, Baudin, Hickey e Mercier,
Causa, non solo correlazione
Gli autori sostengono che le prove raccolte supportano un nesso causale tra vaccini e alti tassi di mortalità. In primo luogo, citano studi autoptici , monitoraggio degli eventi avversi e pubblicazioni sottoposte a revisione paritaria, studi sulle patologie indotte dai vaccini , analisi degli eventi avversi negli studi clinici di settore e pagamenti provenienti dai programmi globali di compensazione delle lesioni vaccinali, che insieme, secondo loro, dimostrano l’efficacia dei vaccini contro il COVID-19. causato molte morti individuali. Quindi indicano diversi studi a livello di popolazione, comprese le loro ricerche precedenti, che hanno dimostrato un probabile nesso causale. E citano principi di immunologia che spiegano i meccanismi dei gravi danni derivanti dai vaccini COVID-19. Gli autori hanno anche affrontato e scartato diverse spiegazioni alternative proposte per i picchi di ACM, incluso il fatto che tali cambiamenti sono dovuti a variazioni stagionali, ondate di caldo, terremoti, conflitti, contromisure COVID-19, condizioni di salute sottostanti o comparsa di varianti COVID-19. Hanno sostenuto che le «ondate» della variante COVID-19 non possono spiegare i picchi, hanno scritto. Perché ciò accada, le nuove varianti dovrebbero causare picchi e aumenti simultanei di mortalità in 17 Paesi, «il che è un evento statisticamente impossibile se accettiamo le teorie delle mutazioni virali spontanee e della diffusione per contatto delle malattie respiratorie virali; e tutti i conseguenti picchi di mortalità avrebbero la straordinaria coincidenza di verificarsi proprio nel momento in cui sono stati lanciati i richiami del vaccino». Gli autori hanno concluso che la forte correlazione tra la distribuzione dei vaccini e i nuovi regimi più elevati di ACM mostra causalità, secondo i criteri di «esperimento, temporalità e coerenza» stabiliti dal Dr. John Ioannidis in un articolo del 2016. Lo stesso fenomeno, scrivono, è osservato in diverse età e contesti geografici (esperimento), gli aumenti della mortalità per tutte le cause sono sincroni con la distribuzione dei vaccini (temporalità) e il fenomeno è qualitativamente lo stesso ogni volta che si verifica (coerenza).Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Genetica
Siero mRNA contaminato dal DNA, ricercatori in allarme. Il vaccino è l’alba dell’era umanoide?

Scienziati e ricercatori lanciano l’allarme sulla possibile presenza di frammenti di DNA nei vaccini COVID.
Phillip Buckhaults, esperto di genomica del cancro e professore presso l’Università della Carolina del Sud, ha testimoniato davanti a una commissione per gli affari medici del Senato della Carolina del Sud affermando che il vaccino mRNA è contaminato da miliardi di minuscoli frammenti di DNA.
Buckhaults, che ha un dottorato in biochimica e biologia molecolare, ha affermato che «esiste un rischio molto reale» che questi frammenti di DNA estraneo possano inserirsi nel genoma di una persona e diventare un «elemento permanente della cellula».
Il genetista statunitense ha dichiarato che si potrebbe trattare di un meccanismo plausibile che potrebbe «causare alcuni degli effetti collaterali rari ma gravi come la morte per arresto cardiaco» nelle persone che hanno effettuato la vaccinazione con il siero genico sperimentale.
«Buckhaults non è un allarmista ed è stato riluttante a rendere pubbliche le sue scoperte per paura di spaventare la gente» scrive il Brownstone Institute. «Lui stesso è stato vaccinato tre volte con il vaccino COVID della Pfizer e lo ha consigliato a parenti e amici. Ha descritto la tecnologia della piattaforma mRNA come “rivoluzionaria” e ha affermato che il vaccino ha salvato molte vite».
«Sono un vero fan di questa piattaforma», ha detto Buckhaults al Senato. «Penso che abbia il potenziale per curare i tumori, credo davvero che questa piattaforma sia rivoluzionaria. Nel corso della tua vita, ci saranno vaccini mRNA contro gli antigeni del tuo unico cancro. Ma devono risolvere questo problema».
Il ricercatore si è detto molto preoccupato per il «rischio teorico molto reale di cancro futuro in alcune persone, a seconda di dove questo pezzo estraneo di DNA finisce nel genoma, può interrompere un gene soppressore del tumore o attivare un oncogene».
«Sono un po’ allarmato per la presenza di questo DNA nel vaccino… Il DNA è un dispositivo di memorizzazione delle informazioni di lunga durata. È ciò con cui sei nato, con cui morirai e lo trasmetterai ai tuoi figli… Quindi le alterazioni del DNA… beh, rimangono», ha detto.
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Buckhaults ritiene che i vaccini siano stati distribuiti in buona fede, ma dato il panico e l’urgenza della crisi, «sono state prese molte scorciatoie».
Lo scienziato ha quindi spiegato come sono stati utilizzati due diversi processi di produzione per produrre il vaccino mRNA. La produzione iniziale del vaccino COVID ha utilizzato un metodo chiamato reazione a catena della polimerasi (PCR) per amplificare il modello di DNA che è stato poi utilizzato per la produzione dell’mRNA.
Questo metodo, chiamato PROCESSO 1, può essere utilizzato per realizzare un prodotto di mRNA altamente puro.
Tuttavia, al fine di potenziare il processo di distribuzione su larga scala del vaccino alla popolazione per la fornitura di «autorizzazione di emergenza», il produttore del vaccino è passato a un metodo diverso – PROCESSO 2 – per amplificare l’mRNA.
PROCESSO 2 utilizzava batteri per produrre grandi quantità di «plasmide di DNA» (istruzioni circolari del DNA), che sarebbe stato utilizzato per produrre l’mRNA. Quindi, il prodotto finale conteneva sia DNA plasmidico che mRNA.
Il passaggio dal PROCESSO 1 al PROCESSO 2, alla fine, ha provocato la contaminazione del vaccino.
Il produttore del vaccino ha provato ad affrontare il problema aggiungendo un enzima (la DNAsi) per tagliare il plasmide in milioni di minuscoli frammenti. Tuttavia il Buckhaults sostiene che ciò peggiora la situazione perché più frammenti si hanno, maggiore è la possibilità che uno dei frammenti si inserisca nel genoma e distrugga un gene vitale.
«Li hanno fatti a pezzi per cercare di farli andare via, ma in realtà hanno aumentato il rischio di modificazione del genoma nel processo», ha spiegato.
«Non penso che ci sia stato qualcosa di nefasto qui, penso solo che sia stata una specie di stupida svista», ha aggiunto. «Semplicemente non hanno pensato al rischio della modificazione del genoma… non è poi così costoso aggiungere un altro processo per eliminarlo».
Un’indagine del BMJ ha rilevato che i lotti di vaccino derivati da PROCESS 2 hanno dimostrato di avere un’integrità dell’mRNA sostanzialmente inferiore e alcuni affermano che questi vaccini sono stati associati a maggiori eventi avversi.
La ricerca di Buckhaults non è un’eccezione. L’esperto di genomica Kevin McKernan aveva segnalato la contaminazione del DNA plasmidico nei vaccini bivalenti COVID-19, in quantità che superavano di gran lunga il limite di sicurezza fissato dall’ente regolatorio del farmaco statunitense FDA.
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Buckhaults ha affermato che le persone vaccinate devono essere sottoposte a test per vedere se parte del DNA estraneo si è integrato nel genoma delle loro cellule staminali. Questo è facilmente rilevabile perché il DNA estraneo ha una firma unica. «Lascia un biglietto da visita», ha detto lo scienziato. «Non è molto costoso fare questo tipo di test», ha aggiunto
«Non farò di nuovo il vaccino a meno che non riceva un lotto e scopra che è privo di DNA”, ha dichiarato, dicendo che gli piacerebbe analizzare il nuovo booster appena raccomandato in USA a tutti i cittadini dai 6 mesi di età in su. Il costo per l’analisi di una fiala è di 100 dollari di reagenti e tre ore di lavoro, ha detto.
Come riportato da Renovatio 21, nel marzo 2022 ricercatori svedesi dell’Università di Lund avevano scritto in un paper – «Intracellular Reverse Transcription of Pfizer BioNTech COVID-19 mRNA Vaccine BNT162b2 In Vitro in Human Liver Cell Line» («Trascrizione inversa intracellulare del vaccino COVID-19 mRNA Pfizer-Biontech in linee cellulari di fegato umano in vitro») – in cui illustravano che l’RNA messaggero (mRNA) del vaccino COVID-19 di Pfizer è in grado di entrare nelle cellule del fegato umano e viene convertito in DNA.
Il video del cardiologo texano Peter McCullough che spiegava l’ipotesi degli scienziati svedesi era stato sottotitolato da Renovatio 21 e pubblicato su YouTube, ma la piattaforma ha rimosso il video e assegnato uno strike, cioè minacciato di espellerci dal sito in caso vi fossero altre «violazioni» di questo tipo.
Abbiamo caricato il video su Twitter, dove sembra che resista ancora.
Dottor McCullough: i vaccini mRNA potrebbero alterare il DNA umano per produrre proteine spike a lungo termine https://t.co/avo5jU15Is pic.twitter.com/LYpZ3smZ8t
— Renovatio 21 (@21_renovatio) April 13, 2022
Da notare come l’ente per il controllo delle epidemie USA, il noto CDC, aveva nella lista delle bufale sul COVID il fatto «Il materiale genetico fornito dai vaccini mRNA non entra mai nel nucleo delle tue cellule». L’affermazione, che parrebbe sempre più tragicamente smentita, campeggiava sulla pagina del suo sito web chiamata «Leggende e fatti sui vaccini COVID-19».
Il tema ha un’importanza capitale all’interno ad una prospettiva sempre più discussa: la modifica della linea germinale umana sulla modifica della quale, come riportato da Renovatio 21, bioeticisti e scienziati stanno discutendo in merito ai bambini bioingegnerizzati con il CRISPR.
Tuttavia, senza passare dall’eugenetica in provetta, una modifica genetica della linea germinale umana è già stata innestata, miliardi di volte, grazie ai sieri genici sperimentali mRNA forzati sulla popolazione mondiale durante il biennio pandemico.
Come riportato da Renovatio 21, il Regno Unito ha già approvato ufficialmente la prospettiva della modifica della linea germinale umana.
Riguardo alla modifica della struttura genetica l’umanità, è in corso una vera campagna di manipolazione mondiale, visibile chiaramente dalle posizioni assunte nei convegni mondiali sull’editing del genoma umano.
Il fine di tutto questo è, chiaramente, una società basata sulla genetica, o meglio, sull’eugenetica.
C’è da chiedersi: se il codice genetico dei vaccini si sta tramandando di padre in figlio… significa che sta emergendo una nuova razza umana?
Il vaccino è l’alba di un’era umanoide?
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