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La televisione e il tritacarne vaccinista

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Giovedì 15 marzo scorso è andato in onda su La 7, durante il programma “Piazza Pulita condotto da Corrado Formigli, un servizio dedicato al tema dei vaccini.

 

Formigli – e anche venerdì scorso lo ha voluto ribadire, quantomeno con certa onestà – è assolutamente un pro vax convinto e, in quanto tale, sul suo programma tira l’acqua al suo mulino. La cosa non ci stupisce.

 

Ospiti in studio erano tre da una parte e tre dall’altra.  Sarebbe dovuto essere un dibattito, in realtà è stata una carneficina.

 

La trasmissione è stata confezionata con l’inevitabile condimento di servizi taglia-e-cuci, scontati e prevedibili per chiunque conosca un minimo la materia della retorica televisiva: la testimonianza di una mamma che parla di «no-vax» abbindolatori e speculatori su bambini affetti da spettro autistico; una videocamera nascosta che fa il giro di tutti i medici «no-vax» più strampalati d’Italia, e per finire qualche introduzione nei convegni dove erano presenti, come relatori, alcuni rappresentanti delle associazioni per la libera scelta.

 

L’obiettivo era trovare qualcosa che dimostrasse l’interesse di questi movimenti in merito alla possibile correlazione scientifica fra vaccini e autismo.

“Ospiti in studio erano tre da una parte e tre dall’altra.  Sarebbe dovuto essere un dibattito, in realtà è stata una carneficina”

 

E così, tramite una slide immortalata durante il convegno ripreso dalle telecamere di La 7, la parolina magica  – “autismo” – sono riusciti a trovarla.

Alcuni organizzatori e relatori intervistati, ovviamente, hanno cercato di correre ai ripari.

 

Proprio su questo servizio è intervenuto il Senatore leghista Paolo Arrigoni, che tramite un comunicato stampa datato 16 marzo ha voluto commentare la trasmissione dove è stato coinvolto proprio il convegno da lui organizzato a Lecco, l’11 febbraio scorso:

 

«Il servizio è stato fazioso – dice nella nota il Senatore – , in malafede e realizzato con la solita tecnica del taglia e cuci per cercare di far passare un messaggio predeterminato da parte dell’autore, ovverosia che il convegno volesse legare una presunta relazione tra vaccini e autismo: un falso clamoroso!»

 

L’autore del servizio è il dottor Andrea Casadio, medico e giornalista. Casadio, piaccia o non piaccia, sa fare il giornalista e, proprio per questo, sostenendo da medico pro vaccini  la sua parte è riuscito a dargli il taglio che gli pareva, anche con le apposite domande fatte ad alcuni relatori presenti.

Dicevamo poi che tutti sono corsi ai ripari: tutti, infatti, hanno smentito l’idea che i vaccini possano essere causa di autismo. O almeno, tutti hanno voluto fermamente ribadire che nessuno in quel convegno ne aveva parlato.

 

Ovviamente il Casadio, così come chiunque conosca l’ambiente, sa bene che di questo si parla eccome.

E allora perché c’è la paura di raccontare la possibile relazione tra autismo e vaccini ?

Stiamo parlando, lo sappiamo, di un babau per il sistema farmaceutico mondiale, che perde la calma al solo sentire la parola «Wakefield», cui nella stampa, o su Wikipedia si fa seguire per automatismo le parole «frode» «radiato» «studio discreditato» «ciarlatano».

 

Tuttavia, prima di arrivare alle considerazioni che più nello specifico  ci interessano, mi sento di fare un plauso a Claudio Simion di Comilva, che interrogato da Casadio non si è lasciato incantare ed ha risposto con intelligenza e pacatezza.

Non ha negato l’evidente relazione fra autismo e vaccini che nell’ambiente per la libera scelta vaccinale si prende in considerazione. Poi, quando gli è stato chiesto se lui credesse veramente alla realtà di questa teoria, Simion ha ribattuto chiedendo se lo stesso Casadio ne avesse la certezza assoluta.

Laddove vi è un dubbio, lapalissianamente, non c’è certezza. Dell’autismo si sa poco e niente, ma l’unica cosa che si esclude fra le possibili cause, casualmente, è l’effetto delle vaccinazioni. Strano ma vero.

 

Ora però dobbiamo per forza passare al nocciolo della questione. Ovvero: la televisione è un tritacarne a cui non si deve mai dare confidenza.

“La televisione è un tritacarne a cui non si deve mai dare confidenza”

 

I due ospiti in studio presenti per sostenere la parte dei genitori e medici free-vax, è stata completamente annientata, spazzata via e canzonata come non ci fosse un domani.

Le strategie sono sempre le stesse: meno spazio concesso, domande di chi è addetto ai lavori che mettono in difficoltà chi, invece, non è addetto, sminuimenti vari e servizi che schiacciano da una sola parte il dibattito che si deve poi tenere in studio.

 

Tutte queste cose sono sapute e risapute.

Inoltre, parere personalissimo, a queste trasmissioni non si possono portare opinioni di nicchia; quanto piuttosto dati reali, argomenti semplici epperò in grado di far leva sulla libertà di scelta e sulle contraddizioni presenti in Italia in materia di vaccinazioni, come la resistenza dei sindacati emersa in Emilia-Romagna, contrari alla coercizione per gli operatori sanitari che la regione vorrebbe applicare in breve tempo all’interno degli ospedali.

E per i bambini? Chi «sindaca» per loro? C’è un sindacato per la sovranità familiare? C’è un corpo sociale intermedio che ci difende dalla statolatria siringatrice che vuole la carne dei nostri figli?

 

Ribadiamo che ogni tipo di preparazione, fosse anche la migliore di tutte, non deve prestare il fianco a programmi di parte, e più in generale non deve prestarsi al sistema televisivo.

Quest’ultimo riduce tutto in macinato, perché ben orchestrato non da sempliciotti di quartiere, ma da professionisti capaci di rivoltare tutto a proprio piacimento. Così facendo, la presenza in studio di personaggi contrari in linea di massima alle vaccinazioni obbligatorie, diventa strumento utile per fingersi «democratici» portando però, abilmente, consensi al proprio schieramento.

 

Bisogna usare la testa e rifiutare la smania di protagonismo, così come la smania della sindrome del messianismo per cui si porta «la voce di tutti in TV»: non è così e mai lo sarà.

Chi dice «almeno così ci ascoltano e parliamo anche noi» non ha capito nulla delle comunicazioni di massa, che fanno leva proprio su una controparte debole e strumentalizzata per abbattere ancora meglio ogni considerazione che si scosti dalla linea imperante.

 

Non è questo il modo, e rinunciare a questo non vuole affatto dire non combattere.

“Bisogna usare la testa e rifiutare la smania di protagonismo, così come la smania della sindrome del messianismo per cui si porta ‘la voce di tutti in TV’: non è così e mai lo sarà”

Vuol dire, piuttosto, usare la logica, che è l’arte del ragionamento. Fare gli eroi per salvare un bambino smarritosi in una savana piena di leoni affamati, senza pensare ad una via secondaria, invece che quella che ti espone nel bel mezzo di un campo aperto e ben visibile, è da incoscienti oltre che poco utile al fine da perseguire.

 

Tanti dei medici intelligenti, pacati e consci di ciò che si presterebbero a fare, hanno sempre rifiutato comparse pubbliche sui generis.

 

Il Dott. Stefano Montanari – ma come lui tanti altri – era stato avvicinato di recente per rilasciare un’intervista che sarebbe poi comparsa su un programma televisivo. Come chiaro che sia, sarebbe stata tutto tagliata alla bene meglio, ma ciò non è stato possibile perché Montanari si è abilmente rifiutato dicendo che, se mai avessero voluto una sua intervista, avrebbero dovuto garantire almeno 35-40 minuti di tempo per rispondere a ciascuna domanda, così da avere il tempo per sbugiardare ogni singola menzogna che negli anni si è andati raccontando.

La cosa, chiaro, ha un sapore del tutto ironico oltre che utopico.

 

Purtroppo o per fortuna non siamo più ai tempi del Carosello, ragion per cui la televisione non è l’unico mezzo disponibile per fare o farsi pubblicità, men che meno una controinformazione destinata poi a produrre il macchinoso effetto opposto. I mezzi sono tanti e la gente può essere raggiunta in qualsiasi modo.

 

Lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti e noi, instancabilmente, accontentiamoci di essere quei tarli che corrodono il nuovo totalitarismo biopolitico.

Ma senza esporsi mai alla gogna mediatica, senza bisogno di fianchi prestati ad un falso e improduttivo martirio narcisista.

 

Cristiano Lugli

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