Economia
La Svezia rischia la recessione: valanga di bancarotte come non si vedeva dagli anni ’90

La Svezia si trova ad affrontare una possibile recessione nel 2024, soprattutto dopo che la banca centrale ha terminato la sua serie di rialzi dei tassi di interesse durata 18 mesi. Lo riporta il sito russo Sputnik.
Le insolvenze svedesi sono aumentate del 29% nel 2023 – il livello più alto dagli anni ’90 – dopo lo scoppio della bolla immobiliare.
La società di rating del credito UC ha affermato che a dicembre si è registrato un aumento del 23% su base annua dei fallimenti, il che potrebbe indicare problemi economici più profondi, soprattutto in un contesto di inflazione e tassi di interesse elevati e sostenuti.
«La tendenza un po’ ottimistica osservata in autunno, quando i fallimenti sembravano stabilizzarsi, ora si è invertita e lo sviluppo ha nuovamente accelerato», afferma Gabriella Goransson, CEO della UC.
La banca centrale svedese ha concluso la serie di rialzi dei tassi di interesse durata 18 mesi mentre lo spettro della recessione incombe nel 2024.
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Goransson ha sottolineato che le aziende precedentemente sane ora si trovano ad affrontare sfide finanziarie.
Settori importanti, tra cui l’edilizia, la vendita al dettaglio e l’industria dell’ospitalità, vedono meno nuove start-up che in qualsiasi momento degli ultimi dieci anni.
Tuttavia il numero dei fallimenti non ha ancora raggiunto il livello della recessione degli anni Novanta perché «il mercato di oggi è più globale di allora e la crisi ha colpito in modo più ampio», ha detto Goransson.
Il governo di Stoccolma prevede che la ripresa economica nel prossimo anno sarà meno robusta di quanto previsto in precedenza.
Il ministro delle Finanze svedese Elisabeth Svantesson ha sottolineato che la spesa pubblica dovrebbe essere conservativa all’inizio del 2024 e prevede che la disoccupazione continuerà ad aumentare.
«Nonostante alcuni segnali positivi, il 2024 sarà un anno difficile sotto molti aspetti… Ci aspettiamo più fallimenti e licenziamenti l’anno prossimo. La domanda di manodopera sarà più debole di quanto previsto in precedenza», ha affermato la Svantesson.
Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa è stato lanciato l’allarme per il crollo dei prezzi nel mercato immobiliare della vicina Finlandia, che segue il trend del Paese egemone dell’area nordica, e dell’Europa tutta, cioè la Germania.
Un anno fa, mentre si parlava di possibili blackout, si scatenò in Svezia una corsa del Parlamento per salvare i produttori di energia con una garanzia finanziaria da 25 miliardi di euro per scongiurare quella che era stata chiamata una «Lehman Brothers dell’energia». Sei mesi fa il Paese ha annunciato che avrebbe rinunciato all’antinuclearismo per procedere alla costruzione di nuove centrali atomiche.
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Immagine di HenrikSundholm via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Noncommercial-No Derivative Works 3.0 License
Economia
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Economia
Importatori indiani pagano petrolio russo in yuan

Le compagnie indiane importatrici di petrolio hanno iniziato a utilizzare lo yuan per pagare direttamente le forniture di greggio russo. Lo riporta The Cradle.
Secondo quanto riportato anche dall’agenzia Reuters, vi sono stati recenti pagamenti in yuan da parte dell’Indian Oil Corporation per «due o tre carichi di petrolio russo». In precedenza, i commercianti dovevano convertire i pagamenti in dirham (Emirati Arabi Uniti) o dollari in yuan, poiché questi ultimi possono essere convertiti direttamente in rubli per pagare i produttori russi.
Ora, secondo «fonti informate» citate da Reuters, si cerca di eliminare questo passaggio costoso. I pagamenti in yuan aumenteranno la disponibilità di petrolio russo per le raffinerie statali indiane, poiché alcuni commercianti russi rifiutavano altre valute.
I commercianti russi e la banca centrale russa si erano opposti all’accumulo di grandi saldi in rupie indiane, derivanti dagli elevati acquisti di petrolio, dato che le esportazioni indiane verso la Russia, pur in crescita in settori come ingegneria e farmaceutica, non bilanciavano le importazioni di greggio.
Questo passaggio ai pagamenti in yuan, di cui non è chiaro il periodo di attuazione, risulta vantaggioso sia per l’India che per la Russia, che necessita di yuan per il commercio con la Cina.
Dato il notevole deficit commerciale dell’India con Russia e Cina, è probabile che la sua Banca Centrale ottenga yuan attraverso una linea di swap con la Banca Popolare Cinese.
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Immagine di KeenHopper via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Cina
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