Geopolitica
La Siria potrebbe ritirare la richiesta che Israele restituisca le alture del Golan
L’ex signore della guerra e terrorista Ahmad al-Sharaa noto anche come al-Jolani, che ha preso il potere in Siria lo scorso anno, potrebbe rinunciare alla rivendicazione di sovranità del Paese sulle alture del Golan occupate da Israele in cambio della normalizzazione dei rapporti con lo Stato Ebraico. Lo riporta la stampa libanese.
Israele ha conquistato una vasta porzione di 1.800 chilometri quadrati della regione del governatorato di Quneitra in Siria durante la guerra del 1967 e la annesse di fatto nel 1981. Nel mezzo dei tumulti che seguirono l’ascesa al potere di al-Jolani, le forze di difesa israeliane (IDF) hanno occupato ulteriore territorio.
L’IDF ha inoltre effettuato numerosi attacchi aerei contro le truppe siriane fedeli all’attuale governo, che, secondo Israele, avevano lo scopo di proteggere la popolazione drusa locale, una comunità etnico-religiosa minoritaria che abita la regione contesa.
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L’emittente libanese LBCI ha riferito lunedì che i due Paesi potrebbero normalizzare le relazioni nell’ambito di un ampio accordo. In base all’accordo proposto, Israele riconoscerebbe la legittimità di al-Jolani, ritirerebbe le truppe dalle aree conquistate dopo la sua presa del potere a dicembre e accetterebbe la presenza militare siriana vicino ai suoi confini con Israele e Giordania, con alcune restrizioni.
In cambio, «Israele dovrebbe garantire la piena sovranità» sulle alture del Golan, ha affermato LBCI, citando fonti vicine agli affari siriani. Il rapporto ha aggiunto che l’opposizione interna intransigente, inclusa quella di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) – il gruppo jihadista precedentemente guidato dal Jolani – potrebbe far fallire l’iniziativa.
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha dichiarato lunedì che Israele manterrà il controllo delle alture del Golan in qualsiasi futuro accordo di pace con la Siria.
Al-Jolani ha cercato il riconoscimento internazionale dopo aver estromesso il presidente Bashar Assad. Sotto l’ex presidente Barack Obama, gli Stati Uniti miravano a rimuovere Assad attraverso una combinazione di sanzioni e sostegno occulto a gruppi armati antigovernativi etichettati come «ribelli moderati».
Lunedì, il presidente Donald Trump ha revocato la maggior parte delle sanzioni statunitensi alla Siria per facilitare il flusso di aiuti esteri per la ricostruzione del Paese.
Al-Jolani (o Julani), in arabo, significa «l’uomo del Golan», il «golanese». Non sappiamo se sia per questo che il personaggio, sul quale pendeva una taglia di 10 milioni di dollari del dipartimento di Stato USA, abbia cambiato nome.
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Immagine di Israel Defense Forces via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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