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La «sindrome dell’Avana» colpisce diplomatici USA a Parigi e Ginevra

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Altri casi di «sindrome dell’Avana» sono stati appena segnalati presso le ambasciate americane a Ginevra e Parigi. Lo riporta il Wall Street Journal.

 

I funzionari impiegati in entrambe le strutture sarebbero stati colpiti dagli attacchi neurologici e almeno una vittima è stata evacuata negli Stati Uniti per essere curata.

 

Anche questo rapporto sui presunti, misteriosi casi di «sindrome dell’Avana»  arriva con un ritardo significativo: gli attacchi sono stati segnalati per la prima volta internamente l’estate scorsa.

 

Almeno tre casi della sindrome sono stati segnalati a Ginevra e ce ne sarebbe almeno uno a Parigi, scrive il quotidiano economico, portando il numero totale delle vittime della sindrome dell’Avana a quasi 200.

 

Mentre il Dipartimento di Stato dell’amministrazione Biden insiste nel chiamare questi casi «Anomalous Health Incidents»  («incidenti sanitari anomali») o Unexplaned Health Incidents(«incidenti sanitari inspiegabili» – in acronimo UHI ), la CIA non usa mezzi termini. Gli «attacchi» continuano a confondere i migliori analisti americani. Nessuno ha un’idea chiara di cosa li stia causando, o chi potrebbe esserci dietro: cinque anni dopo l’inizio degli attacchi, gli Stati Uniti non sembrano più vicini alla verità.

 

Questi attacchi sono iniziati nel 2016 e nel 2017, quando i diplomatici americani e canadesi hanno segnalato per la prima volta i sintomi mentre lavoravano presso l’ambasciata americana all’Avana.

 

Il Dipartimento di Stato ha rifiutato di commentare gli ultimi attacchi. Tuttavia a novembre, il segretario di Stato Antony Blinken ha affermato che l’amministrazione era «intensamente concentrata» sull’andare a fondo su questi incidenti. I suoi commenti sono arrivati ​​​​dopo che il vicepresidente Kamala Harris ha ritardato un volo per il Vietnam dopo un presunto incidente della misteriosa sindrome.

 

I diplomatici USA sarebbero stati colpiti a Cuba, Cina, Vietnam, Germania, Austria, Serbia, Sud America.

 

I sintomi includono vertigini, difficoltà cognitive, acufeni, vertigini e problemi di vista, udito e equilibrio.

 

Gli attacchi avrebbero inflitto danni fisiologici e psicologici «profondi» alle vittime, che hanno descritto perdita dell’udito, mal di testa debilitanti e persino danni cerebrali duraturi.

 

L’amministrazione Biden ha incaricato un nuovo uomo di risolvere il mistero: Jonathan Moore, un diplomatico di carriera, è stato nominato il nuovo capo della task force per la risposta agli incidenti sanitari del Dipartimento di Stato a novembre

 

C’è chi ricorda che con probabilità molti di coloro che sono caduti nella sindrome sono, in realtà, spie che lavorano sotto copertura presso le ambasciate americane.

 

Si tratta quindi di un nuovo capitolo nella guerra segreta fra i servizi di spionaggio di vari Paesi?

 

«There are friendly States, there aren’t friendly foreign Intelligence Services» recita una vecchio detto del mondo dell’Intelligence. «Esistono Paesi amichevoli, non esistono servizi segreti stranieri amichevoli».

 

Come riportato da Renovatio 21, anche gli USA hanno, negli anni, studiato armi in grado di colpire a distanza, e in modo invisibile, le persone: gli americani studiano l’uso di armi laser e microonde da prima della guerra del Vietnam.

 

Come scrive la ricercatrice Annie Jacobsen nel libro The Pentagon Brain, l’ARPA, antesignana della DARPA (attuale misterioso e finanziatissimo ramo Ricerca & Sviluppo dell’esercito USA) aveva pubblicato un «rapporto di 130 pagine offriva centinaia di idee di sviluppo aggiuntive su come inabilitare i manifestanti senza ucciderli, programmi che erano in fase di ricerca per l’uso sul campo di battaglia ma non erano ancora stati schierati in Vietnam».

 

«Il “Photic Driving” era un fenomeno per cui l’applicazione della luce stroboscopica entro un determinato intervallo di frequenza poteva far sì che le onde cerebrali di una persona “venissero trascinate alla stessa frequenza della luce lampeggiante”. Ma i primi studi hanno dimostrato che questo tipo di luce tremolante era efficace solo nel 30% circa della popolazione».

 

«Le microonde potrebbero essere potenzialmente utilizzate per inabilitare gli individui bruciando la loro pelle, ma la scienza non era ancora stata adeguatamente avanzata. “Le ustioni superficiali della pelle usando le microonde non si formerebbero abbastanza presto per creare un vantaggio tattico”, hanno scritto gli scienziati»

 

E non si tratta nemmeno la prima volta che i diplomatici USA affrontano il problema di essere presi di mira da armi a microonde. È il caso detto del cosiddetto «Moscow Signal»: una trasmissione di microonde variabile tra 2,5 e 4 gigahertz, diretta all’Ambasciata degli Stati Uniti a Mosca dal 1953 al 1976. La sua scoperta portò ad un incidente diplomatico.

 

Ora non si ha idea, nel caso vi fossero davvero delle armi avanzate alla base della sindrome che ha colpito centinaia di diplomatici, di chi possa esservi dietro, anche se in molti già puntano il dito contro i soliti noti.

 

 

 

 

 

Immagine di Krokodyl via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)

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Il capo dei servizi segreti di Mosca: l’Europa occidentale si «prepara al conflitto» con la Russia

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L’Europa occidentale si sta preparando attivamente a un possibile conflitto con la Russia, faticando ad accettare la fine dell’ordine mondiale unipolare, ha dichiarato Sergey Naryshkin, capo del Servizio di Intelligence estero russo (SVR).

 

Dall’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, i paesi dell’UE hanno incrementato la spesa militare, approvando un piano per stanziare 800 miliardi di euro per la difesa entro il 2030 a livello di blocco.

 

Alcuni leader europei hanno intensificato i riferimenti a una «minaccia russa». Mosca ha smentito intenzioni aggressive verso gli stati NATO in Europa, ma ha promesso una risposta decisa in caso di attacco.

 

Parlando lunedì a un vertice a Samarcanda, in Uzbekistan, Naryshkin ha evidenziato la necessità di evitare che il passaggio a un ordine mondiale multipolare sfoci in «una grande guerra, come accaduto in epoche storiche passate».

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Il capo dell’SVR ha aggiunto che l’Europa occidentale fatica ad adattarsi alla nuova realtà, e che leader come il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron e l’alta diplomatica UE Kaja Kallas rispondono con «russofobia e un rapido rafforzamento del potenziale militare europeo, con un focus su un conflitto armato su larga scala con la Russia».

 

Secondo Naryshkin, Mosca interpreta le mosse dell’UE e di Londra come preparativi bellici, tra cui il riarmo delle forze NATO in Europa, l’aumento della produzione militare e una continua propaganda anti-russa.

 

Le capitali occidentali europee incontrano difficoltà nel reclutare personale fisicamente e mentalmente idoneo per le forze armate, in un contesto di «apatia diffusa e insoddisfazione verso le élite al potere, specialmente tra i giovani», ha osservato Naryshkin.

 

«Bruxelles, Parigi e Berlino dubitano che Washington rispetterà gli obblighi di difesa collettiva della NATO, previsti dall’articolo 5 del Trattato di Washington, in caso di guerra con la Russia», ha sottolineato Naryshkin, aggiungendo che l’UE sa che senza il supporto USA, sperare in una superiorità strategica su Mosca è «illusorio».

 

Come riportato da Renovatio 21, il Naryshkin a dicembre 2024 aveva dichiarato che la Russia era vicina a vincere la guerra in Ucraina. Due mesi prima Naryshkin  aveva dichiarato che il ponte di Crimea rimane un «obiettivo prioritario» per i missili britannici Storm Shadow. L’anno passato aveva avvisato che la CIA stava preparando un «falso governo russo in esilio».

 

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Immagine di Duma.gov.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

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Trump conferma l’autorizzazione delle operazioni della CIA in Venezuela

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato di aver autorizzato operazioni della CIA in territorio venezuelano. Lo riporta il New York Times.   Secondo il quotidiano neoeboraceno, la decisione consentirebbe agli agenti dell’intelligence di condurre operazioni letali contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro, accusato dall’amministrazione Trump di gestire cartelli «narco-terroristici» e di inondare gli Stati Uniti con cocaina e fentanyl.   Durante un incontro nello Studio Ovale, un giornalista ha chiesto a Trump: «Perché hai autorizzato la CIA a operare in Venezuela?»

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«Ho dato il via libera per due ragioni, in realtà», ha risposto Trump. «Primo, loro [il Venezuela] hanno svuotato le loro carceri mandando i detenuti negli Stati Uniti».   «L’altro problema sono le droghe. Dal Venezuela arriva una grande quantità di droga, molta della quale via mare, ma la fermeremo anche via terra», ha aggiunto.   Trump ha evitato di specificare se la CIA abbia l’autorizzazione a «eliminare Maduro».   «Non voglio rispondere a una domanda simile. Non sarebbe assurdo per me farlo?», ha dichiarato. Durante il suo primo mandato, Trump ha imposto dure sanzioni al Venezuela e di recente ha aumentato a 50 milioni di dollari la ricompensa per informazioni che portino all’arresto di Maduro.   Come riportato da Renovatio 21, Stati Uniti hanno schierato una flotta navale nei Caraibi orientali e, da settembre, hanno distrutto almeno cinque imbarcazioni sospettate di contrabbandare droga dal Venezuela.   Maduro ha smentito le accuse di collaborare con i cartelli e ha accusato gli Stati Uniti di volerlo destituire, sottolineando che l’esercito venezuelano è pronto a contrastare un’eventuale invasione.   Come riportato da Renovatio 21, l’amministrazione washingtoniana ha rotto le relazioni diplomatiche con Caracas, che a sua volta ha avvertito della possibilità di attacchi da parte di estremisti contro l’ambasciata.   Secondo il NYT negli scorsi mesi Maduro avrebbe fatto ampie concessioni economiche agli USA, che epperò sarebbero fermi sull’idea che il presidente venezuelano lasci l’incarico.

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Il Venezuela ha denunziato voli «illegali» di caccia F-35 americani nei suoi spazi aerei negli ultimi giorni. Si moltiplicano intanto le notizie di preparativi di ulteriore attacchi al narcotraffico venezuelano, con minaccia diretta di Trump agli aerei di Caracas che avevano sorvolato una nave da guerra USA mandata nell’area.   Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni Trump ha dichiarato che «gli attacchi degli Stati Uniti alle imbarcazioni venezuelane sono un atto di gentilezza» e che il Paese è in «conflitto armato» con i cartelli della droga.   Secondo alcuni analisti, la nuova «guerra alla droga» altro non è che una copertura della riattivata Dottrina Monroe, che prevede l’egemonia assoluta degli USA sul suo emisfero – qualcosa del resto di detto apertamente quando si parla della cosiddetta «difesa emisferica» dell’amministrazione Trump, con varie opzioni di annessioni di PanamaGroenlandiaCanada, e perfino il Messico.

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Il vertice del KGB bielorusso parla dei colloqui con gli USA

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Il conflitto in Ucraina è un tema centrale nel dialogo in corso tra Washington e Minsk, ha dichiarato ai giornalisti Ivan Tertel, capo del servizio di sicurezza bielorusso (KGB). Lo riporta la stampa russa.

 

Le due nazioni stanno affrontando anche questioni di sicurezza regionale più ampie, ha aggiunto, sottolineando che il dialogo ha già contribuito a stabilizzare la zona.

 

Gli Stati Uniti riconoscono l’esperienza regionale di Minsk, che potrebbe essere utile sia per risolvere il conflitto in Ucraina sia per ridurre le tensioni nell’area, ha affermato Tertel dopo una riunione di governo presieduta dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko martedì. Entrambe le parti, ha aggiunto, sono interessate a porre fine alle ostilità.

 

«Possiamo offrire il nostro contributo», ha dichiarato Tertel, sottolineando che Minsk «comprende sia la prospettiva russa che quella ucraina». Grazie alla sua alleanza con la Russia, ai rapporti stretti con l’Ucraina e al dialogo attivo con gli Stati Uniti, la Bielorussia «potrebbe trovare un consenso in questa situazione estremamente complessa», ha detto.

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Le due nazioni stanno cercando «soluzioni reciprocamente accettabili» in vari ambiti, ha proseguito Tertel, evidenziando che sono già stati raggiunti accordi su diversi temi. Sia Minsk che Washington adottano un «approccio pragmatico e razionale» basato sugli interessi nazionali, secondo il capo della sicurezza.

 

Tertel ha inoltre rivelato che sia Lukashenko sia il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sono «profondamente coinvolti» nel dialogo. «Abbiamo tutte le opportunità per una svolta nelle relazioni con gli Stati Uniti», ha dichiarato, aggiungendo che Minsk è «aperta» al dialogo anche con altre nazioni occidentali.

 

Martedì, Lukashenko ha ribadito che Minsk è pronta per un «grande accordo» con Washington, a patto che i suoi interessi siano rispettati.

 

Questi sviluppi si inseriscono in un contesto di miglioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Bielorussia, dopo un periodo di forti tensioni durante la presidenza di Joe Biden, predecessore di Trump.

 

A settembre, Washington ha concesso un’esenzione dalle sanzioni alla compagnia aerea bielorussa Belavia, nell’ambito di un accordo che ha visto Minsk rilasciare oltre 50 prigionieri, inclusi quelli accusati di aver incitato disordini. Inoltre, ufficiali militari statunitensi hanno partecipato alle esercitazioni russo-bielorusse Zapad-2025 nello stesso mese.

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Immagine di Bestalex via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

 

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