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La Russia colpisce le munizioni all’uranio impoverito di Kiev

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Le forze russe hanno condotto un attacco a lungo raggio contro magazzini ucraini che immagazzinano armi fornite dall’Occidente, inclusi missili a lungo raggio e proiettili all’uranio impoverito, ha detto il ministero della Difesa a Mosca.

 

In una dichiarazione di lunedì, il ministero ha affermato che l’esercito ha condotto un attacco notturno ad alta precisione contro le strutture ucraine utilizzando mezzi lanciati dall’aria e droni. Gli attacchi hanno preso di mira «i siti del regime di Kiev che immagazzinano missili da crociera Storm Shadow e munizioni all’uranio impoverito», si legge nella nota.

 

Il ministero ha aggiunto che lo sbarramento e il raid dei droni hanno colpito anche i centri di Intelligence dei segnali e le strutture dell’Ucraina che addestrano i gruppi di sabotaggio. «L’obiettivo dell’attacco è stato raggiunto. Tutte le strutture sono state colpite».

 

All’inizio della giornata, le autorità ucraine hanno segnalato diverse esplosioni nella regione occidentale di Khmelnitsky, che hanno danneggiato un impianto di produzione. I media locali hanno riferito di esplosioni anche nella città portuale di Izmail, nella regione meridionale di Odessa.

 

Come riportato da Renovatio 21, lo scorso maggio il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolaj Patrushev aveva affermato che la distruzione dei proiettili all’uranio impoverito presso un deposito della cittadina ucraina Khmelnitsky avrebbe prodotto una nube radioattiva che è stata sospinta verso l’Europa occidentale, in pratica una piccola Chernobyl fatta dal materiale radioattivo fornito a Kiev come munizione per i carri armati Challenger 2.

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Come riassume RT, l’Ucraina ha ricevuto dalla Gran Bretagna i missili Storm Shadow, che hanno una portata di oltre 250 chilometri, all’inizio di quest’anno e li ha utilizzati per attaccare obiettivi civili e infrastrutture nella penisola russa di Crimea e nel Donbass, secondo funzionari locali.

 

Secondo fonti russe, i razzi britannici sarebbero stati impiegati per attaccare a Kherson rifugi degli sfollati del disastro della diga di Khakovska.

 

La decisione di armare Kiev con proiettili all’uranio impoverito è stata presa sia dal Regno Unito che dagli Stati Uniti. I colpi, che hanno elevate capacità di perforazione, sono pensati per essere utilizzati dai carri armati Challenger di fabbricazione britannica e M1 Abrams di progettazione statunitense.

 

La Russia ha condannato le consegne di proiettili all’uranio impoverito, sostenendo che il loro utilizzo comporta gravi rischi per la salute della popolazione civile e potrebbe portare ad un’escalation del conflitto. Un rapporto del Programma ambientale delle Nazioni Unite del 2022 avverte che «l’uranio impoverito e le sostanze tossiche presenti nei comuni esplosivi possono causare irritazione alla pelle, insufficienza renale e aumentare il rischio di cancro».

 

L’uranio impoverito (o depleted uranium, DU) e le sue conseguenze sulla salute dei soldati è tornato alla ribalta anche in Italia tramite il caso del generale Vannacci, che prima di criticare i gay in un libro autopubblicato aveva denunciato la mancanza di protezione dei suoi soldati nei confronti degli armamenti DU. Il Vannacci ha avuto incarichi nella NATO, tuttavia non ci risulta, ad oggi, che abbia espresso una presa di posizione sul fatto che Paesi dell’alleanza atlantica stiano fornendo tale controverso armamento alle truppe di Kiev.

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 Immagine di Arno Mikkor via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

 

 

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Due bombardieri statunitensi sorvolano di nuovo il Venezuela, scatenando speculazioni su un attacco imminente

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Per la seconda volta in meno di una settimana, l’aeronautica militare statunitense sembra aver condotto un volo di bombardieri vicino alla costa del Venezuela, in una chiara dimostrazione di forza.   La notizia segue la conferma, giorni fa, da parte del Comando Sud degli Stati Uniti di una «missione dimostrativa di attacco con bombardieri» nei cieli dei Caraibi meridionali. Secondo i dati di tracciamento dei voli open source, un episodio simile si è verificato nuovamente giovedì.   Il Wall Street Journal ha confermato giovedì pomeriggio: «Due B-1 Lancer sono decollati dalla base aerea di Dyess in Texas e hanno volato vicino al Venezuela, rimanendo però nello spazio aereo internazionale», come riferito da un funzionario statunitense e dai dati di tracciamento dei voli.   Il Pentagono ha ribadito che, secondo i tracciatori di volo, gli aerei sono rimasti sempre nello spazio aereo internazionale prima di invertire la rotta.   In un contesto di crescente presenza militare nei Caraibi, questi nuovi voli di bombardieri hanno alimentato speculazioni, riportate dal WSJ, su una possibile azione militare imminente del presidente Trump contro il governo Maduro.   Negli ultimi decenni, gli Stati Uniti hanno raramente impiegato bombardieri vicino al Sud America, limitandosi di solito a una missione di addestramento annuale programmata. Tuttavia, secondo due funzionari della Difesa, ulteriori missioni con bombardieri potrebbero essere condotte a breve.   I voli di giovedì rappresentano un segnale di «serietà e determinazione», ha dichiarato David Deptula, generale in pensione dell’Aeronautica Militare e preside del Mitchell Institute for Aerospace Studies, un think tank aerospaziale. «Si sta mostrando un’impressionante combinazione di capacità: resistenza, carico utile, autonomia e precisione», ha aggiunto.   Diversi osservatori dei tracciati di volo hanno rilevato che il sorvolo sembrava configurare una «simulazione di attacco», probabilmente supportata da aerei cisterna per il rifornimento in volo.   Riguardo alla possibilità di un’azione militare statunitense contro il Venezuela questa notte, o nelle prossime 24-48 ore, appare altamente improbabile, a causa della presenza nella regione della tempesta tropicale Melissa, che sembra evolvere in un uragano e sta colpendo i Caraibi.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
   
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Modi promuove il missile supersonico indo-russo

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Diversi Paesi hanno manifestato interesse per l’acquisto dei missili da crociera supersonici BrahMos, sviluppati congiuntamente da India e Russia, dopo averne osservato le prestazioni nel conflitto indo-pakistano di inizio anno, ha dichiarato il primo ministro indiano Narendra Modi.

 

Parlando al personale della marina a bordo della portaerei INS Vikrant durante le celebrazioni annuali del Diwali in India, lunedì, Modi ha sottolineato che il nome «BrahMos» incute timore in alcuni.

 

«I nostri missili, come BrahMos e Akash, hanno dimostrato la loro efficacia nell’operazione Sindoor», ha detto, riferendosi al nome in codice del confronto militare di quattro giorni tra India e Pakistan a maggio.

 

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«Ora molti Paesi nel mondo desiderano acquistare questi missili», ha aggiunto Modi. BrahMos Aerospace è una joint venture indo-russa, che prende il nome dai fiumi Brahmaputra e Moscova. L’Organizzazione indiana per la ricerca e lo sviluppo della difesa detiene il 50,5% della società, mentre l’organizzazione russa Mashinostroyenia possiede il 49,5%.

 

Le dichiarazioni di Modi giungono pochi giorni dopo la consegna alle forze armate del primo lotto di missili prodotti presso il BrahMos Integration and Testing Facility Centre di Lucknow, nello stato dell’Uttar Pradesh.

 

La struttura, parte fondamentale del Corridoio Industriale della Difesa dell’India orientale, è stata inaugurata virtualmente dal Ministro della Difesa Rajnath Singh a maggio. Il primo lotto di missili è stato pronto per il dispiegamento entro cinque mesi dall’avvio delle operazioni, secondo quanto riportato dal Ministero della Difesa indiano.

 

Durante l’inaugurazione, Singh ha annunciato che il team BrahMos ha firmato contratti per circa 450 milioni di dollari con due Paesi. Ha inoltre previsto che il fatturato dell’unità BrahMos di Lucknow raggiungerà circa 340 milioni di dollari a partire dal 2026.

 

In una fiera commerciale del mese scorso, Modi ha dichiarato che l’India sta ulteriormente rafforzando la sua «collaudata partnership» con la Russia.

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Immagine screenshot da Twitter

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«Benvenuti al casinò della guerra»: Sahra Wagenknecht contro la nuova naja tedesca

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La politica tedesca Sahra Wagenknecht ha criticato aspramente i piani di Berlino di rafforzare l’esercito attraverso un sistema di reclutamento basato su una lotteria, deridendo quella che ha definito l’ossessione del governo per una presunta guerra contro la Russia.   I parlamentari tedeschi hanno dibattuto su come potenziare la Bundeswehr, dopo che il Cancelliere Friedrich Merz ha chiesto di trasformarla nell’«esercito convenzionale più forte» d’Europa. Il governo punta ad aumentare le forze armate di circa 80.000 unità. Alcuni hanno suggerito un sistema di selezione a sorteggio in caso di carenza di volontari, con la possibilità di reintrodurre la coscrizione obbligatoria, sospesa nel 2011.   In un video pubblicato su TikTok martedì, la Wagenknecht, ex membro del Parlamento europeo e del Bundestag dal 2009 fino all’inizio di quest’anno, ha ridicolizzato l’idea della lotteria.  

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«Benvenuti al casinò della guerra, dove la posta in gioco è la vostra vita», ha dichiarato, criticando la retorica del governo Merz, che descrive la Germania come parzialmente «in guerra» con la Russia e reclama un esercito «pronto alla battaglia, che prevalga, che vinca».   «Devo essere sincera, è tutto troppo. Qualcuno dovrebbe spiegare al nostro cancelliere che la Russia è una potenza nucleare e una guerra con una potenza nucleare non si decide con il numero di soldati», ha aggiunto.   Wagenknecht ha sottolineato che l’isteria per una presunta offensiva russa è assurda, considerando che la NATO dispone di un numero di soldati tre volte superiore a quello della Russia. «Con queste dinamiche di potere, Putin dovrebbe essere pazzo a sfidarci se non coscriviamo 80.000 giovani per il servizio militare? Vogliono davvero prenderci per stupidi», ha affermato. La Russia ha ripetutamente smentito qualsiasi intenzione ostile verso i membri della NATO o dell’UE, definendo l’allarme occidentale per una guerra imminente come propaganda priva di fondamento. Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha accusato i governi europei di perseguire una pericolosa militarizzazione, sostenendo che Berlino stia «scivolando verso un Quarto Reich» con la sua politica di riarmo.

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Immagine di Ferran Cornellà via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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