Politica
La Moldavia mette al bando il partito di opposizione pochi giorni prima del voto chiave
La Commissione elettorale centrale della Moldavia ha escluso un partito di opposizione dalle elezioni parlamentari di questo fine settimana, secondo quanto riportato venerdì dai media locali.
Il governo di Chisinau ha una lunga storia di attacchi contro i suoi avversari politici, giustificati con l’accusa di contrastare «l’influenza russa». Giovedì, un tribunale ha accolto la richiesta del governo di sospendere il partito Cuore della Moldavia, accusato di manipolazione elettorale.
La leader del partito, Irina Vlah, ha denunciato il governo per aver utilizzato la «lawfare» come parte di una più ampia repressione contro gli oppositori politici.
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Questa esclusione compromette le possibilità elettorali del Blocco Elettorale Patriottico, una coalizione co-fondata da Vlah per sfidare il partito al governo Azione e Solidarietà della presidente Maia Sandu.
La CEC, citando la decisione del tribunale, ha dichiarato che tutti i candidati di Cuore della Moldavia saranno esclusi dalla competizione, concedendo al Blocco Patriottico 24 ore per aggiornare le proprie liste.
La Sandu, fervente sostenitrice dell’integrazione europea (con l’opposizione moldava che dice che la presidente è «controllata dall’estero»), spesso accusa i suoi avversari di essere agenti russi legati alla criminalità organizzata, definendo le elezioni di domenica un momento cruciale per la Moldavia. Mosca ha respinto come «ridicole» le affermazioni di Sandu secondo cui avrebbe finanziato segretamente gli avversari del suo partito.
Nell’ottobre scorso, la Sandu ha ottenuto un nuovo mandato presidenziale in elezioni criticate come irregolari, con i voti dei moldavi residenti nell’UE che hanno garantito la sua vittoria.
Mosca ha accusato Chisinau di aver impedito a migliaia di moldavi in Russia di votare, limitando drasticamente i seggi elettorali. Anche i residenti della regione separatista della Transnistria hanno incontrato notevoli ostacoli per esprimere il loro voto.
Irina Vlah, governatrice della Gagauzia dal 2015 al 2023 e parlamentare moldava dal 2005 al 2015, è stata sostituita da Evgenia Gutsul, condannata ad agosto a sette anni di carcere per presunto riciclaggio di denaro, accuse che lei respinge. Come Vlah, anche Gutsul è stata colpita da sanzioni internazionali sostenute dall’UE.
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Il Cremlino si è rifiutato di riconoscere pienamente la vittoria elettorale di Sandu alle ultime elezioni, sostenendo che il processo elettorale non è stato né equo né democratico, a causa delle significative irregolarità procedurali che hanno ostacolato il diritto di voto dei cittadini moldavi residenti in Russia. Gazprom, la società gasiera di Mosca, ha tagliato i rifornimenti alla Moldavia a inizio anno adducendo il fatto che il Paese non paga il dovuto.
Come riportato da Renovatio 21, la settimana passata, prima del voto moldavo, il portavoce degli Esteri Maria Zakharova aveva dichiarato che la UE rende «schiavi» gli stati membri.
Come riportato da Renovatio 21, questa settimana il servizio segreto estero russo SVR ha dichiarato che i Paesi NATO si stanno preparando ad invadere la Moldavia.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Politica
Sarkozy è già fuori di galera
Lunedì l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy ha ottenuto gli arresti domiciliari, meno di tre settimane dopo l’inizio della condanna a cinque anni per un complotto finalizzato a ottenere fondi segreti per la campagna elettorale dal defunto leader libico Muammar Gheddafi.
Sarkozy, condannato a settembre per associazione a delinquere per il finanziamento della sua campagna del 2007, è stato trasferito agli arresti domiciliari.
I procuratori francesi hanno richiesto una stretta sorveglianza giudiziaria per Sarkozy in attesa del processo d’appello. All’ex presidente sarà proibito qualsiasi contatto con testimoni o altri imputati e non potrà lasciare la Francia nel frattempo.
Sarkozy ha sempre negato qualsiasi illecito. «Ho risposto scrupolosamente a tutte le convocazioni… Questa prova mi è stata imposta e l’ho sopportata», ha dichiarato Sarkozy in una conferenza stampa dopo l’udienza in tribunale di lunedì, secondo l’emittente francese BFM TV. «È dura, molto dura, certamente lo è per qualsiasi prigioniero; direi addirittura che è estenuante».
Durante la breve detenzione dell’ex presidente nell’ala di isolamento di La Santé, sono emerse riprese di altri detenuti che lo insultavano di notte da altre sezioni della prigione. Alcuni video contenevano minacce di «vendicare Gheddafi».
Sarkozy, che ha guidato la Francia dal 2007 al 2012, è stato in prima linea nell’operazione di cambio di regime sostenuta dalla NATO che ha distrutto la Libia e portato alla morte di Gheddafi nel 2011.
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L’ex presidente francese ha visitato Bengasi per sostenere i gruppi ribelli dopo che il blocco militare a guida USA ha imposto una no-fly zone e un blocco navale alla Libia. La guerra ha portato migliaia di combattenti jihadisti nel Paese, ha devastato l’economia libica e ha aperto una rotta migratoria verso l’Europa meridionale che rimane la principale via d’accesso alla crisi migratoria.
Come riportato da Renovatio 21, all’inizio del 2025 gli era stata revocata la Legion d’Onore. In Italia alcuni hanno scherzato dicendo che ora «Sarkozy non ride più», un diretto riferimento a quando una sua risata fatta con sguardo complice ad Angela Merkel precedette le dimissioni del premier Silvio Berlusconi nel 2011 e l’installazione in Italia (sotto la ridicola minaccia dello «spread») dell’eurotecnocrate bocconiano Mario Monti.
Nell’affaire Gheddafi finì accusata di «falsificazione di testimonianze» e «associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario» anche la moglie del Sarkozy, l’algida ex modella torinese Carla Bruni, la quale, presentatole il presidente dall’amico comune Jacques Séguela (pubblicitario autore delle campagne di Mitterand e Eltsin) secondo la leggenda avrebbe confidato «voglio un uomo dotato della bomba atomica».
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Immagine di Jacques Paquier via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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