Vaccini
Intervista all’Avv. Enrico Manicardi di “Vivere liberi”

Un importante corteo si è tenuto nella città di Modena lo scorso 19 luglio. Qualcuno ne ha fatto sapere qualcosa? Ovviamente no.
Così come in tante altre città, anche qui tanti cittadini, semplici padri e madri di famiglia sono scesi in piazza sotto il silenzio dei media in piazza per dire “NO” ad un decreto che vuole imporre le vaccinazioni – vero e proprio trattamento sanitario – a tutti i bambini senza indiscrezione, bypassando persino la volontà di tanti genitori non certi della sicurezza di questi farmaci preventivi inoculati fin dai primi mesi di vita in dosi fortemente massicce.
Per spiegare il senso della manifestazione e il punto in cui ci troviamo, abbiamo intervistato l’Avv. Enrico Manicardi, membro e portavoce del Comitato “Vivere liberi”, che si è detto lieto di poter rilasciare un’intervista a Radio Spada.
CL: Avvocato Manicardi, lei è membro del neocostituito Comitato “Vivere Liberi” di Modena, organizzatore della manifestazione di mercoledì 19 Luglio scorso. Potrebbe raccontarci brevemente com’è andata e quante persone ha raccolto?
EM: La manifestazione mi pare sia andata benissimo: 400 persone consapevoli che, dalle ore 19:00 di un mercoledì di piena estate, hanno marciato in corteo per oltre un’ora lungo le vie della città, cantando slogan anche contro il governo e la svolta autoritaria che esso impone a tutti, gridando continuamente “Libertà!” e facendo sentire la loro voce di protesta; e poi partecipando per altre due ore al comizio che si è tenuto in una delle piazze principali di Modena, con tanti applausi per i relatori (che hanno cercatodi mettere in luce gli aspetti politici, tecnici e medicali della vicenda), intonando cori di libertà a sostegno delle loro parole e partecipando in maniera emozionata ed immedesimante alle testimonianze che hanno chiuso la serata: una giovane donna affetta da immunodepressione che ha lucidamente dichiarato di non voler essere strumentalizzata dal governo per la sua condizione di salute; una madre con un figlio che ha riportato danni alla salute di tipo irreversibile a causa della vaccinazione (e cioè l’autismo).
CL: Modena è abituata a questo tipo di manifestazioni? Cos’ha differenziato quella di ieri da una qualsiasi altra manifestazione?
EM: No, Modena è abituata alla quiete sociale, all’apatia, al silenzio rassegnato. Il decreto legge n.73/2017 (cosiddetto decreto Lorenzin) ha contribuito a smuovere le coscienze di tutti, e se un mese fa (il 18 Giugno) 400 persone hanno marciato per le vie del centro della città in una fiaccolata di protesta (fatto assolutamente ragguardevole per Modena), mercoledì scorso (19 Luglio) altrettante sono di nuovo scese per le strade del centro e della prima periferia per far sentire di nuovo il proprio “no!” alla deriva autoritaria che questo provvedimento sta imponendo. Erano anni che Modena non veniva scossa da una estate così animata da spirito di denuncia e di ribellione politica.
CL: I giornali locali il giorno dopo ne hanno parlato?
EM: C’erano diversi giornalisti alla partenza del corteo, e sono state fatte diverse interviste a noi membri del Comitato organizzatore. Alcune di queste interviste sono state poi mandate in onda dai telegiornali locali e altre hanno costituito la base per qualche articolo scritto. E’ vero che un quotidiano locale, nel dare la notizia, ha parlato di 200 persone in corteo quando invece erano 400 (ne siamo sicuri perché ci siamo contati), ed è vero anche che in qualche “resoconto” giornalistico del giorno dopo si è scritto che i manifestanti erano perlopiù favorevoli alle pratiche vaccinali ma non all’obbligo (quando invece tutti sappiamo che la maggior parte di chi protesta è contraria all’obbligo vaccinale ma anche alla pratica vaccinale in sé), tuttavia, in tempi di tirannia mediatica, con tutti i giornali nazionali imbavagliati e diventati protagonisti negativi di questa svolta autoritaria portata dalla sinistra al governo, non è poco.
CL: Il cosiddetto Decreto Lorenzin pare aver suscitato l’attenzione di tante persone, determinate fino in fondo a difendere il loro essere padri e madri, e quindi vantando altresì la libertà di scelta sui vaccini, che di fatto corrispondono ad un trattamento sanitario… Si è svegliato il can che dormiva?
EM: Mi pare proprio di sì! Ma quel che occorre comprendere è che il cosiddetto decreto Lorenzin non riguarda solo genitori e figli. Questo è ciò che il governo vuole farci credere per spezzare il fronte della resistenza. Quel che il governo sta attaccando è la Libertà, e la Libertà è di tutti (non solo di genitori e figli). Oggi il governo impone una sorta di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) a tutti i bambini d’Italia, ma se non protesteremo tutti insieme (come si sta cercando di fare), se non faremo sentire uniti la nostra voce (come si sta cercando di fare), se non scenderemo nelle piazze per opporci decisamente a questa obbligatorietà (come si sta cercando di fare), domani i vaccini diventeranno obbligatori anche per tutti i maggiorenni (già si parla d’imporli adoperatori sanitari e della scuola); e se poi continueremo a stare zitti pensando che questo provvedimento liberticida riguardi solo genitori e figli, presto stabiliranno di mettere a tutti un bel braccialetto elettronico, di impiantare a tutti un bel microschips sottocutaneo e magari anche di obbligare ogni soggetto a farsi un bel tatuaggio d’identificazione anagrafica dietro all’orecchio, come già subiscono i cani.
Tutti i governi del mondo fanno sempre così: sia che sianodi destra o di sinistra, quando debbono attaccare la libertà degli individui lo fanno prima aggredendola in categorie particolari: prima leggi speciali per i poveri, in modo che siano solo loro a protestare, e quando tutto si quieta, le norme vengono estese a tutti gli altri. Prima leggi speciali per gli extracomunitari e poi per tutti; prima leggi speciali per gli operatori della scuola, o per i bambini, o per i cani, e poi per tutti.
Ci hanno attaccato sulla libertà e la difesa della libertà (proprio perché e di tutti) è sempre una questione politica: non dobbiamo avere paura delle parole. Dobbiamo riprenderci in mano anche la politica invece di delegarla sempre e soltanto a qualcun altro.
La protesta di mercoledì scorso (19 Luglio 2017), e quelle che di questi tempi si sono moltiplicate in tantissime piazze d’Italia, sono proteste politiche. Non partitiche, ma politiche: e cioè proteste di persone che vogliono mantenere nelle loro mani la libertà, la dignità e che rivendicano l’inviolabilità della persona.
Più saremo in grado di non limitarci all’incazzatura di pancia e di cuore, e la faremo diventare anche di testa (riflettendo su quel che questo provvedimento significa, sul suo senso e sulla portata anche storica di quel che sta accadendo), più la nostra resistenza sarà dura da smantellare; e non si fermerà con la conversione in legge del decreto.
CL: Sappiamo che nel comizio di mercoledì è intervenuto sotto vostro invito il dott. Stefano Montanari, insieme alla moglie una delle massime autorità sul tema vaccini. Cos’ha detto in proposito?
EM: Il dott. Montanari ha voluto essere presente a tutti i costi a questa manifestazione che si svolgeva nella “sua” città, e siccome si trovava materialmente in Francia, siamo riusciti a creare un collegamento telefonico con lui proprio per consentirgli di intervenire direttamente nella serata.
Il dott. Montanari ha parlato di questioni tecniche, di quel che si trova dentro i vaccini: a cominciare dal mercurio che – ha spiegato – è un componente necessario del vaccinostesso. Noi che facciamo tanto per mangiare cibo senza conservanti, adiuvanti e altri veleni, perché sappiamo bene quanto facciano male alla salute, come possiamo pensare di fare del bene dei nostri figli inoculando nel loro sistema immunitario del mercurio, dell’alluminio, della formaldeide?
E comunque, quel che si è detto negli interventi del comizio, anche aldilà dei preziosissimi spunti offertici dal dott.Montanari che ci ha onorato della sua partecipazionetelefonica, è un fatto importantissimo: e cioè che se è verissimo che i vaccini non sono né innocui né sicuri perché stracolmi di elementi tossici, è anche vero che essi fanno male a prescindere, e che la resistenza alla pratica vaccinale non si deve fermare solo alla tossicità degli elementi inoculati, ma estendersi alla filosofia che la sostiene.
Quel che spesso non sappiamo, infatti, è che la pratica vaccinale non è una verità calata dall’alto, ma si basa su di una idea, una ideologia: quella elaborata da Pasteur nell’Ottocento il quale – scambiando i sintomi del processo morboso con la causa – teorizzò che la malattia fosse la conseguenza dell’azione di germi patogeni che aggredirebbero e ucciderebbero gli umani e gli altri esseri viventi. Vivremmo cioè in un mondo naturalmente folle, e cioè nelle mani di una Natura maligna che vuole costantemente la nostra morte e di ogni essere vivente, condannandoci non solo alla paura perenne, ma – guarda caso – anche alla dipendenza perenne dai veleni prodotti dall’industria farmaceutica (farmaco deriva dal greco Pharmacon, e cioè veleno). Una teoria molto discutibile, mi pare. Del resto, come ogni altra teoria essa può essere errata, sbagliata, falsa. E soprattutto può essere criticata. Infatti, in tanti hanno criticato l’ideologia che muove le vaccinazioni, a cominciare dal dott. Claude Barnard, dal dott. Antoine Béchamp e da tutto il movimento dell’Igienismo Naturale (Isaac Jennings, Sylvester Graham, Arnold Ehret, Herbert Shelton). Questi studiosi, perlopiù medici, e comunque non invischiati con l’Industria delle Malattie, ci hanno spiegato che non è il batterio in sé il problema, ma il terreno biochimico ove esso si trova: se il terreno è forte, sano, ben curato (e cioè noi siamo in salute), il batterio fa solo il suo “lavoro” (che in genere è quello di tener pulito il sistema stesso); quando invece il terreno è indebolito, snervato, debilitato (da una vita stressante, da un’alimentazione inadatta, dalla mancanza di sole, aria pura, sorrisi, o dall’assunzione di farmaci in precedenza), ecco che il sistema stesso perde il suo equilibrio e compare la malattia. Dunque i germi patogeni non sono mai la causa della patologia ma, semmai, il risultato della stessa.
Occorre dunque cominciare anche a guardare a questi aspetti della vicenda, e a mettere in discussione tutto l’apparato culturale e ideologico che sta alla base di questi trattamenti sanitari che ci ammalano.
CL: Pensa che questa ondata di persone capaci ormai di riempire piazze in tutta Italia, nonostante l’insabbiamento creato ad hoc dai media, possa essere in grado di ottenere qualche cambiamento?
Qualcosa di molto importante è già stato ottenuto, su diversi fronti.
Intanto un numero sempre più consistente di persone si sta interrogando sulla questione, e sta dunque sviluppando una certa consapevolezza su di una materia che fino a ieri non era così in primo piano. D’altronde, il fatto che tante persone stiano scendendo in piazza per reclamare Libertà non è poco, se si considera che viviamo nell’era della televisione (una volta si sarebbe detto: del Grande Fratello) che spinge tutti a svagarsi e a distrarsi col suo divertimento preconfezionato (dalle ballerine alle partite di calcio).
Secondariamente, ci si sta cominciando a interrogare anche oltre la questione vaccinale e della libertà. Si sta cioè cominciando a mettere in discussione quello che fino a ieri sembrava per lo più un dogma: e cioè che i governi facciano sempre e soltanto il bene della gente. Un numero ogni giorno maggiore di persone si sta rendendo conto che non è così, e che i governi (di ogni colore) fanno soprattutto i lorointeressi, che sono economi e politici; e se ne fregano del bene della gente. Anzi la gente viene spesso usata, strumentalizzata e imbonita dai governi. Se vogliamoriprenderci in mano la nostra libertà dobbiamo cominciare a smettere di delegarla a politicanti, imbonitori e altri recuperatori sociali. Solo l’autogestione, l’autodeterminazione, l’autonomia personale può restituirci quella libertà che i governi ci tolgono coi loro diktat.
In terzo luogo, quel che si è ottenuto con questa battaglia sembra essere un piccolo ma importante passo indietro da parte dello Stato. Aspetteremo a vedere il testo della legge che uscirà dalla conversione del decreto, ma è certo che nessuno di quelli seduti sugli scranni che contano s’immaginava questa reazione popolare, e tutti ne sono rimasti in un qualche modo spaventati (politicamente parlando). Dunque non è certo un caso che le sanzioni siano state molto ridimensionate nell’ammontare e che la segnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni (per i provvedimenti sulla responsabilità genitoriale) sia stata stranciata. Da questo fatto possiamo solo trarre ulteriore entusiasmo, perché vuol dire che se le persone fanno sentire la loro voce possono ancora incidere sulla politica.
Naturalmente, siamo tutti consapevoli del fatto che questi ridimensionamenti legislativi sono perlopiù dei contentini utili a far cessare la protesta e farci accettare l’obbligatorietà. Non dobbiamo farci irretire. La battaglia è appunto sulla obbligatorietà, che deve essere tolta. E per fare questo dobbiamo tutti renderci conto che il decreto legge Lorenzin,e la balla dell’immunità di gregge che l’accompagna, hanno imposto un gravissimo cambio di paradigma: hanno cioè stabilito (o vorrebbero farlo) una nuova idea di “salute” stravolgendo quella che da sempre conosciamo. La salute cioè, non sarebbe più una condizione psico-fisica di benessere del soggetto, e dunque di esclusiva competenza del soggetto, ma una prerogativa dello Stato che la gestirebbe anche contro la volontà del soggetto (attraverso l’obbligo di cura). Questo è inaccettabile!
La salute ci appartiene, non è un bene comune, non è di proprietà dello Stato. Solo i sistemi totalitari stalinisti, fascisti e nazisti hanno concepito la salute dei cittadini come una prerogativa dello Stato. Se tollereremo che la salute non sia più nostra ma delle istituzioni che ci governano si aprirà una nuova fase veramente autoritaria nella nostra vita, perchéoggi lo Stato c’impone la vaccinazione, ma domani potrebbe imporci di prendere gli antibiotici quando lo vorrà e chissà, di questo passo, domani l’altro saranno imposti psicofarmaci a tutti coloro che scenderanno in piazza per protestare contro i provvedimenti del governo!
Come si vede la questione è molto delicata, e coinvolge tutti. Occorre dunque che tutti si continui a resistere, a lottare su ogni fronte, a difendere la salute, la dignitàumana, la libertà!
CL: Grazie, avvocato, per la sua gentile disponibilità e per il tempo dedicatoci.
EM: Grazie a voi per lo spazio che ci avete concesso con questa intervista, e per l’attività giornalistica di controinformazioneche state facendo su questi temi cruciali.
Chiunque fosse interessato a prendere contatto con il comitato Vivere Liberi, a trovarsi con noi per riflettere sulle questioni in campo e a proseguire nelle attività di resistenza, può scrivere alla nostra mail: comitatovivereliberi@libero.it
Cristiano Lugli
Articolo apparso in precedenza qui.
Cancro
Proteine spike da vaccino COVID trovate nelle cellule tumorali di una donna

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Una donna di 85 anni, il cui tumore al seno era in remissione, ha sviluppato un tumore metastatico aggressivo un mese dopo aver ricevuto la sesta dose di vaccino mRNA contro il COVID-19. Uno studio peer-reviewed ha concluso che le cellule tumorali contenevano la proteina spike del SARS-CoV-2 presente nel vaccino, ma non la proteina del nucleocapside derivante dall’infezione naturale.
Una donna giapponese di 85 anni, il cui tumore al seno era in remissione, ha sviluppato una forma aggressiva di cancro un mese dopo aver ricevuto la sesta dose del vaccino mRNA contro il COVID-19 e le sue cellule tumorali sono risultate positive alla stessa proteina spike presente nelle iniezioni, secondo un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria .
Lo studio «fornisce prove biologiche dirette che collegano le iniezioni di mRNA alla progressione del cancro e alle metastasi», ha scritto l’epidemiologo Nicolas Hulscher su Substack. Hulscher ha affermato che i risultati dello studio sono «sorprendenti… suggerendo fortemente che il picco abbia avuto origine dall’iniezione di mRNA, non da un’infezione virale».
Il rapporto sul caso clinico del dottor Shigetoshi Sano, professore di dermatologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Kochi in Giappone, è stato pubblicato la scorsa settimana come lettera sul Journal of Dermatological Science.
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Secondo lo studio, alla paziente è stato diagnosticato un cancro al seno nel 2022. È stata sottoposta a mastectomia parziale e terapia ormonale nell’aprile 2023, «dopodiché è stata considerata in remissione».
Nell’ottobre 2024, ha ricevuto una dose di richiamo del vaccino Pfizer contro il COVID-19. Un mese dopo, ha sviluppato una lesione cutanea sul lato destro del torace. A gennaio, la lesione è stata diagnosticata come metastasi cutanea da tumore al seno.
La metastasi si verifica quando le cellule cancerose si staccano dal tumore originale e si diffondono in altre parti del corpo.
Una biopsia ha rilevato che le cellule tumorali metastatiche sono risultate positive alla proteina spike del SARS-CoV-2 presente nei vaccini mRNA contro il COVID-19 , ma sono risultate negative alla proteina nucleocapside presente nelle persone guarite dall’infezione virale.
La dottoressa Margaret Christensen, docente clinica e co-fondatrice del Carpathia Collaborative, ha affermato che lo studio «è solo uno dei migliaia di casi di tumori insoliti e aggressivi che si manifestano in popolazioni inaspettate».
«Prima del COVID-19, le donne in postmenopausa avevano tumori a crescita molto più lenta e con minori probabilità di essere mortali. Ora… stiamo assistendo a effetti devastanti in tutte le fasce d’età» ha detto la Christensen.
«Questa tecnologia straniera provoca sia la soppressione del sistema immunitario innato, che attacca le cellule tumorali, sia l’iperattivazione del ramo adattativo del sistema immunitario, con conseguente grave infiammazione, autoanticorpi e produzione di citochine. Non c’è da stupirsi che stiamo assistendo a effetti devastanti sulla popolazione».
Secondo lo studio, il paziente si è ripreso dopo la radioterapia.
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La proteina spike nelle cellule metastatiche è un’osservazione completamente senza precedenti
Secondo Sano, in Giappone si stanno accumulando «segnalazioni» sui »potenziali effetti avversi dei vaccini contro il COVID-19 su diversi organi, tra cui la pelle».
Studi recenti corroborano le segnalazioni e suggeriscono che i vaccini contro il COVID-19 potrebbero creare un ambiente che favorisce la crescita delle cellule tumorali e che “predispone i pazienti oncologici alla progressione del cancro”, ha scritto Sano. Ha affermato che la prevalenza di eventi avversi correlati alla proteina spike ha portato alla nascita di un nuovo termine, «spikeopatia».
Il coinvolgimento della proteina spike nei meccanismi cancerogeni è «particolarmente preoccupante», ha scritto Sano.
Le cellule tumorali «possono assorbire la proteina spike circolante, prodotta dopo la vaccinazione, dal flusso sanguigno o dal microambiente», ha affermato l’immunologa e biochimica Jessica Rose, Ph.D.
Nel caso della paziente di 85 anni, «una rara metastasi cutanea da tumore al seno» si è sviluppata in prossimità della mastectomia, ha affermato Sano. Ciò si è verificato nonostante «il tumore al seno primario fosse stato rimosso con successo» nel 2023.
Il cancro al seno «è la neoplasia maligna più comune a metastatizzare alla pelle», ha affermato Sano. Tuttavia, l’insolitamente «breve intervallo di tempo tra la vaccinazione e la comparsa di metastasi cutanee» lo ha spinto a ricercare la presenza della proteina spike del SARS-CoV-2.
Sano ha scoperto che «le cellule tumorali metastatiche nel derma e nell’epidermide erano entrambe colorate per la proteina spike, ma non per la proteina nucleocapside del virus SARS-CoV-2». Le cellule tumorali della diagnosi originale di cancro al seno «non esprimevano né la proteina nucleocapside né la proteina spike», ha scritto.
Secondo Sano, i risultati non sono del tutto conclusivi perché «la relazione causale» rimane poco chiara. Tuttavia, i risultati «suggeriscono fortemente» che la proteina spike nelle cellule tumorali metastatiche sia correlata al vaccino mRNA contro il COVID-19.
«Per quanto ne sappiamo, la presenza della proteina spike ma non dell’espressione della proteina nucleocapside nelle cellule tumorali è una scoperta nuova», ha scritto Sano.
Hulscher ha definito la scoperta «un’osservazione del tutto senza precedenti».
I risultati indicano che non c’è alcuna possibilità che la proteina spike identificata derivi da un’infezione virale, ha affermato Rose. Ha osservato che se la proteina spike fosse derivata da un’infezione da COVID-19, nel paziente sarebbero stati rilevati nucleocapsidi.
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«Molte cose devono andare storte affinché una cellula diventi una cellula cancerosa»
Sano ha individuato tre modi in cui il vaccino mRNA contro il COVID-19 avrebbe potuto causare le metastasi del paziente.
Tra queste rientrano l’integrazione genomica di mRNA o di contaminanti del DNA nel vaccino; una risposta immunitaria avversa che compromette la capacità dell’organismo di prevenire lo sviluppo di tumori; o la modulazione dei recettori degli estrogeni da parte delle proteine spike, che contribuiscono allo «sviluppo, all’aggravamento o alla metastasi del cancro al seno e del cancro ovarico».
«Devono verificarsi molti eventi errati affinché una cellula diventi cancerosa, crescendo in modo incontrollato», ha affermato Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense (CHD). «Non si comportano come le cellule normali. Tutte e tre le possibili spiegazioni del Dott. Sano sono possibili».
Secondo lo studio, la proteina spike è stata trovata nel nucleo delle cellule tumorali metastatiche. Christensen ha affermato che questo indica che «la tecnologia mRNA spike è stata introdotta nei nostri genomi».
Nel 2023, contaminanti del DNA, tra cui il virus delle scimmie 40 (SV40), un virus a DNA noto per promuovere il cancro, sono stati scoperti nei vaccini a mRNA contro il COVID-19. Rose ha affermato che l’SV40 «potrebbe interrompere la regolazione genica integrandosi vicino o all’interno di oncogeni [cellule che possono diventare cancerose] o geni oncosoppressori».
Brian Hooker, Ph.D., direttore scientifico del CHD, ha affermato che i risultati dello studio indicano un’elevata probabilità che i vaccini a mRNA siano correlati al cancro metastatico.
«Considerata la tempistica della comparsa del cancro della pelle, sembra probabile che sia stato causato dalla dose di richiamo, ma la prova schiacciante che non ho visto nell’articolo era se la paziente stesse esprimendo la proteina spike anche in altri tessuti non cancerosi e/o nel suo flusso sanguigno».
«Tuttavia, non ho dubbi che la presenza della proteina spike, come minimo, abbia aggravato la situazione, portando al cancro della pelle».
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Il paziente ha ricevuto iniezioni da lotti Pfizer collegati a gravi reazioni
I dati supplementari dello studio contenevano informazioni sulle date in cui la paziente era stata vaccinata e sui numeri di lotto delle dosi di vaccino ricevute.
La paziente ha ricevuto la prima serie di due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech contro il COVID-19 a maggio e giugno 2021. Ha ricevuto dosi di richiamo a febbraio, luglio e novembre 2022 e a ottobre 2024. La sua dose di richiamo di luglio 2022 era di Moderna, ma le altre erano dosi di Pfizer.
I numeri di lotto di tutte le dosi del vaccino Pfizer contro il COVID-19 sono collegati a gravi eventi avversi in alcuni destinatari.
Il paziente ha ricevuto il lotto LK7363 del vaccino Pfizer un mese prima dell’insorgenza del cancro metastatico.
Secondo «How Bad Is My Batch?», tale lotto è stato associato a una malattia potenzialmente letale, due ricoveri ospedalieri e altri 22 eventi avversi, tra cui la sindrome di Behçet , una rara malattia infiammatoria.
Secondo il database «How Bad Is My Batch?», gli altri lotti di vaccino Pfizer ricevuti dal paziente sono associati a un numero maggiore di eventi avversi e decessi. Tra questi:
- Maggio 2021: lotto Pfizer numero EW4811 , associato a 41 decessi, 58 disabilità, 40 malattie potenzialmente letali, 336 ricoveri ospedalieri e 724 altri eventi avversi.
- Giugno 2021: lotto Pfizer numero FA4597 , associato a 39 decessi, 26 disabilità, 28 malattie potenzialmente letali, 166 ricoveri ospedalieri e 249 altri eventi avversi.
- Febbraio 2022: lotto Pfizer numero FL7646 , associato a 13 decessi, 11 disabilità, 5 malattie potenzialmente letali, 31 ricoveri ospedalieri e 29 altri eventi avversi.
- Novembre 2022: lotto Pfizer numero GJ1852 , associato a 9 decessi, 3 disabilità, 3 malattie potenzialmente letali, 19 ricoveri ospedalieri e 23 altri eventi avversi.
Non sono disponibili i dati relativi al lotto del vaccino Moderna somministrato al paziente.
Nel 2023, un team di scienziati danesi ha scoperto prove che una percentuale significativa di lotti di vaccino Pfizer-BioNTech contro il COVID-19 ha provocato eventi avversi gravi più elevati del normale.
Hooker ha affermato che è preoccupante che i medici abbiano continuato a somministrare dosi di vaccino contro il COVID-19 alla paziente, anche dopo la diagnosi iniziale di cancro.
«Sono costernato che qualcuno nel campo medico raccomandi il vaccino contro il COVID-19 a qualsiasi paziente oncologico in via di guarigione, soprattutto in caso di tumore al seno che può metastatizzare e metastatizzerà trasformandosi in tumore della pelle”» ha affermato Hooker.
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Uno studio indica la necessità di testare la proteina spike nei pazienti oncologici
Sano ha affermato che le sue scoperte giustificano ulteriori ricerche sulla relazione tra i vaccini mRNA contro il COVID-19 e il cancro o le metastasi.
«Lo studio della proteina spike in un gran numero di campioni di cancro che si sono sviluppati o sono peggiorati rapidamente dopo la vaccinazione con mRNA chiarirà la correlazione e fornirà informazioni significative sul potenziale oncogenico», ha scritto Sano.
Christensen ha affermato che lo studio del caso dimostra «quanto sia fondamentale iniziare a testare e colorare i tessuti per l’mRNA spike in tutti i casi di cancro, soprattutto nei giovani».
Jablonowski concorda. «Una colorazione a livello di popolazione per le proteine spike e nucleocapsidi nei campioni di tessuto tumorale potrebbe mostrare modelli rivelatori tra infezioni, vaccini e malattia», ha affermato.
Sano ha precedentemente pubblicato due studi sottoposti a revisione paritaria che hanno identificato un’associazione tra i vaccini mRNA contro il COVID-19 e «malattie della pelle persistenti e intrattabili , in cui è stata trovata la proteina spike derivata dal vaccino mRNA».
Le scoperte di Sano si basano su altri studi recenti che collegano i vaccini a mRNA a un rischio più elevato di cancro e di altri gravi eventi avversi.
Uno studio condotto su 8 milioni di sudcoreani, pubblicato il mese scorso sulla rivista Biomarker Research, ha scoperto che i vaccini e i richiami contro il COVID-19, sia a mRNA che non a mRNA, comportano un aumento del rischio di sei tipi di cancro, tra cui un rischio maggiore del 20% di cancro al seno e un rischio maggiore del 27% di cancro in generale.
Un’analisi di un database giapponese di 18 milioni di persone all’inizio di quest’anno ha mostrato che le persone che avevano ricevuto il vaccino contro il COVID-19 avevano un rischio di morte significativamente più elevato nel primo anno dopo la vaccinazione rispetto ai non vaccinati. Il rischio aumentava con ogni dose aggiuntiva.
Uno studio di 30 mesi condotto su circa 300.000 persone in Italia, pubblicato sulla rivista EXCLI a luglio, ha rilevato un aumento del 23% del rischio di cancro dopo una o due dosi del vaccino contro il COVID-19 e un ulteriore aumento del 9% del rischio per coloro che hanno ricevuto tre o più dosi.
Hooker ha affermato che i risultati del nuovo studio rafforzano le crescenti richieste di sospensione o ritiro dei vaccini mRNA contro il COVID-19. Ha affermato:
«Questo studio è un’ulteriore prova a favore del divieto di queste vaccinazioni. La combinazione di spikeopatia e introduzione di mRNA modificato esogeno è un doppio colpo che provoca danni significativi, soprattutto nei soggetti che continuano a ricevere richiami».
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 29 settembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Vaccini
«Scienza spazzatura» dietro le affermazioni secondo cui i vaccini anti-COVID hanno salvato milioni di persone

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I ricercatori si sono basati su tassi di efficacia degli studi clinici «artificiosi e discutibili»
I modelli controfattuali sono progettati per stimare gli esiti di un dato intervento – in questo caso, il vaccino contro il COVID-19 – se l’intervento non fosse stato somministrato. Per farlo, i ricercatori proiettano uno scenario alternativo. Per come sono concepiti, questi modelli si basano su una serie di presupposti che, secondo Rancourt e Hickey, vanno da vaghi a del tutto errati. Quando i ricercatori utilizzano modelli controfattuali per stimare le vite salvate dal vaccino, devono prima stimare quante infezioni da COVID-19 si sarebbero verificate nel periodo in questione se non ci fossero stati vaccini, e poi quante di queste infezioni avrebbero causato la morte. Per calcolare il tasso di infezione nel tempo, i ricercatori utilizzano un altro modello, la «modellazione delle dinamiche del contagio», che presenta complessità e incertezze, secondo Rancourt e Hickey. Per stimare le infezioni da COVID-19 e i decessi evitati, i ricercatori si sono basati sui tassi di efficacia del vaccino derivanti da studi clinici. Ma tali studi hanno dichiarato tassi di efficacia estremamente elevati, che Rancourt e Hickey hanno definito «artificiosi, discutibili e non trasparenti». Diversi modellisti controfattuali hanno utilizzato input simili per concludere che i vaccini hanno avuto un impatto enorme, sebbene le loro stime di tale impatto siano state diverse. Nel suo post sul blog, Fitzpatrick ha concluso che i vaccini contro il COVID-19 hanno prevenuto 3,2 milioni di decessi, 18,5 milioni di ricoveri ospedalieri e 120 milioni di infezioni, per un costo medico di 1,15 trilioni di dollari entro la fine di novembre 2022. Utilizzando lo stesso approccio, gli autori di un articolo pubblicato nel settembre 2022 su The Lancet hanno scoperto che i vaccini avevano prevenuto 14,4 milioni di decessi a livello globale entro dicembre 2021. Uno studio pubblicato nel luglio 2025 sul JAMA Health Forum ha utilizzato i dati di sieroprevalenza dei decessi positivi al COVID-19, anziché i dati di modellazione utilizzati dagli altri autori, per stimare i tassi di infezione, ma ha anche utilizzato dati provenienti da studi clinici per determinarne l’efficacia. L’autore principale dello studio, il dottor John PA Ioannidis, e i suoi colleghi hanno calcolato che i vaccini hanno salvato 2,5 milioni di vite in tutto il mondo entro il 2024, una stima 10 ordini di grandezza inferiore a quella di Fitzpatrick o degli autori dello studio di The Lancet.Iscriviti al canale Telegram
«Nessuna ragione attendibile per credere che i vaccini contro il COVID-19 abbiano salvato vite umane»
In un precedente articolo, Rancourt aveva sostenuto che anche le stime più limitate di Ioannidis erano una grave sovrastima basata su input errati nel modello. Dopo aver analizzato l’articolo del JAMA Health Forum, Rancourt non ha trovato «alcuna ragione di credere» che i vaccini contro il COVID-19 abbiano salvato vite umane. «Tutta questa industria di calcoli controfattuali è ciò che definirei “politica scientifica”», ha affermato Rancourt. «È come dire: “Sosterrò che l’intervento che abbiamo fatto ha avuto un enorme beneficio senza avere alcuna prova empirica a sostegno di tale affermazione”», ha affermato. Secondo Rancourt, i ricercatori stanno semplicemente inserendo i dati di Big Pharma in una formula, che poi dimostra che milioni di vite sono state salvate. Ha affermato che gli scenari controfattuali traggono vantaggio dal fatto che, in luoghi come gli Stati Uniti, che raccolgono molti dati sulla salute pubblica, i tassi di vaccinazione erano così alti che non esisteva un gruppo non vaccinato da usare come termine di paragone. «Si tratta di studi artificiosi», ha affermato.Aiuta Renovatio 21
La certezza dei modelli dipende dalla fede in «incredibili coincidenze»
I dati sulla mortalità in eccesso, ovvero dati affidabili, misurati e reali, consentono una stima più accurata dei decessi evitati grazie ai vaccini contro il COVID-19, hanno affermato Rancourt e Hickey. Gli autori di uno studio del 2022 pubblicato su The Lancet hanno analizzato i dati sulla mortalità e hanno trovato risultati molto più ambigui di quelli prodotti dai modelli controfattuali. «L’entità dell’impatto della diffusione della vaccinazione sui decessi non era chiara», ha concluso lo studio. Nel loro articolo, Rancourt e Hickey hanno esaminato i modelli controfattuali e le affermazioni che questi modelli facevano sui decessi evitati nel tempo. Hanno scoperto che i modelli mostrano picchi significativi nelle vite salvate subito dopo la somministrazione del vaccino e dei richiami. In altre parole, secondo i modelli, il virus COVID-19 è diventato altamente virulento subito dopo la distribuzione dei vaccini o dei richiami, quindi è probabile che i vaccini abbiano salvato molte vite. Tuttavia, Rancourt ha affermato che non si è verificata alcuna riduzione dell’eccesso di mortalità dopo le implementazioni del 2021 e del 2022. I dati empirici indicano che l’eccesso di mortalità è aumentato nel 2020 e poi si è mantenuto stabile nei due anni successivi. Per credere ai modelli, ha detto Rancourt, «bisognerebbe credere a queste incredibili coincidenze in cui l’agente patogeno diventa improvvisamente più virulento». Tuttavia, non ci sono prove in tal senso. «Non ci sono prove concrete che il virus sia diventato cinque o dieci volte più virulento in un certo momento, un anno dopo l’inizio della pandemia dichiarata, dopo l’eccesso di mortalità registrato nel 2020», ha affermato. I modelli richiedono che le persone credano che il patogeno si trovasse in una fase altamente letale quando sono state avviate le campagne di vaccinazione, e solo in quei momenti. I ricercatori che utilizzano i modelli controfattuali affermano di fatto che, senza il vaccino, il COVID-19 «avrebbe prodotto picchi di mortalità a un tasso ben superiore a qualsiasi dato storico noto», ha affermato Rancourt. Ha affermato che è scandaloso che studi così imperfetti vengano pubblicati su riviste prestigiose, ma ciò dimostra che il processo di revisione paritaria è stato corrotto. «Le istituzioni mediche pagate dalle case farmaceutiche sono solo api operaie che cercano di trovare il modo di compiacere i loro padroni inventando questi metodi di retropropagazione chiamati calcoli o simulazioni controfattuali. È spazzatura scientifica». Brenda Baletti Ph.D. © 9 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Cancro
Tutti i vaccini contro il COVID aumentano il rischio di cancro, conclude un nuovo studio

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Uno studio sudcoreano condotto su oltre 8 milioni di persone ha riportato un aumento del rischio complessivo di cancro del 27% legato ai vaccini anti-COVID-19 a mRNA e non a mRNA. I ricercatori hanno riscontrato rischi più elevati per sei specifici tumori. I media mainstream hanno criticato lo studio.
Secondo un recente studio sudcoreano condotto su oltre 8 milioni di persone, i vaccini e i richiami contro il COVID-19, sia a mRNA che non a mRNA, comportano un aumento del rischio di sei tipi di cancro e un rischio di cancro complessivo più elevato del 27%.
Quattro ricercatori sudcoreani hanno pubblicato il rapporto la scorsa settimana sotto forma di lettera su Biomarker Research, una rivista della Springer Nature.
Secondo lo studio, i vaccini e i richiami contro il COVID-19 sono associati a un rischio maggiore di cancro al seno, al colon-retto, allo stomaco, ai polmoni, alla prostata e alla tiroide, in tutti i tipi di vaccino e in tutte le fasce d’età.
I commentatori medici più tradizionali si sono affrettati a screditare i risultati, definendoli «imperfetti» da MedPageToday. Altri esperti medici e scientifici, invece, non sono stati d’accordo.
«In parole povere: entrambe le principali piattaforme di vaccini contro il COVID-19 sembrano essere cancerogene», ha scritto l’epidemiologo Nicolas Hulscher in un post su Substack.
Il dottor Angus Dalgleish, oncologo medico, ha dichiarato a The Defender che lo studio si basa su altre recenti scoperte, ma «è il primo a dimostrare che i vaccini a cDNA [non-mRNA] e a mRNA sono associati al rischio di cancro, il che suggerisce che la proteina spike è direttamente cancerogena».
Il commentatore medico John Campbell, Ph.D., ha dichiarato questa settimana nel suo programma su YouTube che la ricerca rappresenta «lo studio su larga scala finora» che esamina l’associazione tra i vaccini contro il COVID-19 e il cancro.
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«Nessuna tecnologia vaccinale è esente dal rischio di cancro»
Secondo lo studio, mentre il potenziale cancerogeno del virus SARS-CoV-2 responsabile del COVID-19 «è stato ipoteticamente proposto», sono state condotte poche ricerche sul potenziale rischio di cancro derivante dai vaccini contro il COVID-19.
I ricercatori hanno affermato che le «strutture condivise» contenute nel virus SARS-CoV-2 e nei vaccini contro il COVID-19, tra cui la proteina spike, potrebbero indicare che i vaccini contro il COVID-19 sono associati a rischi di cancro.
Lo studio ha utilizzato i dati del periodo 2021-2023 relativi a oltre 8,4 milioni di persone presenti nel database del Servizio Sanitario Nazionale della Corea del Sud. Il campione è stato suddiviso in due gruppi in base allo stato vaccinale. Il campione vaccinato è stato ulteriormente suddiviso in gruppi con richiamo e non con richiamo.
I ricercatori hanno monitorato i pazienti per un anno. Il gruppo vaccinato è stato monitorato anche dopo la vaccinazione. I risultati hanno mostrato un rischio statisticamente significativo di cancro più elevato nel gruppo vaccinato, tra cui:
- Cancro complessivo: rischio più elevato del 27%
- Cancro al seno: rischio più alto del 20%
- Cancro del colon-retto: rischio più elevato del 28%
- Cancro gastrico: rischio più elevato del 34%
- Cancro al polmone: rischio più elevato del 53%
- Cancro alla prostata: rischio più elevato del 69%
- Cancro alla tiroide: rischio più alto del 35%
L’analisi statistica dei risultati ha dimostrato che c’è una «probabilità su 1.000 che questo risultato sia dovuto al caso», ha affermato Campbell.
I vaccini mRNA contro il COVID-19 prodotti da Pfizer e Moderna hanno mostrato un rischio complessivo di cancro superiore del 20% e sono stati strettamente correlati a un rischio più elevato di tumori al seno, al colon-retto, ai polmoni e alla tiroide.
I vaccini anti-COVID-19 non a mRNA, noti come vaccini a cDNA, che includono i vaccini di AstraZeneca e Johnson & Johnson (Janssen), sono stati associati a un rischio complessivo di cancro superiore del 47%. Sono stati specificamente collegati a un aumento del rischio di tumori del colon-retto, dello stomaco, del polmone, della prostata e della tiroide.
Anche i pazienti che hanno ricevuto una miscela di dosi di mRNA e cDNA hanno avuto un rischio maggiore, con un’incidenza di cancro complessiva superiore del 34% e una stretta associazione con un rischio più elevato di tumori al seno e alla tiroide.
«L’elevato rischio di cancro non era limitato a una singola piattaforma vaccinale», ha scritto Hulscher. «Ogni tipo di vaccino era associato a un aumento misurabile del cancro complessivo, e ciascuno aveva specifici siti tumorali che guidavano il segnale. In altre parole, nessuna tecnologia vaccinale era esente da rischio di cancro in questo set di dati».
Il medico internista Dott. Clayton J. Baker ha affermato che i dati mostrano che tra le persone vaccinate il rischio di cancro aumenta con il tempo.
«L’aumento del rischio di cancro nei soggetti vaccinati aumenta in modo lineare per l’intero periodo dello studio, con un’inclinazione maggiore rispetto alla curva dei soggetti non vaccinati, e non si appiattisce. L’aumento dell’incidenza continua ad aumentare. Potrebbe continuare per decenni. È davvero allarmante», ha affermato Baker.
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«Ogni gruppo demografico ha sperimentato un rischio elevato di cancro»
I risultati hanno inoltre mostrato che le persone vaccinate di età inferiore ai 65 anni erano particolarmente a rischio di contrarre alcuni tipi di cancro.
«La popolazione relativamente più giovane (individui sotto i 65 anni) era più vulnerabile al cancro alla tiroide e al seno; al contrario, la popolazione più anziana (75 anni e oltre) era più suscettibile al cancro alla prostata», hanno scritto i ricercatori.
Nel complesso, le persone vaccinate di età inferiore ai 65 anni hanno mostrato un rischio complessivo maggiore di cancro, mentre gli anziani, in particolare quelli di età superiore ai 75 anni, hanno presentato il rischio complessivo più elevato.
Le donne vaccinate presentavano anche un rischio relativamente più elevato di cancro rispetto agli uomini vaccinati: le donne vaccinate mostravano un rischio particolarmente elevato di cancro del colon-retto e della tiroide, mentre gli uomini vaccinati mostravano un rischio più elevato di cancro gastrico e polmonare.
«Sia i risultati complessivi che quelli specifici per sito mostrano un andamento coerente: ogni gruppo demografico ha sperimentato un rischio elevato di cancro, sebbene la tipologia e l’impatto assoluto siano variati. Le donne e gli anziani sono stati colpiti più duramente, ma nessun segmento della popolazione è stato risparmiato» ha scritto Hulscher.
I risultati dello studio hanno anche mostrato che i richiami del vaccino contro il COVID-19 hanno comportato un rischio sostanzialmente più elevato di alcuni tipi di cancro, tra cui un rischio maggiore del 125% di cancro al pancreas e del 23% di cancro gastrico.
Dalgleish ha definito i numeri «impressionanti», affermando che l’aumento del rischio dopo le dosi di richiamo «è un incremento inaspettato che stiamo osservando anche nel Regno Unito».
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I critici definiscono «folle» il periodo di follow-up di un anno
Secondo MedPageToday, il periodo di follow-up di un anno utilizzato dai ricercatori nello studio era «assurdo» e lo studio non ha preso in considerazione la storia familiare di cancro dei pazienti e la loro storia di screening.
Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense, ha affermato che «le critiche mosse allo studio sono basate su un sano pregiudizio da parte degli utenti».
«L’idea che le persone più propense a sottoporsi a un intervento medico (vaccinazione) siano anche più propense a sottoporsi a un altro (screening per il cancro)… è una preoccupazione valida per uno studio vaccinato-non vaccinato come questo, poiché coloro che cercano un vaccino avranno un comportamento drasticamente diverso nella ricerca di assistenza sanitaria rispetto a coloro che non cercano un vaccino» ha spietato.
Tuttavia, «questo non è solo uno studio che confronta vaccinati e non vaccinati: differenzia anche i vaccini. Il pregiudizio dell’utente sano non è un argomento a favore del perché un vaccino (cDNA) mostri un rischio di cancro più elevato di un altro (mRNA). Inoltre, lo studio non afferma che i vaccini causino il cancro, ma che siano associati ad esso».
«Siamo organismi multicellulari complessi. Le cellule cancerose si formano dentro di noi con grande frequenza e vengono solitamente neutralizzate dai nostri meccanismi antitumorali… Se un vaccino può interrompere questo meccanismo antitumorale, allora i tumori possono manifestarsi in un breve lasso di tempo».
Anche se è stato dimostrato che i vaccini a cDNA comportano un rischio di cancro più elevato, Baker ha affermato che lo studio evidenzia anche il rischio della tecnologia a mRNA.
«Questo studio implica assolutamente la piattaforma mRNA», ha affermato. «Ricordiamo che il COVID-19 è stato il primo utilizzo diffuso di quella piattaforma tecnologica negli esseri umani… Nella sua prima applicazione, ha aumentato l’incidenza dei tumori».
Campbell ha affermato che i dati ufficiali sudcoreani sono generalmente affidabili e che lo studio è ben strutturato.
«La Corea del Sud era un Paese con un tasso di vaccinazione molto elevato», ha detto. «C’erano… solo poche centinaia di migliaia di persone nel gruppo dei non vaccinati, ma questo è sufficiente per ricavarne dati piuttosto attendibili».
Gli autori dello studio non hanno fornito dettagli sui possibili meccanismi contenuti nei vaccini contro il COVID-19 che potrebbero comportare un rischio maggiore di cancro.
Baker ha affermato che «l’aumento significativo dei rapporti di rischio per sei diversi tipi di cancro suggerisce che un possibile indebolimento del sistema immunitario contribuisca all’aumento del rischio. È preoccupante, perché il rischio non è limitato a un solo tipo di cancro per il quale potrebbe essere effettuato lo screening».
Secondo Campbell, la proteina spike e i contaminanti del DNA presenti nei vaccini a mRNA potrebbero essere tra i fattori che contribuiscono a questo rischio.
Gli autori hanno suggerito che sono necessarie ulteriori ricerche «per chiarire le potenziali relazioni causali, compresi i meccanismi molecolari sottostanti correlati all’iperinfiammazione indotta dal vaccino contro il COVID-19».
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Un numero crescente di studi collega i vaccini COVID a gravi eventi avversi
Altri recenti studi e analisi su larga scala suggeriscono un legame tra i vaccini contro il COVID-19 e gravi eventi avversi come il cancro.
All’inizio di quest’anno, un’analisi di un database giapponese di 18 milioni di persone ha mostrato che le persone vaccinate contro il COVID-19 presentavano un rischio di morte significativamente più elevato nel primo anno dopo la vaccinazione rispetto ai non vaccinati. Il rischio aumentava con ogni dose aggiuntiva.
Uno studio condotto su 1,3 milioni di donne nella Repubblica Ceca, pubblicato a giugno sull’International Journal of Risk & Safety in Medicine, ha dimostrato che il tasso di concepimento riuscito (una gravidanza che porta a un parto vivo nove mesi dopo) per le donne vaccinate era «sostanzialmente inferiore» rispetto a quelle non vaccinate.
Uno studio di 30 mesi condotto su circa 300.000 persone in Italia, pubblicato sulla rivista EXCLI a luglio, ha rilevato un aumento del 23% del rischio di cancro dopo una o due dosi del vaccino COVID-19 e un ulteriore aumento del rischio del 9% tra coloro che hanno ricevuto tre o più dosi.
I risultati dello studio italiano hanno mostrato anche un aumento statisticamente significativo dei tumori al seno, alla vescica e al colon-retto.
Jablonowski ha affermato che i risultati dello studio italiano rispecchiano in gran parte quelli dello studio sudcoreano, poiché vi è «una corroborazione di prove che non può essere ignorata».
«Il confronto dei risultati… è estremamente interessante», ha affermato Jablonowski. «I due studi concordano generalmente su molti tipi di cancro. Una forma di cancro su cui non concordano è il cancro alla prostata. Non è minimamente degno di nota nello studio italiano, mentre è il segnale più forte nello studio coreano».
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«Quasi il 70% della popolazione mondiale è stato iniettato con un prodotto cancerogeno»
I ricercatori sudcoreani hanno affermato che il rapporto tra i rischi relativi di infezione da COVID-19 e gli eventi avversi conseguenti alla vaccinazione contro il COVID-19 merita ulteriori approfondimenti.
«Data la gravità decrescente del COVID-19, le attuali preoccupazioni riguardo al vaccino contro il COVID-19 vertono principalmente sugli EA [eventi avversi] anche con le dosi di richiamo», hanno scritto i ricercatori.
Gli autori dello studio hanno inoltre chiesto ulteriori ricerche «per determinare se specifiche strategie vaccinali possano essere ottimali per le popolazioni che necessitano della vaccinazione contro il COVID-19». Hanno suggerito che i medici «diano priorità al monitoraggio del rischio di cancro gastrico in relazione alle dosi di richiamo del COVID-19».
Hulscher è andato oltre, suggerendo che i risultati dello studio rafforzano le richieste di alcuni scienziati e organizzazioni mediche secondo cui i vaccini contro il COVID-19 dovrebbero essere sospesi o ritirati.
«Governi, autorità di regolamentazione, medici e ricercatori devono confrontarsi con una realtà che fa riflettere: quasi il 70% della popolazione mondiale è stato iniettato con un prodotto cancerogeno. Le prove richiedono l’immediato ritiro dal mercato di questi prodotti», ha scritto Hulscher.
«È ormai del tutto indifendibile continuare qualsiasi programma di vaccinazione di richiamo o variante», ha affermato Dalgleish.
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 29 settembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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