Eutanasia
Influencer giovane e bella annuncia il suo suicidio assistito

«Olympe», una social media star francese dei social media ha annunciato che si sarebbe recata in Belgio prima della fine dell’anno per il suicidio assistito.
La 23enne donna, che ha oltre 255.000 follower su YouTube e fino a 900.000 visualizzazioni su TikTok per alcuni dei suoi video, ha affermato che il suo disturbo dissociativo dell’identità è diventato troppo angosciante e che vuole morire. Tuttavia, non subito: la giovane donna intende godersi una serie di cose che giudica la vita abbia ancora in serbo per lei prima di uscire da questo mondo.
Riuscirà ad attuare il suo piano di morte?
Un medico belga che ammette di eseguire circa un’eutanasia al mese, Yves De Locht, ha risposto a un’intervista del quotidiano francese Le Parisien all’inizio di questa settimana in cui ha affermato che «Olympe» non ha in alcun modo completato il lungo screening di medici e psichiatri richiesto dalla legge belga per ottenere l’eutanasia o il suicidio medicalmente assistito per motivi di salute mentale. Il processo di solito richiede mesi e persino anni, dice il medico, che si è lamentato del fatto che «false impressioni» spinte dagli oppositori francesi all’eutanasia hanno creato l’idea che il suicidio assistito sia disponibile per tutti in Belgio.
«Non vogliamo diventare il campo di sterminio della Francia», ha tuonato acutamente.
«Olympe» ha ritirato il suo primo video da Internet entro dieci minuti dalla sua pubblicazione, tuttavia era già stato copiato e ripubblicato, portandola ad espandere i suoi piani e lamentarsi delle persone che esprimevano opinioni negative sulla sua scelta personale di ammazzarsi.
«Questo non è un dibattito», ha dichiarato con rabbia al suo pubblico. Se vuole porre fine alla sua vita, ha detto la social vedette, non sono affari di nessuno, parola di una che mette la sua figura davanti a milioni di persone.
«Olympe», che in realtà si chiama Lily, proverrebbe da una famiglia «disfunzionale», che l’avrebbe abbandonata, con «una serie di esperienze traumatiche che vanno dalla pedofilia allo stupro», scrive Lifesitenews. La ragazza «soffriva di dipendenze e disturbi alimentari e le è stato diagnosticato definitivamente un disturbo di personalità multipla solo quando aveva 21 anni».
Il disturbo dissociativo dell’identità (DID) comporta la presenza di due o più «stati di personalità» o identità distinte insieme a gravi lacune di memoria, spesso associate a depressione e ansia. È associato a traumi infantili.
«Olympe» sarebbe il nome collettivo che ha dato alle sue 12-15 «personalità» o «alter-ego» ricorrenti, alcune delle quali sono benevole mentre altre sono dannose, spingendo la giovane donna al suicidio. Il suo caso di personalità multipla era stato mandato in onda alla TV nazionale francese che la intervistò due differenti identità della ragazza, che in seguito ha affermato di non ricordare ciò che ha detto nel segmento sotto il nome di «Lucie».
In altre interviste ha spiegato che uno dei suoi «alter-ego» è gender-fluid e un altro è «non binario». Ha insistito sul fatto di non essere «posseduta» e che la sua condizione – per la quale non esiste cura – non ha «nulla a che fare con la religione». L’unica terapia offerta sarebbe quella di imparare a vivere e cooperare, e nel migliore dei casi a «fondersi» con le sue multiple personalità, ma stress e traumi possono sempre far apparire nuove «identità».
In una intervista del 2022, notava che la sua «altra personalità benevola» Lucie era il risultato di una dissociazione da una «altra personalità malevola» di nome Lucifa.
La paura principale è che «Olympe» possa servire da modello a tanti altri giovani suoi follower, portati magari ad emularla. Il suicidio è ritenuto tecnicamente «contagioso» perché ci sono linee deontologiche specifiche attraverso le quali i giornalisti, se devono, possono parlarne.
Renovatio 21 ritiene in questo senso discutibile il cartoon Netflix del celebrato fumettista capitolino Zercalcare Strappare lungo i bordi.
Un caso non dissimile si era avuto in Olanda – altro Paese traino dell’eutanasia e del suicidio di Stato, anche se ora superato dal Canada, dove oramai la morte assistita è un sacramento – quando una giovane di nome Noa, soggetta a sindrome post-traumatica per uno stupro, chiese allo Stato di morire e fu accontentata, non prima di aver pubblicato un libro biografico e riempito i suoi profili social di emoji.
Colpisce, oltre che la spettacolarizzazione del suicidio assistito, anche quella del disturbo da personalità multipla, che un tempo non era ritenuto reale da alcuni psichiatri.
La Cultura della Morte corre sui social, passa per i cuoricini degli influencer, i loro osceni appetiti, e la disintegrazione globale del pudore.
Immagine screenshot da YouTube
Eutanasia
Medici del Quebecco sostengono che l’eutanasia è un «trattamento appropriato» per i neonati gravemente malati

L’Ordine dei medici del Quebecco ha dichiarato che l’eutanasia è un «trattamento appropriato» per i bambini nati con gravi problemi di salute. Lo riporta LifeSiteNews.
In un’intervista con il sito pro-life nordamericano, il Quebec College of Physicians ha confermato il suo sostegno all’estensione del regime di eutanasia canadese ai bambini nati con gravi malformazioni o sindromi.
«Il CMQ ribadisce che l’assistenza medica al suicidio può essere un trattamento appropriato per i neonati che soffrono di dolori fortissimi che non possono essere alleviati e che presentano gravi malformazioni o gravi sindromi polisintomatiche che distruggono qualsiasi prospettiva di sopravvivenza», ha dichiarato un portavoce del college a LifeSiteNews.
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«Il CMQ ritiene che i genitori debbano avere la possibilità di ottenere questa assistenza per il loro bambino in circostanze ben definite», prosegue la dichiarazione, riferendosi all’infanticidio come «assistenza».
Il suicidio assistito è stato legalizzato dal governo liberale dell’ex primo ministro Giustino Trudeau nel 2016. Da allora, il regime di eutanasia si è esteso dall’uccisione di pazienti «terminali» alla possibilità di consentire ai malati cronici di accedere al suicidio assistito dopo l’approvazione del disegno di legge C-7 .
I liberali avevano anche pianificato di estendere il suicidio assistito ai canadesi affetti da malattie mentali, ma decisero di rimandare l’estensione al 2027 dopo le reazioni negative dei canadesi e di importanti medici.
Inoltre, il Quebecco, noto come provincia progressista, è stato in prima linea nella lotta per legalizzare l’infanticidio. Nel novembre 2024, il deputato dell’Alberta Damien C. Kurek aveva presentato una petizione per proteggere i bambini dopo che una raccomandazione, presentata da Louis Roy del Quebec College of Physicians, spingeva per l’uccisione dei bambini fino a 12 mesi se nati con «gravi deformità e sindromi molto gravi».
«Per quanto scioccanti siano gli appelli all’infanticidio, sono coerenti con la cultura della morte promossa dal governo liberale» scrive LifeSite, dimostrando che i dati rivelano che centinaia di bambini sopravvissuti all’aborto in Canada vengono lasciati morire.
Secondo uno studio del Quebecco, un bambino su 10 abortito nel secondo trimestre nasce vivo, ma solo il 10% sopravvive oltre le tre ore. Inoltre, solo il 24% dei bambini nati vivi è stato ricoverato in Terapia Intensiva Neonatale (UTIN), mentre solo il 5% ha ricevuto cure palliative.
«Poiché in Canada non esistono leggi che stabiliscano l’età minima per l’aborto, molti hanno confuso il confine tra aborto e infanticidio, sostenendo che quest’ultimo sia semplicemente un aborto tardivo» continua LSN.
A luglio, la deputata liberale Dr. Hedy Fry ha bizzarramente insinuato che i «neonati» corrono maggiori rischi per la salute poiché i governi di «estrema destra» limitano l’aborto, una pratica il cui unico scopo è uccidere i bambini. Secondo la testata pro-life, nel 2013 il governo conservatore dell’allora Primo Ministro Stephen Harper si rifiutò di indagare sui dati di Statistics Canada, secondo cui 491 bambini erano stati lasciati morire dopo essere nati vivi in seguito ad aborti.
«L’aborto è legale in Canada», aveva affermato l’Harper all’epoca.
Allo stesso modo, nel 2011, un giudice dell’Alberta aveva suggerito che l’infanticidio è semplicemente un aborto tardivo, pronunciandosi su un caso in cui una giovane madre aveva strangolato il suo neonato e ne aveva gettato il cadavere oltre la recinzione nel cortile di uno dei suoi vicini.
In effetti, l’infanticidio è spesso il passo successivo per gli attivisti dell’aborto che negano la dignità della vita umana, con alcuni abortisti che uccidono attivamente i bambini sopravvissuti all’aborto, nota il sito. È quello che nel gerco medico-filosofico si è fatto strada con l’espressione «aborto post-natale».
Come riportato da Renovatio 21, documenti mostrano che la Sanità canadese ha finanziato un progetto di ricerca universitario riguardante le «opinioni dei giovani» sull’eutanasia, che includeva una breve discussione sulla possibilità che i bambini affetti da autismo grave possano mai essere ammessi alla morte nell’ambito del programma nazionale di «Assistenza medica al suicidio», detto MAiD.
Nel Paese sembra partita pure la promozione dell’eutanasia senza consenso dei genitori per bambini con problemi mentali.
Di fatto, un canadese ogni 25 viene oggi ucciso dall’eutanasia. L’aumento negli ultimi anni è stato semplicemente vertiginoso. E la classe medica, oramai totalmente traditrice di Ippocrate e venduta all’utilitarismo più sadico e tetro, insiste che va tutto bene.
Come riportato da Renovatio 21, qualche mese fa un’altra veterana dell’esercito, divenuta disabile, ha riportato che alcuni funzionari statali avevano risposto alla sua richiesta di avere in casa una rampa per la sedie a rotelle offrendole invece la possibilità di accedere al MAiD – cioè di ucciderla.
Ma non è il caso più folle del degrado assassino raggiunto dallo Stato canadese: ecco l’ecologista che chiede di essere ucciso per la sua ansia cronica riguardo al Cambiamento Climatico, ecco i pazienti che chiedono di essere terminati perché stanchi di lockdown, ecco le proposte di uccisione dei malati di mente consenzienti, e magari pure dei neonati. Il tutto, ovviamente, con il corollario industriale, della predazione degli organi, di cui il Paese ora detiene il record mondiale.
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Il Canada del governo Trudeau e del suo successore Carney – dove il World Economic Forum regna, come rivendicato boriosamente da Klaus Schwab – è il Paese dell’avanguardia della Necrocultura. Se lo Stato può ucciderti, ferirti, degradarti, lo fa subito, e legalmente. Magari pure con spot mistico propalato da grandi società private in linea con il dettato di morte. L’anno scorso in Canada un decesso ogni 25 era dovuto all’eutanasia, che viene servita anche alle pompe funebri.
A febbraio l’eutanasia è stata offerta anche ad una signora riconosciuta come danneggiata da vaccino COVID.
Secondo alcuni, l’eutanasia in Canada – che si muove verso i bambini – sta divenendo come una sorta di principio «sacro» dello Stato moderno.
Come abbiamo ripetuto tante volte: lo Stato moderno è fondato sulla Cultura della Morte. La Necrocultura è, incontrovertibilmente, il suo unico sistema operativo. Aborto ed eutanasia (e fecondazione in vitro, e vaccinazioni, anche e soprattutto geniche) sono quindi sue primarie linee di comando.
Il Canada, che è all’avanguardia anche grazie alla potente penetrazione nel suo gabinetto pure rivendicata dal World Economic Forum, è quindi un vero esempio dello Stato basato sempre più sull’eugenetica – cioè sul dominio totale sull’essere umano e l’annientamento della sua dignità di creatura figlia di Dio.
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Eutanasia
Ozzy eutanatizzato? Utilitarismo rock-boomer in azione

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Eutanasia
517 persone sono morte per eutanasia senza richiesta nel 2021

Nei Paesi Bassi, fin dall’introduzione della legge sull’eutanasia, si riscontrano problemi legati all’eutanasia senza richiesta esplicita (LAWER) e alla mancata segnalazione dei casi di eutanasia.
Ogni cinque anni, il governo olandese incarica ricercatori di condurre uno studio per analizzare i decessi causati da decisioni mediche di fine vita. I medici ricevono questionari anonimi per determinare le cause di morte in un dato anno, includendo eutanasia, suicidio assistito e casi di fine vita senza richiesta esplicita (LAWER).
Lo studio del 2021 ha registrato 9.799 decessi assistiti, di cui 9.038 per eutanasia, 245 per suicidio assistito e 517 per LAWER, ovvero casi in cui la vita è stata terminata intenzionalmente senza una richiesta esplicita del paziente. Questi 517 casi rappresentano circa lo 0,3% dei decessi totali, inclusi sei casi di neonati, terminati secondo il protocollo di Groninga, che consente l’eutanasia di neonati con gravi disabilità se un genitore e un medico concordano che la vita del bambino sia «incompatibile» o priva di prospettive.
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Lo studio del 2015, pubblicato sul New England Journal of Medicine, riportava 7.254 decessi assistiti, di cui 6.672 per eutanasia, 150 per suicidio assistito e 431 per LAWER. I dati mostrano che la percentuale di decessi LAWER è rimasta stabile tra il 2015 e il 2021, indicando che la pratica di terminare vite senza consenso esplicito persiste a un ritmo costante. Il rapporto ufficiale olandese del 2021 ha segnalato 7.666 decessi per eutanasia, ma lo studio governativo ne ha contati 9.799, evidenziando 2.133 decessi assistiti non segnalati (circa il 22%).
Analogamente, nel 2015, su 7.254 decessi assistiti, 1.693 non furono segnalati (circa il 23%). Questo suggerisce che oltre il 20% dei decessi assistiti nei Paesi Bassi non viene regolarmente riportato.
In Canada, dove l’eutanasia (MAiD) è legale dal 2016, non esistono studi simili per verificare abusi o decessi non segnalati. Tuttavia, un’analisi del rapporto sull’eutanasia del Québec 2021-22, condotta da Amy Hasbrouck, ha rivelato una discrepanza di 289 decessi, suggerendo una sottostima del 7%.
È probabile che casi simili si verifichino anche altrove in Canada, ma senza studi specifici non è possibile confermarlo. I dati olandesi sollevano interrogativi sulla possibilità che pratiche simili di eutanasia senza consenso o non segnalata avvengano in altri paesi, come il Canada. La mancanza di studi analoghi rende difficile rispondere a queste domande.
La legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito non elimina il fenomeno dell’omicidio medico; la normalizzazione dell’eutanasia sembra giustificare questi atti indicibili.
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