Gender
Il presidente iraniano in Uganda tuona contro l’Occidente LGBT

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi, visitando l’Uganda mercoledì come parte di un tour africano di tre nazioni, ha condannato i tentativi delle Nazioni occidentali di spingere le altre ad accettare quello che egli chiama «il brutto fenomeno dell’omosessualità».
Raisi ha elogiato la natura anticoloniale dell’Uganda, che ha recentemente approvato una legislazione anti-LGBTQ che impone la pena di morte per «omosessualità aggravata», una vicenda che ha scatenato una vasta condanna internazionale specialmente tra i Paesi del blocco occidentale.
«I Paesi occidentali stanno facendo pressione sui paesi indipendenti attaccando le fondamenta della famiglia, promuovendo il brutto fenomeno dell’omosessualità, la diffusione dell’estremismo e del terrorismo e l’uso dei diritti umani come strumento», ha detto durante un incontro con il suo omologo ugandese Yoweri Museveni.
«Credo che questa questione, e questi forti attacchi dell’Occidente contro l’istituzione delle famiglie e contro la cultura delle Nazioni, sia un’altra area di cooperazione per l’Iran e l’Uganda», ha aggiunto.
After his successful State visit to Uganda????????, Iran's???????? President H.E. Dr. Ebrahim Raisi has left the country.
He lauded President Museveni for the warm reception while in the Pearl of Africa. pic.twitter.com/udYKj6ecWB
— Shan L. Nagawa ❁ (@ShanLoveN) July 13, 2023
Il sistema legale della Repubblica Islamica d’Iran vieta esplicitamente l’omosessualità, che è punibile con la morte secondo il codice penale del Paese.
La visita di Raisi in Africa è la prima di un presidente iraniano in più di un decennio, poiché il Paese cerca di diversificare i partenariati commerciali e diplomatici in tutto il mondo di fronte alle sanzioni economiche statunitensi.
Mercoledì a Kampala, il presidente iraniano ha suggerito che «la cooperazione culturale tra Iran e Uganda sarà molto efficace per affrontare le trame dei nostri nemici».
I due Paesi hanno formalizzato la loro partnership firmando diversi memorandum d’intesa in settori quali l’esenzione dal visto, la cooperazione agricola e l’istituzione di una commissione permanente congiunta.
Mentre era in Uganda, Raisi ha anche inaugurato l’ufficio per l’innovazione e la tecnologia dell’Iran, ha detto su Twitter il ministero degli Esteri di Teheran.
In precedenza, è stato in Kenya, dove ha incontrato il presidente William Ruto e ha accettato di espandere la capacità di ricerca e tecnologia di Nairobi nella produzione, nella salute e nell’economia blu.
Dopo l’Uganda, Raisi ha visitato lo Zimbabwe, ultima tappa del suo tour in Africa orientale.
Il presidente ugandese Musuveni già in passato si era scagliato, forte di un grosso sostegno parlamentare, contro l’imperialismo omosessualista dei Paesi Occidentali che vogliono imporre l’agenda LGBT, magari facendola entrare attraverso trattati diplomatici e commerciali.
Come riportato da Renovatio 21, l’Uganda è stata improvvisamente teatro di attacchi terroristici con enormi stragi sia sul suo territorio che all’estero, presso le basi del contingente di pace ugandese in Somalia.
Lo scorso mese decine persone sono state uccise e ferite dai militanti di un gruppo estremista – il quale non si faceva vivo dal 1998 – che hanno attaccato una scuola secondaria nell’Uganda occidentale.
Due settimane prima, 54 suoi soldati ugandesi stati trucidati dai terroristi islamici in Somalia dove si trovavano in missione di pace per conto dell’Unione Africana. A perpetrare l’eccidio sarebbero stati gli islamisti di al-Shabaab («la gioventù»), gruppo noto per il sequestro della cooperante italiana di due anni fa – per il quale il governo di Conte e Di Maio pagò fior di milioni – e per massacri massivi condotti nella zona, oltre per essere stati la base della «vedova bianca» Samantha Letwaithe, forse la terrorista più ricercata ed enigmatica al mondo.
Le stragi di ugandesi sono arrivate quindi mentre il Paese, il suo presidente Museveni e i suoi parlamentari sono sotto i riflettori dei media internazionali per la legge antiomosessualista appena emanata, aspramente avversata da Paesi ed enti occidentali così come dalla chiesa anglicana e quel che resta del Vaticano modernista. (Non dai vescovi africani, però…)
L’amministrazione Biden aveva dichiarato negli scorsi giorni che contro l’Uganda verranno emesse sanzioni, con l’ammiraglio Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza USA, a proclamare che i diritti LGBT sono «una parte fondamentale della politica estera americana».
Va notato altresì che il ministro Lavrov, sempre più attivo sul fronte della diplomazia russa in Africa, aveva da pochissimo incontrato la controparte ugandese in un meeting dove si è parlato di collaborazione tra Mosca e Kampala, anche su questioni di tecnologia nucleare.
L’Africa pare si stia riallineando fuori dall’asse occidentale. L’incontro tra Putin e le delegazioni africane a San Pietroburgo – dove il presidente russo ha mostrato per la prima volta la bozza dell’accordo di pace firmato con Kiev raggiunto già nel marzo 2022 – sembra suggerirlo.
Misteri come la nuova catena di stragi – inclusa quella da almeno 46 vittime perpetrata in Congo dal CODECO, una setta animista guidata da un uomo che si fa chiamare «il sacrificatore» – pure potrebbero far venire certi cattivi pensieri.
Immagine da Twitter
Arte
Nuova serie gay sui militari americani: il Pentagono contro Netflix

Il Pentagono ha accusato Netflix di produrre «spazzatura woke» per una sua nuova serie incentrata su un marine gay. La serie ha debuttato durante la campagna del presidente Donald Trump e del Segretario alla Guerra Pete Hegseth per eliminare la «cultura woke» dall’esercito.
Kingsley Wilson, portavoce del dipartimento della Guerra, ha dichiarato a Entertainment Weekly che il Pentagono non appoggia «l’agenda ideologica» di Netflix. L’esercito americano «non scenderà a compromessi sui nostri standard, a differenza di Netflix, la cui leadership produce e fornisce costantemente spazzatura woke al proprio pubblico e ai bambini», ha detto Kingsley, sottolineando che il Pentagono si concentra sul «ripristino dell’etica del guerriero».
«I nostri standard generali sono elitari, uniformi e neutrali rispetto al sesso, perché al peso di uno zaino o di un essere umano non importa se sei un uomo, una donna, gay o eterosessuale», ha aggiunto la portavoce.
Lo Hegseth ha introdotto nuovi requisiti fisici «di livello maschile» per affrontare situazioni di «vita o morte» in battaglia, affermando: «Gli standard devono essere uniformi, neutri rispetto al genere ed elevati. Altrimenti, non sono standard» criticando approcci alternativi che «fanno uccidere i nostri figli e le nostre figlie». A febbraio, il Segretario alla Guerra ha definito il motto «la diversità è la nostra forza» come il «più stupido» nella storia militare.
Il Pentagono lotta da anni con carenze di reclutamento, registrando nel 2023 un deficit di 15.000 unità, il peggiore dalla fine della leva obbligatoria nel 1973. I repubblicani attribuiscono il problema all’eccessiva enfasi sulla diversità a scapito della preparazione militare, come evidenziato da un rapporto del 2021 che criticava la Marina per aver priorizzato la «consapevolezza» rispetto alla vittoria in guerra.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Gender
La Commissione Europea svela la sua strategia LGBTQ

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Transizione di genere
La Commissione deplora il fatto che «alcuni Stati membri impongano ancora l’intervento medico come condizione per il riconoscimento giuridico del genere». Un «cambiamento di genere» nello stato civile dovrebbe essere concesso su semplice richiesta. La transizione non deve essere soggetta a limiti di età: «a Commissione faciliterà lo scambio di buone pratiche tra gli Stati membri per sostenere lo sviluppo di procedure legali per il riconoscimento del genere basate sull’autodeterminazione, senza criteri di età».Genitorialità
In nome della «parità di diritti tra gli Stati membri», la Commissione chiede il riconoscimento reciproco in materia di regimi patrimoniali tra coniugi, divorzio, successioni e filiazione. Le istituzioni europee utilizzano il principio della libera circolazione per garantire che le coppie dello stesso sesso sposate in un paese mantengano gli stessi diritti in un altro paese in cui tali matrimoni non sono riconosciuti. Per quanto riguarda la filiazione: «il diritto dell’UE impone già agli Stati membri di riconoscere la filiazione di un minore così come stabilita in un altro Stato membro». Tuttavia, è necessario sottolineare che stabilire la filiazione è una prerogativa dello Stato, come ricordato dall’iniziativa della Slovacchia di sancire il divieto di maternità surrogata nella propria Costituzione. La Commissione osserva che «i minori possono perdere i loro diritti di successione o di mantenimento in un altro Stato membro, o il diritto di avere uno dei genitori come loro rappresentante legale». Ritiene che ciò costituisca una limitazione alla libertà di circolazione, utilizzando questo meccanismo per invadere l’ambito della filiazione, che non è una sua prerogativa. Nel 2020, Ursula von der Leyen ha dichiarato: «se sei genitore in un Paese, sei genitore in tutti i Paesi». La strategia post-2025 della Commissione ribadisce questo impegno: «il rapporto di filiazione stabilito in uno Stato membro deve essere stabilito in qualsiasi altro Stato membro, a tutti gli effetti, al di là di quanto già garantito dalla legislazione europea in materia di libera circolazione».Aiuta Renovatio 21
Maternità surrogata
La Francia ha già autorizzato il matrimonio e l’adozione per le coppie dello stesso sesso; tuttavia, la maternità surrogata rimane vietata per il momento. Se la proposta della Commissione europea verrà adottata, i cittadini francesi non avranno difficoltà a stabilire la filiazione tramite maternità surrogata. Il 13 ottobre 2025, la Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere ha votato la bozza della sua relazione sulla Strategia per la parità di genere 2025, che definirà la strategia della Commissione europea in materia. In questa occasione, la Commissione ha adottato un emendamento che «condanna la pratica della maternità surrogata». Ma un altro emendamento, anch’esso adottato, ha sostenuto l’attuazione di un «Certificato europeo di genitorialità». Questo imporrebbe agli Stati membri di riconoscere la filiazione dei bambini nati tramite maternità surrogata in un altro Stato. A novembre, la posizione definitiva sarà votata in sessione plenaria. Da che parte penderà la bilancia? Articolo previamente apparso su FSSPX.NewsIscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Gender
Vescovo austriaco nominato da Bergoglio assume omosessuale «sposato» come segretario personale

Un vescovo austriaco ha nominato un uomo dichiaratamente omosessuale e civilmente «sposato» come suo segretario personale. Lo riporta Novus Ordo Watch.
Il vescovo Johannes Freitag, vescovo ausiliare della diocesi di Graz-Steckau, avrebbe assunto D. K.-W. come suo segretario particolare. Monsignor Freitag è stato nominato vescovo ausiliare di Graz-Steckau il 31 gennaio 2025 da Bergoglio.
Una foto sul profilo Instagram del partner dell’uomo li mostra mentre celebrano il loro quarto anniversario di «matrimonio». Una foto sul sito web della Salinenmusik Altaussee documenta la cerimonia, avvenuta il 21 luglio 2018.
Prima di diventare segretario di monsignro Freitag, K.W. avrebbe lavorato come segretario generale della comunità ebraica di Graz, come indica una versione archiviata del sito web. Non è chiaro se aderisca o meno ai principi dell’ebraismo, della fede cattolica o di un altro credo.
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Il sito web della diocesi indica K.-W. come segretario e maestro di cerimonie di Freitag, riporta LifeSite.
L’uomo possiederebbe anche competenze sartoriali professionali e le avrebbe dimostrate disegnando i costumi per un evento LGBT Pride austriaco chiamato Tuntenball, come sarebbe rivelato un articolo della rivista arcobaleno Panthera del febbraio 2016
La diocesi di Graz-Steckau è guidata dal vescovo Wilhelm Krautwaschl che, nel dicembre 2023, ha accolto con favore il documento vaticano sulle «benedizioni» per le persone dello stesso sesso, Fiducia Supplicans.
«Chiunque chieda una benedizione dimostra di aver bisogno della presenza salvifica di Dio, e questa benedizione non deve essere negata», ha affermato Krautwaschl.
Il presule austriaco ha sostenuto che l’ultimo documento vaticano è una continuazione del metodo di «cura pastorale» praticato da papa Francesco fin dalla sua lettera post-sinodale Amoris Laetitia, che sembrava dare autorità alla Comunione per i divorziati «risposati».
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Immagine degli interni barocchi del Duomo di Graz
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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