Terrorismo
Il Pentagono rivela le perdite nell’attacco in Siria dei giorni scorsi

Otto soldati americani sono rimasti feriti in un attacco con drone alla loro base nel Nord-Est della Siria, ha rivelato il Pentagono. I primi resoconti dell’attacco non menzionavano vittime.
Secondo un filmato condiviso online la scorsa settimana, un drone potrebbe aver appiccato un incendio nell’installazione di Rimelan, vicino al confine con la Turchia e l’Iraq.
Il maggiore generale dell’aeronautica Patrick Ryder, portavoce del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ha rivelato il numero di feriti ai giornalisti martedì. Gli otto membri del personale colpiti sono stati curati per «lesioni cerebrali traumatiche» e inalazione di fumo, ha aggiunto, e tre di loro sono già tornati in servizio.
Sky News:
Suriye’nin kuzeydoğusundaki Rimelan’da bulunan ABD’ye ait hava üssü, kamikaze İHA saldırısıyla vuruldu. pic.twitter.com/i6XRytzIHm
— gdh (@gundemedairhs) August 10, 2024
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Secondo Ryder, gli Stati Uniti ritengono che l’attacco sia stato compiuto da «forze sostenute dall’Iran», ma il Pentagono sta ancora lavorando per determinare quale milizia specifica potrebbe esserci dietro.
I primi resoconti dell’attacco dei droni a Rimelan non hanno rivelato feriti, ma venerdì scorso un funzionario statunitense rimasto anonimo ha dichiarato alla Reuters che erano in corso valutazioni mediche e stime dei danni.
Rimelan, nota anche come Rmelan e Rumalyn, si trova nel governatorato di Hasakah in Siria. Verso la fine del 2015, le truppe statunitensi hanno preso il controllo dell’aeroporto di Abu Hajar e vi hanno allestito una base, soprannominata Rumalyn Landing Zone (RLZ). La struttura è stata utilizzata per rifornire le truppe statunitensi e i loro alleati curdi nella lotta contro i terroristi dell’ISIS.
Lo Stato Islamico ha preso il controllo di ampie porzioni di Siria e Iraq nel 2014. Mentre Iran e Russia sostenevano le truppe del governo siriano contro i terroristi, gli Stati Uniti hanno inviato truppe e reclutato milizie curde per rivendicare la parte orientale della Siria, dove si trova la maggior parte delle riserve petrolifere e dei terreni agricoli del Paese.
Da allora Washington ha mantenuto circa 900 truppe in Siria, nonostante le obiezioni di Damasco e in violazione del diritto internazionale. Il Pentagono ha descritto la sua missione come «prevenire una rinascita» dell’ISIS.
Nel frattempo, le milizie curde che controllano l’area con il supporto degli Stati Uniti si sono rifiutate di reintegrarsi in Siria.
Come riportato da Renovatio 21, a fine 2023 una milizia di resistenza irachena ha rivendicato la responsabilità di un attacco di droni contro la guarnigione di al-Tanf nella parte controllata dagli Stati Uniti della Siria sud-orientale.
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Terrorismo
Trump attacca l’ISIS in Somalia e promette di «trovare e uccidere» i nemici degli USA

This morning I ordered precision Military air strikes on the Senior ISIS Attack Planner and other terrorists he recruited and led in Somalia. These killers, who we found hiding in caves, threatened the United States and our Allies. The strikes destroyed the caves they live in,…
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) February 1, 2025
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Terrorismo
Ucciso a colpi di arma da fuoco in Svezia l’iracheno cattolico che dava fuoco al Corano. I sospettati sono già stati liberati

Un rifugiato iracheno noto per aver bruciato pubblicamente copie del Corano, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nel suo appartamento a Sodertalje, Svezia, presumibilmente mentre stava facendo una trasmissione in diretta sui social media, hanno riferito le agenzie di stampa locali.
L’uccisione di Salwan Momika si dice sia avvenuta mercoledì, un giorno prima della sua comparizione in tribunale per accuse di incitamento all’odio.
Momika, che si definiva assiro con l’aramaico come madrelingua, era un fedele della Chiesa cattolica sira, una chiesa sui generis che ha titolo patriarcale ed è in comunione con Roma, formata dagli ortodossi siriaci tornati con Roma nel 1783. La chiesa sira mantiene una propria lingua, legislazione ecclesiastica e rito, detto siriaco-occidentale.
L’uomo era giunto in Svezia nel 2018 e aveva attirato l’attenzione internazionale organizzando diverse dimostrazioni di rogo del Corano nel Paese nordico, scatenando proteste in diverse nazioni a maggioranza musulmana. Le sue proteste, iniziate nel 2023, hanno scatenato tensioni diplomatiche tra la Svezia e paesi tra cui Iraq, Turchia e Pakistan.
Il governo iracheno ne aveva chiesto l’estradizione e le autorità svedesi avevano avviato il procedimento di espulsione nei suoi confronti nel 2023.
L’attacco di mercoledì sarebbe avvenuto mentre il 38enne era in live streaming su Tiktok. La polizia svedese ha confermato di aver arrestato cinque persone in relazione all’omicidio, ma non ha divulgato dettagli sulle identità o sui moventi dei sospettati. Si dice che gli investigatori stiano lavorando per determinare se la sparatoria sia stata motivata da motivi politici o religiosi.
Come riportato dai media, giovedì Momika avrebbe dovuto comparire davanti al tribunale per la sentenza di condanna in un caso di istigazione contro un gruppo etnico per aver inscenato quattro roghi del Corano.
«Poiché è stato confermato che uno degli imputati è morto, la sentenza deve essere adeguata al fatto che non è possibile condannare una persona deceduta», ha affermato il tribunale distrettuale di Stoccolma.
Un altro imputato nel caso, Salwan Najem, ha commentato la notizia dell’omicidio di Momika affermando che è probabile che anche lui venga preso di mira. «Il prossimo sarò io», ha scritto Najem su X.
Cinque persone sono state immediatamente arrestate in relazione all’omicidio. Sono stati sollevati sospetti sulla probabilità ovvia che gli estremisti islamici gli abbiano tolto la vita, dato che Momika era diventata famosa per organizzare regolarmente roghi del Corano. Avrebbe anche caricato su Internet video di questa offesa religiosa ultra-provocatoria nei confronti dell’Islam.
Non è chiaro quali prove specifiche la polizia avesse sui cinque sospettati, ad esempio se siano stati effettivamente arrestati nel terreno dell’appartamento dove è avvenuto l’omicidio. La velocità con cui sono stati arrestati, poche ore dopo che la morte di Momika è stata rivelata, suggerisce fortemente che potrebbero essere stati collegati alla vicenda.
Ad ogni modo, i sospettati, che non sono stati nominati, sono stati rilasciati. «Un procuratore svedese ha detto venerdì di aver deciso di rilasciare dalla detenzione cinque sospettati che erano stati trattenuti per l’omicidio di mercoledì di un attivista anti-Islam», scrive l’agenzia Reuters.
Sebbene inizialmente la polizia avesse arrestato cinque sospettati, i sospetti nei loro confronti si sono affievoliti con l’avanzare delle indagini, ha affermato venerdì in una dichiarazione il procuratore capo Rasmus Oman. Tuttavia, i cinque saranno ancora oggetto di ulteriori indagini, ha affermato il magistrato.
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Significativamente, il premier svedese Ulf Kristersson ha parlati della possibilità che vi sia un «potere straniero» dietro l’assassinio.
Reuters ci tiene a ricordare che «nel 2023, la guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, dichiarò che le persone che profanano il Corano avrebbero dovuto affrontare la “punizione più severa” e che la Svezia si era “schierata in guerra contro il mondo musulmano” sostenendo i responsabili».
«Posso assicurarvi che i servizi di sicurezza sono profondamente coinvolti perché c’è ovviamente il rischio che ci sia un collegamento con una potenza straniera», ha detto il Kristersson. Il vice primo ministro, Ebba Busch, ha condannato l’omicidio. «È una minaccia alla nostra libera democrazia. Deve essere affrontata con tutta la forza della nostra società».
Diverse persone negli Stati dell’UE sono state prese di mira o uccise dopo essersi opposte pubblicamente all’Islam negli ultimi anni, senza tuttavia che si trovasse sotto una pista iraniana. Nel 2020, l’insegnante francese Samuel Paty è stato decapitato dopo aver mostrato vignette del profeta Maometto in una discussione in classe sulla libertà di parola.
Più tardi quell’anno, tre persone furono uccise in un attacco con coltello in una chiesa a Nizza. Nel 2015, 12 persone furono uccise in un attacco terroristico agli uffici di Charlie Hebdo a Parigi, dopo che la rivista pubblicò delle raffigurazioni satiriche di Maometto.
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Immagine screenshot da YouTube
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