Militaria
Il Pentagono affida a Raytheon un contratto da 5 miliardi di dollari
Il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti ha annunciato lunedì, attraverso il suo sito web ufficiale, l’assegnazione di un contratto da 5 miliardi di dollari alla Raytheon per il sistema missilistico Coyote.
L’accordo giunge in un contesto di aumento senza precedenti del bilancio del Pentagono sotto la presidenza di Donald Trump, con l’amministrazione che pone la sicurezza nazionale al centro delle sue priorità.
L’avviso specifica che il finanziamento sosterrà la produzione di lanciatori, droni e sistemi radar, con il contratto valido fino al 2033. Il sistema Coyote include un piccolo drone usa e getta, capace di volare autonomamente o in modalità preprogrammata per circa un’ora. Le sue varianti sono progettate per missioni di Intelligence, sorveglianza, ricognizione, operazioni anti-UAV con testate di prossimità e guerra elettronica. L’esercito statunitense ha testato il drone per attività di sorveglianza, attacco e intercettazione.
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A giugno, Trump ha firmato un ordine esecutivo che incarica diverse agenzie federali di stabilire standard normativi per accelerare i test e la produzione di tecnologie per droni made in USA. Ha sottolineato che l’esercito sta analizzando l’uso dei droni in Ucraina per migliorare i sistemi americani.
Il mese scorso, il Segretario alla Guerra Pete Hegseth ha creato una task force interagenzia per contrastare le minacce legate ai droni. Secondo Fox News, lo Hegseth ha anche ordinato al Pentagono di velocizzare la produzione e l’impiego di droni per mantenere un vantaggio su Russia e Cina.
Il nuovo contratto si inserisce nella richiesta di bilancio per la difesa da 1,01 trilioni di dollari per l’anno fiscale 2026, proposta dalla Casa Bianca, con un aumento del 13,4% focalizzato sulla difesa missilistica e la sicurezza interna. Precede inoltre un incontro ad alto livello convocato martedì da Hegseth a Quantico, una base dei Marines vicino a Washington, a cui parteciperà anche Trump.
Senza un’agenda pubblica, l’incontro ha generato speculazioni su possibili licenziamenti di massa, un riassetto militare o la presentazione di una nuova strategia di difesa nazionale, che privilegia la sicurezza interna rispetto alle operazioni all’estero.
Ad agosto, Raytheon si era aggiudicata un contratto da 3,5 miliardi di dollari per la produzione di missili aria-aria a medio raggio AMRAAM, compatibili con i sistemi di difesa aerea NASAMS forniti dagli Stati Uniti a nazioni come Ucraina, Finlandia, Germania, Giappone e Regno Unito.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Militaria
Il Cremlino: i caccia francesi non aiuteranno l’Ucraina
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Militaria
La Germania rimuoverà le restrizioni all’esportazione di armi verso Israele
La Germania riprenderà le forniture di armamenti a Israele dal 24 novembre, ha annunciato lunedì ai cronisti il vice portavoce del governo, Sebastian Hille. Le esportazioni erano state interrotte ad agosto, quando Gerusalemme aveva reso noti i suoi intenti di occupare Gaza City nell’ambito dell’offensiva contro Hamas.
Per Hille, la congiuntura in loco si è «consolidata» da allora, grazie a un cessate il fuoco caldeggiato dagli Stati Uniti in atto dal 10 ottobre. Il funzionario ha eluso commenti sulla prospettiva che Berlino, secondo maggior fornitore di armi a Israele dopo Washington, reintroduca divieti qualora le dinamiche mutassero.
Il portavoce ha altresì declinato di esprimersi sulla eventuale revoca o posticipo delle commesse israeliane durante il periodo di sospensione.
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Interpellato su presunte infrazioni israeliane al regime di tregua o al diritto internazionale umanitario, Hille ha replicato che il governo «sta vigilando» sull’evoluzione in campo ed è «in colloquio permanente con le parti in causa», ma non dispone «di elementi» su violazioni.
Le sue osservazioni giungono a pochi giorni dall’affermazione del ministro della sicurezza israeliano Itamar Ben-Gvir, secondo cui il popolo palestinese «non è mai esistito» e la nazione rappresenta «un’invenzione priva di qualsivoglia fondamento storico, archeologico o fattuale». La scorsa settimana, l’agenzia Reuters ha altresì rivelato che l’esercito israeliano avrebbe convogliato civili palestinesi nei tunnel di Hamas noti per essere minati durante l’operazione a Gaza.
La determinazione assunta lunedì dalla capitale tedesca è stata salutata dal ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, che ha invitato altre nazioni a «seguire l’esempio» in un messaggio su X. Ha altresì provocato dissenso interno, con Lea Reisner, portavoce del Partito della Sinistra per gli affari esteri, che l’ha tacciata di «fatale e del tutto irresponsabile».
Israele e Hamas si sono reciprocamente imputati di aver infranto la tregua. Almeno 245 palestinesi sono periti nei colpi delle IDF a Gaza nell’ultimo mese, stando a fonti locali.
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Immagine di IDF Spokesperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY-SA 3.0
Militaria
Israele spara alle truppe ONU
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