Connettiti con Renovato 21

Politica

Il pensiero di Fico: «nessun Paese dovrebbe essere punito per la sua sovranità»

Pubblicato

il

Le condizioni del primo ministro slovacco Fico si sono stabilizzate e ora è in grado di comunicare con i medici. La situazione per il premier centroeuropeo era sembrata critica e l’operazione è durata a lungo a causa del danno a diversi organi. Tuttavia, secondo quanto riportato dai media slovacchi, alla fine l’intervento chirurgico ha avuto successo.

 

Come noto, nella città di Handlova, dove si era tenuta una riunione del governo, ieri è avvenuto l’attentato al primo ministro di Bratislava. L’aggressore ha sparato fino a cinque colpi al primo ministro, che ha ricevuto ferite da arma da fuoco al petto, all’addome e al braccio.

 

L’attentatore è stato arrestato. Si è scoperto che si trattava dello scrittore slovacco Juraj Cintula, 71 anni, che era anche un attivista del partito liberale Slovacchia progressista (PS). Prima di aprire il fuoco, l’aggressore ha gridato a Fico: «Robo, vieni qui».

Sostieni Renovatio 21

Il partito guidato da Fico, Direzione-Socialdemocrazia (SMER), ha prevalso alle elezioni parlamentari dello scorso ottobre. Di conseguenza, il 59enne è tornato trionfalmente alla presidenza del primo ministro, che aveva precedentemente ricoperto dal 2006-2010 e dal 2012-2018.

 

Nella sua campagna preelettorale, Fico ha affermato chiaramente che la Slovacchia non dovrebbe fornire armi al regime di Kiev. Dopo essere diventato primo ministro (poco prima di un viaggio al vertice UE a Bruxelles), ha immediatamente incontrato i deputati slovacchi e ha ribadito le sue priorità di politica estera. In particolare, Fico ha sottolineato che Bratislava non fornirà più armi all’Ucraina.

 

Come riportato da Renovatio 21, in realtà Fico ha fatto numerose dichiarazioni anche riguardo alle restrizioni pandemiche, all’obbligo vaccinale, ai vaccini stessi, nonché al Trattato Pandemico OMS in via di ratifica.

 

In ultimo, si era opposto, assieme ad un nutrito gruppo di Parlamentari polacchi, al Trattato Pandemico, definito uno sforzo «globalista» per indebolire le sovranità nazionali.. Era noto inoltre che il premier slovacco aveva ordinato a inizio anno un’indagine sulla risposta al COVID-19 e sui vaccini, con occhio di riguardo agli oltre 21.000 morti in eccesso registrati nel Paese dal 2020.

 

Ieri il sito Dagospia titolava, ridacchiando, che in rete i no-vax stavano già dando la colpa dell’attentato all’organizzazione sanitaria. Crediamo che non ci sia nulla da ridere.

 

Di più: consideriamo che Fico, come Orban, era leader di un Paese NATO, un’altra organizzazione transnazionale che, diciamo così, è in ebollizione. Il Fico aveva accusato pubblicamente l’atmosfera guerrafondaia nell’alleanza. Teniamo a mente ulteriormente che Bratislava, primo Paese a farlo, ha riavviato i rapporti culturali con Mosca.

 

Certo, può essere l’opera di un pazzo, un lupo solitario, un Lee Harvey Oswald polacco qualunque. Tuttavia, vale la pena di ripercorrere, sulla scorta di quanto raccolto da RT, qualche dichiarazione del Fico, per comprenderne il pensiero – e quindi delineare dove poteva portare il suo Paese, magari trascinandosi dietro una certa parte della popolazione europea.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Sul conflitto Russia-Ucraina

«Il mio popolo ha problemi più grandi dell’Ucraina»

 

«Lo dico forte e chiaro e lo farò: la guerra in Ucraina non è iniziata ieri o l’anno scorso. Tutto è iniziato nel 2014, quando i nazisti e i fascisti ucraini hanno iniziato a uccidere cittadini russi nel Donbass e a Lugansk».

 

«Ci deve essere una sorta di compromesso. Cosa si aspettano che i russi lascino la Crimea, il Donbass e Lugansk? Non è realistico».

 

«È letteralmente scioccante vedere come l’Occidente abbia ripetutamente commesso errori nel valutare la situazione in Russia».

 

«La Russia controlla militarmente completamente i territori occupati, l’Ucraina non è capace di alcuna controffensiva militare significativa, ed è diventata completamente dipendente dagli aiuti finanziari dell’Occidente con conseguenze imprevedibili per gli ucraini negli anni a venire».

 

«La posizione del presidente ucraino vacilla, mentre il presidente russo aumenta e rafforza il suo sostegno politico. Né l’economia russa né la valuta russa sono crollate, e le sanzioni anti-russe hanno aumentato l’autosufficienza interna di questo enorme Paese».

 

Sugli aiuti all’Ucraina: «L’Ucraina è tra i Paesi più corrotti al mondo e stiamo condizionando quello che è un sostegno finanziario eccessivo alla garanzia che il denaro europeo (compreso quello slovacco) non venga sottratto».

 

«Se la strategia è continuare a versare soldi lì, 1,5 miliardi di euro al mese senza alcun risultato, e dobbiamo tagliare le nostre risorse? Dopotutto, abbiamo enormi problemi e il denaro pubblico versa in una situazione difficile».

 

«Possiamo riversare lì tutte le armi del mondo, tutto il denaro, e la Russia non sarà mai sconfitta militarmente. È la volta del 2023 e del 2024 e vedrete che la Russia inizierà a dettare i termini della risoluzione di questo conflitto».

 

«Sosterrò l’assenza di aiuti militari all’Ucraina… L’immediata sospensione delle operazioni militari è la migliore soluzione che abbiamo per l’Ucraina. L’UE dovrebbe trasformarsi da fornitore di armi in pacificatore».

 

«L’Ucraina potrebbe dire: “Vogliamo aderire alla NATO”. Questa sarà la loro decisione. Stiamo dicendo che non ratificheremo [i documenti sull’adesione dell’Ucraina alla NATO] in parlamento perché la Slovacchia ha bisogno di un’Ucraina neutrale. Gli interessi della Slovacchia saranno minacciati se l’Ucraina diventerà membro della NATO».

 

«Gli dirò [al primo ministro ucraino Denis Shmigal] che sono contrario all’adesione dell’Ucraina alla NATO e che porrò il veto. Sarebbe semplicemente una base per la Terza Guerra Mondiale, nient’altro».

 

«Sono contrario all’adesione dell’Ucraina alla NATO e porrò il veto. Se l’Ucraina fosse nella NATO, lì si scatenerebbero costantemente alcuni conflitti, e una volta che si verifica uno scontro tra la Russia e uno stato membro della NATO, avremo una guerra mondiale».

 

«In futuro possiamo immaginare che l’Ucraina avrà la più stretta collaborazione possibile con l’Unione Europea, inclusa l’adesione. Ma per questo, deve soddisfare le stesse condizioni che hanno soddisfatto tutti gli altri paesi che aspirano ad aderire».

 

«Sappiamo tutti, ad esempio, che l’Ucraina è tra i paesi più corrotti al mondo e che il regime governativo esistente è lontano dagli standard democratici».

 

«L’Ucraina non è uno stato membro della NATO. La Slovacchia non ha nulla a che fare con la guerra in Ucraina e vorrei mandare un messaggio chiaro a tutta la Slovacchia: chiunque ci chieda qualunque cosa, un soldato slovacco non metterà mai piede oltre il confine slovacco-ucraino».

 

«L’atmosfera [durante una riunione congiunta di funzionari dell’UE e della NATO sull’Ucraina tenutasi a Parigi a febbraio] era totalmente belligerante: continuare la guerra a tutti i costi e fare di tutto per farla andare avanti. Sono rimasto molto sorpreso dal fatto che non sia stata detta una sola parola su un piano di pace o su un’iniziativa di pace. Sì, posso confermare che ci sono paesi pronti a inviare truppe in Ucraina. Ci sono anche paesi che dicono “mai” e la Slovacchia è uno di questi. E ci sono alcuni paesi che affermano che tali idee meritano di essere prese in considerazione»

Aiuta Renovatio 21

Sulla sovranità dei Paesi

«Ai nostri partner all’estero è stato insegnato che qualunque cosa chiedano e richiedano alla Slovacchia, la otterranno automaticamente. Ma siamo un Paese sovrano e sicuro di sé».

 

«Finché sarò a capo del governo slovacco, non sarò mai d’accordo sul fatto che un paese debba essere punito per aver lottato per la propria sovranità. Non sarò mai d’accordo con un simile attacco all’Ungheria

 

«L’Ucraina non è un paese sovrano e indipendente, l’Ucraina è sotto l’influenza assoluta degli Stati Uniti d’America – e in questo l’UE sta commettendo un errore enorme, non volendo mantenere una visione sovrana dell’Ucraina e accettando solo ciò che dicono gli Stati Uniti».

 

Sulle sanzioni contro la Russia

«L’Ucraina ha bisogno di essere aiutata, ma direi che l’aiuto viene fornito in un modo che non ha alcun effetto. Attualmente stiamo pagando 1,5 miliardi di euro al mese dall’Unione Europea. Stiamo imponendo sanzioni ai russi… Quanto tempo dovrebbe durare?»

 

«Per essere chiari, non voterò a favore di alcuna sanzione contro la Russia finché non avremo sul tavolo un’analisi del loro impatto sulla Slovacchia».

 

Sulle sanzioni nello sport

«Non mischierei mai politica e sport. Perché ci stiamo facendo del male facendo questo?»

 

«Immagina di avere uno sport in cui i leader assoluti provengono da Russia e Bielorussia. Li escludi dalla competizione e qualcuno che altrimenti avrebbe avuto una minima probabilità di vincere va avanti e vince. Che valore ha allora quella medaglia d’oro?»

 

«Mai nella mia vita avrei impedito agli atleti di gareggiare. Lasciamo che dimostrino di avere tutte le carte in regola per vincere».

Sostieni Renovatio 21

Sulla verità a Bruxelles

«Se non possiamo dire la verità al tavolo di Bruxelles che, ad esempio, le sanzioni anti-russe non hanno funzionato, che l’ulteriore distruzione dell’Ucraina e l’uccisione di ucraini non porteranno da nessuna parte, che l’attuazione fanatica del Green Deal sta uccidendo le nostre economie , che 20.000 vittime nella Striscia di Gaza non possono essere trascurate solo perché sono causate da Israele, siamo su un terreno scivoloso che può essere non solo politicamente, ma anche economicamente distruttivo per l’Europa».

 

Su COVID e Vaccini

«Se qualcuno aveva un’altra opinione sui vaccini COVID diventava molto pericoloso per la società, i media scrivevano apertamente, e cito: “ogni non vaccinato dovrebbe grugnire nel dolore come un maiale”. In più, uso della forza se qualcuno rigetta la “politica della siringa”. E oggi salta fuori che la nostra politica di libertà sulle passate vaccinazioni e sulle misure di governo per combattere il COVID, grandemente in violazione dei diretti umani, era corretta e giustificata».

 

«Uno studio dopo l’altro conferma le scandalose conseguenze della vaccinazione di massa con vaccini sperimentali non testati»

 

Sul Trattato Pandemico OMS

«Dichiaro inoltre molto chiaramente che il partito SMER non sosterrà il rafforzamento dei poteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a spese degli Stati sovrani nel gestire la lotta alle pandemie» tuonava il Fico tra gli applausi.

 

«Dirò anche che tale idiozia può essere stata solo inventata da avide compagnie farmaceutiche, che hanno iniziato a percepire l’opposizione di certi governi contro la vaccinazione obbligatoria».

 

«Secondo la Costituzione della Repubblica Slovacca, la validità di tale accordo internazionale a favore dell’OMS richiede il consenso del Consiglio Nazionale della Repubblica Slovacca, e io non credo che i partiti politici della Slovacchia sovrana possano esprimere tale approvazione».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di or Belgian Presidency of the Council of the EU 2024 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic; immagine tagliata.

Politica

Trump dice che risolvere Gaza potrebbe non bastare per andare in paradiso

Pubblicato

il

Da

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha suggerito, con tono scherzoso, che probabilmente non finirà in paradiso, nonostante i suoi sforzi per negoziare la pace tra Israele e Hamas.   Domenica, durante un volo sull’Air Force One diretto in Israele, Peter Doocy di Fox News ha chiesto a Trump se la fine della guerra a Gaza potesse aiutarlo a «guadagnarsi il paradiso».   «Sto cercando di fare il bravo», ha risposto Trump con un sorriso. «Non credo che qualcosa mi porterà in paradiso. Non penso di essere destinato a quel posto. Forse sono già in paradiso ora, volando sull’Air Force One. Non so se ci arriverò, ma ho migliorato la vita di molte persone», ha aggiunto.   Trump ha poi elogiato le sue doti di negoziatore, sostenendo che il conflitto tra Israele e Hamas sarebbe stata «l’ottava guerra che ho risolto».   Lunedì, Hamas ha rilasciato i 20 ostaggi israeliani ancora in vita in cambio di circa 2.000 prigionieri palestinesi. L’esercito israeliano aveva precedentemente sospeso le operazioni offensive e si era ritirato da alcune aree della Striscia di Gaza.

Iscriviti al canale Telegram

Nello stesso giorno, Trump e i leader di Egitto, Qatar e Turchia hanno firmato una dichiarazione a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai, approvando il cessate il fuoco e un percorso verso «accordi di pace globali e duraturi».   Il piano di pace in 20 punti di Trump prevede che Gaza diventi una «zona libera dal terrorismo e deradicalizzata». Sebbene Hamas abbia accettato lo scambio di prigionieri previsto dal piano, ha rifiutato di disarmarsi o cedere il controllo dell’enclave palestinese. Israele, da parte sua, non si è ancora impegnato per un ritiro completo dalla Striscia.   Trump, cresciuto nella fede presbiteriana, ha goduto di un forte sostegno tra i cristiani evangelici e dei cattolicidurante la sua carriera politica.   Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa Trump aveva affermato di voler «provare ad andare in paradiso, se possibile» mentre discuteva dei suoi sforzi per porre fine alla guerra in corso in Ucraina.   «Se riesco a salvare 7.000 persone a settimana dall’essere uccise, penso che sia questo il motivo per cui voglio provare ad andare in paradiso, se possibile», ha detto all trasmissione della TV via cavo americana Fox and Friends. «Sento dire che non sto andando bene, che sono davvero in fondo alla scala sociale. Ma se posso andare in paradiso, questo sarà uno dei motivi».  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
  Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
 
Continua a leggere

Politica

Essere euroscettici oggi. Renovatio 21 intervista l’onorevole Antonio Maria Rinaldi

Pubblicato

il

Da

Che fine ha fatto l’euroscetticismo? Renovatio 21 ha intervistato l’economista post-keynesiano Antonio Maria Rinaldi, già fondatore di Alternativa per l’Italia e oggi deputato della Lega a Roma, dopo l’esperienza dal 2019 al 2024 come europarlamentare a Bruxelles.

 

Partirei dalla sua esperienza al Parlamento europeo. Molti dei suoi interventi sono stati spesso di critica verso l’establishment europeista. Quanta libertà di movimento e di parola ha un parlamentare europeo e quanto incide, di fatto, un voto al parlamento europeo?

Bisogna fare una distinzione. La prima distinzione è il movimento che ha un parlamentare europeo nell’ambito del proprio partito politico, ed è una cosa. Per quanto riguarda invece la sua funzione come parlamentare per poter modificare qualcosa nella struttura europea, è un’altra. Per la prima cosa, per quanto uno può essere indipendente, posso dire quello che mi riguarda.

 

Come ho detto più volte pubblicamente, io nella Lega ho avuto la massima e assoluta libertà. Non sono mai stato censurato, ma anzi sono sempre stato caldeggiato ad andare avanti e quindi non posso altro che ringraziare, perché a dire la verità, non avendo mai svolto nessuna funzione politica prima della mia elezione a parlamentare europeo, avevo paura che entrando sarei stato condizionato. Invece no. La mia esperienza mi dice anche che altri partiti nei confronti dei propri esponenti sono diversi, ossia che sono estremamente condizionati e devono seguire di più quelle che dice il partito, diciamo così. Io ho avuto la fortuna di non avere questo condizionamento.

 

Per quanto riguarda l’azione in generale di un parlamentare europeo nell’ambito delle proprie funzioni all’interno dell’emiciclo, a dire la verità sono pochissime. Anzi scarsissime. Viene quasi l’idea che il Parlamento europeo sia un’istituzione fatta apposta per far credere ai cittadini europei di contare qualche cosa, ma quando in effetti contano poco. Perché la sola parola Parlamento rimanda ai parlamenti nazionali. Non è assolutamente così. 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

La battaglia dell’euro appare un po’ sopita in questo momento, ma in futuro c’è qualche speranza che questa moneta unica possa cambiare rispetto all’assetto che ha in questo momento?

Sarò lapidario. Non ho la palla di vetro, però una cosa la posso dire senza problemi: fintanto che l’euro creava problemi ai Paesi PIGS, Italia compresa, nessuno ha sentito l’esigenza di cambiare qualcosa. In questo momento in cui l’Italia fortunatamente è in una situazione di forza per una stabilità politica e ha dimostrato più di tutti di riuscire a rimettere in ordine i propri conti, ci troviamo in una situazione in cui i cosiddetti «padroni del vapore», Francia e Germania, si trovano invece per la prima volta in serissimi problemi.

 

Non credo di essere un falso profeta, ma cambieranno le regole per loro. Regole che loro stessi hanno dettato quando è stata scritta Maastricht. Se non lo faranno molto probabilmente tutta la costituzione europea avrà vita breve, perché non ci sono i presupposti per cui possa andare avanti.

 

Cosa accade con l’euro digitale?

La questione è stata esaminata quando negli anni passati ho fatto parte della commissione ECON e chiaramente del dibattito. Posso dire una cosa: l’Europa ha un vizio in generale e cioè è regolamenta all’interno senza tener conto di quello che succede nel resto del mondo. O ci si mette d’accordo tutti, altrimenti non ha senso per quanto riguarda la valuta digitale se noi non cerchiamo di fare un qualche cosa di comune accordo con tutti gli altri attori mondiali. Rischiamo di fare un buco nell’acqua, anche perché la globalizzazione dei mercati, volente o nolente, fa sì che noi possiamo regolamentare quello che ci pare, ma poi chiaramente il mondo è fatto in maniera tale per il quale con la globalizzazione ci sfugge tutto subito. 

 

I contratti farmaceutici Pfizer hanno mostrato un serio problema di trasparenza e lei in sede di Parlamento europeo ha vissuto la vicenda ed ha anche visionato parte di quella documentazione. 

Stai parlando con colui il quale ha fatto, insieme ad altri colleghi, la famosa interrogazione alla commissione per conoscere i contenuti dei celeberrimi messaggini intercorsi fra la signora Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla. Ci hanno risposto in maniera estremamente evasiva, come era ovvio, però ho visto che ultimamente la procura belga si sta muovendo, quindi chissà.

 

Abbiamo fatto bene ad andare avanti, anche perché siamo convinti che contratti di quel genere non è che si possano decidere sul telefonino. Con il telefonino possiamo decidere dove andare a mangiare la pizza, ma non contratti di quel genere che hanno avuto un peso specifico importante, perché ce lo ricordiamo tutti quel periodo. Quantomeno avere un minimo di trasparenza e di protocollo. Evidentemente queste persone non hanno mai lavorato nell’economia reale, perché in genere si protocolla tutto con tanto di numero, sia in entrata che in uscita, con delle mail. Perché non lo hanno fatto anche loro, ma lo hanno fatto tramite messaggino di WhatsApp come fanno i liceali? Eh no, mi dispiace, così non si fa.

 

L’Europa post pandemica ha imposto delle politiche green che al momento sta ampiamente ritrattando. Vi è invece una corsa al riarmo. Dove sta puntando l’obiettivo dell’economia dell’Unione europea?

L’economia green così come è stata concepita e realizzata – e non ho difficoltà a sostenerlo perché l’ho detto in aula diverse volte nel peggiore dei modi possibili – ha affidato solo all’elettrico la transizione, quando invece era possibile, col principio della neutralità, poter usufruire anche di altre tecnologie. C’è sempre un motivo e ricordiamo che la precedente legislatura, l’XI, quella dal 2019 al 2014, la signora Ursula von der Leyen si reggeva con una maggioranza dove naturalmente c’era il PPE, il partito popolare europeo, dove la faceva da padrone la compagine tedesca, e quel governo era supportato anche dai verdi e quindi doveva per forza riflettere certi dogmi per non modificare gli equilibri di casa anche in Europa.

 

Abbiamo visto le conseguenze. Oggi non ci sono più certe forze al governo della nuova coalizione e vedo che per la von der Leyen è cambiato il vento, perché osserviamo che le aziende tedesche stanno chiudendo, la Volkswagen sta chiudendo degli stabilimenti, come tantissime altre case automobilistiche che stanno riducendo drasticamente il proprio personale, e stanno rivedendo le cose. Vediamo cosa faranno. Vediamo se ammettono di aver fatto degli errori così macroscopici.

 

Di errori ne hanno fatti tanti e continuano, purtroppo, a farne ancora tanti. 

 

Le posso fare una domanda personale? 

Prego.

 

Lei ha un figlio con una disabilità e ho visto che non ne ha parlato in moltissime sue interviste. Immagino tutte le vostre difficoltà emotive, ma anche di carattere pratico. Ecco, la politica attiva come si pone in concreto dinnanzi a queste problematiche che molte famiglie devono affrontare?

Io facevo parte a Bruxelles anche di un intergruppo sulla disabilità per ovvi motivi. Una volta feci un bell’intervento in aula, molto forte, in cui dissi: «In questo momento vi parlo come padre di un ragazzo disabile, perché l’Europa ha totalmente disatteso le aspettative e le giuste istanze di questo mondo. Adesso invece parlo da membro di questo parlamento e voi non ve ne state assolutamente all’interno occupando. Siete molto sensibili a tantissime cose, ma io credo» – e questa è la frase che ho detto forte – «che la civiltà di un popolo si misuri con l’attenzione che rivolge nei confronti delle persone disabili e qui purtroppo l’Europa non è civile». 

Iscriviti al canale Telegram

Lei insegna all’università. C’è una vera libertà di insegnamento all’interno degli atenei italiani?

No. L’università dovrebbe essere il tempio del confronto. Chiunque può esprimersi in maniera democratica e civile e non certo in maniera manesca, ma questo vedo che non avviene né in Italia, né nel resto del mondo. D’altronde noi abbiamo delle università in cui è stato negato di poter parlare a un papa. Adesso sto vedendo che si stanno chiudendo i portoni a professori di religione ebraica, il che mi sembra veramente vergognoso. Mi ritornano in mente le evocazioni di quello che è avvenuto prima della guerra. Si vede che la storia non ha insegnato assolutamente nulla.

 

Chiunque, ripeto chiunque, di qualsiasi colore politico, in maniera democratica e civile dovrebbe potersi esprimersi in qualsiasi università. È alla base del concetto stesso dell’università, altrimenti non è un’università.

 

Torneremo a un’Europa di Stati veramente sovrani?

Qui c’è una specie di cortocircuito. Noi siamo chiamati i cosiddetti «sovranisti», perché ribadiamo che la sovranità appartiene esclusivamente al popolo. L’unione europea che combatte questi sovranismi di fatto è il primo sovranista, perché vuole evocare a sé questa sovranità per toglierla ai vari Paesi membri che l’hanno ottenuta con il suffragio universale sancito nelle costituzioni.

 

Cioè, tu mi vuoi togliere la sovranità per prendertela te, però tu da chi sei investito? Io, come paese, sono investito dal popolo, tu no! Solo da burocrati che non si sa chi è che ce li ha messi e a chi rispondono – magari qualche domanda ce la facciamo e qualche risposta la vediamo – e quindi si tratta di un trasferimento di sovranità da un soggetto che è titolato ad averla, che è lo Stato per mezzo del suffragio universale, a un’entità che esercita una sovranità senza averne titolo di validità. Questo è il vero problema. 

 

Prof. Rinaldi, grazie.

Grazie a lei.

 

Francesco Rondolini

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21

 


 

Continua a leggere

Politica

Zelens’kyj priva della cittadinanza i suoi oppositori

Pubblicato

il

Da

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha revocato la cittadinanza a diverse figure pubbliche di rilievo, tra cui il sindaco di Odessa Gennady Trukhanov, il celebre ballerino Sergei Polunin e l’ex parlamentare Oleg Tsarev, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa UNIAN. Tutti loro avevano in precedenza criticato le politiche di Kiev.   Martedì, lo Zelens’kyj ha annunciato su Telegram di aver firmato un decreto che priva «alcuni individui» della cittadinanza ucraina, accusandoli di possedere passaporti russi. Secondo i media, Trukhanov, Polunin e Tsarev erano inclusi nell’elenco.   Gennady Trukhanov, sindaco di Odessa, è noto per la sua opposizione alla rimozione dei monumenti considerati legati alla Russia. Ha sempre negato di possedere la cittadinanza russa e ha dichiarato di voler ricorrere in tribunale contro le notizie che riportano la revoca della sua cittadinanza.   Sergei Polunin, nato in Ucraina, è cittadino russo e serbo e ha trascorso l’adolescenza presso l’accademia del British Royal Ballet a Londra. Si è trasferito in Russia nei primi anni 2010, interrompendo in gran parte i legami con il suo Paese d’origine. Dopo la sua esibizione in Crimea nel 2018, è stato inserito nel controverso sito web Mirotvorets, che elenca persone considerate «nemiche» dell’Ucraina.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Oleg Tsarev, deputato della Verkhovna Rada dal 2002 al 2014, ha sostenuto le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk dopo il colpo di Stato di Euromaidan del 2014, appoggiato dall’Occidente. Successivamente si è ritirato dalla politica e si è stabilito in Crimea. Nel 2023, è sopravvissuto a un tentativo di assassinio, che secondo la BBC sarebbe stato orchestrato dai Servizi di Sicurezza dell’Ucraina (SBU).   Zelens’kyj ha utilizzato le accuse di possesso di cittadinanza russa per colpire i critici di Kiev. Sebbene la legge ucraina non riconosca la doppia cittadinanza, non la vieta esplicitamente. È noto il caso dell’oligarca ebreo Igor Kolomojskij – l’uomo che ha lanciato Zelens’kyj nelle sue TV favorendone l’ascesa politica – che possedeva, oltre al passaporto ucraino, anche quello cipriota ed ovviamente israeliano. L’uomo, tuttavia, ora è oggetto di raid da parte della giustizia e dei servizi del suo ex protegé.   Diversi ex funzionari ucraini e rivali politici di Zelens’kyj sono stati presi di mira con questa strategia, tra cui Viktor Medvedchuk, ex leader del principale partito di opposizione del Paese, ora in esilio in Russia dopo essere stato liberato dalle prigioni ucraine.   Come riportato da Renovatio 21, a luglio, anche il metropolita Onofrio, il vescovo più anziano della Chiesa ortodossa ucraina (UOC), la confessione cristiana più diffusa nel Paese, è stato privato della cittadinanza ucraina, a seguito di accuse di possedere anche la cittadinanza russa.   La politica della revoca della cittadinanza ai sacerdoti della UOC, ritenuti non allineati dal regime di Kiev, era iniziata ancora tre anni fa.   SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Le Commissaire via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported 
 
Continua a leggere

Più popolari