Spirito
«Il nuovo ordine esiste già ed è fondato su Cristo, Re e Pontefice»: intervento di mons. Viganò al Forum di Mosca

Renovatio 21 pubblica l’intervento al Forum of the Future 2050 tenutosi a Mosca il 9 e 10 giugno.
Cari Amici,
permettetemi di rivolgere il mio saluto alle Autorità civili e religiose qui presenti e di ringraziare gli organizzatori di questo Forum per l’invito che mi è stato rivolto.
La presenza di illustri scienziati, filosofi, intellettuali, sociologi mi porta a dare al mio intervento un’impronta eminentemente teologica. Il sempre più frenetico evolversi degli eventi di questi anni – proprio per questa corsa verso il precipizio che ricorda il detto latino Motus in fine velocior – richiede certamente una grande capacità di analisi dei fatti contingenti, ma esige parimenti una visione d’insieme che non può prescindere dalla dimensione spirituale del nostro essere.
Senza questa visione trascendente noi escludiamo l’aspetto fondamentale della nostra esistenza di creature razionali, ripristinate alla vita della Grazia nel Battesimo e destinate ad amare, adorare e servire Dio nostro Signore e Creatore. Senza questa visione trascendente, prescindiamo dalla realtà ontologica – che gli Eccellentissimi Prelati della Chiesa Ortodossa condividono con la Chiesa Cattolica – della Regalità universale di Nostro Signore Gesù Cristo, che in quanto vero Dio e vero Uomo è realmente Pantocratore, Sovrano delle società terrene, Principe del Tempo e della Storia, Alfa e Omega.
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In questo convegno molti di voi ascolteranno proposte e progetti per un Great Reset alternativo che contrasti il colpo di stato dell’élite globalista; per un «ordine mondiale» basato sulle sovranità nazionali, sul bene comune, sul primato dell’uomo sulla macchina, della ragione sulle passioni, dello spirito sul corpo.
Questo nuovo ordine esiste già, ed è nuovo perché è fondato su Cristo, Re e Pontefice: esso è stato inaugurato con l’Incarnazione, compiuto con la Passione e Morte del Salvatore, coronato di vittoria con la Sua gloriosa Resurrezione e perpetuato nei secoli mediante l’azione santificante della Grazia mediante i Sacramenti. Questo «ordine» – che potremmo chiamare più propriamente κόσμος [kosmos], in opposizione al χάος [kaos] della Rivoluzione – è la societas christiana, che l’Impero Romano d’Oriente seppe incarnare nella visione sacra dell’Autorità, e nell’equiparazione della persona dell’Imperatore – il Cæsar, da cui Czar – agli Apostoli, non solo per il prestigio della funzione di governo, ma anche ed anzitutto per la responsabilità morale che incombe sui governanti.
Il Sovrano, nella visione cristiana bizantina e poi in quella europea medievale, è luogotenente di Cristo, e la sua autorità è esercitata nei limiti e con le finalità stabiliti da Cristo. Ed è proprio su questo punto fondamentale che si scatena la furia distruttrice della Rivoluzione: spodestare i legittimi governanti, privarli della sacralità della loro Unzione regale, renderli autoreferenziali e quindi potenzialmente tirannici.
L’illusione che il popolo possa governare se stesso è servita a trasferire l’esercizio dell’autorità temporale nelle mani di un’élite che non risponde a nessuno, né a Dio né al popolo. Ed oggi, tra le macerie morali di un Occidente apostata e ribelle, giunto a calpestare i principi più sacrosanti della Legge naturale, questa élite eversiva riunita in lobby potentissime e in possesso di enormi risorse finanziarie si appresta a rendere inutile e superfluo il voto dei cittadini, dopo aver interferito nei processi elettorali e sovvertito la volontà popolare.
Emissari di organizzazioni sovranazionali sono infiltrati nei governi, ai vertici delle istituzioni, nei ministeri, nei tribunali, nelle forze dell’ordine, negli atenei, nel mondo della cultura e addirittura nella Chiesa. Non è un mistero che costoro siano legati ai loro padroni da gravissimi conflitti di interesse e tenuti sotto ricatto a causa della loro condotta di vita corrotta, viziosa e perversa. L’arroganza di questa classe politica traditrice è giustificata solo dalla presunzione dell’impunità e dall’illusione di poter sfuggire alla Giustizia.
Non sta a me, come Successore degli Apostoli, dare indicazioni su come risolvere i problemi che incombono sullo scenario internazionale. Posso però indicarvi i principi infallibili che la nostra santa Religione ha dimostrato essere ampiamente validi e collaudati dall’esperienza dei secoli: essi sono enunciati nel Vangelo, proclamati nella divina Liturgia, raffigurati nei mosaici delle nostre antiche Basiliche, da Santa Sofia a San Marco a Venezia, da San Basilio a San Vitale a Ravenna.
Questi principi possono compendiarsi nell’immagine di Cristo assiso in trono, con le vesti regali, la corona, lo scettro e la sfera mundi. La Regalità di Nostro Signore è il fondamento dell’ordine sociale, della concordia tra i popoli, della prosperità delle nazioni, della salvezza del genere umano. Se l’opera di Satana è così accanita nel contrastare la Signoria di Cristo, è perché essa è il vero e l’unico baluardo contro la barbarie e contro l’instaurazione del regno dell’Anticristo. Dove la società cristiana è stata sostituita dalle ideologie del mondo, è solo rovina e distruzione. Dove regna Cristo, e dove i governanti riconoscono Cristo come loro Re, la Rivoluzione retrocede sconfitta.
Vi siete dati il termine del 2050: avete venticinque anni per organizzare una rinascita spirituale che formi le nuove generazioni nella Fede e nella Morale dei vostri padri. Iniziate dunque dalla formazione, dall’istruzione, dalla scuola e dalle università: devono essere fucine in cui la classe dirigente di domani possa ritrovare la fierezza di dirsi Cristiana, e che viva nella quotidianità quei principi che professa.
Proteggete la famiglia naturale, fondata sull’unione indissolubile tra uomo e donna e finalizzata alla procreazione e all’educazione dei figli. Incoraggiate tutte le forme di agricoltura, allevamento, pesca, artigianato e impresa che assicurano indipendenza e autonomia alle famiglie e alle piccole comunità. Date tutela a tutti quei diritti inalienabili che il globalismo minaccia e conculca. E punite con i rigori della Legge tutte quelle associazioni e organizzazioni eversive che interferiscono nella sovranità delle Nazioni. La tolleranza verso queste conventicole di criminali votati al male è una debolezza imperdonabile, specialmente quando costoro – come sappiamo – attentano all’esistenza stessa del genere umano e progettano la riduzione della popolazione mediante guerre, carestie, epidemie, sterilizzazione di massa e distruzione morale dell’uomo.
Restituite a Cristo le nazioni che Gli appartengono, perché solo così facendo ripristinerete quell’Ordine divino – il κόσμος appunto – che la Rivoluzione vuole sovvertire. Non vi può essere pace né giustizia, dove non regna il Principe della Pace e il giusto Giudice.
Credere di poter prescindere da questa realtà è un’illusione, una chimera che prelude al fallimento più terribile. Ce l’ha insegnato il divin Maestro: Senza di Me non potete fare nulla (Gv 15, 6). Come potremmo sperare nella fine di questo incubo infernale che l’élite globalista vuole imporci, se non tornando a Cristo? Questa battaglia epocale tra Bene e Male, tra Dio e Satana, può essere vinta solo se ci schieriamo con Cristo, che sulla Croce ha vinto il mondo.
E nella Croce di Cristo – segno di contraddizione, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani (1Cor 1, 24) – sapremo comprendere che le prove, anche terribili, cui siamo sottoposti possono essere la premessa della vittoria, se le sappiamo affrontare non con forze umane, ma riponendo ogni speranza in Colui che è realmente onnipotente.
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Il 29 Maggio 1453, l’Imperatore Costantino XI Paleologo difese fino alla morte le mura di Costantinopoli, assediata dai Turchi. Ciò segnò la fine dell’Impero Romano d’Oriente e, per gli storici, del Medioevo. L’eredità di Costantinopoli è in parte passata alla Russia cristiana degli Zar, ultime vittime – assieme a Carlo d’Absburgo – della furia assassina del materialismo ateo e della cospirazione delle Logge massoniche.
Ma ancora molto di quel patrimonio di Fede, di cultura, di storia, di eroismo rimane vivo e palpitante: come è rimasta viva e palpitante per settant’anni la Fede dei Cristiani perseguitati dal regime comunista. Quando recitiamo il Padre nostro, diciamo Venga il tuo regno: non è un auspicio, ma un programma di vita, inseparabile da Sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra. Perché il κόσμος unisce la terra al cielo, come Nostro Signore riassume in Sé la natura divina e la natura umana.
Vi esorto, cari Amici, a fare vostri i miei auspici. Se Cristo – Alfa ed Omega, Principio e Fine – sarà il centro della vostra vita privata e pubblica, saprete dare applicazione concreta ai principi che vi ispirano, e potrete riconoscere e combattere efficacemente tutto ciò che ad essi si oppone.
Invoco su tutti voi, per intercessione della Theotokos, nostra Signora e Regina; Regina delle famiglie, delle società, delle nazioni, del mondo, le Benedizioni della Santissima Trinità.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
10 Giugno 2025
Feria II infra Oct. Pentecostes
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Immagine: Hans Memling (circa 1433–1494), Cristo circondato da angeli musicisti (circa 1480), Museo reale di belle arti di Anversa
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Spirito
Cardinale Burke: il messaggio di Fatima mette in guardia dall’«apostasia pratica del nostro tempo»

Cardinal Burke: Fatima “speaks about the practical apostasy of our time that is the going away from Christ by so many in the Church, & the violence & death which are its fruit”
Many “embrace the confusion, lies, & violence of contemporary culture. Their lives contradict the most… pic.twitter.com/OPKhNEji75 — Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) July 14, 2025
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Spirito
I riti nella Chiesa cattolica

Il termine «rito» si riferisce comunemente all’ordine della preghiera ufficiale, ovvero alla norma dell’azione liturgica stabilita dall’autorità e che trova la sua espressione pubblica e concreta nella liturgia. Il III secolo vide i primi segni di liturgie diverse nelle tre grandi metropoli dell’Impero: Roma, Alessandria e Antiochia.
Nel IV secolo emersero le zone liturgiche, costituite secondo le grandi divisioni politiche dell’epoca, dove alla fine prevalsero le forme liturgiche che costituiscono la base dei riti odierni.
Rito latino
In Occidente, la liturgia derivata da Roma prevale universalmente. L’antichissima liturgia gallicana, ampiamente utilizzata e fonte di numerosi elementi per le liturgie locali e persino per la liturgia romana, fu sostituita, a partire dall’epoca di Carlo Magno, dalla liturgia romana.
Lo stesso accadde nell’XI secolo per la liturgia ispanica o mozarabica, che in alcuni elementi si avvicinava alla liturgia gallicana. Fu ripresa nel XVI secolo in una cappella della cattedrale e in alcune parrocchie di Toledo, dove è ancora conservata.
Nell’arcidiocesi di Milano e in alcune parrocchie delle diocesi di Bergamo, Novara, Pavia e Lugano è ancora vigente la liturgia ambrosiana, riorganizzata da san Carlo Borromeo.
Diverse particolarità delle liturgie locali furono abolite dal Concilio di Trento, poiché da due secoli non avevano più alcuna autorità; alcune, tuttavia, sopravvissero fino al Concilio Vaticano II nelle arcidiocesi di Braga (rito di Braga) e di Lione (rito lionese) e nelle famiglie religiose, ad esempio tra i domenicani e i certosini (riti domenicano e certosino).
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Riti orientali
Il concetto di «rito» in senso stretto è riservato alle azioni liturgiche. Il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, promulgato il 18 ottobre 1990, ne definisce una nozione più ampia, che si estende all’intero «patrimonio liturgico, teologico, spirituale e disciplinare» delle singole Chiese orientali.
Questo patrimonio trae origine da una delle seguenti tradizioni: alessandrina, antiochena, armena, caldea e costantinopolitana. Tre di queste hanno avuto origine nell’Impero romano: alessandrina e costantinopolitana in Cappadocia, antiochena a Gerusalemme; due sono nate alla periferia dell’Impero: caldea in Mesopotamia e Persia, e armena per gli armeni.
La tradizione alessandrina conobbe uno sviluppo particolare in Etiopia, dove subì l’influsso di quella antiochena, mentre quella costantinopolitana o bizantina si conservò, senza subire profonde modificazioni, nelle Chiese nate dal Patriarcato stesso.
Sia la tradizione alessandrina che quella antiochena, nelle comunità fedeli ai concili di Efeso e di Calcedonia, furono gradualmente sostituite, dopo le controversie cristologiche del V secolo, dalla tradizione costantinopolitana, cioè quella dell’Impero e della Corte.
Così, a partire dal Medioevo, la liturgia alessandrina fu praticata solo dagli oppositori del Concilio di Calcedonia in Egitto ed Etiopia e di quello di Antiochia in Siria, Palestina e Mesopotamia, nonché dai Maroniti, che in seguito vi apportarono alcune modifiche.
A coloro che sono in comunione con la Chiesa cattolica, la Santa Sede lascia normalmente il proprio patrimonio. È un principio già affermato da San Leone IX: «La Chiesa romana sa che le consuetudini diverse a seconda del luogo e del tempo non impediscono la salvezza dei credenti, quando un’unica fede, operando attraverso la carità il bene che può, raccomanda tutti gli uomini a un solo Dio».
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Tradizione alessandrina
Questa tradizione si divise in due: egiziana ed etiope. Dominò in Egitto fino al XIII secolo, quando fu abbandonata a favore della tradizione costantinopolitana. Dopo la conquista musulmana, l’arabo soppiantò gradualmente il greco, di cui rimangono solo poche tracce (il rito copto).
In Etiopia ed Eritrea, la liturgia alessandrina subì profonde modifiche e si arricchì di nuovi testi, influenzati dai testi antiocheni. La lingua liturgica utilizzata è stata il Ge’ez, già lingua ufficiale nel V secolo, quando furono effettuate le prime traduzioni di testi biblici e liturgici in Axum (rito Ge’ez).
Tradizione antiochena
Formatasi liturgicamente a Gerusalemme e poi soprattutto ad Antiochia, e diffusa in Palestina, Siria e Mesopotamia settentrionale, questa tradizione si diffuse gradualmente a partire dalla seconda metà del XVII secolo fino ai cristiani di San Tommaso nell’India meridionale. I maroniti conservarono la tradizione antiochena, con modifiche in senso latino (rito maronita).
Praticato inizialmente in greco e siriaco, oggi è celebrato solo in siriaco con molte parti in arabo, in particolare tra i siriani (rito siro-antiocheno). I Malankaresi, cattolici di tradizione antiochena dell’India, usano, oltre al siriaco, il malayalam (rito siro-malankarese).
Tradizione armena
La tradizione armena si sviluppò a partire da testi antiocheni, con notevole influenza dei testi cappadoci e bizantini, ma con un notevole elemento originale fin dai tempi più antichi (rito armeno). Elementi latini furono introdotti nel Medioevo.
La lingua liturgica è l’armeno classico, lingua ufficiale dell’Armenia nel V secolo. In alcune eparchie del Patriarcato cattolico di Cilicia (nell’attuale Turchia sud-orientale), si osserva un crescente uso liturgico dell’arabo.
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Tradizione caldea
Questa tradizione si sviluppò indipendentemente nell’ex Impero Sasanide, da cui il termine «rito persiano». Dal XVII secolo in poi, il termine «caldeo» prevalse a Roma, ma le regioni abitate dai caldei la chiamarono «siro-orientale» (rito caldeo).
Questa eredità rituale fu trasmessa dai missionari della Mesopotamia all’Asia centrale, alla Cina e all’India. L’uso del siriaco, scritto e pronunciato in modo molto diverso da quello usato in Siria, si conservò quasi esclusivamente nella liturgia. In Mesopotamia, alcune chiese adottarono l’usanza di leggere pericopi scritturali e altre formule in arabo.
Il ramo più numeroso è la Chiesa siro-malabarese, che, secondo la tradizione, risale all’apostolo San Tommaso. La lingua liturgica usata oggi è il malayalam (rito siro-malabarese).
Tradizione costantinopolitana o bizantina
Questa tradizione, spesso chiamata «rito greco» in Occidente, si sviluppò a Costantinopoli, anticamente Bisanzio, essenzialmente da quella di Antiochia, ma con elementi provenienti da Alessandria e dalla Cappadocia (rito greco o bizantino).
Nel corso dei secoli, i testi liturgici e quelli relativi alla disciplina canonica di Costantinopoli furono tradotti dal greco nelle lingue dei popoli sottoposti alla giurisdizione dei Patriarchi di Costantinopoli, Alessandria e Antiochia, aderendo alla fede di Calcedonia: prima in georgiano, siriaco, paleoslavo e arabo, poi in romeno e, più di recente, in molte altre lingue.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Spirito
«Decimare la popolazione, rendere schiavi i superstiti»: mons. Viganò contro il green deal


La «conversione» green
Dichiarazione a proposito dell’endorsement vaticano alla frode climatica dell’Agenda 2030
La teoria che attribuisce all’uomo la responsabilità dei cambiamenti climatici derivanti dall’emissione di CO2 nell’atmosfera è sostenuta da una parte ampiamente minoritaria della comunità scientifica, peraltro in gravissimo e palese conflitto di interessi. La sua sovraesposizione mediatica è data dalla sistematica censura di tutte le voci davvero indipendenti e autorevoli, e costituisce una totale falsificazione della realtà. È sulla riduzione della CO2 che si basa l’intero castello di menzogne e frodi che dovrebbero legittimare la «transizione green». In realtà l’anidride carbonica è indispensabile alla sopravvivenza della vita sul Pianeta, e ridurla significa distruggere ogni forma vivente sulla Terra. E quand’anche il riscaldamento globale fosse reale, esso non avrebbe alcun significativo rapporto con l’attività umana, essendo originato principalmente dall’attività solare. Infine, le soluzioni proposte per porre rimedio all’aumento dell’anidride carbonica suonano risibili, poiché vengono adottate solo da una parte delle Nazioni, mentre Cina e India continuano a costruire centrali a carbone e ad utilizzare l’energia derivante dai combustibili fossili. D’altra parte, gli impianti per la produzione di energia alternativa risultano molto più inquinanti di quelli tradizionali.Sostieni Renovatio 21
- L’emergenza climatica è una frode, in quanto non è basata su dati oggettivi, e non è attribuibile all’azione umana (e ancor meno risolvibile solo da parte dei Paesi occidentali mediante la deindustrializzazione forzata);
- questa crisi – come quella pandemica, quella economica e quella bellica – costituisce un pretesto per l’imposizione di misure coercitive ad esclusivo danno dei cittadini, minacciati non solo nei loro beni ma anche nella loro salute e nella loro stessa esistenza;
- gli artefici del green deal hanno come esplicito scopo della transizione ecologica l’eliminazione fisica di gran parte della popolazione mondiale e l’instaurazione di una dittatura tecnocratica volta al controllo sociale e alla limitazione delle libertà fondamentali;
- per dare corpo alla frode green, le organizzazioni coinvolte si avvalgono di tecniche di manipolazione dell’opinione pubblica e di ingegneria sociale, ricorrendo non solo alla falsificazione sistematica delle notizie tramite i media – ad esempio attribuendo le morti di questi giorni all’emergenza climatica – ma anche creando artificialmente eventi meteorologici disastrosi (pensiamo alle distruzioni provocate a Maui nelle Hawaii, a Valencia in Spagna e più recentemente in Texas tramite l’impiego della geoingegneria e delle tecnologie dell’HAARP, High frequency Active Auroral Research Programme).
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