Sorveglianza
Il governo britannico conserva file segreti sui suoi cittadini considerabili come dissidenti
Almeno 15 dipartimenti governativi britannici sono stati impegnati in una deliberata campagna di profilazione sui social media e su Internet contro esperti pubblici in vari campi, per impedire ai critici di parlare agli eventi sponsorizzati dal governo, ha riferito sabato l’Observer, citando una serie di dati che aveva visto.
I funzionari governativi di ciascun dipartimento avevano linee guida specifiche che regolavano esattamente cosa avrebbero dovuto cercare e richiedevano loro di compilare e conservare «file segreti» sugli oratori ritenuti critici nei confronti del governo, afferma il giornale.
La profilazione di solito prevedeva il controllo degli account Twitter, Facebook, Instagram e LinkedIn di una persona, nonché una ricerca su Google di tali individui utilizzando parole chiave come «critica del governo o del primo ministro». Ai funzionari è stato quindi consigliato di consultare fino a 10 pagine dei risultati della ricerca o un periodo compreso tra tre e cinque anni, afferma il rapporto.
Il Dipartimento dell’Istruzione del Regno Unito – uno di quelli impegnati nella campagna di profilazione, secondo l’Observer – ha negato apertamente il ricorso a tali pratiche in risposta alla richiesta di libertà di informazione presentata dal gruppo Privacy International lo scorso anno. All’epoca il gruppo stava indagando sul monitoraggio dei social media da parte del governo.
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«Fare uno sforzo concertato per cercare informazioni negative in questo modo è una sorveglianza diretta», ha detto all’Observer la direttrice legale di Privacy International, Caroline Wilson Palow.
Le informazioni sul progetto sono state condivise con il giornale da uno studio legale, Leigh Day, che attualmente sta portando avanti un’azione legale contro il governo per conto di almeno due persone colpite da tali pratiche.
«È probabile che ciò abbia avuto un impatto su un gran numero di individui, molti dei quali non sanno che i funzionari pubblici conservano file segreti su di loro. Tali pratiche sono estremamente pericolose», ha detto all’Observer Tessa Gregory, partner di Leigh Day. L’avvocato sostiene che tali controlli nascosti violano la protezione dei dati e potenzialmente le leggi sui diritti umani.
Uno di coloro che hanno assunto lo studio Leigh Day è stato Dan Kaszeta, un esperto di armi chimiche e membro associato del Royal United Services Institute (RUSI), uno dei principali think tank sulla sicurezza del Regno Unito. «L’intera portata di ciò è scioccante e probabilmente non del tutto nota. Ho avuto la fortuna di ricevere prove chiare ed evidenti», ha detto al giornale, aggiungendo che era anche a conoscenza di altri 12 esperti che avevano scoperto che il governo li aveva inseriti nella lista nera.
Secondo Kaszeta, in luglio ha ricevuto pubbliche scuse dal governo ed è stato informato in agosto che i 15 dipartimenti in questione avevano ritirato tali linee guida in attesa di una revisione da parte del Gabinetto.
Un portavoce del Cabinet Office ha detto all’Observer che il governo sta «rivedendo la guida e l’ha temporaneamente ritirata per evitare qualsiasi interpretazione errata delle regole.
Tre mesi fa il quotidiano Telegraph parlò di conferme all’accusa per cui le agenzie all’interno della «comunità di Intelligence del Regno Unito», cioè i servizi segreti, avrebbero lavorato a stretto contatto con la «Unità di controdisinformazione» (CDU) del governo per sorvegliare il dissenso legato al COVID sui social media.
Come riportato da Renovatio 21, l’idea che le autorità del Regno Unito avessero preso segretamente di mira i cittadini britannici no-vax era emersa a inizio estate.
Due mesi fa la polizia britannica ha fatto irruzione nell’abitazione dell’attore Laurence Fox, leader del partito anti-sorveglianza, il Reclaim Party.
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Sorveglianza
La nuova legge di Berlino consente alla polizia di installare spyware nelle case
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Sorveglianza
Perquisita la casa di un professore tedesco per un tweet che criticava l’ideologia woke
La polizia tedesca ha effettuato un’irruzione nell’abitazione di un docente universitario conservatore a seguito di un tweet critico verso l’ideologia woke.
L’operazione si è svolta giovedì mattina a Berlino, nella casa di Norbert Bolz, noto pubblicista e studioso di media, ex professore di studi sui media presso l’Università Tecnica di Berlino fino al 2018.
L’irruzione rientra in un’indagine sull’uso di simboli di organizzazioni incostituzionali, come previsto dall’articolo 86a del codice penale tedesco.
Il 20 gennaio 2024, Bolz ha pubblicato un post su X, scrivendo: «Ottima traduzione di “woke“: Germania, svegliati! [in tedesco: “Deutschland erwache“]», citando un articolo del quotidiano di sinistra Taz, che aveva usato la stessa espressione nel titolo: «Divieto dell’AfD e petizione Höcke: la Germania si risveglia [in tedesco: “Deutschland erwacht“]».
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La frase «Deutschland erwache» (La Germania si risveglia) era un verso dello «Sturmlied», inno del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori. Sebbene Bolz l’abbia utilizzata in modo sarcastico e citando il giornale di sinistra, la Procura ha deciso di emettere un mandato di perquisizione per la sua abitazione, indagandolo per l’uso di un’espressione legata a un’organizzazione vietata, il Partito Nazista.
Bolz, noto commentatore politico con oltre 91.000 follower su X e frequente ospite di talk show, è stato difeso dal suo avvocato, Joachim Steinhöfel, esperto di diritto dei media. In una dichiarazione ad Apollo News, Steinhöfel ha criticato l’irruzione: «Siamo di fronte a una preoccupante perdita di controllo del sistema giudiziario penale, che sembra aver coinvolto anche l’Ufficio federale di polizia criminale. Quando un rinomato studioso come il professor Bolz subisce una perquisizione domiciliare per un tweet chiaramente ironico, c’è qualcosa di profondamente sbagliato nel nostro Stato di diritto».
«Non è accettabile che le autorità non riescano più a distinguere tra propaganda criminale ed espressione legittima di opinioni», ha aggiunto.
Bolz ha espresso il suo turbamento in una dichiarazione al sito Nius: «Di solito scrivo e parlo di questo mondo. È spaventoso quando questa realtà bussa improvvisamente alla tua porta. Non sono scioccato, perché me lo aspettavo. Ma constatare che la situazione è esattamente come descritta dalle analisi critiche è inquietante sotto ogni punto di vista».
Le autorità tedesche sono note per effettuare perquisizioni domiciliari a causa di post online, soprattutto se in contrasto con l’ortodossia della sinistra dominante.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso, la polizia ha fatto irruzione nella casa di un anziano per aver condiviso un meme che definiva «idiota» l’allora vice-cancelliere dei Verdi tedeschi.
Quattro mesi fa si sono avuto raid della polizia alle sei del mattino in tutta la Germania per prendere di mira centinaia di individui sospettati di aver insultato i politici o di aver diffuso «odio e incitamento» online. L’azione massiva, condotta dall’Ufficio federale di polizia criminale (BKA), utilizzava il nuovo articolo 188 del Codice penale per colpire gli individui accusati di razzismo e incitamento all’odio.
«Quando la polizia è alla porta, ogni colpevole si rende conto che i crimini d’odio hanno delle conseguenze», ha scritto su X il ministro degli Interni Nancy Faeser, vantandosi delle retate. La Faeser nota per la sua volontà di introdurre programmi contro l’«estremismo di destra» fra i bambini dell’asilo.
Mesi fa un tribunale distrettuale tedesco ha condannato il caporedattore della rivista conservatrice Deutschland-Kurier a sette mesi di carcere per aver diffamato l’allora ministro degli Interni Faeser – proprio quella dei corsi contro l’estremismo di destra per i bambini di tre anni nei kindergarten – con quello che era chiaramente un meme satirico.
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La repressione più dura si abbatte in Germania da anni, prendendo di mira soprattutto AfD, perseguitata dagli stessi servizi di sicurezza della Budesrepubblica. Infatti, i servizi di sicurezza interna tedeschi BfV hanno messo sotto sorveglianza il loro stesso ex capo, Hans-Georg Maaßen.
L’ondata di perquisizioni segue il divieto di Compact Magazine, una testata sovranista dove erano pure apparsi saggi del segretario di Stato USA Marco Rubio sui limiti dell’ordine mondiale del dopoguerra, e la sua cancellazione da internet. Questa settimana, un tribunale federale di primo grado ha stabilito che il divieto non era costituzionale e costituiva una violazione della libertà di stampa, infliggendo un duro colpo al Ministero dell’Interno federale.
Come riportato da Renovatio 21, la Germania è il Paese dove mesi fa un cittadino è stato multato per aver criticato giudice che ha solo multato un immigrato per lo stupro di una 15enne: al cittadino tedesco è stata comminata una multa doppia rispetto a quella dell’immigrato stupratore.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso un tribunale di Amburgo ha condannato un uomo a tre anni di galera per aver giustificato l’«aggressione russa» all’Ucraina su Telegram.
Come riportato da Renovatio 21, il caso più avanzato di repressione di libertà di parola pare essere la Gran Bretagna, dove almeno 12 mila persone all’anno sono messe in galere per frasi sui social. In Albione si è arrivati a condannare persino chi prega con la mente.
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Sorveglianza
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