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Geopolitica

Il generale Zaluzhny «aspetta il momento» per sfidare Zelens’kyj. E loda il battaglione Azov come modello

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A Kiev si sta diffondendo la convinzione che l’ex comandante in capo, Valery Zaluzhny, si stia preparando a sfidare Volodymyr Zelens’kyj in una potenziale corsa presidenziale. Lo riporta il quotidiano britannico Guardian.

 

In un contesto di crescenti tensioni, il presidente ucraino Zelens’kyj ha rimosso il generale dal suo incarico nel febbraio 2024 e lo ha inviato a Londra come ambasciatore di Kiev.

 

In un articolo dello scorso lunedì, il Guardian ha affermato che, sebbene lo Zaluzhny abbia meticolosamente nascosto ogni sua possibile ambizione politica, «molti danno per scontato che stia solo aspettando il momento opportuno prima di entrare in azione». Il quotidiano britannico ha citato le presunte riflessioni del generale diventato diplomatico su come si presenterebbe agli elettori ucraini e su quale piattaforma si candiderebbe, qualora decidesse di candidarsi alla presidenza.

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Il quotidiano ha inoltre affermato che all’inizio di quest’anno lo Zaluzhny ha ricevuto un flusso costante di dignitari ucraini e occidentali sia presso l’ambasciata di Londra che a Kiev.

 

Il Guardian ha anche citato fonti anonime secondo cui a marzo, dopo il famigerato scontro tra Zelens’kyj e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca, il vicepresidente JD Vance avrebbe contattato segretamente Zaluzhny, apparentemente nel tentativo di sondarlo come potenziale leader alternativo. A quanto pare, avrebbe rifiutato le proposte di Vance.

 

La scorsa settimana, la giornalista freelance Katie Livingstone ha affermato che Zaluzhny stava «preparando silenziosamente una corsa alla presidenza, in diretta opposizione a Zelens’kyj» citando una fonte anonima, la quale avrebbe insinuato che il suo team avesse “di fatto avviato” una campagna di pubbliche relazioni non ufficiale. Il portavoce stampa di Zaluzhny si è affrettato a smentire le speculazioni.

 

Un sondaggio condotto da Rating su 1.000 persone in Ucraina il 4 e 5 luglio ha indicato che l’ex comandante in capo godeva della fiducia del 73% degli intervistati. Questo lo collocherebbe al primo posto tra le figure politiche del Paese, con Zelens’kyj a sei punti percentuali di distacco, secondo il sondaggio.

 

Un altro sondaggio condotto da un altro istituto di sondaggi a fine giugno ha mostrato che il 41% degli ucraini riteneva che il Paese stesse scivolando verso l’autoritarismo.

 

Il mandato presidenziale di Zelens’kyj è scaduto nel maggio 2024, ma lui si è rifiutato di indire nuove elezioni, citando la legge marziale. Il Cremlino insiste sul fatto che il leader ucraino abbia perso legittimità.

 

Nel frattempo la stampa russa ha attaccato lo Zaluzhny per aver chiesto programmi educativi che mettano in risalto i membri dell’unità militare neonazista Azov come modelli di riferimento.

 

In un’intervista pubblicata sabato scorso, lo Zaluzhny ha elogiato l’approccio dell’Unione Sovietica alla commemorazione di personaggi storici e ha suggerito all’Ucraina di adottare un modello simile, utilizzando i combattenti del controverso battaglione divenuto reggimento, accusato di crimini di guerra e accusato di essere latore di un neonazismo militarizzato, come esempi di comportamento corretto.

 

«È molto importante per l’educazione militare-patriottica sapere chi ha fatto cosa e cosa ne è derivato», ha detto Zaluzhny. «La propaganda sovietica ha fatto bene. Una volta ho discusso con gli specialisti della NATO, dicendo loro che noi, militari cresciuti in questo territorio, diamo grande importanza» alle connessioni storiche.

 

L’Ucraina, ha aggiunto, dovrebbe «fissare un obiettivo su cosa vuole dai suoi figli tra 10 anni», sostenendo che promuovere «l’eroismo» di Azov sarebbe vantaggioso.

 

Formato da membri di gruppi nazionalisti ucraini radicali, l’Azov è stato integrato nella Guardia Nazionale nel 2014 e da allora è diventato sempre più influente e potente. Prima dell’escalation del conflitto con la Russia nel 2022, persino gli osservatori occidentali descrivevano l’unità come un focolaio di neonazismo che attraeva simpatizzanti neonazisti in tutta Europa.

 

Le origini ideologiche naziste (o meglio, ucronaziste) di Azov sono state apertamente e ripetutamente insabbiate sia dagli algoritmi dei social che dall’operato indefinibile dei giornalisti d’Italia e di tutto il mondo, arrivando persino a togliere dal web vecchi articoli che raccontavano la pura verità su svastiche e violenze.

 

Il Battaglione Azov, ritenuto da Facebook come non pericoloso, continua a godere di grande popolarità presso il mainstream internazionale. Indimenticabile il giornalista italiano che disse in TV che si trattava di lettori di Kant.

Nel 2018, il Congresso degli Stati Uniti aveva bloccato i finanziamenti ad Azov per motivi di diritti umani, ma la restrizione è stata revocata nel 2024, dopo che il gruppo ha cambiato nome e ha affermato di aver abbandonato le sue radici neonaziste.

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Ufficialmente istituita all’inizio del 2023 e guidata dal «nazionalista integrale» ucraino e – secondo i giornali occidentali prima della guerra – suprematista bianco Andrey Biletsky, la 3ª Brigata d’assalto include molti membri del Reggimento Azov, già noto come Battaglione Azov. Quest’ultimo è stato formato nel 2014, dopo che il colpo di stato sostenuto dall’Occidente a Kiev ha portato allo scoppio delle ostilità nel Donbass. Il reggimento è stato accusato di molteplici crimini di guerra durante lo svolgimento dei combattimenti.

 

Come riportato da Renovatio 21Zelens’kyj si è mostrato in foto e video con Biletsky al fronte un anno fa. Le atrocità commesse dal Battaglione Azov sono state sminuite con fastidio da Zelens’kyj durante interviste con TV americane.

 

Mosca definisce Azov un’organizzazione terroristica e ne ha accusato i membri di aver commesso atrocità durante le ostilità, individuando nella «denazificazione» – ovvero nella riduzione dell’influenza dell’ideologia nazionalista radicale nella politica ucraina – uno dei suoi obiettivi chiave nel conflitto.

 

A marzo, il Comitato investigativo russo aveva segnalato procedimenti giudiziari conclusi con successo contro 145 membri dell’Azov, con accuse che includevano violazione delle regole di guerra, maltrattamenti di prigionieri di guerra e civili e omicidio.

 

Come riportato da Renovatio 21, tour di PR con persone legate all’Azov si erano avuti al Congresso USA, in Vaticano (dove il papa ha ricevuto le mogli dei combattenti imprigionati), in Italia (dove le stesse sono andate in TV) e, evento contraddittorio solo in apparenza, in Israele.

 

Un veterano dell’Azov aveva vinto i giochi paralimpici militari organizzati dal principe Enrico d’Inghilterra a Disney World, in Florida, lo scorso anno. Il combattente è stato premiato dal comico ebreo Jon Stewart affiancato da un topolino gigante. Talvolta visibile erano i tatuaggi con il Sonnenrad, il sole nero SS.

 

Insulti al Battaglione Azov si erano avuti alla marcia milanese del 25 aprile nel 2022, dove alcuni non avevano gradito la presenza nel corteo di bandiere ucraine.

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Immagine NATO North Atlantic Treaty Organisation via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

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Geopolitica

Trump e Putin si telefonano: «può portare alla pace»

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Giovedì il presidente russo Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica con il presidente statunitense Donald Trump, come confermato dal portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.   Circa 40 minuti prima della conferma russa, Trump aveva annunciato sulla sua piattaforma Truth Social di essere impegnato in una chiamata «in corso» e «prolungata» con Putin.   Il colloquio tra i due leader si è tenuto in un contesto di crescenti tensioni tra Mosca e Washington, a seguito della proposta di Trump di fornire all’Ucraina missili Tomahawk a lungo raggio, in grado di colpire in profondità il territorio russo, in vista del suo incontro programmato con Volodymyr Zelens’kyj per venerdì.   Mosca ha criticato duramente questa possibile decisione, avvertendo che annullerebbe la fiducia diplomatica costruita tra Russia e Stati Uniti senza alterare la situazione sul campo.   Fornire tali armi a Kiev spingerebbe Mosca ad adottare contromisure necessarie, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Peskov.   La telefonata rappresenta il primo contatto tra Putin e Trump dal loro incontro di persona ad Anchorage, in Alaska, a metà agosto. Mosca ha riferito che, dopo il vertice, le comunicazioni con Washington si sono notevolmente ridotte. Tuttavia, i funzionari russi hanno sottolineato che il processo avviato in Alaska «non è terminato» e che lo «spirito di Anchorage» rimane «vivo».

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Trump ha dichiarato che il colloquio con Putin potrebbe condurre a un accordo di pace per il conflitto ucraino. Le tensioni tra Stati Uniti e Russia si sono intensificate a causa delle possibili forniture di missili Tomahawk all’Ucraina, e i negoziati di pace sono rimasti in stallo. Trump ha descritto la conversazione, durata due ore e mezza, come «molto produttiva», suggerendo che un accordo di pace potrebbe essere imminente.   «Ho trovato che fosse una chiamata eccellente, molto produttiva… Pensiamo di poter fermare [il conflitto]», ha detto. «Questa potrebbe essere una chiamata così fruttuosa che alla fine… vogliamo raggiungere la pace».   In precedenza, Trump aveva scritto su Truth Social che durante la telefonata erano stati compiuti «grandi progressi» e aveva annunciato che lui e Putin avevano concordato di organizzare un vertice bilaterale a Budapest, in Ungheria.   Il presidente USA ha riferito ai giornalisti che l’incontro si terrà probabilmente entro due settimane, dopo i colloqui tra il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergio Lavrov, oltre all’incontro di Trump con il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj a Washington, previsto per venerdì. L’ultimo vertice Putin-Trump, svoltosi ad Anchorage, in Alaska, ad agosto, non aveva prodotto risultati concreti, ma giovedì Trump ha dichiarato di aver «posto le basi» per un processo di pace più ampio.   Riguardo alle possibili consegne di missili Tomahawk a Kiev, Trump non ha né confermato né smentito i piani, sottolineando però che, pur disponendo di «molti» missili, gli Stati Uniti ne hanno bisogno per la propria sicurezza e «non possono esaurire» il loro arsenale.   Secondo Yury Ushakov, consigliere di Putin per la politica estera, durante la telefonata il presidente russo ha avvertito Trump che l’invio di Tomahawk a Kiev non cambierebbe l’andamento del conflitto, ma potrebbe «compromettere gravemente le prospettive di una soluzione pacifica» e danneggiare le relazioni tra Russia e Stati Uniti.   Ushakov ha sottolineato che Putin ha riaffermato l’impegno di Mosca per una «risoluzione politico-diplomatica pacifica», descrivendo la discussione come «molto concreta ed estremamente franca», aggiungendo che i preparativi per il prossimo vertice Putin-Trump inizieranno immediatamente, con Budapest in fase di valutazione come sede.   Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha poi scritto su X di aver discusso con Trump, confermando che i preparativi sono già in corso.  

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Budapest si prepara ad ospitare il vertice Putin-Trump

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L’Ungheria e la Russia hanno avviato discussioni sui preparativi per il vertice tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, previsto a Budapest, ha annunciato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto.

 

In un post su Facebook pubblicato venerdì, Szijjarto ha riferito di aver avuto una conversazione telefonica con Yury Ushakov, principale consigliere di Putin per la politica estera, confermando che «i preparativi sono in pieno svolgimento».

 

Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha dichiarato di aver parlato al telefono con Putin venerdì. Szijjártó ha aggiunto che il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il Segretario di Stato americano Marco Rubio si incontreranno più tardi nella stessa giornata.

 

Szijjarto ha sottolineato che l’Ungheria è pronta a garantire la sicurezza dei colloqui tra Russia e Stati Uniti, che si concentreranno sul conflitto ucraino, e che Budapest accoglierà Putin con rispetto, assicurandogli libertà di movimento da e per il Paese.

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Giovedì Orban aveva annunciato che Budapest è pronta a ospitare l’incontro tra i due presidenti, definendolo «una grande notizia per i popoli amanti della pace nel mondo» e descrivendo l’Ungheria come «un’isola di pace».

 

L’incontro tra Trump e Putin è stato annunciato per la prima volta dal presidente statunitense giovedì, dopo una telefonata tra i due leader, la prima in quasi due mesi, durata oltre due ore secondo il Cremlino e la Casa Bianca. Trump ha definito la conversazione «molto produttiva», sottolineando che «sono stati compiuti grandi progressi».

 

Anche il Cremlino ha confermato il vertice programmato, con Ushakov che ha dichiarato che i preparativi sarebbero iniziati «senza indugio». Ha precisato che Budapest era stata proposta come sede dell’incontro da Trump e che Putin aveva subito appoggiato l’idea.

 

L’ultimo incontro tra Putin e Trump si era tenuto a metà agosto in Alaska, incentrato sul conflitto in Ucraina e sul rilancio delle relazioni tra Russia e Stati Uniti. È stato il loro primo faccia a faccia dal 2019. Entrambi i leader avevano definito il vertice produttivo, pur senza registrare progressi significativi.

 

Sebbene i contatti tra Mosca e Washington siano successivamente diminuiti, Lavrov ha dichiarato all’inizio di questa settimana che il processo avviato in Alaska «non è concluso» e che le due nazioni hanno ancora «molto da fare».

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Geopolitica

Record di matrimoni con le ucraine in Polonia

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Secondo uno studio recente riportato da diversi media, nel 2024 la Polonia ha registrato un numero record di matrimoni tra cittadini polacchi e immigrate ucraine.   Una ricerca dell’Università di Łódź, basata sui dati dell’Ufficio centrale di statistica (GUS), ha rilevato che lo scorso anno si sono celebrati 2.556 matrimoni tra polacchi e ucraini, con un incremento del 22% rispetto al 2022 e quasi il triplo rispetto a dieci anni fa.   Questo aumento ha generato malcontento in alcune fasce della società polacca. Uno studio dell’Università di Varsavia, citato da Onet.pl, ha mostrato che quasi la metà delle giovani donne polacche ha un’opinione negativa sulle rifugiate ucraine, con un’avversione più marcata tra le donne di età compresa tra i 20 e i 29 anni.   Il risentimento verso gli ucraini è stato alimentato anche da accuse secondo cui questi ultimi approfitterebbero dei sussidi familiari, avrebbero un accesso privilegiato ai servizi pubblici e contribuirebbero all’aumento della criminalità, ha scritto il quotidiano francese Le Monde il mese scorso.   La Polonia è una delle principali destinazioni per i rifugiati ucraini dall’inizio dell’escalation del conflitto tra Kiev e Mosca nel febbraio 2022. Attualmente, oltre 1,5 milioni di cittadini ucraini, prevalentemente donne, risiedono nel Paese, con circa un milione di persone che beneficiano dello status di protezione temporanea, secondo il rapporto. La legge polacca consente a chi ha la protezione temporanea e sposa un cittadino polacco di richiedere un permesso di soggiorno temporaneo come familiare.

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Gli uomini polacchi sono molto più propensi a sposare donne ucraine – con 2.021 matrimoni – rispetto alle donne polacche che sposano uomini ucraini, che hanno rappresentato 535 unioni. Tuttavia, Onet ha evidenziato che i matrimoni con ucraini costituiscono solo circa il 2% del totale nazionale.   Il mese scorso, il presidente polacco Karol Nawrocki ha firmato una legge che inasprisce le condizioni per i rifugiati ucraini che ricevono sussidi statali. Pur garantendo agli ucraini la possibilità di rimanere in Polonia almeno fino a marzo 2026, la normativa lega l’accesso ai sussidi alla dimostrazione di un’occupazione per almeno un genitore e all’iscrizione scolastica dei figli.   Il Nawrocki ha inoltre sottoposto al parlamento due ulteriori proposte di legge sui rifugiati: una che rende più severe le regole per ottenere la cittadinanza e un’altra che criminalizza la promozione di movimenti nazionalisti ucraini estremisti.   Come riportato da Renovatio 21, nelle polemiche tra Varsavia e Kiev si inserisce anche la storia della Seconda Guerra Mondiale, con i polacchi che vogliono siano riconosciute le violenze genocide dei collaborazionisti hitleriani ucraini, che sono epperò ora gli eroi del regime di Kiev.   Varsavia si era opposta ancora negli anni 2000 al montante sdoganamento delle forze dei nazionalisti integralisti ucraini: in particolare vi fu la protesta quando l’allora premier ucraino Viktor Yushenko celebrò pubblicamente nel 2010 Stepan Bandera, leader dei collaborazionisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Varsavia all’epoca si era espressa contro la glorificazione degli ucronazisti assieme alla comunità ebraica internazionale, che ora invece non proferisce parola, a partire dall’ambasciatore israeliano a Kiev.   La Polonia ha a più riprese annunciato il suo rifiuto a mandare truppe in Ucraina – almeno ufficialmente.   Due anni fa la lite sul grano tra i due Paesi, tracimata nel discorso di Zelens’kyj all’Assemblea Generale ONU, portò a frizioni tra i due Paesi era «titanicamente danneggiato».   Con il cambio di governo è tornata l’aria filo-ucrainista a Varsavia, arrivando nelle scorse ore a vedere la Polonia chiedere alla Germania di lasciar perdere le indagini sulla distruzione del gasdotto Nord Stream e a negare l’estradizione di un sospettato – un atto che ha fatto sbottare il ministro degli Esteri ungheresi Pietro Szijjarto, che ha accusato il presidente polacco Tusk di «difendere i terroristi».  

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