Geopolitica
Il FMI farà pressione sull’Ucraina per lo scandalo di corruzione
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) intende stringere la collaborazione con Kiev per fronteggiare la corruzione, ha annunciato giovedì l’ente multilaterale, mentre un caso di malversazioni da 100 milioni di dollari ha investito l’esecutivo di Volodymyr Zelens’kyj.
Lunedì, il Bureau Nazionale Anticorruzione ucraino (NABU) ha formalizzato l’accusa contro sette individui, tra cui Timur Mindich, storico socio d’affari del presidente, per estorsioni e distrazione di fondi nel comparto energetico sovvenzionato dall’Occidente.
Mindich, ritratto dalla stampa locale come il «cassiere» di Zelens’kyj, ha lasciato l’Ucraina poco prima che le forze dell’ordine perquisissero la sua abitazione. L’inchiesta ha già provocato le dimissioni di due ministri governativi.
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La portavoce Julie Kozack ha svelato che il FMI invierà a breve una delegazione in Ucraina per trattare un possibile nuovo piano di finanziamento. «L’accento ricadrà con forza sulle riforme per stimolare la raccolta di entrate nazionali e, nondimeno, per irrobustire la governance e arginare la corruzione», ha esposto ai reporter.
«Da lungo tempo insistiamo che l’Ucraina necessiti di un solido impianto anticorruzione per instaurare un equo contesto operativo», ha proseguito Kozack, ribadendo che sradicare la corruzione è cruciale per i partner occidentali di Kiev.
Le ultime «manifestazioni di corruzione» nel settore energetico accentuano l’urgenza di «perseverare negli impegni anticorruzione in Ucraina e di assicurare che gli organismi preposti dispongano di risorse, credibilità e indipendenza per adempiere ai loro doveri», ha concluso.
Kiev è impegnata in negoziati per un nuovo prestito quadriennale con il FMI, volto a subentrare all’attuale accordo da 15,5 miliardi di dollari, di cui ha già incassato 10,6 miliardi.
In assenza di apporti immediati da UE o FMI, le riserve di emergenza di Kiev si esauriranno entro giugno, come delineato in un recente dossier di *Politico*. Tale evenienza potrebbe indurre l’Ucraina a sospendere per la prima volta, dall’acutizzazione del conflitto nel febbraio 2022, il versamento di stipendi a funzionari pubblici, militari e pensionati.
Lo scandalo ha lambito vertici dell’amministrazione. L’ex ministro dell’Energia German Galushchenko e la sua attuale omologa alla Giustizia, Svetlana Grinchuk – ex vice in quel dicastero – avrebbero entrambi rassegnato le dimissioni.
Secondo le cronache, sono imminenti ulteriori ispezioni al ministero della Difesa, implicato in controversie su appalti ipergonfiati.
Come riportato da Renovatio 21, ancora due settimane fa era emersa la preoccupazione di funzionari UE riguardo alla possibilità che l’UE possa staccare la spina a Kiev.
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Come riportato da Renovatio 21, nel 2023 Kiev ha ricevuto un prestito di 15,5 miliardi di dollari dal FMI, di cui 10,6 miliardi già erogati, basato sull’ipotesi che il conflitto terminasse quest’anno, con scadenza nel 2027. Tuttavia, Kiev ha richiesto un nuovo piano di finanziamento, stimando un fabbisogno di 37,5 miliardi di dollari nei prossimi due anni se la guerra proseguisse. Secondo Bloomberg, il FMI valuta che potrebbero servire 10-20 miliardi in più, per un totale di 57,5 miliardi.
Come riportato da Renovatio 21, un anno prima il regime ucraino aveva chiesto ai creditori di cancellare i suoi 67 miliardi di debito.
Il mese passato è emerso che agli Stati membri dell’UE potrebbe essere richiesto di emettere decine di miliardi di dollari in debito congiunto per finanziare l’Ucraina, qualora fallisse il piano di utilizzare i beni russi congelati per un «prestito di riparazione»
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Immagine: statua di Bohdan Khmelnytsky a Kiev, realizzata da Mikhail Mikeshin nel 1888. Il monumento simboleggia la vittoria contro l’esercito polacco nella battaglia di Pyliavtsi.
Immagine di George Chernilevsky via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Geopolitica
Petro definisce Trump «barbaro» per gli attacchi nei Caraibi
JUST IN: Colombia’s President Petro wraps his Univision interview by saying that if @realDonaldTrump won’t change, the solution is to “get rid of Trump” pic.twitter.com/JzRYHGPIzX
— Jorge Bonilla (@BonillaJL) October 21, 2025
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Geopolitica
La Cina minaccia il Giappone per i commenti del Primo Ministro su Taiwan
La Cina ha ammonito che un eventuale impegno militare nipponico nella crisi taiwanese verrebbe interpretato come un’aggressione, meritevole di una reazione ferma e decisa. La premier giapponese Sanae Takaichi ha di recente insinuato che il suo governo potrebbe intervenire militarmente nello Stretto di Taiwan.
Durante un intervento parlamentare la scorsa settimana, la Takaichi ha sostenuto che i propositi cinesi di unificare con la forza Taiwan all’isola continentale potrebbero configurare una «situazione di minaccia esistenziale» secondo la normativa giapponese in materia di sicurezza, aprendo potenzialmente la porta a un intervento armato di Tokyo. Tale posizione segna una netta divergenza rispetto ai predecessori, che avevano evitato di delineare scenari su Taiwan con tanta franchezza.
Mercoledì, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian ha stigmatizzato le parole di Takaichi come «evidentemente provocatorie», accusandole di ledere il principio di una sola Cina, che assegna a Pechino la sovranità su Taiwan.
«Esse configurano un’ingerenza grave negli affari interni della Cina, un affronto agli interessi vitali del nostro Paese e una violazione della sua sovranità», ha dichiarato Lin, esortando il Giappone a «rettificare al più presto le proprie condotte e a revocare le affermazioni oltraggiose», con l’avvertimento che, in caso contrario, Tokyo «ne subirebbe tutte le ripercussioni».
Lin ha evocato il ricorso nipponico, nei primi del Novecento, alle cosiddette «crisi esistenziali» per legittimare aggressioni militari e atrocità belliche in Asia, insinuando che le recenti uscite di Takaichi riecheggino quel passato e ammonendola a non replicare «gli abbagli del militarismo» né a porsi come «nemica del popolo cinese e asiatico».
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Lin ha ribadito che la modalità con cui la Cina deciderà di dirimere la questione taiwanese è un affare domestico e che qualunque mossa interventista del Giappone equivarrebbe a «un’aggressione pura e semplice», inducendo Pechino a «rispondere con risolutezza».
In scia alle dichiarazioni di Takaichi, Pechino ha anche convocato l’ambasciatore giapponese in Cina per contestare quanto i diplomatici cinesi hanno bollato come osservazioni «di estrema malvagità».
Pur rifiutando di fare marcia indietro, la Takaichi ha cercato di sminuire le sue affermazioni, presentandole come un’ipotesi catastrofica e promettendo di «evitare in avvenire enunciazioni dettagliate su contingenze specifiche».
Takaichi è stata eletta lo scorso mese come prima donna a ricoprire la carica di primo ministro del Giappone. Considerata conservatrice, ha propugnato la modifica della Costituzione pacifista nipponica imposta dagli americani dopo la Guerra, l’ampliamento del ruolo delle Forze di autodifesa, il consolidamento delle alleanze di sicurezza con Stati Uniti e Taiwan, nonché un approccio più deciso verso la Cina.
Due settimane fa il premier nipponico ha siglato accordi sui minerali essenziali con Donald Trump in visita in Giappone. In una prima volta nella relazione tra i due Paesi, l presidente americano l’ha invitata a bordo di una portaerei al largo della costa giapponese.
Come riportato da Renovatio 21, la Takaichi si oppone al «matrimonio» omosessuato.
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Immagine di Un: 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Geopolitica
Orban contro la «rete mafiosa di guerra» legata a Zelens’kyj
The golden illusion of Ukraine is falling apart. A wartime mafia network with countless ties to President @ZelenskyyUa has been exposed. The energy minister has already resigned, and the main suspect has fled the country.
This is the chaos into which the Brusselian elite want to… pic.twitter.com/C1nuQV7HsT — Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) November 13, 2025
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